Considero Mario Luzi uno dei più Grandi; oltretutto uno dei miei “padri”; eccolo in una formidabile lettura di Luigi Maria Corsanico.
Archivio mensile:gennaio 2020
Vinceranno i pesci
Atene è caduta, Pechino non sta bene;
Teheran è una somma di omicidi;
Roma annega, Londra chiama;
Perth brucia, Buenos Aires resiste;
Piove su Los Angeles, a Rimini no
gli amministratori unici
sfidano i pesci
a chi grida più forte:
vinceranno i pesci.
Un passante porge un largo sorriso,
sfila la mano dal polso
per porgerla in segno di resa.
Uh, avessi visto la tua faccia!
Il volume delle grida
non accresce in proporzione la ragione.
Adoro avere il raffreddore
in giornate in cui non fa giorno,
adoro i medicinali
che mettono in comunicazione con gli dei.
E un pezzo di cazzo a chi è morto stanotte.
Ascolti amArgine: Holidays in the sun – Sex Pistols (1977)
Nonostante il loro breve periodo di attività (1975/1978), e un solo album, i Sex Pistols hanno cambiato la storia del rock: la loro era una risposta al perbenismo della società, alla musica pop/rock. I Sex Pistols hanno avuto una notevole influenza sulle band punk e post punk che si sono formate dopo, come i Clash, Siouxsie And The Banshees, gli Adverts, gli Stranglers, i Jam e compagnia cantante.
Questo è uno dei loro brani che preferisco e contenuto nel loro unico album. Fu pubblicato come singolo nell’ottobre del 1977. Buon ascolto.
Vacanze al sole
Una vacanza economica nelle miserie degli altri!
Non voglio una vacanza al sole
Voglio andare al nuovo Belsen
Voglio vedere un po’ di storia
Perché ora le mie risorse me lo permettono
Ora ce l’ho un motivo e sto ancora aspettando
Ora ce l’ho un motivo
Ora so perché aspettare
Il Muro di Berlino
avvolto dal suono in una parete due pollici
Beh, io stavo aspettando che i comunisti mi chiamassero
Non chiedevo la luce del sole e ho ricevuto la terza guerra mondiale
Sto guardando oltre il muro e e mi stanno cercando
Bene, mi stanno fissando da tutta la notte e
mi stanno fissando tutto il giorno
Non avevo un motivo per starmene qui
Ma ora so che la ragione non è una vera ragione
E sto aspettando davanti al Muro di Berlino
Devo andare oltre il Muro di Berlino
Io non capisco ….
Devo andare oltre il muro
Non capisco questo pezzo ….
Claustrofobia e c’è troppa paranoia
Ci sono troppi armadi ci sono entrato
E ora conosco la ragione
Non c’è una vera ragione per aspettare
Il Muro di Berlino
Devo andare oltre il muro di Berlino
Devo andare oltre il muro
E, per favore, non fermatevi ad aspettarmi
VERSIONE ORIGINALE
A Cheap holiday in other peoples misery!
I don’t wanna holiday in the sun
I wanna go to new Belsen
I wanna see some history
‘Cause now i got a reasonable economy
Now I got a reason, now I got a reason
Now I got a reason and I’m still waiting
Now I got a reason
Now I got reason to be waiting
The Berlin Wall
Sensurround sound in a two inch wall
Well I was waiting for the communist call
I didn’t ask for sunshine and I got World War three
I’m looking over the wall and they’re looking at me
Now I got a reason, Now I got a reason
Now I got a reason and I’m still waiting
Now I got a reason,
Now I got a reason to be waiting
The Berlin Wall
Well they’re staring all night and
They’re staring all day
I had no reason to be here at all
But now i gotta reason it’s no real reason
And I’m waiting at the Berlin Wall
Gotta go over the Berlin Wall
I don’t understand it….
I gotta go over the wall
I don’t understand this bit at all….
