Ascolti amArgine: America – Simon & Garfunkel (1965)

C’è un pizzico di Giovane Holden nel testo di questo brano, che mi ricorda l’immarcescibile musicassetta piratata col Greates Hits di Simon & Garfunkel, sempre presente nelle scampagnate sull’erba a sognare un mondo migliore, e probabilmente ancora dentro un cassetto da qualche parte, dentro un qualche mobile, in casa.

America

– Amiamoci ed uniamo le nostre fortune –
– ho qualche appartamento da offrire –
così prendemmo un pacchetto di sigarette
e le torte della signora Wagner
e partimmo per cercare l’America.

– Kathy, – dissi, mentre salivamo
su un pullman della Greyhound a Pittsburgh 
– il Michigan mi sembra un sogno adesso –
ci ho messo quattro giorni con l’autostop da Saginaw 
sono andato a cercare l’America 

Ridendo sul pullman
facendo smorfie con la faccia
lei disse che l’uomo con il vestito di gabardine era una spia
io dissi – Attenta, nel nodo della sua cravatta
c’è veramente una macchina fotografica – 

– Passami una sigaretta, penso ce ne sia una nel mio soprabito –
– abbiamo fumato l’ultima un’ora fa –
così guardammo il panorama, lei lesse la sua rivista
e la luna sorse sulla distesa dei campi

– Kathy, sono perduto -, dissi
anche se sapevo che stava dormendo
sono vuoto e sofferente e non so perché
mentre conto le macchine sulla New Jersey Turnpike 
sono tutte partite in cerca dell’America
sono tutte in cerca dell’America…

Testo originale

” – Let us be lovers we’ll marry our fortunes together –
– I’ve got some real estate here in my bag –
so we bought a pack of cigarettes and Mrs. Wagner pies
and we walked off to look for America

– Kathy, – I said as we boarded a Greyhound in Pittsburgh
– Michigan seems like a dream to me now –
it took me four days to hitchhike from Saginaw
I’ve gone to look for America

Laughing on the bus
playing games with the faces
she said the man in the gabardine suit was a spy
I said – Be careful his bowtie is really a camera –

– Toss me a cigarette, I think there’s one in my raincoat –
– we smoked the last one an hour ago –
so I looked at the scenery, she read her magazine
and the moon rose over an open field

– Kathy, I’m lost, – I said, though I knew she was sleeping
I’m empty and aching and I don’t know why
counting the cars on the New Jersey Turnpike
they’ve all gone to look for America
all gone to look for America
all gone to look for America”.

La non cultura di esaltazione della morte è fascismo.

Benché gli anelli siano distanti l’uno dall’altro, e molti ostacoli siano stati posti di fronte ai combattenti da coloro che si muovono agli ordini del sionismo così da rendere talora impossibile il perseguimento del jihad, il Movimento di Resistenza Islamico ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di Allah, senza chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto. Il Profeta – le preghiere e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei” (citato da al-Bukhari e da Muslim). (Statuto di Hamas, articolo 7, ultimo capoverso) Tutto questo mi fa pensare che anche allah e maometto siano due bei peracottari.

Promemoria

Comperare le arance,
sono ancora buone e fanno bene.
Ricordare le periodicità,
oggi va bene domani no.
L’esercito del surf.
Il tambur battente.
Le rovine oscillano in cielo
canne d’organo al vento.
Seppellire Domitilla.
Le sillabe.
I bei sonni.
Contare tutte le dita,
i denti, riadattare il sorriso,
sprimacciare gli umori.
Accarezzare la segretaria,
non l’ho più.
Oh mioddio chissà dove
mi parcheggeranno dopo avermi piantato
qui.
Le facce dei masticatori.
Due latte di infiammabile
per assestare i conti una buona volta.
Smettere di lagnarsi.
Vedere dove ho lasciato il forte
con soldatini e cannoni,
da qualche parte
dovrebbe esserci un aereo,
ma dovrei spostare tutti i libri,
riaprirli, forse l’ho lasciato
come segnalibro tra due pagine.
Il pane c’è? Sì e no
nulla di guadagnato.
Caffè, sigarette, tutto quanto fa male
è così buono.
 

