Un tempo si sarebbe detto comunque vada, sarà un successo. E’ quello stesso successo che auguro a un poeta da poco conosciuto in rete, Guido Caserza, quei suoi versi particolarmente onesti hanno risvegliato la mia attenzione. Se poi andiamo a rileggere ci accorgiamo che oltre l’onestà nella capacità di scrittura, c’è una buona penna che sa dare, oltre a ottimi versi, suggestioni la cui eco restano dentro, e almeno per un po’risuonano. Non ci vogliono certo doti medianiche per comprendere l’attenta, tormentata, osservazione e l’ammirazione dell’autore per l’universo femminile, la rosa altro non è che questo. Almeno per i tre brani qui proposti da Caserza.
Le poesie sotto costituiscono l’anteprima di un volume ancora in fase di realizzazione: L’Inganno della Rosa per la Casa Editrice Dei Merangoli. Buona lettura.
1.
Come le rose a noi giungono i giorni
quando il respiro dimora fra labbra
prescelte e un petalo che si distacca
è la seta di un sogno che affiora.
Lo sguardo che questo comprende
sa che nulla succede tra un fiore
e l’altro: al terzo petalo
è già un sogno la vita
come le tue dita capricciose
che interrogavano la corolla,
fra un sì e un no
schernendo due petali alle labbra.
Un velo contro vento sono ora
i miei petali sulla tua bocca,
ma profondo come una rosa
è il cuore che ti cade innanzi
nel segreto viavai dei giorni.
Come le rose a noi giungono giorni
dai minimi battiti e alle feste di maggio
andiamo a piedi incauti sulla via del ritorno:
il volto che questo comprende sa
che più dolce metro non esiste
se nel tuo appassire un’altra rosa vive.
Nulla succede tra un petalo e l’altro,
ma soave nel sole va colui che ti ama
se verso di lui tu sola
tessi i tuoi raggi segugi.
L’ultimo dei giorni che muove muti sospiri
è il più bugiardo dei giorni, il grigiovestito
con le sue pasticche di sonno
e cento petali sull’ombra più densa.
Come le rose a noi giungono giorni
dalle cui guance nulla compiange
il distacco di un petalo,
affinché un solo petalo sveli
l’inganno della rosa.
Più soave mi sarà allora baciarti
nel fatale dei giorni quando,
tornati alla tua bocca, i petali
come lustri moscerini
danzeranno la loro marcetta,
ma più dolce ancora mi sarà perdere i tuoi baci
se la morte, più ricca di me,
non smetterà di baciarti,
mentre le rose, staranno le rose
aggrappate ai tralci.
2.
Rosa delle rose tu sei:
in te è il terrore dei petali
se così tu vieni, coi piccoli
fianchi in fiore, nuda
oltre ogni barriera, con un bacio
maschio che rosseggia sul viso,
che mi rende così folle.
In te è il terrore dei petali
se di tutte le rose ne fai una
e ti mostri, perfetta e breve,
in una taglia da sedicenne.
Mia piccola rosa, la ciocca
che ti fa così bella in fronte
innalza il tuo ventre a Dio,
ma in te è il terrore dei petali
se con un solo bacio mi mostri
la via della paura.
3.
Rosa di rose, per te, lunatica,
invento un quadrante di soli: lì
non è luogo, né tempo, in cui
tu possa dir
sì amore e poi no amore. Tutto
vi è assenza e parole fuori posto
ma tu sei la rosa per cui il mondo
spaccia taciturno le sue vanità.
Rossa rosa lunatica, per te invento
luce di canneti e niente notte: lì
non è spazio, né ora, in cui
tu possa far battello e poi molo. Tutto
vi è assenza e pensieri fuori sesto
ma tu sei la rosa per cui il mondo
spaccia le sue ragazze insolenti.
Ma quale rosa tu sei! La più lunatica
che spegne le ore, la bocca
di petali che inghiotte la luna.
***
Guido Caserza. (Genova 1960).
I suoi libri in prosa sono In un cielo d’amore (Zona, 2003), Vera vita di Gesù (Oèdipus, 2005), Fiabe a serramanico (d’if, 2007), Apocalissi tascabile (Oèdipus, 2012), Storia della mia infanzia ai tempi di Silvio Berlusconi (Zona, 2012), Primo romanzo morto (ad est dell’equatore, 2013), I 20 di Auschwitz (Oèdipus, 2017).
In versi ha pubblicato Allegoriche (Oèdipus, 2001), Malebolge (Oèdipus, 2006), Priscilla (Oèdipus, 2008), Flatus vocis (Puntoacapo editrice, 2014), Opus papai (Zona, 2016), Resto due (Zona, 2018)