Zone Bianche 14

Amici, tutto bene? Dai, si tira avanti alla meno peggio, un po’ come la politica italiana con tutte le condense anali del caso (la famosa sudarella in mezzo alle chiappe). Un’unica certezza, renzi porta sfiga, questa volta ha detto che i cinque stelle, dilaniati al loro interno come sono, stanno per finire, anzi “il movimento è finito” anvedi che al prossimo giro pigliano il 57%? Gli esempi del renzi amuletone sono tanti, debuttò nel 2014, quando si presentò nel piazzale di palazzo Chigi  con un carretto di gelati Grom. Circa 13 mesi dopo, i due imprenditori italiani, titolari del marchio, hanno venduto Grom alla multinazionale anglo-olandese Unilever. Addio al Made in Italy dei gelati. Erano i tempi di Expo a Milano e l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi di fronte al presidente Putin, in una delle sue performance si lascia scappare questo gustosissimo pronostico: “Non parlo più dei mondiali sennò c’è crisi diplomatica perché dobbiamo vincere i mondiali in Russia nel 2018″. Infatti l’Italia nemmeno si qualificò. Da appassionato di ciclismo, Renzi alla vigilia della prova su strada di ciclismo, parla di Nibali: “Tutti facciamo il tifo per lo Squalo, la squadra c’è e ci sono tutte le condizioni per fare un bel lavoro”. Per la cronaca: Nibali era in testa a 10 km dal traguardo, cade e si rompe la clavicola! 19 Ottobre 2016 – Renzi su Twitter: “L’Europa arriva su Marte con una missione a guida italiana. Trepidazione e orgoglio”. Aggiunge su Facebook: “L’Europa arriva su Marte, con una missione a leadership italiana e la sonda Schiaparelli. Un grande sogno europeo, reso possibile dalla straordinaria qualità dei ricercatori italiani che ho incontrato qualche giorno fa a Torino. 20 Ottobre 2016 – La sonda Schiaparelli si  schianta su Marte. Sì, guardate il cielo, si sa mai che renzi non vi mandi un segno…

Perlimpinpin di Barbara

Per chi, come quando e perché?
Contro chi? Come? Contro cosa?
Basta con la tua violenza.
Da dove vieni?
Dove stai andando
Chi sei
A chi stai pregando?
Ti prego di tacere.
Per chi, come, quando e perché?
Se dobbiamo assolutamente essere
contro qualcuno o qualcosa,
sono per il sole al tramonto
sulle colline deserte.
Sono per le foreste profonde,
perché un bambino che piange, che
provenga da qualsiasi luogo,
è un bambino che piange,
perché un bambino che muore
alla fine delle tue pistole
è un bambino che muore.
Com’è abominevole dover scegliere
tra due innocenze!
Com’è abominevole avere
la risata dell’infanzia da nemici !
Per chi, come, quando e quanto?
Contro chi? Come e quanto?
Per perdere il gusto della vita,
Il sapore dell’acqua, il sapore del pane
E quello del Perlimpinpin
In piazza des Batignolles!
Ma per niente, ma per quasi nulla,
essere con te e va bene!
E per una rosa semiaperta,
E per un respiro,
E per un respiro di abbandono,
E per questo giardino tremante!
Non avere nulla, ma appassionatamente, Non
dire nulla freneticamente,
Ma dare tutto con intossicazione
E ricco di espropriazione, Avere
solo la sua verità,
Avere tutte le ricchezze,
Non parlare di poesia,
Non parlare di poesia
Frantumando fiori selvatici
E giocando con trasparenza
Sul fondo di un cortile con pareti grigie
Dove l’alba non ha mai possibilità.
Contro chi, come, contro cosa?
Per chi, come, quando e perché?
Per riscoprire il gusto della vita,
il sapore dell’acqua, il sapore del pane
E quello del Perlimpinpin
nella piazza dei Batignolles.
Contro nessuno e contro nulla,
Contro nessuno e contro nulla,
Ma per tutti i fiori aperti,
Ma per un respiro,
Ma per un soffio di abbandono
E per questo giardino tremante!
E vivi appassionatamente,
e combatti solo
con i fuochi della tenerezza
E, ricco di espropriazione
,
Avere solo la sua verità, Possedere tutta la ricchezza,
Non parlare più di poesia,
Non parlare più di poesia
Ma lasciare vivere fiori selvatici
e fai trasparire la trasparenza
In fondo a un cortile con pareti grigie
dove l’alba avrebbe finalmente avuto la sua possibilità,
vivere,
vivere
con tenerezza,
vivere
e donare
con ubriachezza!

