il 2018 di amArgine

I dati 2018 sono lusinghieri:

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“MI PIACE” 13138
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il blog viene costantemente visitato da tutti i continenti, sono contento di vedere che le proposte, e la trasformazione da semplice diario personale a rivista rivolta a tutti si sta rivelando un successo.

Grazie a tutti Voi. Auguro un 2019 migliore a tutti Voi.

Flavio Almerighi

Ascolta & Leggi: Tempo nel Tempo, U2 e Luigi Pirandello

La vita non da scampo, siamo passanti che si affidano a riti scaramantici per mutar fortuna, è il nostro voler rinviare a tutti i costi l’Esecuzione, e non ne veniamo fuori, non sappiamo come venirne fuori. Ogni momento di felicità è pagato a caro prezzo. L’unica capacità che abbiamo è quella di restarcene in sala d’attesa fino all’ora in cui qualcosa accadrà. Intanto siamo bravi nell’arte di apparire e giudicare. Il tempo assottiglia, ma ci saranno nuovo tempo, nuovi baci, nuovi sguardi. Sembra tutto a portata di mano, l’unico vero miracolo è avere la forza di non carpire, di non negare. Questo è l’ultimo giorno dell’anno, sono stanco di tanto dolore, ipocrisie, incapacità. Sono stanco di vedere i miei compagni di viaggio scendere, uno alla volta. Penso però sia lecito sperare che un nuovo anno sia migliore di quello che lo ha preceduto. Specie per te, Figlia, che sei fatta per durare molto più di me. (Flavio Almerighi)

*
E l’amore guardò il tempo e rise di Luigi Pirandello

E l’amore guardò il tempo e rise,
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava.

A TUTTI UN 2019 MIGLIORE. Almerighi

Ars Poetica o Ars Cra?? Discorsetto di fine anno.

Tendenzialmente ogni poeta che si rispetti è imprigionato nel corpo sbagliato.
Ermafrodita? No, semplice sfigato.
Qualcosa che cerca riscatto nelle parole e, quando si prende troppo sul serio, ha un solo muscolo sviluppato. Adoro le multiformi immagini da Dopolavoro poetico che hanno costellato l’intera mia vita fin qui. Adoro il lettore che si ferma al primo rigo e ha già la propria idea sulle afflizioni di chi le ha scritte. Ogni poeta che voglia farsi rispettare si crea attorno un nugolo di mosche, se uomo vorrà essere la fica che non è; se è donna si ossessionerà del peso dei due pendagli di cui mamma l’ha sfornita. E ci scriveranno attorno tutta la vita, e continueranno a prendersi sul serio, a prendere posizione su tutto, tanto il potere logora chi non ce l’ha (vero Rondoni?). Chi potrà si cucirà su misura una definizione, o se la lascerà cucire ai piedi, pur di riuscire a darlo via per un pochino di celebrità.
Capiterà che una Dacia Maraini il cui concetto di poesia è piuttosto vago e, ne sono convinto, Chiara Marinoni scrive molto meglio: troverà modo e maniera di sponsorizzare una giovine poetessa, che poi così poetessa non è. Sai quanti pezzi si vendono con questo giochino, specie se un coglione osa dire la sua al proposito?
Tanti.
Eppure quanto sono belli quei lettori che dopo averti letto ti dicono: Non ci ho capito niente. E ti sbattono in faccia il tuo fallimento: non hai saputo dire, imbecille!
Partiamo quindi dal presupposto che il 99% della poesia che viene “prodotta” (cagata?) in questo paese, è sfogo ormonale che nemmeno dovrebbe uscire dal cassetto o dal taccuino (su cui apporre una bandiera gialla) di chi l’ha scritto.
Continuino i critici a tracciare percorsi, a scrivere decaloghi, e continuino i volenterosi, privi per automutilazione di ogni senso e basta, a cercare di adeguarsi a percorsi che non gli appartengono, i pessimi risultati non valgono nemmeno la pena di essere citati. E con questo un altro 0,99% ce lo stiamo giocati: resta uno 0,001% forse degno di una qualche considerazione.
Tu lettore, scrittore, poeta o cosa credi di essere, sganciati dal personale, ma non dal tuo sentire. Se non hai sentire, o è già troppo tardi o devi fartene uno. Cercati, cerca, non smettere. Il dinamismo non esibito è l’essenza della vita vera. Il tuo sentire probabilmente saprà indicarti quello 0,001% per cui vale la pena sbattersi.
Fregatene del giudizio di chiunque, chi critica caste e cerchie in genere, lo fa perché ne è stato escluso. Più che criticarne, basta non farne parte.
Soprattutto proviamo a stare tutti dentro il corpo giusto, quello che ci è stato assegnato.
Fallo anche tu, sventurato lettore, e parti dai fondamentali. Se scrivo male, vienimelo a dire.

