Grazie a tutti, davvero

Ho dato una scorsa alle cifre del blog, questo mese amArgine ha avuto fin qui 7600 visite e 2000 visitatori, un po’ da tutti i continenti, VI RINGRAZIO DI CUORE, questo mi spinge a continuare a proporre lettere e musica con rinnovato entusiasmo. Grazie a tutti, davvero e… saluti da Castelbolognese.

ascolti amArgine: Louis Armstrong (we have) All the time in the world (1966)

Retaggio d’infanzia e di un vecchissimo film di James Bond 007: un grazie a Luisa Zambrotta per avermici fatto pensare. Il testo di oggi viene proposto nella traduzione di Riccardo Venturi.

ABBIAMO TUTTO IL TEMPO DEL MONDO

Abbiamo tutto, tutto il tempo del mondo
ABBASTANZA tempo per la vita
per SCARTARE dal pacco
tutte le cose preziose
che l’amore ha in serbo

Abbiamo tutto l’amore del mondo
Se questo è tutto ciò che abbiamo
troverete
che non ci serve niente di più

Ogni passo sul cammino
ci troverà
con gli affanni del mondo
lontane dietro di noi

Abbiamo tutto il tempo del mondo
proprio per l’amore
niente di più
niente di meno
Solo amore

Ogni passo sul cammino
ci troverà
con gli affanni del mondo
lontane dietro di noi

Abbiamo tutto il tempo del mondo
proprio per l’amore
niente di più
niente di meno
Solo amore

Solo amore.

TESTO ORIGINALE

We have all, the time in the world
Time ENOUGH for life
To UNFOLD
All the precious things
Love has in store

We have all the love in the world
If that’s all we have
You will find
We need nothing more

Every step of the way
Will find us
With the cares of the world
Far behind us

We have all the time in the world
Just for love
Nothing more
Nothing less
Only love

Every step of the way
Will find us
With the cares of the world
Far behind us
Yes

We have all the time in the world
Just for love
Nothing more
Nothing less
Only love

Only love.

Strada delle Maioliche

Grilli assopiti dentro un soffio di caffè:
Strada delle Maioliche deserta
là dove non porta. guardi,
questo mantello da fata turchina
ha cinquant’anni, senta com’è caldo, sembra nuovo.

non lo è, ma viene che così tanto tempo non rimane,
sconosciuti già parlano altre lingue.

irriverenze
rose piene di spine
non hanno pietà

Torna indietro un flusso di nostalgia.
Ognuno ha diritto alla paura del buio: non si vede?
Verrà altro tempo con la speranza di rivedere lupi
mangiare mele selvatiche e il fruscio dell’amore.
Un giardiniere ha terminato aiuole e siepi.
Il suo doppio berrà tutta la paga, anche se
vuole far credere di saper resistere al vino.

petto di donna
costruiscimi uomo
tutta la vita

ascolti amArgine: A Day In The Life – Beatles (1967)

A Day in the Life è la traccia conclusiva del disco Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles. Considerata da alcuni critici una delle vette artistiche della band, il brano è stato inserito alla posizione numero 28 nella classifica delle 500 migliori canzoni di sempre redatta dalla rivista Rolling Stone. Il brano è famoso per alcuni tramezzi orchestrali ideati da George Martin, un’orchestra suonò con tutti gli strumenti la stessa nota in crescendo, in nastro fu fatto a pezzi, gettato per aria e rimontato a caso: dadaismo puro e goal dell’Inter.

UN GIORNO NELLA VITA

Ho letto il giornale oggi, oh ragazzo
A proposito di un uomo fortunato che ha fatto il voto
E anche se la notizia è stata piuttosto triste
Beh ho proprio dovuto ridere
Ho visto la fotografia
Si è fatto esplodere la testa in una macchina
Non si è accorto che le luci erano cambiate
Una folla di persone stava in piedi e fissava
Avevano visto la sua faccia prima
Ma nessuno era veramente sicuro
Se era della Camera dei Lord
Ho visto un film oggi, oh ragazzo
L’esercito inglese ha appena vinto la guerra
Una folla di persone si è allontanata
Ma ho proprio dovuto guardare
Avendo letto il libro
Mi piacerebbe accenderti

Mi sono svegliato, sono sceso dal letto
Ho trascinato un pettine per la testa
Ho trovato la strada per il piano di sotto e bevuto una tazza
E alzando lo sguardo ho notato che ero in ritardo
Ho scovato il cappotto e afferrato il mio cappello
Ho preso il bus a due piani
Ho trovato la strada per il piano di sopra e ho fumato una sigaretta
E qualcuno ha parlato e sono entrato in un sogno