Pink Floyd e poesie di Silvana Stremiz

Oblio d’amore
.
Una notte di pura follia
un gioco erotico fatto di sguardi
di silenzi, di parole, trasgressione
e sussurri dell’anima.
Il donarsi è totale
in quella danza senza ipocrisia.
Parlano i silenzi ballano i SENSI.
In una solo una notte
dove tutto è lecito
senza inibizioni.
.
Il proibito è dei codardi
che non sanno amare
che non sanno vivere
ogni battito dell’essere vivi.
.
Gli abiti cadono a terra spogli di tutto.
Le labbra percorrono antichi sentieri
segnati dal tempo ma vivi d’amore dentro.
Il brivido profondo l’uno dentro l’altro
una sola entità.
Respiri di me respiro di te
per quell’attimo eterno
che ci compone.
.
Una forte stretta
uno struggente abbraccio
l’uno dell’altro.
Prima di riprenderci i corpi
e andarcene via
così…. con un addio
Io eternamente parte di te
Tu eternamente parte di me.
.
*
.
So che peccare si dice sia peccato
.
So che peccare
si dice sia peccato
ma so che di te
peccare è lecito
me lo dice il cuore
l’anima
e ogni centimetro di me.
.
Proibito è rimpiangerti
lasciarti andare
senza sfiorarti
toccarti
baciarti
amarti
prendere un attimo di te
per donarti un attimo di me.
.
L’unico vero peccato sarebbe di te il rimpianto.
.
*
Un caffè con Allah
.
Vorrei bere un caffè con Te Allah
con un cucchiaino di “perché”
amaro senza zucchero
com’è amara la morte in nome Tuo.
.
Io e Te
per comprendere il tuo di disegno
per comprendere perché
un padre dovrebbe mandare a morire un figlio
e guardarne il sangue scorrere.
.
Il mio di cuore non comprende il tuo di disegno
il mio di cuore traccia l’infinito
di un sogno di speranza
non di un ieri barbaramente ucciso
ma di un domani che deve nascere.
Il mio di cuore con o senza Dio
non disegna la morte dei suoi figli
non vuole il loro sangue
ma darebbe il suo di sangue
per regalargli anche solo un giorno di più.
.
Vorrei bere un caffè con Te Allah
per comprendere il perché
quel perché che non c’è
che vaga muto urlante nelle lacrime
del mondo
ammutolito dal sangue versato lungo le vie di Parigi
laddove il cuore di ognuno di noi è ferito e lacerato.
.
Un caffè con Te Allah
cosi che tu possa comprendere
che il tuo di disegno non è fatto con amore.
.
*
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Silvana Stremiz, nata in Canada nella città di Port Arthur (provincia dell’Ontario) nel 1960, da genitori Italiani, (friulani) emigrati all’estero per lavoro. Si trasferisce in Italia in età adolescenziale. Si sposa ha 4 figli. Caparbia, tenace e volenterosa con profonda sensibilità celata a tutti, e ancora di più a chi lei ama.
 

Gioielli Rubati 146: Alfonsina Caterino – Federica Simionato – Mariella Tafuto – Gabriela Marie Milton – Michele Carniel – Benito Ciarlo – Ettore Massarese – Eddie Silver.

