INTERVISTA SENZA DOMANDE MARIO M. GABRIELE: L’ERBA DI STONEHENGE, (Roma, Progetto Cultura, 2016) a cura di Flavio Almerighi

Galleria

Questa galleria contiene 6 immagini.

Originally posted on L'Ombra delle Parole Rivista Letteraria Internazionale:
 Una intervista senza domande è certamente un fatto insolito, in quanto si decentralizza dal clichè  normalmente  usato, per far emergere alcuni aspetti particolari di un Autore, al fine di evidenziare…

vascello fantasma

Italia monolite testardo
da tre decenni almeno
in passato, infinitamente più giovane
si indorava sul carro dell’uva,
la gioia non era calcolo
il cabaret roba da uomini

tra le donne si distingueva
il fascino stradale di Elena.
Le altre, per far ridere
esibivano ricche di dettagli
le proprie intemperie uterine.

Il pubblico maschile,
per due terzi vascello fantasma,
rideva a crepapelle
di quelle tempeste.
Elena non sopravvisse
al proprio fascino.

Vennero mimi pronti a tutto
ben disposti all’assimilazione,
i più ricoprono cariche statali.
La satira confuta il divino
quando non è per famiglie
italia-turrita

Sperpero infinito

E’ il giorno della civetta,
gocce nasali ancora da comprare,
chiglie sperperano il mare
discendendo la china
coi senza futuro ammassati in aie
a sfogliare pannocchie e, ballando
sbirciare le caviglie alle femmine,
scordare figli già dimenticati.

Chiusi per fallimento,
non è il solo cartello da appendere
sui cancelli stretti della vita;
sentenziò la Signora Giudice
dall’alto del suo seno vissuto.

Lasciare Ferrara sull’ultimo treno
non evita colate di nebbia barbarica,
fitta da confondere i macchinisti,
inghiotte ogni cosa, bambini e binari.
Sperpero infinito di colli, rosari
e foglie di tabacco;
sibila un forestiero senza valigia.
uomo-nella-nebbia

agli eredi del Novantasei

medioQuesta politica vi tratta sotto i minimi sindacali
anime e piedi sporchi dentro mani pulite.
Senza visioni oltre un presente stupido
spacciano l’illusione di farvi tutti cantanti.

Levigatori idioti tendenti al basso,
avide zavorre dentro un presente favorevole
perché sguarnito di sogni.

Avete il superfluo, vi è mancato il necessario
(continuerete a guardare per aria, inciampando?)
non lasciate che continuino a farla franca.

Nemmeno ricordano le opere mai terminate
per tutto il resto, voi compresi
son sempre pochi i danari.

La tregua, le cene elettorali clinicamente morte,
la bellezza non è fune con cui tenervi per il collo,
rifiutate il soliloquio, la città ha bisogno di voi!

tempo permettendo

no_kangaroos_in_austria
Quando viaggi, tempo permettendo
lascia perdere souvenir o magliette,
tipo – non ci sono canguri in Austria,
robaccia vietnamita, un’idea regalo
che ha girato fin troppo.

Raccogli invece sassi,
schizzati le mani di fango
e gli occhi d’immagini.

Ruba odori, brani di conversazione
specialmente in lingue sconosciute.

Prima che l’età vuoti la dispensa
di ogni tepore carnale.

Il portico e un vecchio divano

Opportunities

Opportunities

I posti migliori sono al buio,
come i portici in penombra
adatti a un vecchio divano.

Cassetti chiusi, ricolmi di stagioni
e attrici non protagoniste,
occhi durante un buon sonno
con un bel nulla che li illumini
salvo una scarica di adrenalina.

Vorremmo tutti saper scrivere,
cercare nel buio la frase perfetta,
ma è uno scontro infinito
poi manca il tempo.

E’ stato smettere di fumare,
bestemmiare per chi è credente.

Amo chi si commuove
leggendo cattivissima poesia
o ricordando i Beatles,

chi, mentre si asciuga gli occhi,
rovescia una birra intera
e sua moglie ride di lui.

un inedito di Stefanie Golisch

scolaroPrimo giorno di scuola

Mai più solo che in quel giorno,
primo giorno di scuola: sei un
panino imbottito di menzogne.
Dolci parole ti accompagnano
fino al cancello per consegnarti
ai lupi dai denti bianchissimi.
Dopo questo, come fai ancora
fidarti di quelli che dicono di
amarti: ti hanno ingannato. Tu
lo sai e loro lo sanno, ma non
ve lo direte mai. E così che
comincia der Ernst des Lebens,
la tua solitudine irrevocabile

Estate 74

elektraSplendevi illuminando l’estate indiana.

Una notte per arrivare a mattina
ascoltammo insieme falene
e canzoni da una piccola radio.

Verso l’alba chiesi di immaginarti
quarant’anni dopo
coi figli già adulti.

Saremo più grandi. Dicesti

Alcune notti dopo
un camionista ubriaco
ti lasciò sulla strada.

Ora a volte, quando il caldo è umido
ascolto le stesse canzoni,
il tempo arretra e torni con me

anarchismi

Spesso un anarchico bussa alla porta,
fa effetto molta emozione
ma tutti hanno l’alibi per non aprire.
La paccottiglia giovanile
patria di nostalgie perfette resti dov’è,
siamo tutti civili assidui tolleranti.
Sì, mancano miracoli,
non c’è disturbo o errore
senza la pillola più adatta.
Ora alla porta, terminato di bussare
rimane la sola cassetta delle lettere
per il resto c’è la ghiandola pineale.