Ho letto il giornale oggi, oh ragazzo
4.000 fori a Blackburn, Lancashire
E anche se i fori erano piuttosto piccoli
Li hanno dovuti contare tutti
Ora sanno quanti buchi servono per riempire la Albert Hall
Mi piacerebbe accenderti

TESTO ORIGINALE (LENNON MC CARTNEY)

[Verse 1: John Lennon]
I read the news today, oh boy
About a lucky man who made the grade
And though the news was rather sad
Well I just had to laugh
I saw the photograph
He blew his mind out in a car
He didn’t notice that the lights had changed
A crowd of people stood and stared
They’d seen his face before
But nobody was really sure
If he was from the House of Lords
I saw a film today oh boy
The English Army had just won the war
A crowd of people turned away
But I just had to look
Having read the book
I’d love to turn you on

[Instrumental Break]

[Verse 2: Paul McCartney]
Woke up, fell out of bed
Dragged a comb across my head
Found my way downstairs and drank a cup
And looking up I noticed I was late
Found my coat and grabbed my hat
Made the bus in seconds flat
Found my way upstairs and had a smoke
And somebody spoke and I went into a dream

[Instrumental Break with Vocalizations]

[Verse 3: John Lennon]
I read the news today, oh boy
4,000 holes in Blackburn, Lancashire
And though the holes were rather small
They had to count them all
Now they know how many holes it takes to fill the Albert Hall
I’d love to turn you on

[Instrumental Outro]

il folle e l’ape

Com’è tra noi ogni giorno.

Un’ape infreddolita si posa
sulla ringhiera del terrazzo.
Il folle buono attraversa la strada
con una focaccia in mano.
Il suo dialetto stinto torna indietro,
buttato senza voglia di farsi capire
verso il volo operaio dell’ape.

Alla fine ci sono sempre
l’ebreo da incolpare, lavori
da terminare prima di sera,
l’ira da soffocare entro il tramonto,
ma le giornate si accorciano,
cuore mio senza cucina luminosa
e un fienile dove far l’amore.

Intanto il folle se ne va,
rasentando i Cappuccini
trova un mozzicone, lo accende.
L’ape ha incontrato una rosa tardiva,
l’occasione per tornare presto
all’alveare, preparata all’inverno
che la sta portando via.

ascolti amArgine: Romantic – Hooverphonic (2018)

Nuova cantante, nuovo album per i belgi Hooverphonic noti più che altro per la bellezza delle loro front women, Geike Arnaert (quella di Mad About You) è stata comunque la migliore, e un po’ rimpianto nel fan lo ha lasciato.

per saperne di più:
https://it.wikipedia.org/wiki/Hooverphonic

ROMANTICA

Non portarmi a cena
Portami a casa
Non portarmi a Venezia
Portami a casa
Non dare per scontato
Non sono quel tipo di ragazza

Non comprarmi con le rose
Non essere così formale
Non cercare di sedurre anche me
Sei verosimile estatico
So che me ne pentirò
Se non te lo dico direttamente

Non sono romantica
Non essere drammatico
Perché non sono romantica

Non chiedermi di ballare il tango
Portami a casa
Non essere un fandango
Portami a casa
Non dare per scontato
Non sono quel tipo di ragazza

Non sono romantica
Non essere drammatico
Perché non sono romantica

TESTO ORIGINALE

Don’t take me to dinner
Just take me back home
Don’t take me to Venice
Just take me back home
Don’t take me for granted
I’m not the kind of girl

Don’t bribe me with roses
Don’t be such a poser
Don’t try to seduce me too
You’re like me ecstatic
I know I’ll regret it
If I don’t tell it straight to you

I’m not romantic
I’m not romantic
Don’t be dramatic
‘Cause I’m not romantic

Don’t ask me to tango
Just take me back home
Don’t be a fandango
Just take me back home
Don’t take me for granted
I’m not the kind of girl

Don’t bribe me with roses
Don’t be such a poser
Don’t try to seduce me too
You’re like me ecstatic
I know I’ll regret it
If I don’t tell it straight to you

I’m not romantic
I’m not romantic
Don’t be dramatic
‘Cause I’m not romantic

Don’t bribe me with roses
Don’t be such a poser
Don’t try to seduce me too
You’re like me ecstatic
I know I’ll regret it
If I don’t tell it straight to you

I’m not romantic
I’m not romantic
Don’t be dramatic
‘Cause I’m not romantic
I’m not romantic
***
eh però Jackie qualche rimpianto lo ha lasciato, ribadisco