Claustropfobia there’s too much paranoia
There’s too many closets I went in before
And now I gotta reason,
It’s no real reason to be waiting
The Berlin Wall
Gotta go over the Berlin Wall
I gotta go over the wall
Please don’t be waiting for me
Ascolta & Leggi: Enigma con poesie di Daniela Cerrato
Ricevo e pubblico molto volentieri queste esperienze poetiche di Daniela Cerrato. In poesia gli inizi sono sempre incerti, difficili, specie nel rapporto tra quanto si vorrebbe dire e quanto effettivamente si dice, e in che modo. Questa autrice, con molta buona volontà, ha saputo coltivare il proprio talento, la propria urgenza di creare, attraverso letture, confronto, e una forte capacità autocritica. I risultati sono evidenti, con la produzione di pezzi sempre più importanti sia nello stile che nei contenuti. Buona lettura.
il suo blog:
https://ilmondodibabajaga.wordpress.com/
DEBUTTANTI ALLE PROVE
Cala il sipario tutti i giorni,
anche su quelli inconcludenti
che non ci hanno resi protagonisti.
Posti a sedere pochi. Stiamo in piedi,
che alzandoci sulle punte e stendendo
braccia e dita verso l’alto
ci si avvicina di più al cielo.
Non si applaude, non si osanna
alcun momento particolare,
un bis non è consentito, ieri
è tempo andato, l’oggi in corso.
Il domani sarà recita a soggetto
ma con l’entusiasmo dei debuttanti
durante le prove, senza pubblico.
*
LA NOTTE NON AMA LE LUCI
La notte non ama le luci,
nemmeno quelle di un lumicino
i pensieri vagano errabondi
dov’è abbondanza di tenebra,
sono pipistrelli in volo
inorridiscono alla violenza
sul velo nero, e si disperdono
sparpagliati nel nulla
quando una luce emana il raglio
di un somaro che disturba pace.
Ombre su ombre, monocromo
allargato come le pupille
che si adeguano al gioco,
come falene che sgusciano via
dai nascondigli e con bisbigli d’ala
scandagliano aria prima che giunga l’alba.
*
FORSE
Poesia scorsa per l’intera sera
odissea di versi giù per la gola,
acqua a dissetare l’animo
vestito di spugna per l’occasione,
le vibrazioni son giunte, puntuali,
a impreziosire collane di parole
presenti già in memoria.
Sale sulla coda del respiro accorciato
al passaggio d’ogni estasi verbale,
folate di emozioni sublimate,
ammalianti, dolci, assassine,
che quando ho tentato poi di scrivere
ogni idea pareva plagio, e giù,
a spegnere dalla testa ogni scintilla
nuova e buona solo in apparenza.
A mente resettata dalla notte l’attesa
d’una vampa riaccenderà il mio corsivo.
Forse…
*
MARGHERITE
Fra le macchie del prato
v’è una candida semplicità
di minuscoli pallidi volti,
numerosi e fitti, bianche frange
tra il verde tenero e precoce,
sottile manto per la pigra primavera.
Sembrano oltremodo infreddoliti
quei piccoli astri un po’ sbiaditi,
ancorati alla terra bruna,
petali allungati e stretti a corona,
incurvano le punte per porre riparo
al pungente pizzicore del mattino.
*******************
Daniela Cerrato nata e residente ad Asti, carattere introverso, sin da bambina alla compagnia preferivo contemplazioni e fantasie che cercavo in sereno isolamento. Cresciuta con polso fermo e pochi vizi, iniziai a scrivere pensieri su diari personali che acquistavano spessore per tutto ciò che incollavo sulle pagine. Letture e musica hanno influenzato la mia adolescenza e insieme le prime insofferenze. Ho iniziato a scrivere poesia sporadicamente, solo per me, molti anni più tardi, senza mai preoccuparmi di farla leggere a qualcuno. Ho iniziato a far conoscere i miei versi in rete circa sei anni fa, inizialmente senza troppa convinzione. La passione per la scrittura è aumentata strada facendo come il tempo ad essa dedicato, compatibilmente con quello che lavoro e impegni consentono.
