Mai na gioia 82

La classica giornata in cui si vorrebbe resettare l’intera galassia con un vaffanculo collettivo e ben assestato. Sto spulciando gli annunci di ricerca di lavoro presso ghiacciaie e ghiacciai, ma quando dico che ho 63 anni e vorrei lavorare per stare al fresco, mi congedano subito con un definitivo e perentorio le faremo sapere. Avete sentito dell’aumento esponenziale dei contagi da vairus? Grisù pensava che con un suo decretissimo da sborone avrebbe liquidato la pandemia, ma i deliri di onnipotenza hanno vita breve. Credeva di averla liquidata con un semplice ci ho ‘a guera da fà, regazzì famme lavorà. È stata questa la morte sua, con annessa figura di merda per avere abbandonato il vertice Nato con un giorno d’anticipo ufficialmente per un consiglio dei ministri sulle bollette. Invece a Roma lo attendono servino e ducaconte incazzati come pantere, e anche il Matta agita nervoso il suo ventaglio. Ah ah ah mi vien da ridere!

Slagr con poesie di Laura Segantini

Mi rinchiudo,
come conchiglia sulla battigia.
In una notte di marea forte.
Rimango immobile.
Ricordo, esamino il tempo.
Decido nuove strategie.
Mi rinchiudo.
Lasciatemi in questa, anelata, pace.

*

Non è bastato il tempo.
Tutti questi giorni bugiardi, che si assommano, come grani di polvere.
Sabbia nelle clessidre.
Basta un soffio di vento, per ritornare.
In quell’angolo d’ombra.
Vederti per la prima volta.
E sapere che eri tu,
colui che attendevo.
Scoprire nei tuoi occhi la stessa meraviglia,
nell’esserci ritrovati.

*

Manchi, tu manchi.
A questa estate
che senza di te è solo sole e polvere.
Manchi alle mie labbra, ai miei sorrisi, ai miei occhi.
Ai miei sogni.
Manchi a questa città, che senza la tua voce, è nuda nel vento.

*

La luna non sbaglia.
Non illumina chi non merita la sua luce.
La luna tace, nel buio.
Si mostra per ciò che è.
Lontana e fredda.
Fiamma di candela, già spenta dal vento.
Riflesso d’un sole lontano.
Senza far sentire
nemmeno un sussurro.

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Laura Segantini, autrice del tutto inedita sul piano editoriale, è nata a Legnago (VR) e vive a Vicenza. Ha frequentato il Liceo Artistico Statale Marzotto a Valdagno (VI)

I panni sporchi

Le città non hanno volto
solo grandi orecchie da gatto
mobili flessibili
per ascoltare fiumi secchi
in disordine per mancanza d’idee,
niente sembra dare pace.
Qualche disperazione privata
arranca in prima linea
dove un bengala illumina notti
scelte per appendere in santa pace
i panni sporchi.

*

Mai na gioia 81

I telegiornali, così come i poeti, oramai servono soltanto ad avvisare che in inverno fa freddo e non piove, che in estate fa caldo e non piove. Siamo troppo abituati agli agi del mondo moderno, docce frequenti, condizionatori sparati e via dicendo, che un po’ di caldo ci spaventa. Accendi la televisione e vedi il Po in magrona totale, questo ti fa venir caldo, mangi un barattolo di ‘nduja, ti brucia il culo ma dai la colpa al caldo. Gli incendi sono all’ordine del giorno, dai la colpa al caldo ma in realtà sono le mafie a fare gli straordinari. D’altronde anche il formidabile assenteismo alle urne elettorali è colpa del caldo, così come per le bollette del gas e per il governo dei migliori che fa cagare. Poi vedo il belloscone tutto asfaltato e pressurizzato che a lui il caldo fa un baffo. In verità in verità vi dico: siamo noi che stiamo diventando delle pippe.

Aprile 1945 di Dino Buzzati

Dino Buzzati scrittore, giornalista, pittore,
drammaturgo, librettista, scenografo, costumista e poeta

Ecco, la guerra è finita.
Si è fatto silenzio sull’Europa.
E sui mari intorno ricominciano di notte a navigare i lumi.
Dal letto dove sono disteso posso finalmente guardare le stelle.
Come siamo felici.
A metà del pranzo la mamma si è messa improvvisamente a piangere per la gioia,
nessuno era più capace di andare avanti a parlare.
Che da stasera la gente ricominci a essere buona?
Spari di gioia per le vie, finestre accese a sterminio,
tutti sono diventati pazzi, ridono, si abbracciano,
i più duri tipi dicono strane parole dimenticate.
Felicità su tutto il mondo è pace!
Infatti quante cose orribili passate per sempre.
Non udremo più misteriosi schianti nella notte
che gelano il sangue e al rombo ansimante dei motori
le case non saranno mai più cosi ‘ immobili e nere.
Non arriveranno più piccoli biglietti colorati con sentenze fatali,
Non più al davanzale per ore, mesi, anni, aspettando lui che ritorni.
Non più le Moire lanciate sul mondo a prendere uno
qua uno là senza preavviso, e sentirle perennemente nell’aria,
notte e dì, capricciose tiranne.
Non più, non più, ecco tutto;
Dio come siamo felici

Sottobicchieri

Ricerca dell’interiorità perduta
finestre avare aperte non danno respiro
un senso d’incendio porta lontani, fumo,
qualche suono anarchico privo di origine,
la storia è un fanale acceso colpito al cuore
da una gragnuola di proiettili spediti al mittente,
qualcuno presagisce la fine del mondo
durante le prove di uno spettacolo di varietà,
altri ascoltano musica nordica senza spartito,
da sconosciuto a sconosciuto:
la religione è carico sospeso su sottobicchieri
di cui non è possibile fare a meno.

*