Stella Maris

fa freddo, questa mattina
è più carogna di quanto creda,
Stella Maris tra case popolari,
lavoratori, strette di mano,
scolari, il fumo esce sputato
da una locomotiva in corsa,
la ragazza e una vetrina di mode,
un uomo la guarda, lei sorride,
lui la segue, tra passanti,
soldati inquadrati e in marcia
senza voglia di guerra,
sbarre sorvegliano i passaggi
a livello, in città
manifesti stanchi di umidità,
guardie all’angolo, ce n’è
sempre uno da girare;
qualcuno insegue lancette
e orologi fin troppo puntuali,
un uomo vuota il secchio in strada,
il gatto pensava fosse latte,
ma non fa una piega, svolta
verso il mercato del pesce

Buona domenica amArgine: La Canzone del Girarrosto di Giovanni Pascoli (1903) + Every Day Is Like Sunday di Morissey (1988)

LA CANZONE DEL GIRARROSTO

Domenica! il dì che a mattina
sorride e sospira al tramonto!
Che ha quella teglia in cucina?
che brontola brontola brontola
È fuori un frastuono di giuoco,
per casa è un sentore di spigo…
Che ha quella pentola al fuoco ?
che sfrigola sfrigola sfrigola
E già la massaia ritorna
da messa;
così come trovasi adorna,
s’appressa:
la brage qua copre, là desta,
passando, frr, come in un volo,
spargendo un odore di festa,
di nuovo, di tela e giaggiolo.

La macchina è in punto; l’agnello
nel lungo schidione è già pronto;
la teglia è sul chiuso fornello,
che brontola brontola brontola
Ed ecco la macchina parte da sè,
col suo trepido intrigo:
la pentola nera è da parte,
che sfrigola sfrigola sfrigola
Ed ecco che scende, che sale,
che frulla,
che va con un dondolo eguale
di culla.
La legna scoppietta; ed un fioco
fragore all’orecchio risuona
di qualche invitato, che un poco
s’è fermo su l’uscio, e ragiona.

È l’ora, in cucina, che troppi
due sono, ed un solo non basta:
si cuoce, tra murmuri e scoppi,
la bionda matassa di pasta.
Qua, nella cucina, lo svolo
di piccole grida d’impero;
là, in sala, il ronzare, ormai solo,
d’un ospite molto ciarliero.
Avanti i suoi ciocchi, senz’ira
né pena,
la docile macchina gira
serena,
qual docile servo, una volta
ch’ha inteso, né altro bisogna:
lavora nel mentre che ascolta,
lavora nel mentre che sogna.

Va sempre, s’affretta, ch’è l’ora,
con una vertigine molle:
con qualche suo fremito incuora
la pentola grande che bolle.
È l’ora: s’affretta, né tace,
ché sgrida, rimprovera, accusa,
col suo ticchettìo pertinace,
la teglia che brontola chiusa.
Campana lontana si sente
sonare.
Un’altra con onde più lente,
più chiare,
risponde. Ed il piccolo schiavo
già stanco, girando bel bello,
già mormora, in tavola! in tavola! ,
e dondola il suo campanello.

Giovanni Pascoli (dai Canti di Castelvecchio, 1903)

OGNI GIORNO E’ DOMENICA DI MORISSEY

Arrancare lentamente sulla sabbia inzuppata
Torno alla panchina
DovemiI sono stati rubati i vestiti
Questa è la città costiera
che si sono dimenticati di chiudere
Armageddon – vieni Armageddon!
Vieni, Armageddon!

Ogni giorno è domenica
Tutti i giorni sono silenziosi e grigi

Una cartolina perduta arranca
sulla passeggiata in lungomare:
“Come vorrei non fossi qui”
Nella città di mare
Che hanno dimenticato di bombardare
Venite, venite, bombe nucleari

Torni indietro su ciottoli e sabbia
E una strana polvere arriva sulle mani
E sul viso …
Sulla faccia …

Ogni giorno è domenica
“Vinci un vassoio economico”
Condividi un po ‘di tè unto con me
Ogni giorno è silenzioso e grigio

TESTO ORIGINALE

Trudging slowly over wet sand
Back to the bench where your clothes were stolen
This is the coastal town
That they forgot to close down
Armageddon, come Armageddon!
Come, Armageddon! Come!

