DEDICO QUESTA PUNTATA AL VENEZUELA E AL SUO POPOLO TORMENTATO NELLA TIRANNIA, ATTANAGLIATO DALLA PRIVAZIONE.
La Catanegài
’na zatarìna, ’na candela
impissàda per ogni morto
negà, per ogni putèlo
desmentegà drento el pantàn
del fondo, tra le rive
del sile, la restìa, la catanegài
i la ciama, i vivi e i morti smarìi
soto aqua, dove la zàtara
la se ferma, de novo catài
dal scuro fin a la luse
de un nome pronunzià – la luse
la tanta luse dei oci
de le mame.
[La Catanegài
una zatterina, una candela / accesa per ogni morto / annegato, per ogni bambino / dimenticato nel pantano / del fondo, tra le rive // del sile, la schiva, la catanegài / la chiamano, i vivi e i morti smarriti / sotto acqua, dove la zattera / sosta, di nuovo portati / dal buio fino alla luce // di un nome pronunciato – la luce / la tanta luce degli occhi / delle madri.]
di Fabia Grenzovich, qui:
https://rebstein.wordpress.com/2019/03/23/se-la-guardi-controluce/
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DEL FARE SPIETATO
Scrivo sempre la stessa poesia
Passo sempre dagli stessi luoghi
So contare fino a tre
Riesco quasi sempre a fermarmi in tempo
Cerco sempre le stesse persone
Dopo averle perse
Sarà il mio modo di indagare
Sulla legge segreta del tempo
La forma per adeguarmi al suo moto pendolare
Mi rassicura questo ticchettio
Che ti dice dove stai e con chi
Che è impossibile restare a lungo nel quadrante
Che ti ritrovi di nuovo ai margini
Consolato dal fatto che da soli
Si scrive e si muore
di Pasquale Vitagliano, qui:
https://rebstein.wordpress.com/2019/03/23/del-fare-spietato/
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amor, amore, mon amour
amore colpisce come il maestrale
nei venti di Saint-Tropez, allucinazioni di pianoforti
decidono di ululare in re,
enigmi maggiori muovono dentro l’intimo:
mormorio, incubazioni sotto le fasi della luna
stregate allegorie d’amore sollevano ondine a nudi esasperati
un profeta guarda una vergine sibilla
i cui occhi liquidi predissero il nostro amore
nei riflessi dorati, lava delle nostre anime,
uno specchio appeso al muro nella stanza rossa
una fenice solleva
i nostri corpi affogati
nel tempo liquido del mediterraneo
amor, amore, mon amour
la splendida carne di un poema in gestazione
lava le nostre anime singolari e frenetiche
di Gabriela M., qui:
https://shortprose.blog/2019/03/24/amor-amore-mon-amour-mediterranean-poem-poetry/
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Figlio, vorrei…
Figlio, vorrei,
mentre ritorni con fiducia ad appoggiarti a me,
dolcemente vorrei dirti il mio bene per te,
vorrei raccontarti le tue notti ad aspettarti,
le tue stelle cadenti per i tuoi desideri,
le tue albe e i tuoi tramonti a pensarti,
e i miei occhi spalancati al buio con il tuo cuore dentro al mio,
Figlio, vorrei dirti quanto ti amo
ma poi resto in silenzio a guardarti,
senza osare accarezzare quei tuoi ricci ribelli,
e le parole che vorrei dirti sono inutili e lontane;
vorrei chiamarti con i miei segreti nomignoli d’affetto, cucciolo, tesoro, amore,
e dirti fai la nanna dolce e non aver paura,
ma poi pronuncio il tuo nome
e so che racchiude tutto il tuo essere così unico e speciale;
Figlio, vorrei stringerti più forte
ma poi mi trattengo per pudore e timore di offenderti e
ti abbraccio delicatamente nei miei pensieri, come nuvole blu all’alba.