Ascolta & Leggi: Indian Summer – The Doors / Tre Poesie – Ezra Pound

Francesca

Venivi innanzi uscendo dalla notte
recavi fiori in mano
ora uscirai fuori da una folla confusa,
da un tumulto di parole intorno a te.
Io che ti avevo veduta fra le cose prime
mi adirai quando sentii dire il tuo nome
in luoghi volgari.
Avrei voluto che le onde fredde sulla mia mente fluttuassero
e che il mondo inaridisse come una foglia morta,
o vuota bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
per poterti ritrovare,
sola.

*

Histrion

Nessuno mai osò scrivere questo,
ma io so come le anime dei grandi
talvolta dimorano in noi,
e in esse fusi non siamo che
il riflesso di queste anime.
Così son Dante per un po’ e sono
un certo Francois Villon, ladro poeta
o sono chi per santità nominare
farebbe blasfemo il mio nome;
un attimo e la fiamma muore.
Come nel centro nostro ardesse una sfera
trasparente oro fuso, il nostro ‘Io’
e in questa qualche forma s’infonde:
Cristo o Giovanni o il Fiorentino;
e poi che ogni forma imposta
radia il chiaro della sfera,
noi cessiamo dall’essere allora
e i maestri delle nostre anime perdurano.

*

Saluto

O generazione dei profondamente soddisfatti di sé
e profondamente inquieti,
Ho visto i pescatori far merenda al sole,
Li ho visti con le loro famiglie sbrindellate,
Ho visto i loro sorrisi pieni di denti
e udito scomposte risa.
E sono più felice di voi,
Ed essi più felici di me;
E i pesci nuotano nel lago
e non posseggono nemmeno panni da vestire.

*********
per saperne di più:

The Doors:
https://it.wikipedia.org/wiki/The_Doors

Ezra Pound:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ezra_Pound

il Non è

Forse a casa c’è la vasca riempita,
ma nessuno ha fatto il bagno:
sarai felice e pulito fuori.

Mosche. Non meno di tante mosche
ad ampliare i colori stanchi
in domeniche cattive. Le troverai
tra l’erba, nelle necessità,
ritmate a un silenzio interminabile.
La carne dei rovi è fredda,
mosche ovunque, sgarbate
scadono dal sudiciume alle labbra
fin dentro il naso
in sponde mai scavate.

Dammi una mano.
La mozzò, gettandola
sopra il manto unto di neve
nello sprofondo lasciò
una striscia dello stesso colore
di buon vino rosé dannato.

Goditi la crisi.
Disse l’ancella ritenuta più fedele,
Nutrice in pasto a desideri
troppo terreni, dove ogni io è sepolto
da lanci violenti di cordoli,
capolavori di ingegneria,
gli stessi allenati al declino
sempre pronti a indicare il Non è.

motrici del cuore

tutti vorremmo
la nostra sedia elettrica
da cui sorridere
guardando attraverso

giustizia per vendetta,
i vostri verdetti mai
miglioreranno un uomo

il tempo dedicato alla paura
in realtà è perdita d’energie,
se ne potrebbe fare a meno
per meglio oliare
le motrici del cuore

non c’è scampo,
la prima luce del giorno
non è mai quella vera
nel tempo inspiegabile

Stefano, ascolta tuo padre

Stefano, benedetto ragazzo,
ascolta tuo padre ogni tanto:
se continui a seguire le teorie
di quel vagabondo scimunito,
finirà che chi è senza peccato
ti farà fare la sua stessa fine,
diverrai pendaglio da croce.
Ama il tuo nemico? Maddai,
trovati una moglie passabile,
e non ti porti reliquie in dote.
beati i poveri e gli affamati?
Chi erediterà mai la Terra
senza tassa di successione?
Stefano, ascolta tuo padre,
riconoscilo e non andartene
verso un ignoto di promesse;
cos’è questa Vita Eterna, noi
moriamo e da là non si torna.
Romani sono i veri Eterni
non ce ne liberemo mai
tanto vale tenerli buoni.
Stefano, benedetto ragazzo,
smetti con queste scemenze,
pensa a te, non predicare,
sei costato solo io so quanto:
preferisco avere tanti nipoti
e non te morto ammazzato.