Everyday is like Sunday
Everyday is silent and grey

Hide on the promenade
Etch a postcard :
“How I Dearly Wish I Was Not Here”
In the seaside town
That they forgot to bomb
Come, come, come, nuclear bomb

Everyday is like Sunday
Everyday is silent and grey

Trudging back over pebbles and sand
And a strange dust lands on your hands
(And on your face)
(On your face)
(On your face)
(On your face)

Everyday is like Sunday
“Win yourself a cheap tray”
Share some greased tea with me
Everyday is silent and grey

Gioielli Rubati 8: Luca “Yoki” Parenti – Piermaria Galli – Cipriano Gentilino – Antonio Pibiri – Felice Serino – Luciana Riommi – Antonio “Barman” Bianchetti – Franz.

ho annotato

aspettarti stasera.
una cosa che devo fare.
darti un bacio. seconda cosa.
con moderazione dolce
darti un pizzicotto sul culo.
poi dovrei toglierti i pantaloni
piano piano le mutandine.
altre cose che devo fare.
osservarti nella penombra
l’ombra tua sindone
stampata sul muro
come fisiognomica atomica.
la relazione platonica
può essere un’erezione
continua. non si fa caso
ai difetti. o agli eccessi:
droga breve che stona.
oddio, la nuova capigliatura
quanto ti dona.

di Luca Parenti Yoklux qui:
https://yoklux.wordpress.com/2018/10/18/ho-annotato/

*

(tempo fa) #2

[quello che dovremmo amare]

le tue lenzuola e tu chissà dove.
una piena del fiume e la tua casa al mare.
il grande bianco dei tuoi seni ieri e le tue parole oggi.
l’attimo che mi finisci di stampare nel mese che potresti essere tu.
spedirti in posta e ritirarti in un albergo dove non siamo mai stati.
quel quando tutto fila liscio tutto fila via che dici.
le tue brevi malattie che mi contagiano la bocca mentre parli.
scriverti una poesia dove poi tu ti siedi senza ascoltare.
quel te solo intravisto perché troppo sparito nell’affollarmi.
il tuo sole frequente nelle mie mattine di pioggia.
il quartiere di alfama sul pendio della tua malinconia.
quell’angolo di strada senza di me dove vendi fiori ai passanti.
il telefono che squilla nel cuore della notte e le tue stanze deserte.
le tue chiese magre della borgogna nelle annate di vitigni sbagliati.
i cartelloni pubblicitari di litoranee prodigiose sulla tangenziale dei tuoi fianchi.
tu che leggi la mostra delle atrocità, la storia dell’occhio e quella poesia di pagliarani.
l’attimo in cui perdi la vista e mi dici racconta tu.
le tue mani che si legano a qualcosa che non terrà mai quando ti basterebbe una piccola estate e brevi ringhiere.
le 8.25 di oggi e gli attimi poi in un anno dove vediamo fiorire i fiori
e la tua bocca tra molteplici labbra & l’O di meraviglia a difesa dell’orizzonte
(ecc, ecc.)

di Piermaria Galli, qui:
https://piermariagalli.wordpress.com/2013/04/07/tempo-fa-2/

*

la pioggia

la pioggia d’autunno
dei cieli anneriti
scioglie lenta epitaffi di
occhiali e scarpe di cenere
giacche rattoppate di piombo
e cadono di notte dal platano
foglie rosse scosse
senza coro di versi ribelli

di Cipriano Gentilino, qui:
https://ciprianogentilinonuccio.wordpress.com/2018/10/21/la-pioggia/

*

Mostrò dove viveva.
Una visita guidata.
“Fammi strada!”
casa-museo
o peggio: sito archeologico
con abitante in vita.
Le sue piccole apnee
che impallidivano il volto
erano un
esercizio preparatorio
alla buca, terra.
Il calcolo della luce residuale
sulla lavagnetta in cucina.
Non desiderava la casa nuova,
confessò, con sguardo fermo
sui pendii e filari del paesaggio Toscano,
bensì ampia e senza mura,
del tutto aperto l’aperto,

da una parola all’altra

tutta la distanza.

di Antonio Pibiri, qui
https://rebstein.wordpress.com/2018/10/22/il-prezzo-della-sposa/

*

ANGELO

angelo icona della volta
che mi vedevi da lassù
la testa all’ indietro
a contemplare i lineamenti perfetti

nei tuoi occhi vedevo palpitare
il cuore della Bellezza e
m’ incantavo

poi per paura
del male del mondo
la sera mi rifugiavo nel sogno
di te e toccavo il cielo

quando
dopo la mia accorata preghiera
venivi a visitarmi

di Felice Serino, qui
https://sestosensopoesia.wordpress.com/2018/10/23/angelo/

*

in fuga

io me l’immaginavo statico in vecchiaia, fermo sulle gambe,
lento, immaginavo il tempo
di giocarlo a curare le mie falle, tante, di lettura,
a rifinire incompiutezze di pensiero
e di figura.
immaginavo nessun altro posto altrove dove stare
che non fosse esattamente quello
intorno ai miei silenzi.
non l’avevo immaginato ancora in fuga
il tempo, come me.

