Ascolta & Leggi: Una canzone di Lana Del Rey e tre piccole storie d’amore di Giuseppe La Mura.


Ripropongo questo autore, perché molto verace e perché sincero. Sono tre nuove piccole storie d’amore. Forse qualcuno storcerà il naso, ma Giuseppe La Mura è cosi: prendere o lasciare.

il suo blog:
https://giuseppelamura.wordpress.com/

È bello così
Imperfetto
Un cielo che non è terso
Un mare che non è calmo.
È bello così,
Un disegno non finito
Una casa senza tetto
Anzi, senza una casa
Senza un domani
Senza né vinti né vincitori
Senza odi né rancori
Senza veli
Senza illusioni e disillusioni
Senza gioie e dolori
Senza egoismi
Nudo, crudo
Forte, cinico.
Un amore,
Senza più amore.

*

Sentirsi inzuppati
Come pioggia fin dentro le ossa
Come sabbia dal mare
Come straccio con l’acqua
Come amore nel cuore e nel sangue
Come solitudine che stagna silenziosa in casa.

*

Settembre
Coi suoi alberi ancora verdi
Colorati e aperti
Come ombrelloni di fine estate.
E nelle ore più calde
Il tempo s’agita dolcemente
E la sabbia cade lenta
Sul fondo del mare,
In un bicchiere mezzo vuoto
E mezzo pieno di speranze.
Settembre
Le cicale
Friniscono musiche antiche
Malinconiche e stanche.
Cantano degli amori
Rinchiusi tra ricordi e fotografie
Consumati su spiagge al tramonto
Quando i baci e i desideri
Infiammano le rosse labbra
Di vino e gelosie.
Settembre,
Io con Lei
Ti penso e ti vorrei,
Si, con tutto l’amore rosso d’un tramonto,
Ti vorrei.

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Libri amArgine: Per certi versi di Anna Leone. (e book non più disponibile)

Questa breve nota per dire cosa? Semplicissimo, la Poesia c’è o non c’è: senza mezze misure o mezzi termini. Ritengo che in queste pagine ve ne sia tanta. Per tale motivo nessun altro, ho pensato e poi insistito con l’autrice affinché la sua Poesia meritasse un riordino e una raccolta. Poesia che emerge spettacolare come gli sbuffi d’acqua in precipizio della cascata di Peričnik, Slovenia. Là, l’acqua spunta imprevedibile dalle rocce, non si sa quali vene sotterranee si sia scavata per arrivare in tutta la sua potente fascinazione. Il lirismo, l’emozione quasi spartana, giungono puntuali ai sensi di chi la legge. Prendere o lasciare, è così: sia ricordo, reazione ambientale, riordino della propria femminilità. L’obiettivo dell’autrice è stato anzitutto quello di soddisfare l’urgenza in chi scrive, e ha creato, coniugandola con quel “qualcosa”, stessa soddisfazione nella condivisione, che resta nei lettori. Non intendo dilungarmi in questioni di stile o di metrica, se cosa sia o cosa non sia, stiamo per leggere poesia che ci coinvolgerà; e simile alchimia non è mai scontata. Soprattutto è un’interazione rara. Anna Leone emerge dal web con precisi connotati e una sua riscontrabile originalità, che rende la sua voce degna di attenzione e approfondimento.

L’e book non è più disponibile. Grazie comunque a Massimo Sannelli e a Silvia Marcantoni Taddei, che tanto hanno messo di loro.

Buona lettura.

ascolti amArgine: Alchemy – Joe Jackson (2019)

Ecco un arista che non si è mai scordato la propria arte e su di essa non ha mai mercanteggiato. Fool, ultimo disco di Joe Jackson, uscito una manciata di mesi fa è, a parer mio fin qui, uno dei migliori del 2019. Un anno con troppi finti giovani, altrettante finte voci e ritornelli nauseabondi per quanto ripetitivi. Alchemy, col suo incedere pigro, a tratti indisponente, è il brano che chiude l’album. Fateci caso, Joe Jackson e i ritornelli vanno poco d’accordo.

