contributi amArgine: Davide Inchierchia “Essere Significato”

ESSERE e SIGNIFICATO
Ovvero, la dialettica infinita tra Filosofia e Scienza

Filosofia “è” scienza?

Può accostare la “filosofia” alla “scienza”, modernamente intesa (pura o applicata, sempre téchne è), solo chi non si sia mai veramente accostato alla filosofia (rigorosa e radicale: se non è tale, non è filosofia ma chiacchiera più o meno erudita, di cui si può e si deve fare a meno).
Se la filosofia è un «gioco serio» (cfr. Platone, «Parmenide» 137 b), le scienze sono giochi poco “seri”, ancorché molto seriosi ed utili: ma, si sa, che qualcosa sia utile, funzionante, efficace non dimostra che sia vero ma soltanto, tautologicamente, che è utile, funziona ed è efficace: e queste sono categorie pratiche, non teoretiche, come ognun vede (ma si noterà, altresì, che “utilità, funzionalità, efficacia” indicano lo esser mezzi, quindi asserviti e non liberi, rispetto ad un fine presupposto e condizionante).
Non sono seri perché sono ipotetici ed ingenuamente presuppositivi, presuppositivi quindi “ingenui” (cfr. Bacchin, «Anypotheton», p. 288: “L’ingenuità del senso non filosofico accomuna lo scienziato, nonostante la complessità e scaltrezza delle sue metodologie, all’«infante»: perché senza una preconcetta «fiducia» nell’immediato e nel «dato», nessuna scienza sarebbe mai possibile.”), quindi, astratti.
Ora, il problema è che il proprium dell’astratto è di credersi immediatamente concreto (si noti: *credere* di essere qualcosa che non si è, senza *sapere* cosa si è veramente – ma il vero *essere* sarebbe precisamente il *sapere di essere*, che passa attraverso [mediazione] la critica di ciò che immediatamente si assume [si crede, si opina: doxa, non episteme] di essere).
L’astratto è tale, proprio perché non sa di “essere” tale, l’astrattezza è il non-sapere in cui consiste la pretesa di “sapere prima di sapere” che si chiama “credere di sapere” o “immediatezza” (l’astratto rifiuta strenuamente di sapere la propria astrattezza, cioè di prenderne coscienza, ed esso “è” questo rifiuto): averne coscienza sarebbe già “essere” nel concreto (concretezza, infatti, non è altro che sapere l’astrattezza dell’astratto).
Nel rifiuto dell’astratto di sapersi tale sta TUTTO l’astratto: esso è tutto e solo (in) tale rifiuto, per questo è tragico e comico insieme.

«Essere» non è (non può venire ridotto a) «significare»

Parimenti, sinonimizzare in senso scientifico (ossia in senso concettuale, non solo linguistico) «essente» e «significato», cioè considerare l’essere di ogni ente come un significato, che assume “significanza” e, quindi, “è” se stesso ovvero “è quel che è” solo in (cor)relazione ad ogni altro significato, ebbene tale prospettiva teoretica postula una dogmatica [presuppositiva] è però impossibile [contraddittoria] assolutizzazione ( = estensione all’intero) del significare ossia, in ultima analisi, della Relazione quale Fondamento.
Che è come dire: il significare non può assurgere al rango di “originario”.
Potremmo sintetizzare il tutto anche così, direi: l’Intero non è e non potrà mai essere un significato, non è significabile, non ricadrà mai nella “struttura” del significare.
E perché l’Intero non può decadere a “significato”?
Per la semplice ragione che l’Intero non può patire divisione alcuna (distinzione né da altro da sé, né in se stesso per propria auto-determinazione, come molti “teologicamente” opinano, non potendolo dimostrare).
E non può venire diviso, perché la “divisione dell’intero” risulta inintelligibile (impensabile); e risulta impensabile, perché comporta contraddizione: la contraddizione di un intero (uno, essere) che – per dividersi in se stesso, restando però se stesso – dovrebbe essere, insieme, il suo stesso atto del dividersi (chi altri potrebbe dividere l’intero se non l’intero stesso?), atto che come tale deve essere un atto INDIVISO, ed essere, tuttavia, anche risultato di tale atto di DIVIDERSI, quindi anche (e sub eodem respectu, ché vi è un unico “respectus”: l’Intero stesso, che è necessariamente il Tutto: non si danno due interi) DIVISO.
Che l’Intero (medesimo, sé, autò) sia “indiviso e diviso” (“medesimo e non medesimo”) è la palese contraddizione di un intero che non è tale… e quindi ogni discorso su un intero divisibile od originariamente diviso (cfr. E. Severino, «La struttura originaria») è un discorso che poggia su un assunto contraddittorio, quindi è discorso nullo, vano… è mero “discorso” (parola senza concetto, sofisma).