La rubrica è reperibile anche qui:
https://ilmondodibabajaga.wordpress.com/
un sentito grazie a Daniela Cerrato per la collaborazione e le idee.
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DO – RE – MI – FA
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solo la musica bacia il sole
in bocca
non distanti le frecce
frantumano lo splendore
le bacchette spartiscono le note
gli spartiti squarciano la luce sull’estrema bellezza
il fiume apre archi la sinfonia accade scucitura
le distanze agiscono foglie
il vuoto balza rugiada sulla retina
l’attimo risuona primo violino
sottile lastra smaltata
liquefatta sul nero intorno
scheggia e indora le vele
bianche spalancando sul mare aperto
spigato rosso
.
Lo scultore scava la forma dentro
la musica raffina i fianchi
l’urto germoglia scaglie sul frastuono esplodono limiti
disintegrano gli abissi arrovellano spilli
la pietà capovolta sogguarda le stelle
ravvicinate reti rifrangono specchi sulle schegge
accordano oceani, bimemolle, mari
il senso arboreo nel fragore intatto
arpeggia fra le rughe
un cuore disperso
fuori dall’esistenza
.
Altre corde il sole
muove uomini sferici
incisi
fiatano sul giorno nuovo
un coro puntale arpeggiato
singhiozzando
la muta inarrestabile …
.
.
.
di Alfonsina Caterino, qui:
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*
.
Insonnia
.
A volte la notte
è solo un guardare
dal respiro rallentato,
la coperta troppo corta
di un peccato.
.
Un letto sfatto,
il fiato corto
di un incubo ad occhi aperti.
.
A volte la notte
è solo il freddo dei piedi scoperti,
un cuscino di piume e pensieri.
 
Ma quanti sogni in quegli occhi neri.
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di Federica Simionato, qui:
https://www.facebook.com/115650036728174/posts/287966812829828/
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*
.
Ho perso un verso
.
L’hai mica trovato
quel verso che ho perso
che ieri bruciava
e accendeva la notte?
.
Diceva con quattro parole
di amore di vita di sesso
diceva di tutto
.
Lo avevo pescato per caso
tra cosce svagate
e flussi di sogni interrotti
.
Non era brutto
.
Non era intorcinato
.
Era perfetto
.
Era il verso da tanto cercato
.
L’ho tenuto a mente un istante
ho pensato restasse lì per sempre
ho sbagliato
.
L’hai mica trovato?
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di Mariella Tafuto, qui:
https://mariellatafuto.wordpress.com/2021/05/06/ho-perso-un-verso/
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*
.
Io sono l’unica
.
Sono la voce dei tuoi amori passati
che si fa eco nelle tue fantasie più selvagge
vestita di rose all’altare dei tuoi sogni
Sono colei che non hai mai avuto,
la mia anima scorre dalle lacrime del Nilo
dalle mani dei bambini che ancora mendicano
attraverso rovine, oscurità e dolore profondo
attraverso guerre che non capiranno mai.
Sono l’ultima che si salverà
perché ho peccato all’ombra della Sua croce
quando le fontane spagnole piangono al tramonto
Sono la Desdemona che non hai mai incontrato,
oggi Granada è il luogo
in cui una volta fu ucciso García Lorca.
Sono la piuma dell’uccello ara dorato
e nella città dove suonano le campane
sono la sola di cui non hai mai udito i pianti.
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di Gabriela Marie Milton
inclusa nella raccolta “Passioni: poesie d’amore ed altri scritti”, qui:
https://shortprose.blog/2021/05/20/i-am-the-one-poem-by-gabriela-marie-milton-masticadoresusa-update/
traduzione di Daniela Cerrato
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*
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Diventerò padre di una pianta di glicine
la attorciglierò attorno al cancello arrugginito per noia
e mentre la proteggerò con un tocco innamorato
lascerò che il vento si sieda sul dorso delle mie mani
Rimetterò in ordine un cielo confuso
quando il sole si esaurirà dietro la fame dei campi
o galleggerà sopra i pensieri evaporati dai tetti
inossidabile sarà la fierezza dei miei sguardi
Poesie sbriciolate diverranno fortezza
e mi aiuteranno a sostenere il peso del verbo
quel grammo di foglio che riposa
su un altro grammo di foglio
Sono utile alla mia imprudenza
devoto ai capitelli votivi sopravvissuti alle preghiere
sensibile all’effetto balsamico delle tue labbra
conseguenza irrazionale d’un amore fiorito.
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di Michele Carniel, qui:
https://www.facebook.com/michele.carniel.313
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Presagio
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Il mio tempo finisce.
È vero, sto partendo.
È inutile negarlo, vado via.
Sono stanco del cielo
che mi cade sul cuore
ogni volta che alzo gli occhi.
Detesto le sue stelle
che si lacerano di rimpianto
ed hanno smesso da tempo
di indicarmi la via.
La clessidra si svuota
sull’ansia degli inutili bilanci.
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di Benito Ciarlo, qui:
https://poesiedel21.wordpress.com/2021/05/24/presagio/
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Clima sospeso
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C’è nell’aria un clima sospeso
come un lieve indugiare di nuvole
resistenti correnti al pallido Sole.
Accade così quando il tempo si ferma,
tutto sta…
e tu sospendi il roteare della terra
sotto questa bolla che sa quasi di serra.
E pensi da fiore altro fiore,
sorridendo bimbo,
all’inevitabile rima con cuore.
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Di Ettore Massarese
https://infinitis8.wordpress.com/2021/05/23/clima-sospeso/
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Uscendo dalla città
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Proseguendo lungo il sentiero mentre mi aggiro
L’acqua scorre veloce con dolce suono rilassante
Uscendo dalla città trovi un posto tranquillo,
Il tempo non ha significato, l’orologio perde volto.
.
I pensieri vengono in prospettiva e i dubbi svaniscono
Mentre il sole arriva in alto e brucia durante il giorno,
Le mie preoccupazioni e paure stanno perdendo importanza,
Mi sento un po’ più a mio agio in un luogo migliore.
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Gli uccelli volano intorno a me, cantando e cinguettando liberi,
Il sentiero ha una guardia d’onore fornita dagli alberi,
All’improvviso tutto è fermo, il vento più dolce di una brezza,
Un tavolo da picnic come altare per ringraziare uccelli e api.
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Di Eddie Silver, qui:
https://edwardsilver426.wordpress.com/2021/05/09/getting-out-of-the-city/
traduzione di Daniela Cerrato
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Il Vaccinone 106