Alchimia

Tende di velluto rosso
Aperte senza rumore
Amanti e bambini
Tendono il collo per vedere
Una figura nel buio
Ora quasi rivelato
Un turbinio di mantello di velluto
Che ora è scomparso

Alchimia

Primo piano sulle labbra
Rosso lucido brillante
sussurrio
Cos’ha detto?
Un lampo
Una silhouette improvvisa
“Chi è là?” – “Un amico”
Una sigaretta riluce

Alchimia

Emozione – ai segreti mai raccontati
Sapore: l’amaro si è trasformato in dolce
Vedi – le scorie si trasformarono in oro
Ascolta: una lettera B trasformata in C

Bellissime ballerine
Volano in aria
Incantate da una melodia
Non è proprio là
La bestia selvaggia
Si è trasformata in uomo
Le tende si chiudono
Per riaprirsi a comando

Alchimia

TESTO ORIGINALE

Red velvet curtains
Open noiselessy
Lovers and children
Strain their necks to see
A figure in the dark
Now almost revealed
A swirl of velvet cloak
And now he’s disappeared

Alchemy

Close up on the lips
Shiny shiny red
Whispering
What was that she said?
A lightning flash
A sudden silhouette
“Who’s there?” – “A friend”
A glowing cigarette

Alchemy

Thrill – to secrets never told
Taste – the bitter turned to sweet
See – the dross turned into gold
Hear – a B sharp turned to C

Beautiful dancers
Fly into the air
Enchanted by a melody
That isn’t really there
The savage beast
Has turned into a man
The curtains close
To open on command

Alchemy

che è ancora buio

la mano fino a sfiorare un muro,
il silenzio è piccolo sgomento
se paragonato alla viltà
del letto vuoto:
allora qualcosa s’accende,
la sveglia, la luce,
un mal di testa, come ottobre
soltanto sa recare in dono,
una sigaretta ad attirare
il cecchino, sempre appostato
in fondo all’anima.
qualcosa poi si stacca
a mendicare spiccioli di sonno
per il caffè al mattino,
che è ancora buio

Ascolti amArgine: Where do the children play? – Cat Stevens (1970)

In epoca di rock sinfonico e barocco, Cat Stevens fu alfiere di una semplicità melodica con pochi paragoni in quegli anni. Ho amato la sua musica, semplice e toccante, prima dell’imprevedibile svolta islamica.

Dove giocheranno i bambini?

Beh, credo vada bene costruire aerei giganteschi
o fare una corsa su un treno cosmico
Accendere l’estate da una slot machine
Sì, prendi quello che vuoi,
perchè puoi avere tutto

So che siamo venuti da lontano
Cambiando giorno dopo giorno
Ma dimmi, dove giocheranno i bambini?

Beh, avete rovesciato strade su freschi prati verdi
per i vostri autocarri stracarichi, avete estratto petrolio
E li costruite grandi e resistenti
Ma loro continuano ad andare e voi
non sembrate in grado di fermarvi

So che siamo venuti da lontano
Cambiando giorno dopo giorno
Ma dimmi, dove giocheranno i bambini?

Beh, avete spaccato il cielo, grattacieli riempiono l’aria
continuerete a costruire
fino a che non ci sarà più spazio lassù?
Ci farete sorridere, ci farete piangere?
Ci direte quando vivere, ci direte quando morire?

So che siamo venuti da lontano
Cambiando giorno dopo giorno
Ma dimmi, dove giocheranno i bambini?

TESTO ORIGINALE

Well I think it’s fine, building jumbo planes
Or taking a ride on a cosmic train
Switch on summer from a slot machine
Yes, get what you want to if you want,
‘cause you can get anything

I know we’ve come a long way
We’re changing day to day
But tell me, where do the children play?

Well you roll on roads over fresh green grass
For your lorry loads, pumping petrol gas
And you make them long, and you make them tough
But they just go on and on,
and it seems that you can’t get off

Oh, I know we’ve come a long way
We’re changing day to day
But tell me, where do the children play?

Well you’ve cracked the sky, scrapers fill the air
But will you keep on building higher
till there’s no more room up there
Will you make us laugh, will you make us cry?
Will you tell us when to live, will you tell us when to die?

