ascolti amArgine: Immigrant Song – Led Zeppelin (1970)

Si potrebbero anche fare forzate attualizzazioni di questa canzone di ‎Robert Plant e soci, ma restando aderenti al testo – e alla musica feroce ed incalzante che lo ‎accompagna – non si può non ammettere che questa “Immigrant Song” è una canzone, anzi, un urlo ‎di guerra, quello delle orde vichinghe che tra l’Ottavo e l’Undicesimo secolo si abbatterono a più ‎riprese sulle coste inglesi.‎
La canzone fu infatti scritta da Plant, cultore della mitologia nordica, in omaggio alla terra d’Islanda ‎dopo un concerto dei Led Zeppelin tenutosi a Reykjavík a metà del 1970. A volte non basta il titolo a spiegare tutto il contenuto.

CANZONE MIGRANTE (trad. Riccardo Venturi)

Ah, ah
veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve,
dal sole di mezzanotte dove sgorgano le sorgenti calde.
Il martello degli dèi
spingerà le nostre navi a nuove terre,
per combatter l’orda, cantando e urlando:
Valhalla, sto arrivando!

Procediamo sbattendo i remi,
la nostra sola mèta è la costa a occidente.

Ah, ah,
veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve,
dal sole di mezzanotte dove sgorgano le sorgenti calde,
Come son morbidi i vostri campi così verdi,
sanno sussurrare racconti sanguinosi,
di come abbiam placato le maree della guerra.
Siamo i vostri dominatori.

Procediamo sbattendo i remi,
la nostra sola mèta è la costa occidentale.

Ora fareste meglio a fermarvi
e a ricostruire tutte le vostre rovine,
perché la pace e la fiducia possono trionfare
nonostante abbiate perso.

TESTO ORIGINALE

Ah, ah,
We come from the land of the ice and snow,
From the midnight sun where the hot springs blow.
The hammer of the gods
Will drive our ships to new lands,
To fight the horde, singing and crying:
Valhalla, I am coming!

On we sweep with threshing oar,
Our only goal will be the western shore.

Ah, ah,
We come from the land of the ice and snow,
From the midnight sun where the hot springs blow.
How soft your fields so green,
Can whisper tales of gore,
Of how we calmed the tides of war.
We are your overlords.

On we sweep with threshing oar,
Our only goal will be the western shore.

So now you’d better stop
And rebuild all your ruins,
For peace and trust can win the day
In spite of all your losing.

cielo romagnolo

ho un debole sentimentale
per questo cielo romagnolo
pessimo mentitore,
nebbia o zanzare tutta la vita,
ma qualche botta di sole
prima o poi annichilisce

lo Sterminatore è nato qui,
ogni giorno ha occhi languidi
pronti a rapire,
ad annusare fin dalle guance
l’odore di cosmetico
sulla faccia della luna

e, nonostante
il mangiare unto,
quarti di femmina distratti,
la Linea Gotica
sempre pronta a ferire, sì
ho un debole sentimentale

da oca appena nata,
pronta a seguire
lo studioso che l’osserva,
pronto a tradirne
ogni sindrome, animo,
pur di affibbiarle un nome

Ascolta & Leggi: Antonello Venditti – Giovanna Sicari

Estate ‘95

Potrei chiedere alla sibilla
di una sera tenera e infantile
quando dolce bolle l’acqua
del pozzo ma la sibilla
sono io, allora dico tutto,
delle sevizie e degli abbandoni
di lettere felici e infami
interi repertori di silenzi e i biglie
quando i parenti erano l’autorità
e amavo ogni forestiero.
La maga dice: la legge incombe
la legge vuole, domani ti darà
la sua acqua. Cammino
in diagonale, ho mire e tuffi
– dammi la forza, dammi il bene –
Il mare è tempesta pura,
i mendicanti sono fermi
sulla spiaggia di Sperlonga
tappeti e spalle curvi, ogni
cellula è lontana da quella
madre che tortura, ogni famiglia
è ferma in quella legge speciale
della fortuna, della scintilla
del lungomare, della cellula
che si ripete.

Epoca immobile (Jaca book, 2003)

Vorrei baciarti il sangue

Vorrei baciarti il sangue
amore mio, e ancora fare andare
le dita nel vento,
accarezzarti i capelli, la fronte
sentirti dentro l’aria
dentro il ventre, sentire
come è leggero il vento
e come apre le vie
e come tutto sembra possibile
sapere quanto possa
l’amore con la saliva e il silenzio
curare dalla fonte.

20 luglio 2000

Amore del rifugio e dell’acqua

Amore del rifugio e dell’acqua,
amore di poche parole lontano dall’insidia,
amore degli uomini santi, accarezza il viso del turbamento
dammi i nomi del perdono, il canto sepolto della legge,
sento che saremo vicini anche in autunno,
ci abbracceremo nelle case vuote ricordando un antico passato
per dimenticarlo, soltanto l’oro più puro della nostra anima
sarà con noi, forse saremo donna e uomo solamente,
forse farà già freddo e ci abbracceremo fra gli alberi stanchi
ridendo di ogni cosa, il passato ci lascerà e saremo
nuovi, leggeri, redenti.
Sarà ottobre o novembre, nel bosco
Saremo teneri e allegri nelle nostre braccia di terra,
fra acqua e fuoco, smarriti dalle azioni.
Quando ci lasceremo sarà sui polpastrelli la
nostra anima vera, nell’aria ci sarà cura
per la ferita.