Che strano clima si respira in Italia, non tanto di rompete le righe, quanto di tutti a magnà. Andiamo con ordine: riaprono le discoteche, ma non si può ballà, però si può magnà, Immagino che nelle biblioteche sia la stessa cosa, anzichè trovare la copia di un raro incunabolo, serviranno maccheroni alla Vate, oppure saltinculo all’Allen Ginsberg, non meno fortunati saranno i bordelli: nun se potrà bombà, ma uno spaghettino mare non lo negheranno a nessuno. Agone, preso dalla fregola di una pubblicità dell’evento “la patata in spiaggia” ha chiuso l’edicola, ha telefonato alla moglie dicendole che doveva visitare un antico convento in Casentino, ed è partito alla volta di Rimini; ha beccato tutti gli autovelox possibili, tanto che finirà di pagare multe nel XXII secolo; arrivato in spiaggia si è visto offire al modico prezzo di 22 euro un piattino di plastica con quattro patate lesse condite con aglio e prezzemolo. La tragedia si è verificata poco dopo, quando la moglie, nel bagno attiguo per la manifestazione “Famolo strano i mille modi di cucinare er sarsicciotto” lo ha visto. Eh sì, i conti si fanno alla sera, quando il povero Agone si è presentato al Pronto Soccorso con fratture multiple ed ecchimosi varie, tenendo in mano due confezioni di wurstel di pollo Amadori.

Kings of Convenience con poesie di Martina Campi.