I know we’ve come a long way
We’re changing day to day
But tell me, where do the children play?

Letture amArgine: inediti di Sandro Pecchiari

Tra autori non ci si deve mai leggere in amicizia e/o per uno scambio di favori. Perché la Poesia, come sempre c’è o non c’è. Sandro Pecchiari è un ottimo autore, per questo ho insistito con lui perché mi facesse avere qualche suo inedito da proporre ai lettori del blog. L’attesa è stata in breve premiata. La poesia di Sandro Pecchiari è tutta di petto, come sempre: e sotto il petto c’è il cuore. Poesie forti e asciutte, in cui il dolore è in continua elaborazione e gioca a rimpiattino con la vita di ogni giorno. Eppure non è un farsene travolgere, è un continuo resistere, e guardarsi sulle vetrine cui camminare rasente per non cadere. In questo caso, però, la forte, caratteristica, salvifica ironia, è più forte di qualsiasi accidente, malattia, momento no. Il tutto in sintesi negli ultimi versi di uno di questi inediti:
sto con te oggi
come se non ci fosse tempo
ma ieri domani
sul mio petto c’eri
ci starai?
nelle scialuppe
ci chiederanno ancora?

Un continuo proporre, rispondere provvisoriamente, riproporre, i temi esistenziali che fanno l’uomo: rialzarsi, salire, trovare posto, fino alla caduta successiva, in una rara e caratterizzante potenza lirica. Qui, è la grandezza della poesia di Sandro, che ci dice insomma: siamo provvisori di giorno in giorno come l’alzarsi e lo sfumare del canto.

e se avanzo senza disertare
il garbuglio è trincea
imbastita con aghi grossi

guardare a strozzo lacerato
come attracco in corsa
così le mattine il caffè
(le torme delle cure
le bollette, sbarbarsi)
l’odore intrecciato nella biancheria
stanno nella sapienza
del gioco dell’oca

io non imbroglio se passo il vento
busso sul terreno
colgo un cibo che non vedo

*
alba a Winnipeg

questa è terra che tieni
sottoneve –
senza si imbarazza
e arrossisce di fiori sterminati

la piena sgocciola
in esplosione di lastroni
quello che non so io con te

e rientrando dove mi depongo
la parete termica
avvolge i movimenti
in svestizione
le scarpe si fanno ferme
sulla soglia

tu vieni nel mio giorno pieno
nel primo inclinarsi
della luce attorno ai grattacieli

la mattina è stata una fionda
nell’ora del pasto di una sedia
e di un solo calice

*
parole traccianti
come fiati freddi
per non dirti dopo
il rosso del contatto
nessuna storia
per calmare le tue mani
sta nell’assemblaggio
errato degli abbracci

il corpo una foglia
rivela anni
macellati
il cuore se batte impaurito
percuote solamente

*

trattenere un lago
in briglie armate
prevede un disastro
l’azzerarsi nel fango dell’azzurro

e tu vuote le occhiaie
in un racconto
che si slaccia

saranno poi silenzi
di rovi a casaccio
l’apparente morte
che riaffiora cocciuta
una vita che non è mai
definitiva

*

siamo oltre ai mesi della febbre
tracotanza del buio
si riducono ad un suono ampio
di giacche aperte.
che si chiuda il tempo è un bene
la pace è buia
silenziosa e guarda
in sé sperando
in nessuna direzione

vieni ora nella sosta
c’è il passato davanti
come una fila di husky
l’abbiamo visto e
sappiamo come pista

il resto è un ammasso
di persone che sanno tutto
da dietro quello che non serve

senti come si inchina
la traiettoria
in questo tiro
alla fine dell’aria

^

le soste sono sempre
colpi di gole in schiarimento
mani a tamburello
quasi si dovesse dire fare
al di là degli altri

seguendo le risposte
a domande mancanti
rispondendo a noi stessi

una battaglia navale
in cui si può affondare
in una sola mossa

sto con te oggi
come se non ci fosse tempo
ma ieri domani
sul mio petto c’eri
ci starai?
nelle scialuppe
ci chiederanno ancora?

