Il profumo dell’acqua
L’ho incontrato ancora,
il profumo dell’acqua.
Mi ha riempito i polmoni,
è arrivato dritto al cuore
portando a galla il ricordo
di una gioia lontana,
Un profumo raro, umido e dolce,
vago e indescrivibile.
Poi si è rintanato in fondo all’anima
nell’attesa del prossimo incontro…
THE SCENT OF WATER
I met it again,
the scent of water.
It filled my lungs
and plunged into my heart
bringing back memories
of a distant bliss.
A vague scent, humid and sweet,
beyond the grasp of words.
Then it hid again in the depths of my soul
just waiting
for our next encounter.
di Luisa Zambrotta, qui:
https://wordsmusicandstories.wordpress.com/2019/09/11/il-profumo-dellacqua/
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Dalla notte non si scappa mai
Viene a prenderti anche nel sonno
Per farti guardare coi tuoi occhi pieni di sogni
Chi sei
E chi sarai,
E io mi guardo allo specchio buio
E vedo Te
Lontana
Riflessa nella luna.
di Giuseppe la Mura, qui:
https://giuseppelamura.wordpress.com/2019/09/13/21019/
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Sugli obliqui accadimenti
Assiepati dentro le nostre rassicuranti notti; ogni alba ci coglie impreparati.
la chiamano paura,
ma è solo stare
nel desiderio vivo delle cose,
che ancora devono cominciare.
E chissà se oggi avrò mani da porgere, oppure resteranno lungo i fianchi.
Avrò cura di questo nuovo giorno: sugli obliqui accadimenti
intersecherò uno sguardo buono.
Ad intercettare vite,
delineare cunei di incontri, nicchie di cuori pulsanti, in cui esaurire
quel senso nudo del mio re- stare.
*
FUGA
Sopra il ferro dimenticato sfioriscono le viole.
E sopra il ferro crescono sospiri e addii,
le orme musicali del cuore del vento
che cerca lontananze per scordare i suoi boschi.
Un cervo trasparente sogna squarci di fuga.
Ma il sogno s’infrange contro sentori di morte.
Non basta il profumo del nardo a placare
la fronte dove gemono smeraldi e addii.
Dove ha sepolto il sole il suo cerchio splendente,
la sua corolla ardente, in quale sabbia, in quale notte,
se tutto rimane in silenzio: vento, fiore e battito,
se tutto è ormai immobile tra le alte torri?
Il cervo trasparente giace sotto la nebbia.
Gli occhi morenti nell’umidità salmastra
guardano tra le ombre del fumo e della lama
il suo sangue che si rapprende nella notte.
Versione libera da “Huida” di Augusto Roa Bastos, 1947 (Francesco Marotta) qui:
https://rebstein.wordpress.com/2019/09/15/fuga/
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IL CORRIDOIO
Faceva tanto caldo, un panno di lana
Nessun risuono ambrato, nessun rintocco d’albe
Lo strato di banalità allestito, un palco di teatro
Beveva come spugna la consuetudine degli applausi
Tu ed io aprimmo un corridoio di corrispondenza
A comprenderci e non capire: perché mai fino in fondo
Lisciavamo le nostre radici di percorrenze astratte
Verso ogni insoluto, verso l’incompreso
Ciò che cerchiamo, pungendo ostinatamente la carta
E ogni enunciato, con la punta e la sfera
Ciò che ostinatamente dall’altra parte
Qualcosa ci chiama a fare
È quell’ignoto che abbiamo fra le tempie
E davanti alle feritoie delle nostre mura.
di Nadia Alberici, qui:
https://sibillla5.wordpress.com/2019/09/16/il-corridoio/
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Cigni a Varallo
Fossero tutti come questa brughiera
dietro l’aeroporto e pronti a spiccare il volo
al primo agguato della città.
Ma rampolla la mala striscia del bianco nebbia
fra i lentischi alla salita dei gradini invernali.
In albis, davanti a una platea di cellule vecchie
si ridicolizzano i miei umbratili presagi
in cavatine per fanelli.
Nelle case, schiodata l’asse sulla porta
i poveri ungheresi a caccia di siluri
per le mense dell’est
non trovano nessun pane nella madia.
La pertica affonda alla rada dei cigni
nella piccola baia dell’approdo.
I cigni a Varallo sono cattivi
uccidono per un pane sbriciolato nel verde
possono inseguire un gatto o un bambino
poi si alzano in volo col collo teso
dentro la macchina del rallentatore
e vengono lasciati così, obliqui, a trapassare gli strati
che allungano i cieli degli antichi
in un pensiero malinconico
che non s’incarnerà.
di Giancarlo Locarno, qui:
Giancarlo Locarno: Tre poesie
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So che i nostri belli sguardi
Quando ammiro
tramonti
so che i nostri
belli sguardi si incontrano,
e mi perdo.
di Anna Maria Ricci, qui:
So che i nostri belli sguardi
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ZOMBIE
signore perdona i morti
perché non sanno più cosa dicono
e non sanno che sono muti
non più preda di mutui a vita
concedi più luce anche di notte
attenua le correnti dei fondali marini
insegnagli a camminare sull’acqua
come gli zombie di Romero
così che ci sembri che non anneghi
nessuno che non fosse già morto
e che non muoia nessuno
che sembri ancora vivo
di Maurizio Manzo, qui:
https://ilcollomozzo.wordpress.com/2019/07/13/zombie/
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