Come si permette, mussolini?
Canzoni sui soldi
Rispetto – Zucchero Fornaciari – (1986)
Soldi – Eugenio Finardi – (1976)
Money’s too tight (To Mention) – Simply Red – 1985
Denaro Gratis – Assalti Frontali – 2004
VOI AVETE ALTRO DANARO?
La verità
La verità è dentro
la sottoveste mai tolta,
una somma di onde, colonne
d’acqua pesante e annerita
dalla furia degli elementi.
Rocce, le uniche vele sporgenti,
non si comprende la destinazione.
In seno alla memoria
l’unico campare per aria.
Dormire, per non sognare.
Sarà questo
poter riagguantare i desideri?
C’è un Infinito da colmare.
Prendimi la mano,
bacerò il tuo sorriso.
Ascolta & Leggi: Mira Awad e poesie di Maria Natalia Liriti
Elegia necessaria quella di Maria Natalia Liriti, che ringrazio per i testi che ha regalato al blog. Leggendola, arrivano tutti i profumi, le sensazioni, le profondità calde e la sincerità di un mondo posto tutto a Sud. Oserei aggiungere tra meridione d’Italia e Medio Oriente. Ottima poesia dunque per le suggestioni, gli aromi, la sostanza, l’evocazione che sa trasmettere. Buona lettura.
Sei fatta di pioggia
Sei fatta di pioggia,
mandorla tenera d’erba,
brilli nel sole
e nella notte di stelle.
Sei fatta di pioggia,
ma tu non te ne accorgi,
ingoi le lacrime e ti sazi di sospiri.
Spazio non trattiene la tua voglia di partire,
di andare incontro all’amore
che aspetti,
all’ombra del profumo dei gelsomini.
Tempo non esprime il vuoto del mondo
che comprendi
ma non sai alleviare.
Ogni giorno le gocce
si depositano dietro i tuoi occhi ,
in fondo ai sospiri che ti concedi
quando nessuno ascolta.
Ogni giorno le conti
prima di andare a dormire
e le tieni sotto il cuscino
perle di lago che nuotano con i lucci.
Le culli con canzoni che inventi.
Quell’ora di canto ti rende felice.
Bello sperare l’incanto
che domani sia un giorno migliore
da toccare e da assaggiare leccandosi le dita.
Sei fatta di pioggia, lo hai sempre saputo
nascosto taciuto.
Ora che l’autunno è cominciato
e le sorelle del cielo coprono i tuoi sospiri
accogli le gocce che amano il tempo
il riso il sorriso
lo spirito del mondo.
Sei fatta di pioggia,
mare sospinto dalla nebbia.
*
Del tempo in cui ti ho conosciuto
Del tempo in cui ti ho conosciuto
non ricordo la luce vermiglia dei giorni lunghi.
Eppure era primavera
sui nidi di promesse dischiuse.
In quel tempo non mi curavo del tempo mio
e collezionavo ragni nel cestino del cucito.
Nel tempo in cui sei entrato
dalla mia finestra accesa
ho dimenticato di leggere il giornale,
comprare il pane,
pregare il signore del piano di sopra
di portare a spasso il cane.
Del tempo in cui ti ho conosciuto
ricordo le parole danzanti sul cuore
stelle inquiete in una notte senza vento.
In questo tempo fuori dal mio tempo
ho scritto solo tre poesie.
Del tempo in cui hai spalancato
le tende del mio pudore
ricordo le carezze della brezza lieve
e il bacio delle rime sui palmi delle mani.
Il sospiro del tuo tempo
ha abitato i miei cinque sensi
e ho adeguato i miei passi silenziosi
al nuovo sentiero dei fiumi
e dell’alito leggero delle rose.
Nel tempo in cui ti sei seduto sul divano
ho curiosato negli armadi
e ho fatto l’inventario dei miei amori.
