Questo numero della rubrica è visibile anche qui:
https://ilmondodibabajaga.wordpress.com/
ringrazio Daniela Cerrato per la gentile, amichevole, collaborazione.
Ricordi
una foto
ingiallita
una lettera
sgualcita
un fiore
secco
tra le pagine di un libro
una canzone
ascoltata
e ascoltata
e ascoltata
il sapore
di un bacio
e i nostri abiti
sul pavimento
di Luisa Zambrotta, qui:
https://wordsmusicandstories.wordpress.com/2021/02/14/san-valentino%f0%9f%92%95/
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Il silenzio dei morti
è la mente che
numera il silenzio
dei morti, e la conta
è un dolore che vive e
ramifica in chiazze di
nuvole sulla pelle, a volte
è sabbia, un tramonto
un fiore di neve
a distendersi fino al
le pupille, a
riempire la bocca
con la sua lingua colma
di ricordi, con i resti
vaganti di un
incendio, con la sua
veste di orme, di voci
di capelli, con la
rappresa, impura
verità del gelo
di Francesco Marotta, qui:
https://rebstein.wordpress.com/2021/02/08/il-silenzio-dei-morti/
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Corpi
Discutendo, amico mio, sulla fine
vorrei la tua stessa serenità
nel dirottare la parola
su profumi e silenzi
ma in mente io ho solo
la truculenta transustanziazione
che trasforma le membra
in scorie di viscere e sangue.
Da quando mi brucia nelle nari
il puzzo di vomito
che m’intrise le mani
mentre pulivo i bordi della turca
o il lezzo dolciastro dei cadaveri
non posso ricucire speranze
propinare alcun alibi
che non mi riporti alla cenere
Quanto può ripugnare un corpo?
di Marco G. Maggi, qui:
https://mandolinom.wordpress.com/2021/02/07/corpi/
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Non ci sono limiti…
se non crediamo ci siano
Avrei voluto
fosse per l’eternità
ma ora mi accontento
di un solo attimo di umanità
Amare
per non morire dentro
Per tutta la speranza
che ci dà la verità
convinti di esser
prima d’ ogni cosa
sicuri
della nostra onestà
ormai rara
ma pur sempre preziosa qualità
Sempre
per sempre
umani
Nient’altro
di Renata Agazzi, qui:
https://www.facebook.com/renata.agazzi.3
*
Il lichene era pietra sulla pietra.
I raggi di sole tra i rami.
La fila di formiche sul tronco dell’albero.
Tutto era lì.
Un dove esatto.
Un dove le cose devono essere.
Un dove vi è gratitudine e umiltà.
Il bimbo era a guardare i petali di un fiore che annuncia la primavera nascitura.
Il cuore del bimbo era dove sgorga luce di eterna dimora.
di Gionata Indaco, qui:
https://www.facebook.com/gionatadicicco
*
Avrei fatto il prostituto volentieri,
mi sarei guardato alle spalle
per vedere venir meno la notte,
avrei avuto il giusto tatto, la giusta presa
che guadagna sconfitte al destino. Non avrei
avuto l’indugio della prudenza, il calcolo
ragionevole, la giusta concezione, l’apparie
nascosto di un furore racchiuso tra le ore
di un orologio sempre puntuale. Io ho amato
i pontili, le passerelle verso il mare, l’impudenza
venuta al calore d’un disperato esistere; ma in fondo
c’è sempre il resto del cucinato nella padella
e qualcosa nell’acquaio che rammenta alla luce
le infinite solitudini di chi rimane ancora vivo.
di Gil Ferando, qui:
https://www.facebook.com/gil.ferando.7
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NELLA MORSA DELLA PITONESSA
Stringimi
non importa se il segno
di un abbraccio sarà
come quel tatuaggio
che ripercorre anni
descritti
sopra i territori della pelle
e delle nuove stagioni
Il richiamo della foresta
è come il mistero di un amore
che ci consuma
e ci misura i confini
quando una libertà cade
sulla trappola del bracconiere
Estasi e tormento
fra le piste del contrabbando
Solo una donna ride
ascoltando il respiro della preda
Serpente che non molla niente
intorno alla misura degli amanti
Stringimi
io sono duro a morire
chiudimi ancora
dentro ai passi
di questa muraglia spessa
pronto a resistere
nella morsa di una pitonessa
di Antonio Bianchetti, qui:
Nella morsa della pitonessa
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STABILITÀ PROVVISORIE
Mi sento vivo
quando faccio il morto
in acqua, lontano dai rumori
ignoranti del mondo
occupato dagli esistenti.
La terra ed il cielo vivono
come noi, d’amore promesso,
toccandosi solo attraverso
Il respiro, se mi guardi sono
come l’albero vestito di foglie.
Quando penso alla morte
mi immagino l’inferno, ma
il paradiso è una beneficenza
agli infelici, l’inferno sarà abitudine
come un cenare da soli la sera.
Se non mi guardi mi sento
come una malattia, insediandomi
nei luoghi privi di resistenza, come
quegli spazi della casa in cui si vive
che non con cosceremo mai.
Dire ora quanto sei bella sarebbe
come volere spiegare il significato
di una poesia, così come l’albero
-che sa di non poter arrivare al cielo-
sviluppo apparati radicali, guardandoti
di Luca Gamberini, qui:
https://www.facebook.com/luca.gamberini.7/
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