Figlio, vorrei cullarti ancora
ma ora è la tua Vita a condurti per mano
ed io resto a sognarti e tu sei già grande…
di Antonella Marinetti:
https://ioinviaggio.wordpress.com/2016/08/11/figliovorrei/
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LA CITTA’ SENZA LUCE
A volte smetto di esistere
alla fine del cielo
contemplandone i bordi presagire
uno sciame di nuvole nere.
Le ore sono inclinate
per oscurare l’orizzonte,
lasciando battere gli orologi
nel profondo pozzo dei miei incubi.
Bevo la nuda solitudine
che avvolge i miei sensi
se cammino attraverso le ferite
di antiche stelle bruciate.
A completare vuoto deforme
incatenato ai miei pensieri
mentre proseguo
la ricerca di una lacrima per piangere
nella luce pallida del pomeriggio.
Il soffio del respiro della morte
non mi raggiunge ancora in faccia,
quindi arriva travestito da sospiro.
La mia anima piena di angoscia
intimidita dalla rabbia sfrenata
impotente per non essere in grado di reagire
vaga per il deserto
dei sogni abbandonati
perduti per le strade in ombra
al buio della mezzanotte
sepolto nella mia testa
viene la domanda:
Perché vivere?
di macalder 02, qui:
https://macalderblog.wordpress.com/2019/03/22/la-ciudad-sin-luz/
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nel feroce azzurro
La magnolia si è impigliata nei rami secchi.
Eppure non cede al dolore delle schegge
diviene fede di resistenza
alle intemperie dell’oblio o attesa
senza nido da portare alla luce.
Ora ha ripreso a soffiare nel vento
che si condensa nel feroce azzurro
per vivere in un tempo che non c’è.
C’è sempre tanta parte di magnolia
in quegli spazi che non si piegano
alla morte e su questa sponda
al centro delle cose stiamo noi
a grandi passi fino a terra.
© Maria Allo, qui:
https://nugae11.wordpress.com/2019/03/15/nel-feroce-azzurro/
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LA SEDIA VUOTA
Lo so. L’ho vista altre volte seduta a quel tavolo lontano
nell’ora deserta di questo bar.
Beve il suo caffè con le braccia poggiate sulla distesa
rotonda del ripiano di marmo. Il viso rivolto
alla sedia vuota dall’altra parte del tavolo.
Il cameriere dietro il bancone lungo e dritto come una lama
si guarda le mani doloranti rose dall’acqua.
Non le parla, non la vede neppure.
Lei non attende più nessuno, lo so.
Una voce sussurra dal fondo del cuore
ragazza e all’improvviso un lampo degli anni verdi e turchesi.
Chiusa nei suoi pensieri sente
le radici del suo silenzio crescere nel ricordo
di coloro che l’amavano alla follia.
Fra pochi istanti si alzerà scomparendo
oltre i vetri del bar.
Lo sa. L’attende il lungofiume buio.
di Marcello Comitini, qui:
https://marcellocomitini.wordpress.com/2019/03/25/la-sedia-vuota-ita-fr-eng/
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LE ETA’ DELL’AMORE
Rosso è l’amore, quel vortice di emozioni
che infiamma le viscere
e rende ognuno di noi rare eccezioni,
in tutto simili al resto del mondo
Bianco è di un figlio l’amore incondizionato
quando ci prende la mano
e sicuro si consegna a noi
con affidamento illimitato.
D’ argento è l’amore diventato maturo
una tranquilla consuetudine
un grumo di luce che avanza
stagliandosi contro il grigio dell’altrui solitudine.
Blu è l’amore quando è solo un dolceamaro rimpianto
la nostalgia di un momento che fu,
un piacere deteriorato velocemente,
un’offerta la cui scadenza era troppo imminente.
Ma un mostro dagli occhi verdi, una parola senza alcun significato
non più passione ma violento possesso
è il folle gesto destinato
a bloccare chi non vuole più essere sottomesso.
di Luisa Zambrotta, qui:
https://wordsmusicandstories.wordpress.com/2018/12/17/le-eta-dellamore/
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