************************************************************************
Sandro Pecchiari ha pubblicato diverse raccolte di poesia, tutte per la Samuele editore: Verdi Anni, Le Svelte Radici, L’imperfezione del Diluvio – An Unrehearsed Flood (bilingue) e Scripta non manent. Suoi lavori sono stati tradotti in albanese, inglese, sloveno, francese e spagnolo e sono visibili in numerose antologie. Insieme a Alessandro Canzian e Federico Rossignoli cura il ciclo di poesia Una Scontrosa Grazia (Trieste, Libreria Ts360). Collabora con le riviste Traduzionetradizione e L’Almanacco del Ramo d’Oro.

Letture amArgine: INCIPIT di Annalisa Rodeghiero (Stravagario, 2019)

la conta in genere si fa toccando le teste/una a una

Noi uomini non abbiamo il privilegio di “sentire” una vita che ci sboccia dentro. Invece sta a noi proteggerla, dare sicurezze a chi la porta.
Ogni vita, dunque, è, dovrebbe sempre essere, un gesto d’amore: un investire sul futuro.
Incipit significa inizio. Questo libro è in buona parte dedicato alla nascita e al primo anno di vita di Isabel, figlia del figlio di Annalisa Rodeghiero, l’autrice. Ne interpreta la contemplazione dell’inizio vita: tutta la bellezza che è stata ed è in quell’incipit.
Sono certo che, un giorno, quando Isabel potrà leggere questo libro, sorta di capsula del tempo, capirà da quale e quanto amore proviene.
Incipit dell’incipit è il tratteggio dell’ambiente e del tempo da cui proviene, con tutte le sue tragedie e il continuo ringhiare.

Questo è un buon libro di poesia, oltretutto ottima la prefazione di Giacomo Vit, per niente invasiva, ma tutta protesa a tratteggiare una poesia sincera, soprattutto onesta, calata nell’ambiente e nella natura. La scrittura di Annalisa, rispetto alle precedenti prove, si conferma così nella sincera verità del suo sentire, sapendolo ben scrivere.

Disordine verticale

Quanti girotondi d’abeti mancheranno
ai boschi del Kranz o verso il Gruppach.
Uno due tre
la conta in genere si fa toccando le teste
una ad una
in fila con la mano,
ma ora lassù sull’Altopiano
dentro un silenzio che sembra innaturale
tronchi dormono sui tronchi
disordinatamente
corpi ammassati nelle fosse.
Forse allora io non so contare
fino a mille duemila tremila,
una alla volta la nostra distrazione.
Uomo contemporaneo che inciampi e cadi
sopra i tuoi stessi errori, uomo sguardo orizzontale
che vedi a senso unico le cose
ascolta la radice che ti parla, colma l’incolmabile distanza
tra te e il suo grido verticale.
Poi aiutami a finire quella conta.

Trecentomila possono bastare.

Altopiano di Asiago, 29 ottobre 2018: migliaia di alberi testimoni della storia millenaria del luogo vengono falciati da raffiche di vento e dalla furia della pioggia.

*

Dopo che mi hai detto di Julia

Vederti rifiorire per un pensiero in germe,
un seme poi radice che trova la sua zolla,
stagione che ritorna a pura essenza.

Accarezzarti intatto
nel dettaglio che conta e chiedermi
da quale lontananza arrivi
la dolcezza che adesso t’appartiene.

Ha avuto bocca di madre il destino
quando nel dubbio
hai girato il capo all’ansa sua nel fianco.

E allora vai senza paura,
senza paura corri incontro al sogno
come vanno gli uccelli al cielo.

Figlio amato sopra ogni bellezza al mondo
ritrovata gemma che s’apre tra le ciglia.
Figlio-pazienza, inesauribile speranza.

Figlio stupore
figlio quasi padre
amore

*

Ciliegi in boccio

Sembra un’ala d’angelo la mano
palmo aperto sulla fronte
al richiamo concavo del cielo
mentre dormi e tace
l’inquieto vivere del mondo
nell’area gioco dei ciliegi in boccio.
Dalla terra salgono
e in te si coniugano i verbi buoni,
cerchi si fanno le parole
nei suoni nuovi del silenzio.
Arrivi e già sei soglia
che in là confonde il tempo.
Nel confine azzurro dei tuoi occhi
voli e gridi si danno appuntamento.
-Di troppa luce- respira ignara
intanto.
Resta al riparo
nella culla come fino a ieri in grembo.