La Verità (l’Intero concreto) non conosce “progresso”

Se volessimo descrivere (sapendo che nessuna “descrizione” è come tale teoretica… ma nel “saperlo” sta la coscienza teoretica), se volessimo descrivere il movimento della teoresi (filosofia) rispetto al procedere delle scienze, potremmo immaginare l’azione di quest’ultime come un moto di “svolgimento” orizzontale (extensive), mentre il movimento dell’atto teoretico è la verticalità (intensive) dello “approfondimento”.
La verticalità non è una orizzontalità ortogonalmente ribaltata, ma è un, anzi, il trapassamento dell’INTERA orizzontalità, che viene risolta e dissolta nel senso della trascendentalità dall’approfondimento: il quale propriamente non è né passaggio [processualità, svolgimento, accrescimento, gradualità] né stasi [definitività]… poiché è negazione sia della incompiutezza sia della compiutezza.
Ed è per questo che chi si occupa del procedere orizzontale “perde tempo”, o meglio “si perde nel tempo” (perché si dispone nel tempo: si dis-pone, quindi si colloca nel tempo, che è appunto successione progressiva), mentre chi si occupa dell’atto teoretico non ha tempo da perdere, proprio perché – parafrasando un’espressione che Karl Barth riferiva a Dio stesso – “ha sempre tempo”, ovvero ha TUTTO il tempo (lo controlla non immergendovisi, dominandolo).
La filosofia non si contrappone al tempo né sta fuori dal tempo, bensì controlla il tempo (esistenza, storia personale, storia mondana…e tutto ciò che in esso è coinvolto, scienze incluse) e lo domina con un semplice “sguardo”, lo sguardo del Necessario (come tale né utile né inutile).
La filosofia, quindi il filosofo cioè l’uomo che si “asservisce” sovranamente alla libera “autorità” [augere = far crescere] del pensiero autentico ed incondizionato, intende solo la Verità (intero essere) e nient’altro: non si accontenta di essere soltanto “uomo” ed, anzi, guarda con “riso e pietà” (parafrasando Leopardi) le autoesaltazioni dell’uomo: poiché esse non sono il (necessario) superamento dell’uomo, in cui consiste la effettiva dignitas hominis (che è tensione al Valore, al Vero, indipendente dall’uomo), bensì sono il grottesco prolungamento della miseria di essere-uomo, “protesi” della sua impotenza doxastica (tronfia e vana, insieme), di cui le scienze sono, per l’appunto, la longa manus – e, proprio per la loro essenziale coappartenenza, la doxa (non la teoresi) le applaude e le osanna.
È questa la ragione per la quale una “filosofia”, che si (pre)occupasse del “progresso”, si occuperebbe di qualcosa d’altro, che, di certo, non è il Vero ossia l’Intero.
Sarebbe ed è mera antropologia o protesi della umana “volontà di potenza” (che è, come tale, ammissione di im-potenza, cioè di disparità tra volere e potere: la volontà è irrilevante al cospetto della Verità), quindi celebrazione della miseria dell’uomo… la quale, pur esaltata ed esaltantesi, resta miseria.
Per il “progresso” (utilissimo epperò teoreticamente irrilevante, anzi a-teoretico) vi sono già le sedicenti “scienze” e lasciamo volentieri la cura di tale “progresso” a loro ed alla loro funzionale (o “finzionale”?) ingenuità speculativa – ché, se non fossero ingenue (presuppositive, astratte), come potrebbero pro-gredire?
«Il cammino delle singole esperienze è segnato da questa perdita (nell’astratto) che niente può compensare: la scienza, come esperienza di questo cammino, è la più colossale mistificazione del concreto.
Si capisce perché la scienza “eluda” la filosofia e perché solo emancipandosi dalla filosofia essa sia potuta progredire; progredire è procedere integrando le parti ed importa la “divisione”: il concreto non progredisce perché non ne ha bisogno, progredire è il segno non del valore, ma dell’assenza di valore.
Mette conto di osservare come la scienza sia, nella sua formulazione moderna, appunto perché funzione logica dell’integrazione, la più manifesta (im)potenza dell’azione nei confronti dell’Intero e come la concretezza della filosofia sia una cosa sola con la sua impossibilità di valere nella progressione che ne temporalizza i termini.»
(R. Bacchin, Metafisica originaria, p. 114).

