I miei occhi già non sanno
che contemplare giorni
e soli persi. Come io sento
girare vecchie tartane
tra le sponde di Sinera!
Al ricordo mi giungono
odori di mar velato
da estati chiare. Mi perdura
tra le dita la rosa
che colsi. E sulle labbra,
tempesta, fuoco, parole
cenere diventate.
*
Ai bordi del mare. Avevo
una casa, il sogno mio,
lungo i bordi del mare.
Alta prua. Per liberi
cammini d’acqua, la svelta
barca che comandavo.
Gli occhi conoscevano
tutto il riposo e l’ordine
di una piccola patria.
Quanto m’è necessario
di dirti la paura
che fa la pioggia ai vetri!
Oggi cade la notte scura
sopra la mia dimora.
Mi attirano le rocce
negre verso il naufragio.
Del cantico prigioniero,
ogni mio sforzo inutile,
chi può condurmi all’alba?
Ai bordi del mare avevo
una casa e un sogno lento.
*
VORREI DIRLO CON LE MIE LABBRA DI VECCHIO
Con sofferenza ho visto. Già non ricordo il mare.
Vado per l’ultimo solco, dopo verrà il deserto.
Sotto chiarissimi cieli, ascolto come il vento
«Nessuno», mi dice nome, mio guadagnato nome.
Sarà tempo di riposo, e per l’ultima volta
resto a guardar la luce di un ponente lungo.
Ora, senza paura, io solo me ne andrò
dentro la notte, in Dio, tra la sabbia e tra la sete.
*
CANZONE DEL MATTINO CALMO
Il sole è andato dorando
il lungo sogno dell’acqua.
Gli occhi già così stanchi
di chi raggiunge la calma
hanno visto, hanno capito,
e già dimenticavano.
Lontano, al di là del mare,
se ne va la barca mia.
Da dentro la terra un canto
con l’aria l’accompagna:
«Lungo la via ti perderai
da cui non si torna mai».
Sotto la luce clemente
del mattino, alla casa dei morti
di questo mio nome antico,
oggi mi dico: «Io sono ancora».
Domani m’assopirò
senza timore e angoscia.
E bacerà l’oro novello
la quiete serena del marmo.
Nella pace, solitario,
del giardino dai cinque alberi,
il mio tempo ho già raccolto,
la bianca rosa rara.
Ora entrerò, chiamato,
nelle dimore scure.
*
CANZONE DEL CREPUSCOLO
Voci di bambini trasportavano
il sole che io guardavo.
Tutta la luce dell’estate
si faceva in me desiderio di sogno.
L’orologio, sul muro bianco,
racconta come se ne va il pomeriggio.
Un vento calmo e soave
soffia nei sentieri del crepuscolo.
Forse domani verranno
ancora lente ore di
chiarore per gli occhi
di questo sguardo così avido.
Ma ora è notte.
E sono rimasto solo
nella casa dei morti
che soltanto io ricordo.
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Salvador Espriu i Castelló (Santa Coloma de Farners, 10 luglio 1913 – Barcellona, 22 febbraio 1985) è stato un poeta, drammaturgo e romanziere spagnolo, le sue opere sono scritte in lingua catalana.
Espriu fu uno scrittore molto prolifico e poliedrico; tuttavia le sue opere si possono raggruppare in quattro grandi categorie: liriche, elegiache, satiriche e didattiche.
Insieme a Josep Pla e a Josep Maria de Segarra fu uno dei primi scrittori che, nonostante i divieti, riprese a scrivere in lingua catalana.
Le sue principali opere letterarie sono tre: Il cimitero di Sinera (El cementiri de Sinera, dove Sinera sta per Arenys letta al contrario), La prima storia di Esther (Primera història d’Esther) e La pelle del toro (La pell de brau), che probabilmente è anche la sua opera più conosciuta e con la quale Espriu esterna la sua visione delle problematiche storiche, morali e sociali della Spagna dei suoi tempi.
La sua poesia del dopoguerra è caratterizzata da un profondo ermetismo. Ricorrente e ossessiva è la presenza della morte, della tristezza del mondo rovesciato dalla guerra (per questo rovesciò nelle sue liriche anche il nome della sua tanto amata Arenys in Sinera), della solitudine e dell’impotenza dell’uomo davanti all’evolversi funesto della storia.
Ecco, quest’anno si presenta anche il problema della mutanda di Capodanno, oggi è l’antivigilia, quindi il problema va affrontato e risolto per tempo. Fino allo scorso anno indossare intimo rosso a Capodanno era considerato bene augurante, così come una sana trombata allo scoccar della mezzanotte. Il vairus ha sovvertito tutto, anche e soprattutto perché per l’ultimo dell’anno si rientra in zona rossa.Insomma non si entra, non si esce, soprattutto non ci si può muovere. La questione si pone dunque in modo dirompente. Come si può fare sesso a Capodanno in queste condizioni? E’ un interrogativo spinoso che giro a Voi, cari covidosi, anche perché la soluzione è praticamente impossibile. Prendiamo Ada e Gino, che vogliano far sesso. Ada ha già indossato un completino rosso da urlo, Gino ha la bava alla bocca. L’unico modo è che Ada si chiuda in bagno e Gino vada in cantina, e si telefonino.
