letture amArgine: tre poesie di Maria Ovelar (mi si perdonino gli errori di traduzione)

USCIRE PER GIOCARE

È atomizzato in ogni angolo di questo club.
Sconcertato dal rantolo
di orologi giganti;
Fuoco di altezze;
Schizzare la bassezza.
Il mio cuore vuole volare
un po ‘più alto
Come se non fossi abbastanza
Come se non fossi mai stata
E mi rattrista conoscere me stessa maga
Volatile e infiammabile
Ma non mi sento
Lo sai già.
Un medico mi ha consigliato
Sii infedele
“Siamo tutti”
Ha detto
E adesso
il mio cuore deforme
Vuoi uscire e giocare
E il recinto è sbagliato
in partenza
E salta per evitare la prigione
Il senso della forza concentrica.
Adoro ancora il corpo nudo
Il posto migliore per esplodere
Quando le voci invertebrate
versano nel subconscio
tutta la loro sporcizia
*
SALIR A JUGAR

Está atomizado en cada rincón de este antro.
Desbarajustado por el traqueteo
de relojes gigantes;
Incendiado de alturas;
Bosquejando bajezas.
Mi corazón quiere volar
un poco más alto
Como si tú no fueras suficiente
Como si nunca lo hubieras sido
Y me entristece saberme maga
Volátil e inflamable
Pero yo no siento
Tú eso ya lo sabes.
Un doctor me recomendó
Ser infiel
“Lo somos todos”
Dijo
Y ahora
mi corazón deforme
Quiere salir a jugar
Y en la verja se equivoca
de salida
Y salta para no aprisionar
El sentido de la fuerza concéntrica.
Sigo amando sobre el cuerpo desnudo
El mejor sitio para explosionar
Cuando las voces invertebradas
vierten
En el subconsciente
todas vuestras inmundicias

***

TUTTO SUCCEDE ALLO STESSO TEMPO

Tutto accade allo stesso tempo,
L’albero si apre e l’infanzia cade.
Il tetto si alza
e una strada è inondata di ombre.

Lei guarda la televisione
e le centinaia di milioni di persone
calpestare il mondo,
mangiano le muse
e invadono i marciapiedi coi loro neuroni.

Tutto va al suo posto
e tutti nella loro cella.
Il mondo gira
e noi anneghiamo dentro,
sminuire l’anima
in cristalli di irrealtà.

Vorrei poter uccidere le tue ferite.
O no, uccidili, non eliminarli
purificarli e focalizzare la strada.

Ma sento che ti deludo
perché la mia voce non ti raggiunge
e se ti raggiunge, ti smembri
alle estremità del campo.

No, non sento niente.
È come essere qui e là allo stesso tempo.
Come aprire e chiudere
nodi di carne allo stesso tempo.
Come baciare e desalinizzare la saliva
In entrambi i corpi.
Mi importa e non mi interessa.
Perché ti amo e ti voglio
Ti abbraccio e ti vizio
e inizia a non adattarsi dentro
l’amore che provo per tutti voi
E per quel motivo, per gli innamorati con l’anima orizzontale
Mi slaccio sciogliendomi.
Con la parola

Io muoio
*
TODO SUCEDE AL MISMO TIEMPO

Todo sucede al mismo tiempo,
El árbol se abre y cae una infancia.
El techo se levanta
y una calle se inunda de sombras.

Ella mira la televisión
y los cientos de millones de personas
pisotean el mundo,
se comen a las musas
e invaden las aceras con sus neuras.

Cada cosa en su lugar
y todas en su sitio.
El mundo gira
y nosotros nos ahogamos dentro,
empequeñeciendo el alma
en cristales de irrealidad.

Ojalá pudiera matar vuestras heridas.
O no, matarlas, no purgarlas
purificarlas y enfocaros el camino.

Pero presiento que os decepciono
porque mi voz no os llega
y si os alcanza, se desmiembra
en extremidades de brea.