*

San Lorenzo, le stelle

È che proprio non mi riesce
di affidare a una presunta stella
che cade, il nucleo pulsante di me stessa.
Un desiderio
e ne avrei cento se ti guardo
e penso e conto gli anni
che riuscirò a contarti sulle dita.
Un desiderio e cento ne avrei
se mi chiedessi, quali selezioni naturali
agiranno su di te, ibrido lussureggiante
dentro il nido d’oriente
sradicato dalle gronde ramate.
Affido allora i sogni nati in nuova terra
-tua solo a metà- ad una stella
che nasce.
Fornace di parole per poeti.

Che tu lo sia, piccola mia.

*

La bambina del treno

“Ho bisogno di vedere il mare”
dice a sua madre la bambina.
Necessità dirompente nello sguardo pulito
a catturare vastità d’azzurre gocce
senza contarle, senza sabbia a finire
dentro il vetro del tempo
che si restringe a strangolare i giorni
ma non i sogni dei bambini
che ancora sanno accorgersi del mare
e delle piane di girasoli
dal treno che corre
sopra le parole inutili degli adulti
ciechi che sbraitano.
“Ho bisogno di vedere il mare”
dice a sua madre la bambina.

*

Ereditarietà (Annalisa & Isabel)

Scrivere di te
che agganci il tempo al mio
moltiplicandolo senza scadenza
in doppia tripla plurima esistenza.
Grandezza inversa la mia fine
ora non fa più paura.

Morte quasi tersa.

Mio termine, mio prolungamento
mio frammento d’elica nei geni.
Quando tremi pensa quanto anch’io ho tremato
quando piangi guarda dove ho pianto
quando ami leggi come ho amato.

È tutto scritto là
dove finisce il nome mio
per cominciare il tuo.

***********************************************

Annalisa Rodeghiero è nata ad Asiago e vive a Padova dove si è laureata in Scienze Biologiche.
Ha pubblicato i volumi di poesia: Percorrimi tutta (Art&print 2013), Di spalle al tempo (Venilia Editrice di Natale Luzzagni, 2015 con prefazione di Stefano Valentini, Versodove (Ed. Blu di Prussia, 2015 con prefazione di Nazario Pardini) Incipit (Ed. Stravagario 2019 con prefazione di Giacomo Vit), tutti premiati in prestigiosi concorsi nazionali e internazionali.
Ha ottenuto numerosissimi riconoscimenti anche con l’inedito rientrando spesso tra i vincitori.
È presente con altri autori in Antologie di prestigio: Leucade Antologia poetica a tema IL PADRE di Nazario Pardini, Il segreto delle fragole 2018 Agenda Poetica (LietoColle), Lunario in versi (11 poeti italiani) iPoet 2018 di LietoColle, Antologia proustiana Una notte magica, magie e cunicoli spaziotemporale di La Recherche curata da Giuliano Brenna e Roberto Maggiani. Sue poesie e note critiche di testi sono contenute nel IV volume “Lettura di testi di autori contemporanei” curato da Nazario Pardini.
Collabora con riviste letterarie nazionali cartacee e on line (Versante Ripido, La Recherche.it, Alla volta di Leucade) con note critiche e testi poetici.

Gioielli Rubati 62: Chiara – Alessandra Solina – Franco Bonvini – Shira Shaman – Paolo Beretta – Charles Reznikoff – LaPoetessaRossa – Maria Allo.