Così, felicemente occupata a fare il cambio di stagione,
mi sono passati accanto
i nuovi dei miei cantautori preferiti.
Nel tempo di silenzio che mi sono concessa
ho ascoltato le tue canzoni,
quelle che mi cantavi al telefono
e quelle che scrivevi per me,
bambina selvaggia col pugno chiuso.
In quel tempo sono uscita poche volte dalla tua voce
e ho scelto di occupare
la casa sul mare delle note.
Troppo spazio ho dato al tuo respiro,
al paradiso delle coincidenze
e alle promesse del tempo nuovo.
E in questo spazio non arrivavano
Mai quelle parole.
Nell’ora che promette la rossa stagione
È tempo di dirti addio, amore mio.
*
Il mare che dovrai attraversare
Ho tre poesie da leggerti stasera
la prima è nella menta che rinfresca il tuo ricordo.
La seconda nel mare che dovrai attraversare.
Conserva tra le labbra il ruvido ricordo del miele:
ti aiuterà a proteggere dal sale le tue parole
e a rimuovere la rabbia che colpirà gli scogli.
Diventeranno livide le tue labbra
come i petali di una rosa rara-
E sulla tua fronte chicchi acerbi di sudore,
lacrime che non vogliono scendere,
ma salgono per ricordare le ragioni del viaggio.
Questa poesia, amore, profuma di mare.
quello che abbiamo conosciuto da piccoli
sulle barche di legno disposte in processione.
La verità, amore, non è nel mare
ma nel sale, che trasforma i pensieri nelle decisioni di partire.
Lacrime e sudore si contendono il sale, il viaggio
la fatica, l’amore.
Immagina, fra le tue labbra, il timido sapore dei tuoi baci,
forti, come il morso dell’onda.
Ti aiuterà a sopportare il mal di mare
che procura la nostalgia e il dubbio di restare.
E quando sarai esausto di lottare coi fantasmi della ragione
e contro i mulini a vento della sopportazione
imparerai a memoria i racconti dei compagni di sventura.
Il mare, di notte, incontrerà la costa,
nella cronaca di un destino anteriore.
Non confondere le luci della piccola città
con le stelle che guidano i tuoi passi verso il tuo cammino.
Fa che il viaggio sia forte, conservane la speranza e la memoria,
in attesa di altri mari da attraversare, altro sale da inghiottire.
Ho tre poesie da leggerti stasera.
La prima sa di menta.
La seconda di mare.
La terza di te.
*
GLI ANNI DEI RICORDI
Sono arrivati troppo presto
gli anni dei ricordi
senza aspettare il grigio fra i capelli.
Occupano il ripiano della mia cucina,
il punto preciso in cui,
distrattamente,
affetto le cipolle,
lo scaffale con le foto di famiglia
e i libri dell’università
e si confondono con la polvere
che rallenta l’opera dell’oblio.
Alimento i granai della memoria
con spighe d’oro cariche di promesse
e sbuccio aghi di rosmarino
senza pungermi le dita.
Ma precipito ugualmente
nel sonno anomalo della bella addormentata
e chiudo gli occhi sui miracoli
che si compiono ogni giorno.
Sono arrivati
in punta di piedi gli anni dei ricordi,
senza attendere la cartolina di rimpatrio.
Di giorno si assopiscono nel cestino del ricamo
e sognano fra gli aghi e gli spilli e i fili colorati.
Di notte passeggiano per le stanze vuote
e colgono l’attimo per mettersi a raccontare.
Sono arrivati
senza essere invitati gli anni dei ricordi
ma siedono a tavola ugualmente
e attendono pazienti che io apparecchi per loro.
Da qualche settimana
il mio desco silenzioso è stranamente affollato.
Non bastano più i piatti
e le posate e i tovaglioli che profumano di bucato.
Non bastano i bicchieri
e le sedie e il pane fresco
e il liquido rosso lasciato riposare.
Sono esigenti i ricordi
e si cibano solo di cose buone
preparate con tenerezza e dedizione.