Filosofia: scienza del “limite”

Un’ultima considerazione.
Oggi la filosofia corre continuamente il rischio di ridursi a semplice “dossologia”, a mera “storia delle idee”, in una parola, a “scienza del linguaggio”: ciò accade quando la filosofia rinuncia alla propria ‘scientificità’ nelle interminabili decostruzioni critiche del significato (come nel pensiero “post-metafisico” di area francese), o quando la filosofia si illude di ‘scientificizzarsi’ trasformandosi in tecnica d’analisi formale dei concetti (come nel “neo-empirismo” di area anglosassone e americana).
Non v’è dubbio che la sfida contemporanea della filosofia risieda ancora (come per Husserl e per la tradizione tedesca della “fenomenologia”) nel suo rapportarsi alla scienza autentica: il “fatto” scientifico è ancora il “dato” di cui il sapere filosofico deve poter fornire le condizioni trascendentali di “possibilità”.
Eppure ciò non può che avvenire, al nostro tempo, nel senso di una assoluta “differenza” rispetto al passato: oggi al filosofo spetta la responsabilità di riconoscere il “differire” in-finito della Cosa, la sua concreta “e-sistenza” – l’esistere “e-statico” della Cosa – come il radicalmente Altro da ogni Oggetto “de-finito” tramite le categorie o le leggi della scienza.
Ritornando a questa sua Origine abissale, ritornando al suo Inizio – in senso teoretico: al suo “cominciamento” – solamente, la filosofia potrà ritrovare la propria essenza: il proprio essere un “pensiero” che pensa l’Impensabile, il proprio essere un “dire” che dice l’Indicibile, il proprio essere “scienza” del Limite di ogni discorso scientifico.
(cfr. M. Cacciari, «Della cosa ultima»).

letture amArgine: due nuovi inediti di Adeodato Piazza Nicolai

Il poeta e l’attualità si potrebbe aggiungere. Due brani molto diversi tra loro. Il primo proviene dall’onda d’urto provocata dai tremendi fatti di Barcellona. Il secondo è permeato di sarcasmo, speriamo che il fumo non ci riduca a primati, visto che anch’io sono un discreto fumatore. Un grazie all’autore per la fiducia accordata ancora una volta a questo blog, e per la qualità dei testi proposti. (Flavio Almerighi)

NON FU RAMBO

Giorni fa non fu Rambo
sulla Rambla di Barcellona
a scucire la vita di Luca ma
un jihadista rabbioso senza
coscienza e con disonore.
Oggi a Dobbiaco sette geniali
ragazzi interpreteranno
la Nona di Beethoven: musica
dei kalashnicov contrapposta
alle note per non dimenticare.
Vita e morte s’incrostano
selvaggiamente su questa terra.
Ciao, Luca. Buon viaggio. …
Pregheremo per te
là dove sei già ritornato …

© 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 19 agosto, ore 10:25

*

TABACCOFILIA

«Ma la Ruth che sedeva accanto a me
nella mia stanzetta in soffitta alla fine
della giornata, le gambe allungate oltre
il bordo del materasso, la tazza fumante
tenuta con entrambe le mani, quella era
la Ruth di Hailsham, e qualunque cosa fosse
successa durante il giorno, ricominciavamo
[a fumare] da dove ci eravamo interrotte
l’ultima volta che ci eravamo ritrovate così» [1]