ATOMOI

Ho letto Kant
“il cielo stellato sopra di me
la legge morale
dentro di”…te
e poi c’era Hegel,
causa finale
ma non efficiente,
perché è diverso, diceva,
e per capire bisogna sapere
cosa accade dopo
di me che divento
altro da (te)
e che ritorno dentro di me
e poi…? E poi vaffanculo,
infatti non era nemmeno così.
Abbiamo solo mescolato i semi
delle anime, anime nostre
e non siamo lo Sfero
e nemmeno il Nous.
Siamo solo a-tomoi,
indivisibilmente democritei
in un mondo chiamato
Iperuranio.

di Chiara, qui:
https://viaggiraccontiscrittura.wordpress.com/2019/10/15/atomoi/

*

La vida es sueño

Rotolo tra le stoffe d’Oriente
per un filo d’oro che sa di lontananza.
Il mercante fiuta le donne
e vende loro damascati e sogni.
Mi stufo facilmente delle sue ciarle,
voglio conoscere le sete col mero tatto.
La mano mi svelerà il loro viaggio:
onde delicate e marosi turbolenti,
spose lasciate sull’altare
e uomini che guardano l’orizzonte
per spirare insieme al sole che muore.
Mi sussurreranno di enigmi insoluti
nella stanza dei bottoni,
di decisioni prese in fretta
con strascichi di rimorsi.
E ancora bambole meste color ciclamino
celate in antichi bauli
che vorrebbero fare la loro comparsa
affianco a marionette con la faccia
dipinta di gioia
e nel confronto vincere la sfida.
E mille altre stoffe che mi assillano
e stordiscono con i loro rammarichi.
Nel mare di colori ho smarrito
il filo dorato
che avrebbe dovuto portarmi in salvo…
Il filo che lega tutte le vite
in un ordito infinito di
un’unica illusione.

di Alessandra Solina, qui:
https://alessandrasolina.wordpress.com/2019/10/16/la-vida-es-sueno/

*

Quando mezzo sarà vuoto

E’ inevitabile. Accadrà
e chissà quale sarà la parte vuota.
Se sarà più dolore non sentire calore
allungando i piedi
o una mano
o vederla allungare i piedi
o una mano.
E non sentire calore.
E non poterci fare nulla.

di Franco Bonvini, qui:
https://bonvinifranco.wordpress.com/2019/10/17/quando-mezzo-sara-vuoto/

*

Non sei sola

Non sei sola, qualcuno ti ama in città
Non temere che arrivi l’alba
La notte è così
Non dimenticare di sorridere
Che domani inizi a vivere.

di Shira Shaman, qui:
https://shirashaman.wordpress.com/2017/04/05/no-estas-sola/

*

Effimere verità

fra amici al commiato
ci si carezza il culo.
un ultimo sorso
alla memoria
scartando quelli più amari
gli iesimi inciampi
degli anta inoltrati.
la camminata sghemba
scarpe bucate, piedi bagnati
si declamano effimere verità
agli uccelli notturni
privilegiati uditori
di sentenze, assoluzioni
oliate teorie altisonanti
di cui domani non si saprà nulla

di Paolo Beretta, qui:
https://uncielovispodistelle.wordpress.com/2019/10/10/effimere-verita/

*

Scene domestiche

Era quasi l’alba quando diede alla luce il bambino,
sdraiata sulla trapunta
che lui aveva ripiegato per lei.
Lui si sistemò il bambino sul braccio sinistro
e lo portò nell’altra stanza,
e lei poté sentire lo schizzare dell’acqua.
Quando rientrò
lei gli chiese dove fosse il bambino.
Lui rispose: “Là fuori – nell’acqua”.

Attizzò il fuoco
e tornò con una bracciata di legna
e il bambino,
e mise il bambino morto nel fuoco.
Lei disse: “Oh John, non farlo!”.
Lui non rispose
ma si voltò verso di lei e sorrise.

di Charles Reznikoff, trad. Giuseppe Nava, qui:
https://rebstein.wordpress.com/2019/10/16/scene-domestiche/

*

ALLA RICERCA DEL TEMPO

è strano
non riesco a spiegare
quello che mi passa per la testa
il senso
il nucleo
l’immagine di un gatto
un libro sul cuscino
tutto si attacca
con la colla dell’ostinazione
le parole buone per tutti
gli abissi temporanei dove annegarsi
-una tavoletta di cioccolata fa la differenza-
ieri scrivevo dell’attesa
di comete precipitate a caso
su un pianeta senza stagioni
di storie quasi felici
ma sempre senza finale
il futuro è una data di scadenza
dove i pensieri si accumulano invisibili
nella frenesia di fare scorta di possibilità
uguali e contrarie

oggi accadrà – accadde? –
a due stranieri di parlare la stessa lingua

de La PoetessaRossa, qui:

