Mai na gioia 299

Domenica non sono andato a votare alle primarie del Piddì, anzitutto perché non sono mai stato un elettore del Partito Desertificato, ma se ci fossi andato avrei votato per Cuperlo. Perché? Semplice, perché è bravo ma è come Bersani: non ha la stoffa del leader. Dunque il disfidone era tra er bonaccia, il peggior presidente della mia regione dalla sua fondazione in poi, e la dentona che all’ultimo giro elettorale regionale con la sua lista ha impedito che l’Emila Romagna fosse presa dai legaiuoli. Infatti alle ultime regionali ho votato per la Lista Coraggiosa in quanto il bonaccia mi provoca conati di vomito solo a vederlo in foto. Abbiamo il partito, diamogli un’identità, questo lo slogan psicoanalatico, ma il Piddì un’identità ce la già in quanto partito più perdente della storia patria. Insomma i poveri elettori dovevano scegliere tra un cassamortaro e un’esecutrice testamentaria, hanno scelto quest’ultima. Da oggi per i renziani mimetizzati dentro il Piddì per continuare a prendere laute prebende in parlamento, regione e comuni è allarme rosso!!!! Il colore che più aborrono.

Lo spleen di Lucio (guida all’ascolto dei dischi bianchi di Lucio Battisti e Pasquale Panella) di Francesco Patrizi (Arcana Editore 2022)

C’è stato un periodo di otto anni (1986 – 1994) in cui Lucio Battisti decise di mettere per sempre in soffitta il cantar leggero, d’altra parte Baglioni e suoi epigoni potevano benissimo ovviare alla diserzione di Lucio da grigliate e falò. Un vero artista non continua a divinis a proporre un clichet che, alla lunga, può diventare patetico.  Tutto sommato il Battisti del periodo Mogol è entrato nel novero dei classici della canzone italiana, il Battisti con Panella è ancora nuovo e ancora da scoprire, malgrado siano passati quasi trent’anni dall’ultimo disco. Troppo frettolosamente critici, esegeti e Dik Dik hanno archiviato questo ultimo periodo della vicenda artistica di Lucio come il periodo ermetico, delle canzoni incomprensibili e interrotte, delle melodie sospese. Il libro di Patrizi affronta con piglio energico e preparazione filologica questi otto anni di musica, di quaranta canzoni uscite ogni due anni a gruppi di otto, in cui la canzonetta facilmente orecchiabile, fruibile, cantabile, si prese una pausa per diventare qualcosa in più. Fu un periodo irripetibile. Il motivo è semplice, Battisti sapeva mettere in musica e canto testi difficili, spesso senza refrain, i cui riferimenti colti (Holderlin, Baudelaire, Joyce solo per citarne alcuni) venivano spesso centrifugati da Panella in calembour all’apparenza banali e senza significato. Questo è l’unico vero motivo, oltre agli arrangiamenti ancora molto attuali, per cui l’ascolto di questi dischi apre nuovi mondi ogni volta. Il lavoro di Patrizi è certosino e pieno di riferimenti davvero interessanti, per questo ne consiglio vivamente la lettura.

Musica dentro

Non pretende riconoscimento,
nemmeno sa cos’è mentre prepara
i bagagli per l’altro domani.
.
Parte presto, tutto quel sole
merita attraversamenti senza carte
basta sapersi mettere in viaggio
con audacia e al momento giusto.
.
Ferma solo qualche momento
per osservare un uccello nero
appeso a un dramma in filo spinato,
gli occhi sono ancora aperti.
.
La terra secca, la giornata limpida
promettono bene,
nessun altro suono potrà
eguagliare la musica dentro.
.
Non c’è destinazione,
ogni stazione, ogni sosta
intravedono la successiva,
solo pochi giri di valzer per riposare.
[…]
Le ginocchia senza più appetiti
i denti cedono al vuoto,
poco più in là una promessa
chiama quando arrivi,
verrò a prenderti.

*

Monta i Ruli.org 298

Augusta rimembri quando mandavi i saluti a casa durante un rave a Predappio?
Rimembri ancor quanto eri brava nelle tabelline da sottosegretaria all’universita?
E quanto bene facesti all’autarchia rifiutando gli stranieri come Bud Spencere, Betty Curtis e Joe Sentieri?
Ma che ci facevi o popputa Augusta con un libro di giochi proibiti pagato dalla Regione? Biricchina biriccò…

E’ che imbianco l’esistenza di Alfredo De Palchi

Alfredo De Palchi, 1926 – 2020

È che imbianco l’esistenza
con il lavoro
e con il soldo pronto
a saldare ogni mese le fatture dei misfatti
a puntellare i debiti con la bruttura costante
e poi vedere
quasi sentire che in me la bellezza
c’è e intorno al mattino –
che continui così continui
perché io sia in piedi davanti
a tante sberle di facce.

*

L’indirizzo, la via

Qualcuno domanda per piacere
quale sia l’indirizzo che sa
decifrare tra via e rovina
con un bacio la tristezza
.
mani gelate formano una catena,
entra, scava curve profonde
questo giorno qui non può succedere,
nel freddo che non ricordava
la distanza tra dire e mare
.
scaccia in un risciacquo volti
di chi ha consumato in fretta
un’altra ultima cena, chiedendo
se un treno mai lo troverà.

*