– Ciao Ggì, ssò Ada e ‘ssò pporcaaaa!
– Ciao A’ ‘sso Ggi e cciò la banana der tuo cuor!
Il prosieguo della telefonata, alquanto scontato in realtà, non lo posso trascrivere perché siamo in fascia protetta. Speriamo solo che domani notte allo scoccar dell’ora fatale le linee non siano troppo intasate, oppure che qualcuno non sbagli numero, metti che Gino sbagli e chiami Don Dino, detto lo sciupachierichetti…
C’era una volta un re seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia! E la serva cominciò…
Non vorrei essere nei panni del medico che ha ricevuto per errore cinque dosi di vaccinone, cazzo si starà già trasformando. Sì perché, ed è notizia fresca fresca (a ottanta gradi sotto zero) che ogni fiala di vaccinone contiene cinque dosi! Ma non potevano dirlo subito? Anche in Germania pare che otto vecchietti abbiano avuto cinque dosi in botta sola, i vecchietti maschi hanno avuto come effetto collaterale una banana gigantesca, come non l’avevano più dai tempi della caduta di Berlino. Un dubbio feroce m’assale: ma i vaccinators come faranno a suddividere esattamente la fiala del vaccinone in cinque parti esattamente uguali? Notizia dell’ultima ora! Le dosi pro fiala sono sei, ma famo settete! Non sono qui per vendere, ma per regalare!
Insomma, ne ricevi meno e forse non ti fa effetto, ne ricevi di più e diventi uno stupratore seriale, mai un momento di pace, mai una sicurezza, mai un frigo congelatore a meno ottanta per conservare il vaccinone!
Questo brano non avrebbe certo sfigurato in Let it be, l’ultimo album dei Beatles risalente a tre anni prima. My Love è il pezzo il più conosciuto dell’album del 1973 Red Rose Speedway. McCartney dedicò la canzone alla moglie Linda, anche lei membro del gruppo. Il singolo fu pubblicato nel mese di marzo 1973, raggiungendo il primo posto nella classifica americana di Billboard per quattro settimane.
McCartney volle registrare la canzone in modo insolito, incidendo la base e l’orchestra dal vivo in studio, come rivelato da Richard Hewson, che si occupò dell’arrangiamento orchestrale: “McCartney voleva che il brano avesse un certo feeling. Tutto fu inciso live, anche la parte vocale”.
IL MIO AMORE
Quando me ne vado
so che il cuore può rimanere col mio amore
è ovvio, è nelle sue mani
e il mio amore lo tratta bene
E quando la dispensa resterà vuota
troverò ancora qualcosa del mio amore
è ovvio, ovunque trovo il mio amore
e il mio amore fa il meglio
Io amo, il mio amore
solo il mio amore possiede l’altra chiave
oh amore, amore mio
solo il mio amore mi tratta così bene
Non chiedermi mai perché
Signore, io non dirò mai addio al mio amore
è ovvio, sarò sempre al suo fianco
il mio amore fa ciò che è meglio
Oh amore, amore mio
il mio amore fa ciò che è meglio per me
TESTO ORIGINALE
And when I go away
I know my heart can stay with my love
it’s understood, it’s in the hands of my love
and my love does it good
Wo wo wo wo, wo wo wo wo
my love does it good
And when the cupboard’s bare
I’ll still find somethin’ there with my love
it’s understood, it’s everywhere with my love
and my love does it good
Wo wo wo wo, wo wo wo wo
my love does it good
Oh, I love, oh, my love
only my love holds the other key to me
oh, my love, oh, my love
only my love does it good to me
Wo wo wo wo, wo wo wo wo
my love does it good
Don’t ever ask me why
Lord, I never say goodbye to my love
it’s understood, it’s everywhere with my love
and my love, she does it good
Wo wo wo wo, wo wo wo wo
wo wo wo wo wo wo wo wo
my love does it good
Oh, I love, oh, my love
only my love does it good to me
Il giorno di Natale quante parole buttate al vento!
E la cosa più oscena è l’averlo strumentalizzato, fingendo di dare una elemosina alla prima persona incontrata per la strada, scambiata per una barbona, tanto era la foga di dare sfoggio della propria esibizione propagandistica. E non ci si vergogna!!! (Don Giorgio De Capitani)
Terminata la regular season del Natale, ora si passa ai play off per l’anno nuovo. De Luca, presidente della Campania, è stato accusato di mille nefandezze per essersi fatto vaccinare per primo, si fosse fatto vaccinare per ultimo sarebbe stato accusato di non aver dato il buon esempio o addirittura di essere un no vax. Va beh dai, sono rimaste 9749 dosi di vaccinone, un po’ di culo e una dose non ve la leverà nessuno. Intanto quelle merde di dirigenti cinesi hanno colpito ancora: Avrebbe diffuso notizie (false) sulla pandemia. Per questo motivo il tribunale del popolo di Pudong, in Cina, ha condannato a 4 anni di carcere Zhang Zhan, attivista e “citizen journalist” che era stata arrestata a maggio per le notizie diffuse sull’epidemia di coronavirus da Wuhan e incriminata con l’accusa di pubblicazione di «informazioni false». Lo ha riferito in queste ore il suo avvocato.
Ah, questo video è stato caricato su youtube il 28 gennaio scorso…