Parte prima

IL FUMO causa diverticoli cardiopatici
IL FUMO ammazza – smetti adesso
IL TABACCO fa ricche oltre 70 aziende plurinazionali
IL FUMO causa oltre il 90% dei “buchi neri” ai polmoni
IL FUMO galleggia sulle collettive poltrone
IL FUMO trascrive i dispiaceri dentro i polmoni
IL FUMO rigenera ictus e zero generositàà
I FIGLI (nipoti e pronipoti) dei scalatori hanno varie
probabilità di precipitare
IL FUMO causa contrasti pseudoconciliari
SMETTI di fumare e sgobba al posto dei soliti furbetti
che timbrano il cartellino per andare a fumare
IL FUMO combatte l’infelicità
IL FUMO aumenta il rischio di diventare prepotenti senza cerotti
IL FUMO sa uccidere il feto nell’utero paterno
IL FUMO neutralizza ogni cancro alla bocca e alle narici
IL TABACCO rende multi-billiardarie le varie multinazionali
IL FUMO non asseconda alcuna preghiera

Parte Seconda

[ NOTA: MO si riferisce al “messaggio originale” stampato sui pacchetti di sigarette. MA si riferisce al “messaggio alternativo” proposto, in chiave autoironica, dallo scrittore, che è un fumatore incallito. Ha tentato varie volte di smettere, e fin’ora ha sempre fallito…]

MO = IL FUMO uccide – smetti subito
MA = LA FAME è suicida –non smettere troppo presto
MO = IL TUO FUMO può nuocere ai tuoi figli, la tua famiglia e ai tuoi amici
MA = LA MORTE può nuocere ai tuoi vicini, ai tuoi figli e ai tuoi nemici
MO = IL FUMO causa attacchi cardiaci
MA = IL FUMO promette esondamenti afrodisiaci
MO = IL FUMO causa ictus e disabilità
MA = IL FUMO produce rictus e probabilità
MO = I FIGLI dei fumatori hanno più probabilità di cominciare a fumare
MA = I PADRI dei fumatori hanno più capacità di predicare agli altri
MO = SMETTI DI FUMARE e vivi per i tuoi cari
MA = SE NON SMETTI di fumare vivrai più a lungo dei tuoi cari
MO = IL FUMO causa attacchi cardiaci
MA = IL FUMO attutisce attacchi amorosi
MO = IL FUMO è dannoso per i tuoi denti e le tue gengive
MA = IL FUMO è prezioso per il tuo vizio e le tue sorgive

MO = IL FUMO causa attacchi cardiaci
MA = IL FUMO promette erezioni afrodisiache
MO = IL FUMO riduce la fertilità
MA = IL FUMO produce STUPIDITÀ
MO = IL FUMO causa attacchi cardiaci
MA = IL FUMO ammazza gorilla cardiopatici

MO = NUMERO VERDE 800.554.088 per smettere (di fumare)
MA = NUMERO ROSSO 000.000.000 per ricordare come fumar

CONCLUSIONI PROVVISORIE: IL FUMO CAUSA ATTACCHI PSICADELICI,
E LA TABACCOFILIA POTREBBE PRODURRE UNA CRONICA GORILLOMANIA

© 2017 Adeodato Piazza Nicolai, Vigo di Cadore,
dal mese di febbraio al mese di agosto 2017. Tutti i Diritti Riservati
dalle Multinazionali del Tabacco, le di cui pubblicità sono state citate.
I diritti d’autore sono riservati per le “varianti ironiche” create.

NOTA [1] – Kazuo Ishiguro, NON LASCIARMI, la biblioteca di Repubblica – l’Espresso.
© 2017 Edizione speciale per GEDI Gruppo Editoriale S.p.A, p. 161-162. Diritti Riservati

ascolti amArgine: From Silver Lake di Jackson Browne

E’ un pezzo che mi ha sempre emozionato, fin da ragazzino nei Seventies. Il pezzo è del 1972, tratto da una album che porta semplicemente il nome dell’autore (saturate before using non è il vero titolo)

Did you see our brother
He was here the other day
But he only came to say
That he was leaving
Did you see his lady
She was looking where he’d gone
But she wasn’t letting on
That she was grieving

She’s bound to go
Perhaps she’ll find him waiting
For his boat in some city far away
She’s bound to go