Ma i ricordi non sono tutti uguali.
Alcuni sono timidi
e se ne stanno zitti davanti al piatto vuoto.
Altri sono arroganti e chiacchieroni
e scostano il piatto ancora pieno.
La mia casa è affollata di ricordi.
Mi seguono per le stanze,
dalla tavola all’angolo cottura,
dalla camera da letto al balconcino che guarda il mare.
La mia casa è affollata di ricordi
e a volte mi prende lo sconforto
e mi chiudo alle spalle la porta
che fa scudo alla ressa e scendo per strada
e mastico il presente alla giornata.
*
Non ha bisogno il mondo
Non ha bisogno la neve
delle stimmate dei passanti frettolosi.
Cade con eleganza sulle strade deserte
e si scioglie dall’abbraccio invadente di una notte ametista.
Non ha bisogno la notte
degli ultimi baci degli innamorati infreddoliti.
Scende lento l’amore sui ciottoli bianchi,
come il sapore dolce del riposo
sulle spalle contratte di fatica.
Non ha bisogno la luna delle promesse del giorno.
Il suo opaco splendore
ascolta con stupore bambino le fiabe della terra.
Non ha bisogno il mondo
dei miei versi attorcigliati a una matita,
sospesi a lanterne di zucchero.
Prosegue la sua corsa attorno a se stesso
e riprende fiato nel bacio della buonanotte.
Ho spezzato le matite in un colpo solo
e ho succhiato lo zucchero caldo dalle lanterne accese.
Non ha bisogno il mondo dei versi
che metto in fila nei momenti di ozio
ma di poche utili parole
che spieghino la tristezza e la gioia,
il dolore e la vita, la morte e la pace.
Nella mezzanotte che traghetta il nuovo anno
brindo alla promessa della speranza.
Ha bisogno il mondo di parole d’amore.
Dischiudo le labbra
per accogliere le impronte e la neve
i baci e la notte, la luna e il giorno.
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Maria Natalia Iiriti è nata il giorno di Natale del 1970 a Melito Porto Salvo (RC).
Ha completato gli studi in Scienze Politiche a Perugia. Fa l’insegnante e vive in un paese che si affaccia sul mare. E’ giornalista pubblicista dal 2008 e collabora con giornali locali. Da diversi anni scrive poesie, racconti, fiabe, articoli. E’ autrice di testi teatrali, alcuni dei quali di argomento femminile come “Il tempo vivo delle donne” contro il femminicidio (2014), “Cara Repubblica” per ricordare il settantesimo anniversario del voto alle donne (2016), messi in scena grazie al patrocinio gratuito dell’Amministrazione comunale di Bova Marina, “Vengo anch’io e voto no”, “Donne in viaggio”, “D’amore, canto e rabbia”. Come lettrice volontaria per la promozione alla lettura nell’ambito del progetto nazionale “Libriamoci”, organizza letture animate per bambini e ragazzi in varie scuole e biblioteche della provincia di Reggio Calabria. Ha partecipato a vari premi letterari. Ne ha vinti alcuni, tra cui “Mendranze ‘n Poesia” di Livinallongo per liriche in lingua minoritaria (2008), Premio giornalistico Giuseppe Ripa Agropoli (2009), Nosside per salvare le lingue a rischio (2009), “Gioia Turoldo” Udine, Mimesis (2011), Città di Corciano, Premio “Tirafuorilalingua” (2012), Borgo di Alberona (2013), Premio Aghiropulos Città di Montebello per la poesia in grecanico (2012 e 2013), Anna Panicali Università di Udine, Giugno Locrese (2014), Anselmo Spiga, San Sperate, Premio mondiale Nosside (2015), Iris di Firenze(2016), Premio La poesia del lavoro, Milano, Premio Scrittura Fresca, Pisa (2017). Alcune opere sono state pubblicate nelle antologie dei premi cui ha partecipato. Ha quattro nipotini che le ispirano la maggior parte delle sue storie. Le piace leggere e viaggiare in treno: lì abbozza la maggior parte delle cose che scrive.
