ce la siamo fatta 89

Alcuni estratti dal caotico confronto di questa notte tra Trump e Biden.

– Ciao gatto selvaggio
– Ciao nonna di Pertini
– Hai la faccia come il culo
– Ladro di sospensori!
– Tua moglie la da via ai clandestini messicani e pure con la fionda!
– Tua moglie è una prugna secca
– Ma che bella riuscita hai fatto col vairus!
– Riuscirai a sconfiggere la sclero e il parkinson?
– Fai cagare tutte le volte che apri bocca
– E tu che fai? Magni cadaveri sciolti con le adidas, con l’alito che ti ritrovi?
– Se sarò eletto ti farò pagare le tasse
– Se sarò confermato te la farò pagare!
– Vieni fuori che ti spacco la faccia!
– E io ti spacco il culo!
– ‘a cornutooooo
– ‘a gran fiijo de na mignottonaaaaa
– Ma vaffanculo!
– Brutto fregnone de merda!
– Ciao, donaldo, tacci tua, alla prossima
– Ciao giò, alla prossima, si nun mori prima!

Ascolti amArgine: Roots of Oak – Donovan (1970)

Donovan, pseudonimo di Donovan Phillips Leitch (Glasgow, 10 maggio 1946), è un cantautore e musicista britannico. Famosissimo nella seconda metà degli anni ’60 e tuttora in attività, ha pubblicato qualcosa come 96 album. Buon ascolto.

LE STRADE DI OAK

Guidando attraverso gli altopiani
Della Scozia sul nel nostro land rover
L’ombra della nuvola cade
E con esso un brivido

Oltre l’altura coperta di erica
Vedo librarsi un falco
Il mio viaggio è appena iniziato
E Danu è il mio nome
Sono il giocoliere della fortuna e della fama

Non elencarmi fatti, cifre e logica
Preferirei ascoltare leggende e magia

Piume di corvo
Coperte di carbone
Armatura d’argento
Nella secca degli sgombri
Il sole ad ovest
È rosso rubino
I viaggiatori stanchi
Prepara il loro letto

Non elencarmi fatti, cifre e logica
Preferirei ascoltare leggende e magia

TESTO ORIGINALE

Driving across the highlands
Of Scotland in our land rover

Shadow of cloud falls
And with it a chill
High o’er heather
Hawk hover the hill
Just begun is my journey
And Danu’s my name
I am the juggler of fortune and fame

Let me not hear facts figures and logic
Fain would I hear lore legends and magic [x4]

Feathers of raven
Slithers of coal
Armour of silver
In the mackerel shoal
Sun in the west
T’is ruby blood red
Travelers a-weary
Do make their bed

Let me not hear facts figures and logic
Fain would I hear lore legends and magic [x4]

memorabili momenti di gioia

è fatica immonda essere,
insistere, mai diventare.
qualcuno vive nell’incerto
di gas o sapone,
treno, autostrade in ora di punta,
memorabili momenti di gioia

qualcuna sceglie l’amore
con cui andare a dormire
imbarazzata dalla scoperta del sonno

una cagna ha subito il rito
del sacrificio sull’Emilia,
urtata da un pirata sul rettilineo
e, tanto è stato violento,
ha espulso il feto.
inspiegabile è il cancro
di tante ninne nanne mancate

ce la siamo fatta 88

La skuola ha un’infinità di problemi, li aveva ante vairus e li ha adesso, ingigantiti dal vairus. Se ante vairus le scuole si limitavano a crollare in testa a docenti e alunni, o nella migliore delle ipotesi c’era qualche ratto famelico nelle intercapedini e non funzionava nada de nada, ora non è che non crollino come allora ma in più c’é il vairus. Passi per gli ingressi contingentati, il registro delle pipì e delle popò, passino le successive ammucchiate all’uscita di scuola e sugli autobus, ma il vero brobblema non è stato evidenziato. Insomma, ogni classe e ogni generazione ha avuto i suoi Franti e suoi somari. I Franti bene o male sopravviveranno, ma il vairus farà un’ecatombe di somari. I poverini, direte voi, sono così particolarmente esposti al contagio? Ma nooo, è che bene o male prima se la sfangavano copiando o facendosi passare i bigliettini. Adesso, coi banchi lontani milioni di miglia l’uno dall’altro, a meno che non siano dotati di occhi di falco, i poverini, come faranno a copiare?
Tutto questo è assurdo, il problema c’é, è grave, il governo e la ministra ne debbono rispondere!

