Tecniche di paludamento

le teste più in disordine, le braccia più piccole, incontrano soltanto propri simili. Allora si rimedia un fucile, lo si caccia fino in fondo alla gola, e così fecero Otto Weininger nel 1903, Vladimir Majakowski nel ’30, Ernest Hemingway nel ’61, Guido Morselli nel ’73, Guy Debord nel ’94.

Preferirono annegarsi Alfonsina Storni nel ’38, Virginia Woolf nel ’41, Paul Celan e Jean Amery nel ’70, Lucio Mastronardi nel ’79.

Al gas chiesero conforto Sylvia Plath nel ’63, Anne Sexton nel ’74.

Pierre Drieu La Rochelle diventò leggenda col gas e un forte quantitativo di farmaci nel ’45. Yukio Mishima iniziò a decomporsi sul filo di una katana in diretta tv nel ’70.

Emilio Salgari, nonostante la tigre in giardino, si aprì ventre e gola con un rasoio nell’11.

Sergej Esenin s’impiccò dopo essersi tagliato le vene nel ’25,
Marina Cvetaeva nel ’41 appese una corda al soffitto, salì su uno sgabello e tirò un calcio.

Hart Crane nel ’32, John Berryman nel ’72 e Amelia Rosselli nel ’96 si gettarono da un ponte; George Trackl morì per overdose di cocaina nel ’14, Beppe Salvia sparì in uno sperpero di luce nell’85, Claudia Ruggeri aspettò l’autunno del ’96.

Cesare Pavese si uccise in una camera d’albergo a Torino nel ’50, e sempre con i sonniferi nel dicembre del ’38 la giovane poetessa Antonia Pozzi attese la morte distesa sulla neve immacolata di Chiaravalle. Eros Alesi non aspettò di scrivere troppo e se ne andò nel ’74, Remo Pagnanelli nell’87.

Primo Levi si tolse la vita gettandosi nella tromba delle scale del suo appartamento torinese anche lui nell’87; così come fece 15 anni dopo Franco Lucentini,

se scrivere fa male, come può preparare a una vecchiaia perbene?