No, no siento nada.
Es como estar aquí y allí a la vez.
Como abrir y cerrar
nudos de carne al mismo tiempo.
Cómo besar y desalar salivas
En unos y otros cuerpos.
Me importa y no me importa.
Porque os quiero y os deseo.
Os abrazo y os mimo
y empieza a no caberme dentro
el amor que siento por todos vosotros
Y por eso, por quereros con el alma en horizontes
Me rompo desatándome en goznes.
Con la palabra

Muero.

***

LA MORTE E IL MARE

Nessuna delle onde è mia
Tutti hanno scritto la vita degli altri
Li sento perforare il meccanismo della memoria,
scatena le stanze superflue.
Hoyan il riflusso dei ricordi.

Il vetro rotto si avvicina a me
con i capitoli della biblioteca
che hai lasciato aperto.
Fuggi! Fuggi attraverso le porte delle chiuse!
che penetrano in una danza di sospensione.

Sono nelle parole
Mi hai letto nel letto d’ospedale
palpitante nella tua voce paurosa.

Conquista con me le catacombe di metafore,
spingerli a sbocciare mentre noi scopiamo.
Scoprici attraverso i laboratori dei morti
verso l’oscurità degli armadi
con il freddo dei corpi che soffiano nella coscienza
I baci rubati cadono a pezzi.

Stringono i cappi degli stivali
quando corrono da davanti a dietro.

Le parole del poeta sono gli echi
che scavare nella terra
la storia degli uomini
Come un altopiano, combattono il mondo
verità lampeggianti sdraiate al sole.

Il bagliore brucia le retine
e brucia gli abbracci
ma accendi i cuori degli umili.

Capitano di questa nave retorica,
no zozobri nella notte solitaria;
ti ascoltano

Dietro lo schermo illuminato delle ombre,
C’è un uomo con la sua realtà.
Non lasciarlo da solo.

Sappiamo tutti come finirà questa storia
Le conchiglie dimenticheranno
Nemmeno i fossili del mondo
manterranno il tuo nome
Spegni la luce quando esci.

Mentre scendi le scale
Sento salire l’incidente
Nel primo passo hai già scritto la morte
Lasciati perdere quando ti svegli al piano di sopra
Avrai perso l’essenza aderendo alla trama.
È noioso sapere la fine di questa storia
Sappiamo tutti come andrà a finire.
*
LA MUERTE Y EL MAR

Ninguna de las olas es la mía
Todas llevan escrita la vida de los otros
Las oigo horadar el mecanismo de la memoria,
desempantanar los cuartos superfluos.
Hoyan el reflujo de los recuerdos.

Se acerca a mí el cristal quebrado
con los capítulos de la biblioteca
que dejaste abierta.
¡Huye!, ¡huye por las lagunas de las compuertas!
que se penetran en un baile de colgados.

Estoy en las palabras
que me leíste en la cama del hospital
palpitantes en tu voz medrosa.

Conquista conmigo las catacumbas de las metáforas,
empújalas a florecer mientras follamos.
Descuélganos por los laboratorios de los muertos
hacia las penumbras de las alacenas
con el frío de los cuerpos soplando en la conciencia
Caen por tumbos los besos robados.

Ellos se afinan los lazos de las botas
cuando corren de adelante hacia atrás.

Las palabras del poeta son los ecos
que cavan en la tierra
la historia de los hombres
Como un altiplano peinan el mundo
destellando verdades tendidas al sol.

El fulgor quema las retinas
y abrasa los abrazos
pero enciende el corazón de los humildes.

Capitán de este barco retórico,
no zozobres en la noche solitaria;
ellos te escuchan.

Detrás de la pantalla iluminada de sombras,
está el hombre con su realidad.
No lo dejes solo.

Todos sabemos cómo va a terminar esta historia
Las caracolas olvidarán
Ni tan siquiera los fósiles del mundo
retendrán tu nombre
Apaga la luz al salir.