Ascolti amArgine: Manifesto – CCCP Fedeli Alla Linea (1987)
Musica memorabile da una grande band, fa riflettere tra l’altro su quanto accaduto in questi ultimi giorni nella mia regione.
I Soviet più elettricità
Non fanno il Comunismo
Anche se è un dato di fatto
Che a Stalingrado non passano
Lunga vita al presidente
Non si svende non si svende
Neanche se non funziona
Niente saldi di speranza
Niente saldi di esistenza
Niente voti alla Madonna
E data l’ora l’aspetto la cattiva reputazione
Le voglie sconfinate la necessità d’infinito
Raffina i sentimenti
Trasgredisci i rituali
Vali molto di più di un aumento economico
Meriti di più di un posto garantito
Che non avrai
Grande è la confusione
Sopra e sotto il cielo
Osare è impossibile
Osare, osare è perdere
Grande l’impossibile
Osare è la confusione
Il cielo è sopra e sotto
Ci si può solo perdere
Ta-yung prese un altro razzo
Girò il bazooka mirò alla Jeep
Lunga vita a Ta-yung
(Massimo Zamboni)
Due miei pezzi sulla Memoria (Eccoli! e 27 Gennaio 1945)
Dopo Dachau la mia cognizione del dolore è cambiata in modo irreversibile. Nella foto sotto la sedicente sala doccia di Dachau, in realtà camera a gas dove sono morte migliaia e migliaia di persone. Uscendo, ero talmente stravolto che senza pensare mi accesi una sigaretta. Al tedesco che mi rimarcava il divieto di fumo, per tutta risposta, rivolsi frasi irripetibili.
Eccoli!
Eccoli! Tra qualche giorno
e per poche ore
ricorderanno Hitler, Mussolini,
le loro vittime, il che
non migliorerà la qualità dell’aria
non farà piovere sull’onta,
nemmeno ammorbidirà le bollette
o la necessità di ridurre il debito.
Gli occasionali della storia
riempiranno pance di dolore.
I tempi sono gli stessi, illudono
sia cambiato qualcosa,
la democrazia costa, la plastica ovunque
soffoca ogni anelito di libertà.
I superstiti, i pochi malfermi
risparmiati dal tempo,
sapranno ricordare qualcosa rimasto
fra montagne di capelli,
cenere, canaletti rossi
di un sangue che non si spegne?
Poi, come nulla sia stato,
finito il Ventisette,
torneranno i cuochi, i paraocchi.
L’indignazione replicherà l’anno prossimo,
stesso giorno, stessa ora.
*
Ventisette Gennaio 1945,
una sopra l’altra, anime ossute protese verso un dio qualsiasi, siamo
più innocenti del latte nell’effimera planimetria del cielo. Fotografie da
un’interminata tregua. Liquidata la buna, i camini non fumano più.
La sirena suonava alle cinque, finito il lavoro c’incontravamo ai cancelli.
Dalla mia cuccia vedo strati di cenere grassa addosso ai volti di
un tempo, e sugli amori consumati dietro un portone. Vedo la notte
scendere su ogni possibile presente. Il campo evacua come i miei visceri.
O le silfidi in menopausa alla divisione della gioia. Fosse ancora
ieri mi mangerei le labbra, i denti, per sedare un po’ di male. Mangerei
le strisce del mio carcere che indosso insieme al sangue secco, ma non
la fame. Rimane poco di me oltre la febbre, orgoglioso souvenir di chi
ero. Visto dalla tua parte del foglio, sono poco più di carta sporca, ma
senza odore né prurito. Sid Vicious rifarà My way, i cinesi rifaranno Sid
Vicious. Non ho più dolore adesso. Sono l’altare gonfio di luce a cui
non chiedere memoria.
(da “durante il dopocristo” Tempo al libro Faenza, 2007)
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