ALLA RICERCA DEL TEMPO

*

EPILOGHI

Il cielo diventa sempre più fragile
nel pulsare morente della terra.
Il futuro ha l’amaro del sangue versato
per la violenza della bestia
su ogni bimbo squartato
su ogni donna esplosa tra le braccia
dell’universo fottuto.
Abbiamo perduto di vista la compassione
la fede la fiducia ogni voce umana
mentre tanta morte mutila
il secolo presente in ogni nave affondata.
Intanto il sole tramonta come sempre
e un grande silenzio scoppia sull’onda.
Indifferente.

di Maria Allo,qui:
https://nugae11.wordpress.com/2019/10/17/epiloghi/

**************************************************

ascolti amArgine: Space oddity – David Bowie (1969)

Il titolo del brano è un gioco di parole con Space Odyssey, titolo del famoso film “2001, Odissea nello spazio“, di Stanley Kubrick. Si dice che il brano sia stato ispirato dalle condizioni di bordo degli astronauti dell’ Apollo 8. Bowie riprenderà il tema del Major Tom nel 1980 in Ashes to Ashes (Scary Monsters)Il primo successo del camaleontico David, anche nella sua versione in italiano con testo di Mogol, è una chicca.

STRANEZZA SPAZIALE

Base Terra a Maggiore Tom,
Base Terra a Maggiore Tom,
Prendi le tue pillole di proteine e indossa il casco.

Base Terra a Maggiore Tom
Inizia il conto alla rovescia, motori accesi
controlla l’accensione, e che Dio ti assista.
Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque
quattro, tre, due, uno, Decollo

Qui è Base Terra a Maggiore Tom,
Ce l’hai fatta davvero
E i giornali vogliono sapere di chi sono le magliette che indossi 2
E’ arrivato il momento di lasciare la capsula se te la senti

Qui è Maggiore Tom a Base Terra,
Sto per varcare la porta
E sto fluttuando nello spazio in modo molto strano
E le stelle sembrano molto diverse oggi

Perché sono qui, seduto in un barattolo di latta,
Lontano sopra il mondo,
Il pianeta Terra è blu 3
E non c’è niente che io possa fare.

Nonostante sia lontano più di centomila miglia,
Mi sento molto calmo,
E penso che la mia astronave sappia quale direzione seguire
Dite a mia moglie che l’amo tanto, lei lo sa

Base Terra a Maggiore Tom
Il tuo circuito si è spento,
c’è qualcosa che non va
Mi senti, Maggiore Tom?
Mi senti, Maggiore Tom?
Mi senti, Maggiore Tom?
Mi senti……

Sono qui che galleggio attorno al mio barattolo di latta,
Lontano sopra la Luna,
Il pianeta Terra è blu
E non c’è niente che io possa fare

VERSIONE ORIGINALE

Ground Control to Major Tom
Ground Control to Major Tom
Take your protein pills and put your helmet on

Ground Control to Major Tom
Commencing countdown, engines on
Check ignition and may God’s love be with you

(spoken)
Ten, Nine, Eight, Seven, Six, Five
Four, Three, Two, One, Liftoff

This is Ground Control to Major Tom
You’ve really made the grade
And the papers want to know whose shirts you wear 2
Now it’s time to leave the capsule if you dare

This is Major Tom to Ground Control
I’m stepping through the door
And I’m floating in a most peculiar way
And the stars look very different today

For here am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue 3
And there’s nothing I can do

Though I’m past one hundred thousand miles
I’m feeling very still
And I think my spaceship knows which way to go
Tell my wife I love her very much she knows

Ground Control to Major Tom
Your circuit’s dead,
there’s something wrong
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you….

Here am I floating round my tin can
Far above the Moon
Planet Earth is blue
And there’s nothing I can do.