Lately I remember
Afternoons of smoke and wine
There was nothing we could find
But peace and pleasure
And with a smile he told me
That he wanted just to be on his way
Across the sea no man can measure

He won’t be back
And the sun may find him sleeping
In the dust of some ruin far away
He won’t be back

Early today as I watched while
The skyline was shaking
I heard a rumbling
Early today the mechanical city was waking
And I ran out stumbling, mumbling
Out through the laughter
Of children and dogs

Did you see our brother
He was here the other day
But he only came to say that
He can’t breathe here
Did you see his lady
She was reaching for his hand
Just as if to tell her man
That she can’t either

They’re bound to go
And the sun may find me running after them
Seeing something far away
We won’t be back

Hai visto nostro fratello?
Era qui l’altro giorno
Ma è venuto solo a dire
Che se ne stava andando
Hai visto la sua donna?
Stava guardando dove era andato
Ma lei non stava facendo
Vedere che soffriva

È obbligato ad andare
Forse lo ritroverà
In qualche città lontana
È obbligato ad andare

Ultimamente ricordo
Pomeriggi di fumo e vino
Non c’era niente che potevamo trovare
Oltre pace e piacere
E con un sorriso mi disse
Che voleva andarsene
Attraverso il mare che nessun uomo può misurare

Non tornerà
E il sole può trovarlo a dormire
Nella polvere di qualche rovina lontana
Non tornerà

Oggi ho guardato mentre
L’orizzonte tremava
Ho sentito un rumore
All’alba di oggi la città meccanica si stava svegliando
E corsi fuori inciampando, mormorando
Fuori dalle risate
Di bambini e cani

Hai visto nostro fratello?
Era qui l’altro giorno
Ma è venuto solo a dire
Che non può respirare qui
Hai visto la sua donna?
Stava per fermare la sua mano
Proprio come per dirgli
Che non può farlo

Debbono andare
E il sole riuscirà a correre dopo di loro
Vedendo qualcosa lontano
Non ci ritroveremo

come puoi dirti poeta

Come puoi così putrido
dirti poeta, sollevato
il fiero sguardo dallo stagno
della nazione di soli villaggi
minuziosamente diversi,
annusati massoni e principi
con quelle assurde braghe,
mentre ragazze, pesche pensose
si attardano in filastrocche
e pensieri con rime
sull’argine di San Lorenzo,
come puoi non sentire
il lascito di limpidezza sgombra
in ogni parola
solo che ne avessi,
ma tu pezzente mormori,
crei domande non dai risposte
sollevando bene i piedi
per non inzaccherare coscienza
e scarpe, come puoi
dirti poeta, battezzare
divagare, leggere l’ora?

mia figlia (trad. inglese di Adeodato Piazza Nicolai)

molte volte
ci siamo amati con le donne
ognuna ha il suo sapore,

l’unica, la più lontana
un giorno fortunato
mi ha dato una figlia,
una donna come me
col mio nome
a battezzare ogni via
di futuro e qualche manifesto

no, implicazioni diverse
non ci sono
è così, basta.

Lasciamo speculare
i molti apprendisti avanzati
inutili altrimenti,
mangino pane
senza lievito di birra,
cicale indurite sui tronchi
nel tempo della siccità,

confini segnati
da un sottile filo di perle.
Cambia l’idioma,
niente più è
soffrire a ore,
il dolore una diaspora,

che mia figlia è bella
unica, venuta bene, sola
difficile da trovare

MY DAUGHTER

Many times
we made love to women
each one with her own flavor,

the only one, the most distant
one lucky day
gave me a daughter,
a woman like me
with my name
to bless every future
way and some manifest

no, different implications
there weren’t
and so it isn’t enough.

Lets speculate on
the many advanced apprendists
otherwise useless,
let them eat bread
and beer without yeast,
hardened cicadas on tree trunks
in the time of dryness,

borders marked
by a thin thread of pearls.
Change the idiom,
Nothing rests
like suffering by hours
pain is a diaspora,

that my daugher is beautiful,
unique, well evolved, alone
difficult to find

© 2017 American translation by A. P. Nicolai of the poem by Flavio Almerighi, MIA FIGLIA. All Rights Reserved for the original and for the translation.

un po’ di marzo

sul greto degli amori tant’acqua
un po’ di marzo, nessuna notizia

è fare l’acrobata
pochi metri da terra,
un abisso

parola semplice amore
più complicato il matrimonio con la vita,
tanto da chiedere
quanti anni buoni rimangano
e quanti siano stati.