2 agosto 2000

Clinica del Sacro Cuore , Roma 21 novembre 2003

Volevo quei gerani bianchi e rosa
in quei vasi scuri su quel
ferro battuto, lo stesso che ora
guardo qui dall’ospedale
si avvicina il tramonto
e il girasole dà la sua attenzione
(le cose importanti stanno
sempre nascoste e non bisogna spaventarle)
I fiori, la voce che stanca
i colori segreti dei bambini
un chiarore nuovo splendente
rischiara i miei piedi
il corpo deve ritornarmi
ho bisogno di te, sono priva
di peso – questa stanchezza sfiora
i piedi, fa fare i primi passi
la pietra, i nodi, le catene
rispondono e tutto balza
vuoto nell’aria sapiente
Oh sorpresa dei riccioli rossi!
Bambini dei tronchi è già primavera!

29 novembre 2003

Oh rosseggiare dell’autunno
caldo manto di rose,
foglie variopinte come rose
tappeti magici che vengono
dal cielo, preghiera perpetua
della musica e del cuore
cancella ogni empietà,
tutte le cose che chiamiamo
colpa e peccato
nessuno è buono
se riesci vendi tutto quello che hai.

Giovanna Sicari nasce a Taranto nel 1954. Pubblica le sue prime poesie, nel 1982, sulla rivista “Le Porte”, pubblicherà in seguito su “Alfabeta”, “Linea d’ombra” e “Nuovi Argomenti”. Nel 1986, pubblica sette libri di versi e tre di prosa, tra questi il volume “La moneta di Caronte”. In quegli anni lavora come insegnante nel carcere di Rebibbia fino al 1997, anno in cui si ammalerà gravemente. Muore la notte tra il 30 e il 31 dicembre del 2003.

passano giorni

passano giorni,
un islamico nel suo caffetano
corre in bicicletta sulle strisce,
slave legnose
portano a spasso italiane arrugginite,
importanti rivelazioni
sulla trattativa stato mafia
giacciono a pagina ventisette,
non si vedono rondini
il sole non ci nutre,
la stasi è più della polizia segreta,
la casa del Maestro
è in ristrutturazione;
passa una ragazza liscia
a seguire due suore in bianco,
la volante dei carabinieri
tutta lustra è al calduccio
dentro un’isola pedonale,
qualcuno stramaledice
a percentuali le ultime elezioni,
nessuno saluta,
avessi avuto fra i miei tre desideri
la salvezza dell’anima mia!
la strada di tutti
piena di buche, bagnata,
è pioggia per chi non ha sete,
c’è tanto silenzio:
i commercianti lo danno col resto

ascolti amArgine: Sweet Home Albama – Lynyrd Skynyrd (1973)

Col freddo che fa oggi in Romagna, e con la pressione da pneumatico ferrari che mi ritrovo, preferisco scaldarmi con questo classico rock sudista del 1973. Il testo è becero e conservatore, un’esplicita risposta ad Alabama di Neil Young, che aggiungo sotto invece del testo originale dei Lynyrd.

ALABAMA, DOLCE CASA

Le grandi ruote continuano a rotolare,
mi portano a casa a vedere i miei genitori
cantando canzoni della terra del sud
Mi manca ancora una volta l’Alabama
e penso che sia un peccato

Bene, ho sentito il signor Young cantare di lei,
ho sentito il vecchio Neil umiliarla.
Beh, spero che Neil Young si ricordi
che un uomo del sud comunque
non ha bisogno di averlo tra i piedi

Alabama, dolce casa
dove i cieli sono così blu
Alabama, dolce casa
Signore, sto venendo a casa da te

A Birmingham amano il governatore
Ora tutti noi facciamo quello che possiamo
Ora il Watergate non mi interessa
La tua coscienza ti infastidisce, dì la verità!

Ora i Muscle Shoals hanno gli Swampers*
e hanno saputo scegliere una canzone o due
Signore, mi mancano così tanto,
mi alzano il morale quando sono triste,
ora cosa mi dici di te?

Alabama, dolce casa
dove i cieli sono così blu
e il governatore coerente
Alabama, dolce casa
Signore, sto venendo a casa da te

* Muscle Shoals Sound Studio: studio di registrazione fondato dagli Swampers (Muscle Shoals Rhythm Section) un quartetto di musicisti turnisti. In pochi anni di attività il Muscle Shoals Sound Studio ha sfornato alcuni dei più grandi capolavori della musica registrando dischi dei Rolling Stones, Bob Dylan, Lynard Skynard, Willie Nelson, Rod Stewart, Aretha Franklin, Wilson Pickett, Paul Simon, Joe Cocker e molti altri.