Ascolta & Leggi: Erik Satie e una corrispondenza con Vincenzo Petronelli

Carissimo Vincenzo, ho letto con piacere e con vivo interesse le tue poesie che, deduco, siano state composte nell’ultimo periodo. A mio avviso il tuo lavoro è decisamente buono, e per fortuna sfugge tutti gli stilemi della cosidetta Noe: tutti possono essere buoni imitatori di una “scuola” che imbarca tutto e il contrario di tutto in nome di uno stile che non esiste. La tua poesia, al contrario, è molto ben scritta, rifinita, e marcia verso una originalità che definisce uno stile preciso, pittorico, descrittivo, narrante, di ottimo impatto. Insomma, a mio parere stai lavorando bene e sviluppi un modo di comporre che si muove e percorre la via di una personalità esclusivamente Tua, come ogni autore che si rispetti deve fare. Insomma, io ti incoraggio a continuare su questa strada, scevro da condizionamenti, ben fatto!

In viaggio verso Poggiorsini

La spessa linea di fumo
accompagna il passaggio del treno dal mare: il suo fragore
sull’orizzonte immobile del falco.

Il passo sospeso della formica: frammenti di lavoro,
aliti di vento tra anfratti di tempo.

Il mare è lontano da qui: in dissolvenza
il verso dei gabbiani in volo
oltre la coltre corvina.

*

La coppia

Una fessura tra due palazzi antichi:
inquadratura in campo lungo.
L’eco lontana di auto dalla valle.

Aengus il vagabondo
assorto in un silenzio di falene:
dietro le porte in legno dei vicoli,
i chiavistelli ancora aperti
in attesa del rituale.

Donna Eleonora abitò fra queste pietre:
ritorna ogni sabato per la liturgia popolare.
“É sopro da minha alma
este accento de esperança,
eco do Alentejo”.

Ha nevicato in abbondanza sui profili delle serre.
Felpati, nella notte di febbraio
i gesti degli amanti
lettere di polvere.

Il vento trascina sotto i piedi
un foglio di carta slavato
frammenti ingialliti di poesia:
“le mele d’argento della luna,
le mele d’oro del sole”.

Tela notturna: sulla strada del rientro,
le note di Ry Cooder
serrano le case alle finestre
in attesa del miracolo.

*

Notturno

L’ago della bussola continua a segnare il nord.

La notte baltica, conduce a Riga
lungo una distesa infinita di neve e stelle anti-russi.

Senza ragione
avanzano profili di edifici, spogli di vita.

Il silenzio è impari.
Il geometra prepara l’epitaffio per il suo progetto di eternità.
Il pescatore dorme con i muscoli tesi sulla fisarmonica.
Nei rifugi antipanico, gli attori si consegnano alla pace:
Il loro perimetro li inghiotte.

La bussola è ferma, inesorabilmente.
Svanisce l’ultimo scheletro di specchi:
è una sinfonia di alberi e boschi,
boschi e alberi, ed alberi
e boschi, del colore acceso del candore del fuoco.

Non importano la geografia, i nomi:
la sinfonia è una successione di accordi
e rivolti.
Fino alla resa dei conti
senza ragione
alla ragione delle armi.

Riappare il campo magnetico
al confine del Tavoliere.

*

Esodo

Tra i ruderi del castello
i versi lunghi della cornacchia.

Sulla Via del gelso
il nonno offre esportazioni senza filtro al parroco.

Le campane della chiesa
rifrangono la caligine nell’aria:
nubili e vedove avanzano a passo lento
pronte per l’estrazione della lotteria,
mentre il macellaio –
mitra avvolto sotto il grembiule –
si prende cura dei bambini.

Nella quiete del vento,
riecheggia ancora il verso della cornacchia,
sulla rotta dei treni dalla Siberia:
mercanti macedoni in cerca dei loro accenti
tra le voci delle “Sciescie” (1).