Nessun calendario oltre il presente
preso dal ghigno dell’acqua,
così limpido
da stupire anche i pesci.

Diari scritti su foglie secche
riportano crolli e taglia erbe,
ma lascia sempre stupiti
quel profumo d’amore.

testi amArgine: Cathedral di C.S. & N.

“L’esperienza che ho avuto nella Cattedrale di Winchester, è stata probabilmente il mio viaggio sotto acido migliore – non che ne abbia fatti così tanti, forse una ventina. Era uno spazio spettacolare, la luce entrava dalle finestre, i pilastri diventavano bianco avorio. Stavo camminando lungo la navata, c’erano delle tombe sul pavimento e una di queste ha catturato la mia attenzione, le gambe hanno cominciato a vibrare, non a tremare, ma solo a vibrare come una bacchetta da rabdomante – era veramente strano. Ho guardato in basso, era la tomba di un soldato morto il 2 febbraio, il giorno del mio compleanno, penso che l’anno fosse il 1798, ma lo cambiai in 1799 per la rima. Era intrigante il fatto che fossi stato attratto da una cosa che non avrei visto se avessi tenuto gli occhi ad un metro e mezzo da terra….” Graham Nash

Six o’ clock
In the morning, I feel pretty good
So I dropped into the luxury of the Lords
Fighting dragons and crossing swords
With the people against the hordes
Who came to conquer.

Seven o’clock
In the morning, here it comes
I taste the warning and I am so amazed
I’m here today, seeing things so clear this way
In the car and on my way
To Stonehenge.

I’m flying in Winchester cathedral
Sunlight pouring through the break of day.
Stumbled through the door and into the chamber;
There’s a lady setting flowers on a table covered lace
And a cleaner in the distance finds a cobweb on a face
And a feeling deep inside of me tells me
This can’t be the place

I’m flying in Winchester cathedral.
All religion has to have its day
Expressions on the face of the Saviour
Made me say
I can’t stay.

Open up the gates of the church and let me out of here!
Too many people have lied in the name of Christ
For anyone to heed the call.
So many people have died in the name of Christ
That I can’t believe it all.

And now I’m standing on the grave of a soldier that died in 1799
And the day he died it was a birthday
And I noticed it was mine.
And my head didn’t know just who I was
And I went spinning back in time.
And I am high upon the altar
High upon the altar, high.

I’m flying in Winchester cathedral,
It’s hard enough to drink the wine.
The air inside just hangs in delusion,
But given time,
I’ll be fine.

CATTEDRALE

Sei del mattino, mi sento abbastanza bene,
così mi sono lasciato cadere nel lusso dei Lords,
combattere i draghi e incrociare le spade
con il popolo, contro le orde
che vennero per conquistare.

Sette del mattino, ecco che arriva,
mi gusto il preavviso e sono così stupito
di essere qui oggi, a vedere le cose in questo modo così chiaro
in auto e per la mia strada
verso Stonehenge.

Sto volando nella cattedrale di Winchester,
mentre la luce del sole si riversa attraverso il giorno che nasce.
Inciampato sulla soglia e gettato in chiesa,
c’è una signora che aggiusta i fiori su un altare coperto di pizzo
e lontano un addetto alle pulizie trova una ragnatela sul viso di una statua
Un sentimento profondo mi dice
che questo non può essere il posto giusto.

Sto volando nella cattedrale di Winchester
Tutte le religioni devono avere il loro periodo di gloria
Le espressioni sul viso del Salvatore
mi hanno fatto dire:
“non posso più restare”.

Aprite le porte della chiesa e fatemi uscire di qui!
Troppe persone hanno mentito nel nome di Cristo!
Così tante persone sono morte nel nome di Cristo,
che non ci posso credere!