*

Perlimpinpin è una canzone di Barbara, pubblicata nel suo album Amours Incestueuses del 1972. La canzone evoca la guerra: è stata scritta al tempo della guerra del Vietnam. Si riferisce alla Square des Batignolles, situata a pochi metri dalla casa natale di Barbara (6 rue Brochant), nel 17° arrondissement di Parigi. Il 27 novembre 2015, durante la cerimonia a Les Invalides presieduta dal Presidente della Repubblica François Hollande in omaggio alle vittime degli attentati del 13 novembre, la canzone è stata eseguita da Natalie Dessay accompagnata al pianoforte da Alexandre Tharaud.

Domande oziose

Oziando, mi chiedo se
dopo tanti anni 
assieme alle ossa di Lorca
abbiano trovato
la fibbia della sua cintura,
i baci che lasciò in pegno,
mentre gli eredi dei creditori
che attendono ancora quiescenza
hanno abbandonato ogni speranza
di vedersi soddisfatti.
 
Se un pensiero abiti ancora
le sue ossa temporali piene di terra,
spero lascino in pace 
quei suoi libri mai scritti
e il robusto canto di uccelli non visti
resti impigliato tra neve e polvere.
 
Mi chiedo se anche queste
siano domande oziose.

Bivacco globale

La realtà è una tendopoli
dove tutto, ogni giorno,
aumenta di prezzo
nel nome del sacrosanto
diritto al profitto,
alla santa fede che tutti
mette in ginocchio
al puro scopo di creare servi
e ammaliatrici,
dove il sole potrebbe
tramontare a Est,
come accadde:
quel giorno tutti credettero
nella vittoria dell’uomo,
ma immediatamente
avvertirono l’impossibilità,
e si risvegliarono
dentro il bivacco globale.

Domo Emigrantes con poesie di Payam Feili

non ho nome. Mia madre è andata al mare prima che potesse chiamarmi per nome. Ai mari…a un letto di alghe…nei resti di una vecchia nave. Neanche Poker e Afghan Groundskeeper hanno scelto un nome per me.

Il poker dice: “È meglio così”.

Il giardiniere afghano dice: “Quando il nome della regina sorgerà dalle foreste del Mediterraneo, avrai un nome”.

Akhenaton dice: “Non c’è nome per te”.

Senza nome e senza sorriso, cammino lungo la riva del mare. Qua e là, chiazze argentate di luce brillano sulla sabbia intorno al molo. Penso a mia madre. Della sua nudità bagnata nell’acqua. Del pesce re che bevono il latte dai suoi seni e delle sirene che sfiorano dolcemente la sua pelle.

Riesco a riconoscere le sue impronte sulla sabbia. È tornata in città senza venire a trovarmi.

Mia madre è la dea dei mari. Il mio feto galleggia ancora nel suo grembo. Forse anch’io sono una dea. Mia madre guida le onde e i vortici. Guida le navi verso la riva… le nebbie verso il cielo.

Accompagno gli estranei che si aggirano di notte nel mio letto…

Granelli di sabbia strisciano sotto i miei piedi. Mi giro e vado verso il mare. Mi avvicino… mi avvicino… un passo… due passi… cammino sull’acqua.

L’ho imparato da mia madre.

Vedo un branco di zingari in lontananza. Cantano e camminano sull’acqua.

Mia madre ha imparato a camminare sull’acqua da loro.

Svaniscono sullo sfondo arancione. Li saluto con la mano… scompaiono.

*

Questa oscura notte di Yalda, su un alto muro,
mi immergo nella tua solitudine, entro in te

sotto la luce della luna
Attraverso quella foresta lontana
profonda in quel lago svogliato
intravedo di voi nelle stelle

Lasciando porta dolore
Soggiornare porta dolore
Loitering in queste strade abbandonate porta dolore mi dolgo per il mio giornale del mattino, diffamato mi dolgo per i miei libri, piango il bellissimo figlio di mio zio Ali piango quei cupi passeri bagnati fino alla pelle  fiorisco e divento alto


Oh! Ragazzo, tenero è il mio torso
Per ripicca per la bellezza dell’unico figlio di mio zio, un giorno,
Nelle strade del villaggio, per l’ingegno della mia disperazione cadrò preda.

*

Madam Zona: Un libro di memorie

Io vivo nel paradiso dei folli, signora ministro

Tel Aviv è sempre sveglia. Come cadaveri troppo spaventati per dormire dopo la guerra. Le prime notti, non riuscivo nemmeno a dormire. Sono rimasto sveglio tutta la notte e ho guardato fuori dalla finestra della camera d’albergo. La strada sottostante non è mai stata tranquilla. Giovani ubriachi che ridono ad alta voce e si gridano i nomi l’un l’altro. Ho sentito per lo più parole e nomi arabi. Forse perché non conoscevo nessun ebraico. Costantemente, grida arabe, nomi arabi, ragazzi arabi … Mi ha rassicurato sul fatto che ero ancora in Medio Oriente. Ero felice di non essere stato costretto a scegliere tra America e America.