Festa di Compleanno

Festa di Compleanno:
Dov’è il festeggiato?

forse era davvero figlio di Dio
e dell’unica ragazza extra vergine

ascesa al cielo
con l’asino a guardare in su

intanto trinciamo giudizi
senza avere mai assistito

a cosa poi? Alla stella
on the rocks voluta dai ricchi

per illudere i poveri, senz’altro
non ci sarà mai rivoluzione

tutti chiusi in casa a ingollare
cibo, dall’antipasto ai corvi, sì

ci vorremo bene almeno oggi,
e chissà per quante ore ancora

poi, tante noci rotte sulla testa.
nel quindicinale dei più poveri

i miserabili festeggeranno lieti,
tutti gli altri zitti a dar la neve.

Coi miei migliori auguri. Almerighi

ascolti amArgine: Betty Lonely – Vic Chesnutt (1995)

Lo stile di scrittura di Vic Chesnutt trae radici da fprme molto marcate espressione poetica. Conosceva molto bene i lavori della poetessa inglese Stevie Smith e ha registrato due sue poesie trasformandole in canzoni, compresa Not Waving But Drowning. Nella sua musica c’è un forte calore sudista, così come nel suo accento e nelle tematiche dei brani.
Il suo modo di trascinare le sillabe nel cantato, è tipicamente jazz. In effetti Chet Baker è stato citato da Vic come una delle sue influenze vocali principali.
I suoi testi, dolorosi e profondi, sono principalmente autobiografici, spesso vengono anche riportate situazioni e personaggi completamente inventati.

Vic è stato un’ombra discreta, una sorta di Pierluigi Cappello americano e con la chitarra. Ho provato a tradurmelo, spero di non aver preso troppi granchi.

BETTY LONELY

Betty vive solitaria in un duplex di stucco
Sulla riva nord del fiume salmastro
Le orecchie tralasciano il rumore di una vicina pista di atterraggio
La sua mente galleggia al di là delle barche snapper (*)

Betty Lonely, i suoi occhi verdi sono più o meno fissano
Un punto attraverso la porta scorrevole in vetro
Il suo cuore vive sopra un ponte levatoio
Il suo cervello è umido come una rete da tiro

Betty Lonely penserà sempre in spagnolo
Anche se conosco i suoi capelli neri, comincerà a svanire
Affondò il suo passato nelle saline circostanti
La sua verginità si perse sotto muschio spagnolo

Betty Lonely parla solo con suo nonno
A tutti gli altri spara
ma le sue parole si perdono in un gigantesco concerto
La sua risata secca è come un uncino

(*) barche con canna da pesca a poppa

TESTO ORIGINALE

Betty Lonely lives in a duplex of Stucco
On the north bank of a brackish river
Her ears omit noise from a nearby airstrip
Her mind floats beyond the snapper boats

Betty Lonely, her green eyes are roughly staring
At a point through a sliding glass door
Her heart lives over the drawbridge
Her brain is wet like a throw net

Betty Lonely, she will always think in Spanish
Though I know her Spanish black hair, it will start to fade
She sunk her past out in the surrounding salt flats
Her maidenhood was lost beneath the Spanish moss

Betty Lonely just talks to her grandbaby
Everybody else, she blots them out
But her words stick like a flounder gig
Her dry laugh is like a gaff

Betty Lonely lives in a duplex of Stucco
On the north bank of a brackish river
Her ears omit noise from a nearby airstrip

alcuni sono caduti

Dentro un variopinto d’ali
ogni albero ripone il vestito,
senza troppo esitare lo getta
sulle panche del viale.
Un volumetto giace dimenticato
con le sue pagine arricciate,
difese da una copertina stinta
ingrossata d’umidità.
Gli alberi contano ricordi
di vecchi tigli appassiti in anni
da cui una pace apparente
ha truccato le carte ai passanti.
Faccia a faccia, bianco e nero,
alcuni sono caduti,
altri impazziti di freddo
hanno cambiato nome, faccia no.
Non erano ali le foglie
cariche d’estate interminabile:
ognuna coerentemente diversa
alle vicende di chi l’ha preceduta.