Sono in piedi sulla tomba di un soldato morto nel 1799,
e il giorno della sua morte è stato un compleanno,
e ho notato che è il mio.
E la mia testa non sapeva più chi ero
E sono tornato indietro nel tempo
E sono in alto, sopra l’ altare

Sto volando nella cattedrale di Winchester,
L’aria sospesa all’interno è semplicemente un delirio,
ma, col tempo,
starò bene.

oggi è così

in Armenia
il cielo scurisce, malgrado l’ora
manda piagnucolosi accidenti a chi
più in basso
li avvista un istante dopo

il giorno della poesia
non ha amici fidati,
dive infide, qualche becchino
tutti muti, il colore non è musica
ma cambia persona

non abbiamo politiche
per giustificare sogni a lungo raggio
missili, Hiroshima dimenticata:
politico un’ingiuria
da spacciatore ladro di menzogne

oggi è così
poco tempo ancora e vestiremo
la bellezza che sappiamo

testi amArgine: O Superman Laurie Anderson

(Finisce che ti ritrovi in un bar di Ptuj con due coetanei, non sai un cazzo di sloveno, ma tu sei di gennaio e loro sono più giovani che, sfondi di birra Union, ricordano Mick Ronson come seconda chitarra degli Stones quando suonarono in Jugoslavia nel ’76, ma in un sussulto d’orgoglio e di plurilinguismo li correggi ricordando che si trattava di Mick Taylor. Finita la pioggia, e a chilometri di distanza, ti chiedi se poi gli Stones suonarono davvero in Jugoslavia nel ’76, poi per uno scherzo di una qualche sinapsi torna in mente Laurie Anderson, chissacazzo come…)
Questa signora è la vedova di Lou Reed, il pezzo è del 1982.

O Superman. O judge. O Mom and Dad. Mom and Dad.
O Superman. O judge. O Mom and Dad. Mom and Dad.
Hi. I’m not home right now. But if you want to leave a
message, just start talking at the sound of the tone.
Hello? This is your Mother. Are you there? Are you
coming home?
Hello? Is anybody home? Well, you don’t know me,
but I know you.
And I’ve got a message to give to you.
Here come the planes.
So you better get ready. Ready to go. You can come
as you are, but pay as you go. Pay as you go.

And I said: OK. Who is this really? And the voice said:
This is the hand, the hand that takes. This is the
hand, the hand that takes.
This is the hand, the hand that takes.
Here come the planes.
They’re American planes. Made in America.
Smoking or non-smoking?
And the voice said: Neither snow nor rain nor gloom
of night shall stay these couriers from the swift
completion of their appointed rounds.

‘Cause when love is gone, there’s always justice.
And when justice is gone, there’s always force.
And when force is gone, there’s always Mom. Hi Mom!

So hold me, Mom, in your long arms. So hold me,
Mom, in your long arms.
In your automatic arms. Your electronic arms.
In your arms.
So hold me, Mom, in your long arms.
Your petrochemical arms. Your military arms.
In your electronic arms.

*

O Superman. O giudice. O Mamma e Papà. Mamma e Papà.
Ciao. Non sono a casa in questo momento.
Ma se volete lasciare un messaggio, cominciate a parlare dopo il segnale acustico.
Ciao? Sono tua Madre. Ci sei? Stai tornando a casa?
Ciao? C’è qualcuno in casa? Beh, tu non mi conosci, ma io ti conosco.
Ed ho un messaggio da darti.
Stanno arrivando gli aerei.
Perciò è meglio che ti tenga pronto. Pronto a partire. Puoi venire
così come sei, ma pagare per il viaggio.

Risposi: OK. Chi sei in realtà? E la voce disse:
Sono la mano, la mano che prende.
Sono la mano, la mano che prende.
Stanno arrivando gli aerei.
Sono aerei Americani. Fatti in America.
Fumatore o non fumatore?
La voce disse: Né neve né pioggia né le tenebre
della notte fermeranno questi mezzi dal veloce
compimento della loro rotta prestabilita.

Perché quando l’amore è sparito, c’è sempre giustizia.
E quando la giustizia è sparita, c’è sempre la forza.
E quando la forza è sparita, c’è sempre Mamma.

Ciao Mamma! Stringimi, Mamma, nelle tue lunghe braccia.
Nel tuo braccio automatico. Il tuo braccio elettronico.
Il tuo braccio petrolchimico. Il tuo braccio militare.
Nel tuo braccio elettronico.