“Vivo nel paradiso degli stolti”

Quello che volevo era vedere ogni angolo di Israele. Volevo vedere se era la stessa terra fantasy che avevo scoperto nella Torah o no. Ma tutti volevano solo saperne di più. E ho continuato a rispondere alle domande dei giornalisti.

“Perché?”

Ma ero venuto in Israele solo per vivere nelle storie della Torah e per mentire in ebraico. Ero sicuro di non voler vivere in Pennsylvania o a Stoccolma. In luoghi freddi. Ho paura delle città fredde e delle persone fredde, e questo è qualcosa che non sono stato in grado di spiegare alla CNN o al New York Times.

“Vivo nel paradiso degli stolti”, è tutto quello che ho detto.

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Payam Feili è nato nel 1985 in Iran. Ha iniziato a scrivere nella sua prima adolescenza. Feili ha pubblicato il suo primo libro – The Sun’s Platform nel 2005 all’età di diciannove anni. Il libro è stato censurato dal Ministero della Cultura e dell’orientamento islamico. Successivamente, le opere di Payam Feili sono state bandite in Iran. 

Nel 2016, Feili ha chiesto asilo in Israele, che ha descritto come un luogo “interessante, bello e sorprendente”. Dice che Israele “non è solo un altro paese. Per me è come un luogo da favola”. Nel marzo 2016, il visto di Feili è stato esteso per consentirgli di rimanere durante la procedura di richiesta di asilo. 

Non ho piu’

con la pelle scavata d’inverni,
mi sento giovane alle soglie del seno:
quello che non ho mai avuto, avrò,
sulla pelle che profuma di sangue
non si sente urlare,
pensando sia gradevole il suo profumo
e altrettanto lo scricchiolio
di alberi fottuti dal vento;
le unghie guardano senza interferire,
gialle di anni e amici
che non ho piu’

Gioielli Rubati 150: Giovanni Baldaccini – Giuseppina Di Leo – Yuleisy Cruz Lezcano – Grazia Procino – Giancarlo Massai – Antonio Corradi – Laura Segantini – Carlo Becattini.

Grazie a Daniela Cerrato per la collaborazione, la rubrica è reperibile anche qui:

https://ilmondodibabajaga.wordpress.com/

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Linee intersecanti
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Libero senza me
penso di te frammenti
che so poco precisi
ma costruisco adatti a collocare
i miei ricordi in luoghi più appropriati
dove il reale non somiglia a noi
nel tempo come è stato.
A questo scopo cambio le stagioni
e traccio mappe
per dare nomi ad una inesistenza
che somiglia alla mia
e metto stelle dentro una bottiglia
per farmi compagnia
la sera al tavolino
quando la carta assorbe
la notte che ci spando
e diventa un abbozzo di città
dove trapelo e traccio
confini e scrivo il tempo
che si contorce nella mia scrittura
linee intersecanti la frattura
quando mi accorgo di non combaciare
alla morte che viene
e penso che domani vado a pesca
quando la sera si rispecchia
in mare e sembra ci sia luna.
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di Giovanni Baldaccini, qui:
https://scrivereperimmagini.wordpress.com/2021/06/06/linee-intersecanti/
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*
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Un colpo di vento improvviso ferma la lettura.
È un avviso: è l’inizio del viaggio,
inviti a cogliere i frammenti, gli sprazzi di luce;
sono le 18,30 di un pomeriggio di agosto.
Il capitano è indaffarato e nervoso,
passa incarichi agli ufficiali mentre il cuoco di bordo
mette in caldo il pane per noi;
le sue mani sono dure come la corteccia di un albero.
Siamo qui
estranei a quanto sta accadendo
fuori
quasi e soprattutto il vento.
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di Giuseppina Di Leo, qui:

Navigo nelle parole di Giuseppina Di Leo

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Cimitero di piume
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Si è sbagliata la colomba,
ha finito il suo volo
in un film dell’orrore,
tremore di bombe che bruciano l’erba.
Il deserto vomita pezzi di carni.
I pochi fiori odorano
di terra bruciata.
Con la bandiera della libertà negata,
gli occhi dei bambini
salutano le tenebre
e si asciugano le ferite.
Nella mescolanza di terre
e di storie sofferte,
crescono semi di odio.
Si ascoltano boati
e la frangia di vita è ridotta
a sepolcro pieno di lucida disperazione.
Si perdono i nomi, si perde la ragione,
con l’innocenza assassinata a Gaza.
La colomba sbagliata, passa
e strilla «NO» al massacro
«NO» al verme e agli occhi mangiati.
Oh, colomba senza macchia!
Ti bagna il pianto scosso.
Le armi caricate nel mondo
arrivano a Israele continuamente,
la follia della gente
farà del tuo corpo un cimitero di piume.
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di Yuleisy Cruz Lezcano, qui:
https://papelylapizeditorial.com/2021/06/19/cementerio-de-pluma/?fbclid=IwAR2HvFr9Bvgdn9yUXSqEU8T2RC0dbq9g6R8BVdKy0VZpXWQA5Tf-rKCde3w
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Il corpo invecchia.
E’ legge della fisica inoppugnabile,
cristallina.
Lo specchio rimanda
la carne cascante del viso
le rughe assai pietose
a coprire il non fatto.
Ma l’anima è sottoposta all’azione della senescenza?
Il dubbio arriva quando
il gioco di indovinare
le falle di una vita prende
il sopravvento davanti
alla luce fredda
dell’unico lampione,
rimasto integro
agli insulti dei passanti.
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di Grazia Procino, qui:
https://www.facebook.com/grazia.procino.3
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Il sipario
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Attore o spettatore,
sul palco o in poltrona,
agire o osservare,
a te la scelta.
A teatro come nella vita
sei tu a stabilire il tuo ruolo,
a decidere da che parte stare.
Comodamente e pigramente
seduto ad assistere
passivo allo spettacolo
della tua esistenza che scorre
oppure scriverne la sceneggiatura,
salire sul palco, sudare, sbagliare,
mettere in scena ciò che ti piace,
selezionare chi vuoi
che ti reciti accanto,
dare il meglio di te,
emozionare qualcuno.
Ricorda che un giorno,
senza preavviso,
come nelle migliori rappresentazioni
inevitabile un colpo di scena,
il sipario si chiuderà in anticipo
lasciando a te
in bocca le ultime battute
e nel cuore l’arresa malinconia
della consapevolezza della fine,
negli spettatori la tristezza
per la mancata uscita finale a salutare.
Fa’ che quel giorno ti trovi
dalla parte giusta del sipario.
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di Giancarlo Massai, qui:
https://www.facebook.com/giancarlo.massai
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Amo di te
.
Amo di te
la tua lontananza.
La mano che tendi,
per darmi speranza.
Le parole che scrivi
nella terra riarsa,
e le strade che mieti
danzando nel grano.
Amo di te
il coraggio gitano.
Che non sa rinunciare
al pane seccato,
che intingi nel vino
come un signore
o un marinaio.
Amo il tuo grido.
Il sentiero che fai
per corrermi incontro,
e il dito che punti
contro ogni mio petto.
Amo il tuo vestire prezioso,
e la tua nuca scoperta
che chiama il mio sangue.
La mia pancia che
serra la via,
quando ti vedo arrivare.
Le lingue che parlo
e non le conosco,
i baci sconosciuti
che incontro.
Amo di te
tutti i sogni che faccio,
dove non diciamo niente
e ci sfioriamo la guancia.
Amo di te
il mio tremare.
Il tuo sapere
e la tua ombra,
che sempre scorgo,
levarsi dal piede
d’ogni donna che ha amato.
di Antonio Corradi, qui:
Da -Le api muoiono Giovani-
https://www.facebook.com/corradi.antonio
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Non abbiamo necessità
di seduzione,
siamo abituati
alla più profonda solitudine.
Tu sai, che nemmeno
mille parole,
possono cancellare quello
che è stato scritto
sulle nostre anime.
I nostri spiriti, vorrebbero
poter smentire
cuori insanabili.
Siamo pervasi da certezze,
meravigliose e tristi.
Come il conoscere
cosa sia la felicità,
e il saperne già l’epilogo.
di Laura Segantini, qui:
https://www.facebook.com/laura.segantini.96
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Spiriti
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Vorrei sedermi a tavola
con tutti voi,
.
un tavolino circolare
come quello di Re Artù,
.
ed evocarvi uno ad uno
per accogliervi al mio desco,
.
e tutti insieme passare la notte
al confine sospesi tra la vita e la morte.
.
A ritroso nel tempo fare l’appello
ed abbracciarvi uno ad uno,
.
nonni, bisnonni, avi,
antenati tutti mai conosciuti.
.
Se io sono qui voi ne siete responsabili,
nel bene e nel male,
avanti, sedete,
facciamoci questo pranzo in famiglia.
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di Carlo Becattini, qui:
https://fioriscenelbuio.wordpress.com/2021/06/16/spiriti/
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