di Luciana Riommi, qui
https://lallaerre.wordpress.com/2018/10/22/in-fuga/

*

LASCIATEMI I SOGNI

Lontano dal paradiso
guardo il mistero della vita
non c’è ragione
di essere inquieti
quando
il canto breve di una farfalla
trascolora la luce dell’ aurora
dentro un altro giorno
dentro un altro inizio

Ogni luna sorge
senza far rumore
perché la notte non ha bisogno
di tutti i nostri suoni
e le stelle non parlano mai
quando il buio è solamente
un attimo d’ intimità
abbandonato nei ricordi

Allora
mi sono sepolto
per essere solo

Rifuso nel tempo
lasciatemi morire

nell’attimo che sopravvivrà
lasciatemi il vento

per conoscere l’ anima
lasciatemi i sogni

di Antonio Bianchetti, qui
https://antoniobianchetti.wordpress.com/2016/02/02/lontamanze/

*

Simbolo d’assenza

Non è piuma, non è ala, non è tatto
la parola senza sguardi non ha impatto.
Solitaria e selvaggia lancia un suono
e veleggia, scoria nel vento. e non sa di buono.
Non sa di buono come un riso sincero
quel cristallino farfugliare che sa di vero.
La parola, qui, s’arrotonda e si veste
ma non è la mano dolce che ti sveste,
non è silenzio d’attesa in rorida presenza
è solo smunto e pallido fiore simbolo d’assenza.

di Franz, qui:
https://infinitis8.wordpress.com/2018/10/21/simbolo-dassenza/

**********

ascolti amArgine: Lucky Man – Emerson Lake & Palmer (1970)

Testo di una semplicità banale, disarmante. La canzone era già stata composta da Lake forse all’età di dodici anni. Lucky Man fu inserita nell’album di esordio di Emerson Lake & Palmer, pubblicato nel 1970. La scelta di distribuire il brano anche come singolo ha una strana storia. Un giorno, Emerson e Lake sentirono la canzone alla radio presentata come “nuovo singolo degli Emerson, Lake & Palmer”. Nessuno dei membri della band ne era al corrente, chieste spiegazioni, scoprirono che era stata un’idea dei manager pubblicare Lucky Man come singolo all’insaputa del trio, per non creare ulteriori tensioni tra Emerson e Lake. Palmer è sempre stato un pacifista.
Mi si stringe il cuore al ricordo di questo supergruppo, uno dei miti della mia adolescenza. Emerson cui la natura ha donato un naturale talento per le tastiere, Lake con la sua voce inconfondibile, Palmer col suo drumming potente. Il tempo, si sa, non è stato galantuomo con loro. I loro dischi erano già vecchi alla fine dei Seventies. Emerson l’ha fatta finita suicidandosi, Lake è stato demolito dal cancro che infine lo ha ucciso, Palmer è ancora vivo e lotta con noi.
Sono stati uomini fortunati. La musica, finché li ha amati, ha donato loro fama, successo e ricchezza.

UOMO FORTUNATO

Aveva cavalli bianchi e donne secondo graduatoria
Tutte vestite di raso e in attesa davanti alla porta

Oooh, che uomo fortunato era

Pizzi e piume bianche, hanno creato il suo letto
Un materasso ricoperto d’oro su cui si posava

Andò a combattere guerre per il suo paese e il suo re
Del suo onore e della sua gloria la gente cantava

Una pallottola l’aveva colpito, il suo sangue correva mentre piangeva
Nessun denaro poteva salvarlo, così si sdraiò e morì

TESTO ORIGINALE (di Gregg Lake)

He had white horses and ladies by the score
All dressed in satin and waiting by the door

Oooh, what a lucky man he was
Oooh, what a lucky man he was

White lace and feathers, they made up his bed
A gold covered mattress on which he was laid

Oooh, what a lucky man he was
Oooh, what a lucky man he was

Aaaah

He went to fight wars for his country and his king
Of his honor and his glory the people would sing

Oooh, what a lucky man he was
Oooh, what a lucky man he was

A bullet had found him, his blood ran as he cried
No money could save him, so he laid down and he died

Oooh, what a lucky man he was
Oooh, what a lucky man he was