Por las escaleras de tu trayectoria
Escucho trepar al accidente
En el primer escalón ya llevabas escrita la muerte
Desconsidérate perdido cuando despiertes escalera arriba
Habrás extraviado la esencia pegándote por la trama.
Es aburrido conocerle el final a esta historia
Todos sabemos cómo va a terminar.

Autrice madrilena per caso scoperta in rete, non ne so praticamente nulla. Per saperne di più:

https://mariaovelar.com/

caro Editore

La carta passa dal fresco di stampa
al giallognolo vergine dell’inutilizzo;
caro Editore, Lei conosce bene
il peso delle giacenze.
Sa che siamo tutti poeti
rimossi i migliori.
Cosa faremo di tanto lavoro
puntuale, puntiglioso, chissà,
qualcosa potrebbe andare a pensione
nelle pubbliche biblioteche.
Forse tra una sveglia non sentita
e una lavatrice che si rompe
a New York City o in New Mexico,
un girovago senza tetto,
entrato per scaldarsi e riposare,
illuderà il tempo leggendo qualcosa
prima di dormire.
Allora sì tanto lavoro,
dedizione e generosità
avranno significato.

a dopo

Lasciamo tutto a dopo.
L’altalena non è ancora arrivata
ha vissuto un periodo di comporto
in strada inseguita, contusa, ferma
non vede nome e campanello,
ma entrerà

non ha piedi, solo destino e capelli
indossa un alveare cogli istinti dell’uomo;
l’indirizzo era giusto,
fuori ritrovata calma di vento,
e sfilerà il vestito
come fosse stata sempre chiusa in bagno.

letture amArgine: la Poesia in un frammento di Poema Bianco di Pasquale Panella


E come siamo capaci
d’essere tutti coraggiosi, smargiassi
con le parole altrui, intendo quelle scritte
da noi, lette dagli altri
E come siamo anche tenebrosi, cupi, tragici,
furiosi, disperati, vili
Insomma altruisti, sempre per via del fatto
che noi scriviamo e altri leggeranno

Insomma, bisogna fare la figura

“Tu, quel che dici, dillo
senza figurarlo, non farle
le belle figure, le immaginette.
i santini del verso, non farlo,
no, il fioretto, il giuramento falso
(poi nemmeno ti rendi conto che l’hai fatto)”

“Soltanto, datti una legge
metrica ogni volta,
a ogni verso”

“La poesia cos’è?
Di cosa è fatta?

Di un verso alla volta,
di un verso solo,
della solitudine di un verso”

“Di un verso ‘alla volta’
significa di un verso alla girata,
(l’azione del voltarsi di ogni verso):
un verso che, per ritrovare
la sua solitudine, si volta”

“Siamo noi che andiamo a capo,
il verso no
Il verso è la linea dello sguardo
volto all’indietro, lo sguardo
del verso dalla fine all’inizio
di se stesso
(la domanda è:
può essere letto uno sguardo?
(che tra l’altro
è una domanda idiota
come una parentesi in parentesi così:))”

Tutto questo, a parole

Dopo ore di parole, falla
finita, ossia datti da fare
come se stessi lavorando sul serio
se sei capace di essere serio,
se sei capace di applicarti
Trovati un lavoro su di me
da idraulico, da meccanico,
da muratore
Trovati un lavoro su di me
Fammelo (con gli attrezzi)
l’amore

il mona

si è impuntato per un ministro, spread a 300 e borse in picchiata, Cottarelli rinuncia a fare il morituro governo, elezioni a fine luglio?, l’Italia consegnata alla destra più becera?: bisogna proprio dirglielo che è un MONA

Il MONA JUNIOR (er maionese) invece pare rinsavito. Certamente sciogliere anticipatamente le Camere per indire nuove elezioni con una maggioranza in essere, sarebbe un atto eversivo, capito MONA SENIOR?

Il MONA tedesco pare avere invece chiesto scusa.

Laura Palmer FOR PRESIDENT!

Resistere o Contrattaccare?

Giuseppe Colzani

Milanese, giovane partigiano del rione operaio di Niguarda.