QUESTA INVECE LA CANZONE DI NEIL YOUNG

noi italiani

noi italiani
ci nutriamo di illusioni
e di mamma cetra
appesa al salice, altrove,
in riva all’Eufrate

a noi ignoti,
storditi dentro notti
troppo ampie e profonde
rispetto all’effettiva,
nostra, capacità di essere

e perché proprio noi?
ovunque siano Nord e Sud,
preferiamo l’Est
senza neppure sapere dove,
o come sia il cibo

noi italiani
non abbiamo fede,
ne troviamo una d’accatto
nella bisogna
di evitarne altre

ascolti amArgine: Lithium – Nirvana (1991)

I Nirvana all’inizio del ’90 sono stati, secondo me, quello che i Joy Division sono stati all’inizio degli Ottanta. Scritta da Kurt Cobain, Lithium è il terzo singolo estratto da Nevermind, il secondo album in studio dei Nirvana, pubblicato il 24 settembre 1991.

Litio

Sono così felice
perché oggiho trovato i miei amici
Sono nella mia testa
Sono brutto, ma va bene
Perché lo sei anche tu
Abbiamo rotto i nostri specchi
Domenica mattina è un giorno qualunque per quello che mi interessa
E non ho paura
Accendo le mie candele (sono) in stato confusionale
Perché ho trovato Dio

Sono solo ma va bene
mi sono rasato la testa
E non sono triste
E forse sono colpevole di tutto quanto ho sentito
Ma non sono sicuro
Sono eccitato, non vedo l’ora di incontrarti
Ma non mi interessa
Sono così eccitato, ma va bene
My will is good – La mio volere è buono

Mi piace – non mi sto schiantando
Ti perdo – non mi sto schiantando
Ti amo – non mi sto schiantando
Ti ho ucciso – non mi sto schiantando

TESTO ORIGINALE

I’m so happy because today
I’ve found my friends
They’re in my head
I’m so ugly, but that’s okay, ‘cause so are you
We’ve broken our mirrors
Sunday morning is everyday for all I care
And I’m not scared
Light my candles in a daze
‘Cause I’ve found god
Yeah, Yeah, Yeah, Yeah, Yeah, Yeah, Yeah

I’m so lonely but that’s okay I shaved my head
And I’m not sad
And just maybe I’m to blame for all I’ve heard
But I’m not sure
I’m so excited, I can’t wait to meet you there
But I don’t care
I’m so horny but that’s okay
My will is good
Yeah, Yeah, Yeah, Yeah, Yeah, Yeah, Yeah

I like it, I’m not gonna crack
I miss you, I’m not gonna crack
I love you, I’m not gonna crack
I killed you, I’m not gonna crack

I like it, I’m not gonna crack
I miss you, I’m not gonna crack
I love…

contromano nel deserto

tracce di sale sugli occhi
contromano nel deserto

un signor nessuno
sorseggia il fiato
non scorge segnaletica
a parte sorrisi sbiancati
candidati pronti a promettere
e far dimenticare
i programmi di oggi
amnesie di domani

il vento non porta via
modifica l’orografia
il silenzio sfiora
ha lo stesso fruscio delle carte
di una gonna in passeggio
brillante e incosciente

l’infanzia è qualche giorno
la vita qualche anno
memorie avare di baci
cui spesso il viaggiatore chiede
acqua senza mai capire
come mai il vento
sia sempre contrario

contrappello al voto

La lega non esiste più, c’è salvini che, per un paio d’anni, farà lo sborone come il suo omonimo renzi cinque anni fa: di maio non è mai esistito, e i cinquestelle con le botte che hanno preso a questo giro, ne vedranno almeno altre cinque. Al partito desertificato, ultimo baluardo di civiltà, lasciate credere che il loro (quasi la metà dei voti in meno rispetto a cinque anni fa) sia un risultato incoraggiuante; poverini, non svegliateli di colpo. Sarà poi la volta di qualche altro utile idiota, ma utile a chi, a cosa? Of course alla finanza, alla massoneria e compagnia brutta. La politica esige integrità e impegno personale, non tifo non fans, perché altrimenti si finisce in un vicolo cieco, tipo questo.

da questo tempo

Quante mitologie da questo tempo
di per sé insopportabile,
si potesse averne indietro
la metà trascorsa ad aspettare
sarebbero ancora anni migliori
e, amore mio,
potremmo pensare a un figlio
a scavalcare onde e maree
su una tavola di legno:
sarebbero altri mille e mila
mercoledì da leoni. Oggi piove,
troverai il giusto ferro da stiro
per ripianare tutte le pieghe
dimenticate dall’avanti e indietro
nel tempo. Sono certo,
non saremmo così curvi e attenti
a percepire ogni suono,
ogni lettera muta, ogni speranza,
che tutto tende a svanire
e noi, svaniti, dietro vetri,
paraventi, tulle, dove
ci si potrebbe baciare
ogni giorno: occhi aperti
o chiusi, poco importa.