A volte sono richiesti
.
A volte sono richiesti
i denti anche
per le cose più semplici.
Come se
per un
attimo
unire o dividere
fossero lo stesso
(mordere) gesto.
.
*
.
Cento secondi
.
Continuerà ad esistere
l’universo, per almeno altri
ventotto milioni di anni
da vicini siamo blu,
poi ci allontaniamo
nel rosso
convergiamo su tavole
igienizzate quando
la luce non esisteva, ancora.
Per quanto possa sembrare
strano, abbiamo da imparare
che il tempo non esiste
è solo il dentro,
che si espande.
.
*
.
Con le spazzole e gli elastici
.
Con le spazzole e gli elastici
fa le cinque del giorno
dimenticanza, se mai,
lo sparpagliato ventaglio
del compensato
passare nel buio per caso
occasione per tenersi stretti
alla distrazione
o
divenire invece
visibili
per scelta di forma.
Sovversione
di spigoli e oggetti
sui rimorsi
scorrevoli
delle ore.
.
*
.
Dimmi che cosa vedi
.
I
E poi
Sull’erba cammina l’ombra
Sul deserto l’ombra cammina
Sull’erbetta sottile davanti ai colli
gli scialli aperti, sciacalli avventati;
venti avvelenati dai monti
molti altri morti, chiarori
dispersi nelle carte
e nei fogli.
Lattine d’acque sorgenti ai piedi
Nei piedi le acque emerse dall’era,
dall’erba sovversiva, ch’era estate.
D’alare sogni, invocazioni, anulari tagliati,
vie, nelle gazzose necessarie, come scarpe,
se ricevute in dono domate da maestri
confusi sul fondo del mondo.
I fogli ondulati e gialli:
dune del deserto in fiamme.
E voletti sussurrano calabroni
illesi perché compianti
II
E dunque vi sorregge questa sconcertante certezza
d’una lingua di cui conoscete segreti.
E non si spezza e non s’affretta,
con le virgoline e le maiuscolette
tutte intente, sai.
Tende da portare, tende da sbrogliare,
tutti i perimetri di una partenza.
E poi, solo attenzione al fermaglio,
questa volta. Il fermaglio
III
Così com’è, proprio così com’è
contiamo tutte le prime volte
e confrontiamo
Le luci i colori le voci cocci
e così, sospese e le interruzioni
impreviste
Con le improvvise scariche
di pianto su rapporti e vizi,
e virtù e una mandria
di terra e fango e lacrime e vestiti
che non si cambiano più
E tutto l’accumulare tutto l’accumulare
l’abbiamo lasciato agli altri,
più precisi e sempre là
sempre là che c’era da fare
e poi si tornava soli
perché tutto era già finito, tutto
e non c’era più nessuno
e quelle cose portate fin qui
e lasciate sole
abbandonate sotto il buio
che magari piove
non occuparsene
(so solo che non so)
quando questo tempo provoca
gli smottamenti,
che tutto si sposta,
tutto si muove
e non c’è più nessuno
ci vuole qui qualcuno per amore
e non c’è tempo,
non ci sono coltelli la notte
e magari ci sono le sviste
IV
E ora ecco, dopo il silenzio,
dopo questa cosa questa dormita
sacrosanta con il sole sulla testa
sembra
Così, dimenticare è l’opportunità
sdraiarsi e sentire
quel freddo che poi tu sai
tu conosci perché ha un nome che sai
Come questi animaletti saggi
color caramello più chiaro,
più scuro spostarsi, a piacimento
a lento, lento, lento.
Tu sai questo freddo tu sai
o non sai questo freddo.
V
E serve al mondo ora serve a noi
capire dove ci siamo rotti,
dove e quale è il pezzo mancante
(se) la bocca o un anulare, spezzettato
nelle bibite, o i piedi, mai più piedi
solo scarpe
cose come la testa sopra
tasti caramello
e foglio pergamenta.
E lui lo sa
che ci manda i messaggi auto-decifranti
quanta lotta nel pomeriggio
lui sa il dolore del pomeriggio
il pomeriggio vince ma poi la sera
a sera perde.
Perde quota e conscientezza