Una volta che avevo diciassette anni ed ero quasi a forza partigiano
trovammo nel perlustrare una cantina due fascisti
Senza le armi son come scatole svuotate
e a noi due morti in più portavan niente
Così li aiutammo a sparire a calcinculo
Ma poi anni dopo uno lo incontrai che aveva una bambina
e mi guardò e mi disse
Ti devo la mia vita e lei
E io pensai che se avesse vinto lui la guerra
non ci saremmo stati né io né i miei due figli.

*

L’inverno è già qui
Flavio Almerighi cittadino e antifascista

L’inverno è già qui, interminabile
ma pieno di mosche e zanzare
troppe, che le rondini si arrendono
senza condizioni, favole uccise
in nome di un ribaltabile
senso di rivalsa, la povertà
in ansia di un domani presente,
ogni giorno ogni momento
il futuro è sempre qui, scortese bussa:
qualcuno ancora chiede
chi parlerà in suo favore,
i più presi nell’odio verso chi viene
a espiare colpe non proprie.
La risposta migliore è
meglio contrattaccare che resistere:
la domanda ponitela tu.

amArgine chiude per protesta

oggi in Italia c’è stato un colpo di stato silenzioso: finanza e germania hanno impedito la nascita di un governo che godeva della maggioranza dei voti e dei seggi: il pretesto lo ha trovato il kapo’ dello stato, rifiutando un economista, Paolo Savona, già ministro in un passato governo, a causa del suo pensiero in materia di euro e di germania: questo blog chiude per protesta fino al 31 maggio

today in Italy there has been a silent coup: finance and germany have prevented the birth of a government that enjoyed the majority of votes and seats: the pretext found him the kapo ‘of the state, refusing an economist, Paolo Savona , former minister in a past government, because of his thoughts on the euro and germany: this blog closes in protest until May 31

l’Europa

l’Europa è vinta
il tubetto delle pillole pieno di danaro,
gli infissi invecchiano,
brunette con maglioni larghi a collo alto
così come pochi romanzi
potranno esaltare:
si fottano loro, i loro panzer, i loro euro

vivo ogni giorno
dove i mendicanti lamentano trascuratezza,
nessuno li pensa
vogliono parlare:
nel salotto c’è un televisore,
e sono tutte trappole

allora, dentro ogni poesia
sarà necessaria una forte impronta di bellezza,
nichilisti pensionati
avanguardisti polverosi
si dannino pure per l’appannaggio
alle loro futili carriere
senza città, faccia, campanello.

Clara, ho sempre pensato l’abbandono
peggiore di ogni viltà,
sono restato comunque e sempre,
se oggi diventare cavallo
mi portasse più lontano,
diventerei un cavallo

***

dura madre

non sempre, quasi mai
furono gelsomini e mandorle,
belle donne argentate,
ma spesso eterno confondere carte
sulla linea del mare

il pelo dell’acqua, dapprima salato
ghiacciò
che non ci si poteva più tuffare
nemmeno durante i mesi delle vacanze,
qualcuno lo spaccava con un pugno
per potersi lavare in volto

il gran mare della democrazia
fu riempito di plastica riciclabile
tutta in piccoli pezzi,
pezze dismesse, nelle reti
il pescato non si agitava più

terminò la spiaggia libera,
finimmo anche noi, con poche lire
e asciugamano, di fare le lucertole
dentro la bonaccia d’agosto

finirono riforme e manovre ed eufemismi
finimmo d’invocare il risanamento
per bovini da asciugare,
stavamo tutti come pesci:
terminò l’avanspettacolo

l’acqua divenne molto più dura
da non spaccarsi più, ma
la si vedeva ridere
sotto quel qualcosa trasparente
ma del tutto infrangibile.
L’acqua c’era,
ma non ci fu più acqua.

Mia madre, la Democrazia,
divenne molto dura e poi santa
con me: ai suoi funerali
Steve mi trattenne a stento
dal discendere nella fossa
con lei