SOLO PER ME
Il mondo
mi ha regalato il mondo
con tutte le sue contraddizioni e le sue
curve.
La vita
mi ha cercato
solo quando mi nascondevo.
La luna
mi ha trovato
in preda a un furto.
Le stelle
hanno illuminato
solo perché non avevano niente da fare.
Il cielo
ha cercato
di prendermi in giro e io ci ho creduto.
La strada
mi ha stretto la mano
e ci siamo sorrisi.
Finalmente
ho cercato qualcosa di blu
e tra notte e cielo
ho trovato
l’ultimo angelo che mi ha portato via
dall’inferno e dai sentimenti
accontentandosi del semplice fatto che
sono vivo.
E ringrazio Dio che lo sia anche lei
per me
solo per me
e forse anche per voi.
di Vincenzo Costantino, qui:
SOLO PER ME
*
LUX AETERNA
La marea cacofonica bisbiglia
iati, mezzi toni, sfumature,
lampi d’oscurità nel parapiglia
dell’adulto, l’assedio di paure
dissezionando vuoti, tra le ciglia
l’inizio di matematiche pure
o l’equazione nulla della griglia
che figge nei celesti, sulle alture
mappe e boschi di stelle troppo alieni
vicini forse a bambini rapiti
nell’incanto lunare che si gira
sfasando idee, spaziosi sereni
appena cedono sogni attecchiti
dove la morte sposa si ritira.
di Irene Rapelli, qui:
https://ilcielostellatodentrodime.blog/lux-aeterna/
*
costo
un verso non costa
può inabissarsi
o scontrarsi con la roccia della vita
ritornando al sole col sole
o può silenziarsi
in tante tracce come petali
nell`atto del nutrirsi
dell`abbeverarsi
o annichilirsi in un chiostro
nella soffusa bellezza d`arte
mettila da parte
questa poesia non ha prezzo
e non ha valore-
daglielo tu
daglielo tu un volto umano
una quadratura del cerchio
o un terribile pentimento.
di Luca Yok Parenti, qui:
https://yoklux.wordpress.com/2019/02/11/costo/
*
Giorni che passano
giorni
che passano
e niente di tutto questo
io ho voluto
desiderato,
volti
e passioni
capitate e vissute
rimpianti
perduti,
desideri campati un solo giorno
o mesi
anni
istanti
al tramonto sfumati,
questo è la vita quando la capisci
altro che coppia perfetta
mezza mela
l’uno per l’altra e viceversa
o altro,
e poi lo scrivi per chissà quale sollievo
di Agostino Agores Resta, qui:
https://agoressblog.wordpress.com/2019/01/31/giorni-che-passano/
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EROINA
Come potrò dire
a mia madre
che ho paura?
La vita,
il domani,
il dopodomani
e le altre albe
mi troveranno
a tremare
mentre
nel mio cervello
l’ottovolante della critica
ha rotto i freni
e il personale
è ubriaco.
Ho paura,
tanta paura,
e non c’è nascondiglio possibile
o rifugio sicuro.
Ho licenziato
Iddio
e buttato via una donna.
La mia patria
è come la mia intelligenza:
esiste, ma non la conosco.
Ho voluto
il vuoto.
Ho fatto
il vuoto.
Sono solo
e ho freddo
e gli altri nudi
ridono forte
mentre io striscio
verso un fuoco che non mi scalda.
Guardo avvilito
questo deserto
di grattacieli
e attonito
vedo sfilare
milioni di esseri di vetro.
Come potrò
dire a mia madre
che ho paura?
La vita,
il suo motivo,
e il cielo
e la terra
io non posso raggiungerli
e toccare…
Sono sospeso a un filo
che non esiste
e vivo la mia morte
come un anticipo terribile.
Mi è stato concesso
di non portare addosso
vermi
o lezzi o rosari.
Ho barattato
con una maledizione
vecchia ma in buono stato.
Fu un errore.
Non desto nemmeno
più la pietà
di una vergine e non posso
godere il dolore
di chi mi amava.
Se urlo chi sono,
dalla mia gola
escono deformati e trasformati
i suoni che vengono sentiti
come comuni discorsi.
Se scrivo il mio terrore,
chi lo legge teme di rivelarsi e fugge
per ritornare dopo aver comprato
del coraggio.
Solo quando
scadrà l’affitto
di questo corpo idiota
avrò un premio.
Sarò citato
di monito a coloro
che credono sia divertente
giocare a palla
col proprio cervello
riuscendo a lanciarlo
oltre la riga
che qualcuno ha tracciato
ai bordi dell’infinito.
Come potrò dire a mia madre
che ho paura?
Insegnami,
tu che mi ascolti,
un alfabeto diverso
da quello della mia vigliaccheria.
di Riccardo Mannerini, qui:
http://accendiamo-le-idee.blogspot.com/2013/11/sabato-in-poesia-eroina-di-riccardo.html
*
Una radura di neve
C’è stata una ferita, ora c’è intimità.
Un passo indietro è quasi notte
e lei trema, vista di spalle
ma, prima degli occhi, ricuce
le cose quiete,
il miracolo di ogni colore.
Nel mezzo punto non entra il vento,
non scompare la pena.
Molto, molto più avanti,
una radura di neve
è il dorso della sua mano–
ha le dita forate e l’aria passa
e i fori danno un suono,
rettangoli azzurri, confini viola, e i fiumi
sono fili sul bianco.
Dà pace guardare;
piccoli gruppi di tuniche azzurre,
radunate come un pesce,
tutte in fiore,
parole sorelle con cappucci d’oro,
mentre un obbedisco copre il suono
della voce, lentamente, tra i coralli,
fino a fondersi in attesa.
Un passo indietro è quasi notte.
Nel mezzo punto non entra il vento,
non scompare la pena.
Molto, molto più avanti,
una radura di neve
è il dorso della sua mano.
Si cammina per ore, o in pochi passi
la metà del cielo è superata.
Nella manica è scesa la neve,
e, come tutti i doni,
sempre più delicatamente.
di Amina Narimi, qui:
https://aminanarimidotcom.wordpress.com/2019/02/09/una-radura-di-neve/
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in alto, guardando tra i tetti
di un caffè francese o anche
in certi film del maestro Ozu,
la notte si vela quel poco
di bianco e un breve sogno
mi prende per mano, suoni,
foglie di lunaria dico, parole
fumose, sono trasparenza
un diorama di fili d’angelo.
di Emilia Barbato, qui:
https://emiliabarbato.wordpress.com/2019/01/13/3241/
*
BIANCA
le nostre fiere maiuscole
più non proteggono
in questa solitudine dei nomi
che bastano a se stessi.
Bianca:.
i punti sono bocche lussuriose
dove si franano tutte
le parole del mondo.
è necessario salutare bene
ogni tempo ora, e piano piano.
le lettere vagano porose e fratturate
come noi umani
che se non ci teniamo per mano
non riusciamo a parlare
e indichiamo le cose per poter
r’esistere un poco come residui
di testo, come sacri enigmi
di uno scarabocchio
che quando incurva sul foglio
contornando il vuoto
allora sole è luna.
di Bianca Bi, qui:
https://biancabiblog.wordpress.com/2019/02/11/bianca/
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