e non può fare rapporto
E rotola già all’ocean
VI
E non c’è un can
a forma di sabbia a forma
di foglia s’abbia, forma
di braccio spezzato
Rotola senza forma,
con la forma che ha
e non riconosce, al tatto
più la disconosce, e dietro
le porte, parti sbagliate,
ci sono i ricordi delle persone
giusti rimasti, intatti com’erano.
Sinceri, ispirati com’erano gli ovìcchi
cancellati i sospiri dell’estate
rimessi e subito rimossi e tutto vola via
senza vento vola via, questo sgombro vola via,
dagli odori fìdi, muffa delle cantine,
dell’umidità dei giorni.
Fiori secchi al posto dei capelli
li vedete adesso, come sono e si rompono
tutti tutti si rompono
in cieli nuvole via.
La febbre preferita dell’estate.
VII
Che tanto tempo fa si rompevano
tutte queste cose arancioni
queste voci che dicevano sempre
cosa fare come fame come bere e poi
Perché s’era detto
di far bagagli e sbaraccare
far bagagli accumulatori
accumulati di bagagli
respiriate sotto peso e
andiamo
io mi muovo e respiro e non so
dove vedo, più in là.
VIII
E gli assassini e gli altri
più sottili suonare, ripiegare,
ripiegare le magliette rimaste
e poi noi voliamo nei pomeriggi,
tra i balconi nella canicola
quando è estate ma ancora no,
che non è ancora primavera
sui cortili ghiacciati a schiantarci giù
giù tutti giù
sui cortili tutti giù
tutti giusti i cortili
a schiantarci
IX
E poi perché ci vuole la calma,
sapete ci vuole la sorrisa,
la.. stortura ci vuole
mentre si fa il bucato, il seitan
il seitan, poi sbadigli enormi,
feroci balsamici o no, falò…
loro lo sanno e nella notte
si danno consiglio
con le ninne nanne,
con i bucati freschi salgono
ti baciano e t’abbracciano e chi sei
chi sei continui a dire perché
nell’armadio ce n’è uno uguale
nuovo nuovo uno perfetto nuovo nuovo
e tu sarai nuovo anche tu
presto questo freddo anche tu.
Il freddo, il freddo è il saio
il tuo saio per dormirci
stanotte sai per tradurti
ciò che sai tu lo sai
tu lo sei ciò che sei.
.
*********************************************************
Fondatrice, insieme al compositore e musicista Mario Sboarina, del progetto di musica e poesia Memorie dal SottoSuono – The poetry music experience nel quale si fondono reading poetico, elettronica, jazz/ambient, contaminazioni afro e accenni di musica popolare; di Marzo 2016 l’omonimo album. Del 2010 il cd Mani e qualcos’altro.
Il progetto Memorie dal SottoSuono è oggi un vero e proprio collettivo di artisti di diversa formazione. Martina Campi ha pubblicato: ( ) Partitura su riga bianca (Arcipelago itaca, 2020; Premio “Arcipelago itaca”), Quasi radiante (Tempo al libro, 2019), La saggezza dei corpi (L’arcolaio, 2016), Cotone (Buonesiepi Libri 2014), Estensioni del tempo (Le Voci della Luna Poesia, 2012 – Vincitore Premio Giorgi); è presente nella plaquette È così l’addio di ogni giorno (Corraino Edizioni, 2015, a cura di Niva Lorenzini). E’ stata curatrice, con A. Brusa e V. Grutt, di Centrale di Transito (Perrone Editore, 2016). La sua poesia è tradotta in varie lingue e presente su litblog, riviste e antologie.
il suo sito:

http://www.martinacampi.it/

Incautamente

Incautamente il vuoto spazia
la possibilità di sgusciare,
sulle antenne gli occhi puntano
ogni genere di bianco, altri colori
non si vedono. La bussola,
espediente per un altro nord,
non offre scalo o porti sicuri:
nel secco non c’è ombra d’acqua
attracco è arrampicare.
Nessuno è primo a conoscere
disperanza, l’omicidio che cambia
ogni direzione.
Soltanto la fatica
può insegnare a volare.