Nelle stanze del diluvio
specchi di rugiada.
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1. Termine di origine araba utilizzato in molte cittadine del Sud Italia per indicare i classici vicoli antichi di conformazione labirintica

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Nato a Barletta l’8 novembre del 1970, sono laureato in lettere moderne con specializzazione storico-antropologica, risiedo ad Erba in provincia di Como, dove sono approdato diciotto anni fa per amore di quella che sarebbe poi diventata mia moglie, ho una figlia di 13 anni.
Dopo un primo percorso post-laurea che mi ha visto impegnato come ricercatore universitario nell’ambito storico-antropologico-geografico e come redattore editoriale, ho successivamente intrapreso un percorso professionale nel campo della consulenza aziendale, che mi ha condotto al mio attuale profilo di consulente in tema di comunicazione ed export; nel contempo proseguo nel mio impegno come ricercatore in qualità di cultore della materia, occupandomi in particolare di tematiche inerenti i sistemi di rappresentazione collettiva, l’immaginario collettivo, la cultura popolare e la cultura di massa. Inoltre abbraccio un ampio spettro di interessi culturali nei opero come divulgatore, storyteller ed organizzatore di eventi, spaziando dalla letteratura, alla linguistica, alla musica, al cinema, allo sport.
Dal 2018 sono presidente del gruppo letterario Ammin Acarya di Como, impegnato specificamente nella divulgazione ed organizzazione di eventi nell’ambito letterario e poetico.
Per quanto concerne in particolare la poesia, è una passione che mi accompagna ininterrottamente dall’età di sedici anni e che ho coltivato in modo febbrile nel corso del tempo, divorando letture di poeti dalle più disparate tradizioni ed aree geografiche, per poi cominciare a comporre mie poesie in modo più consapevole dall’età di ventinove anni.
Alcuni miei scritti sono comparse nelle antologie “IPOET” 2017 ed “Il Segreto delle Fragole” 2018 entrambi a cura dell’editore Lietocolle, “Mai la Parola rimane sola” edita nel 2017 dall’associazione Ammin Acarya di Como e sul blog letterario internazionale “L’Ombra delle Parole” a cura del critico letterario Giorgio Linguaglossa.

l’acqua

certi blues lenti
sanno di cose ritrovate,
dicono non siamo più bambini,
navighiamo normalmente a vista
tra scogli a pelo d’acqua,
persino le luci dei porti
ingannano i lungomare

l’acqua non ha più lo stesso colore
di pioggia appena appena turchese,
l’umanità forte e fiera
ha preso anni d’aspettativa,
qualche cosa rimane,
fora le chiglie,
ci riporta all’acqua

ce la siamo fatta 87

Premetto che se quattro anni fa fossi stato americano e avessi dovuto scegliere tra Hillary e Donaldo, sarei scappato subito in Canada a chiedere cittadinanza. Vinse Donaldo, un berluska elevato all’ennesima potenza. Con lui gli Usa hanno fatto passi giganteschi, ha smantellato molte delle buone cose fatte dal suo predecessore, ma gli è andata buca con la sanità. Talmente tanti passi in avanti che, dopo l’arrivo del vairus, gli Usa sono primi nella speciale graduatoria di contagi e vittime. A volte però il ragazzo col gatto in testa è spassoso: tentò di farsi consegnare, attraverso pagamento di modica somma, la Groenlandia dai danesi. I quali, dopo essersi scompisciati dal ridere, chiesero in cambio il Texas. A quel punto Donaldo, come quasi sempre, non seppe più che pesci pigliare, nemmeno le triglie che il suo amico Putin gli inviò dalla Russia. Ora salta fuori che il poverino è pure indigente, infatti non paga le tasse da mò. Americani, americane, mandategli qualche soldo che c’é la Casa Bianca da riverniciare, si accettano anche euro e yen giapponesi.

Ascolti amArgine: Carey Mulligan – Let No Man Steal Your Thyme (2015)

Questo brano è tratto dalla colonna sonora del film Via dalla pazza folla di Craig Armstrong, un affresco musicale intellettualmente sofisticato nel rinsaldare strettamente i rapporti fra cinema d’autore, letteratura alta e acuto ritratto psicologico di un’epoca. La canzone, composta dal regista stesso, è cantata dall’attrice protagonista del film, Carey Mulligan.

Non permettete a nessuno di rubare il vostro timo

Venite, dolci e leggiadre fanciulle
Fiori in pieno rigoglio
Badate, badate, prendetevi cura del vostro giardino
Non permettete a nessuno di rubare il vostro timo

Non permettete a nessuno di rubare il vostro timo
Ché quando il vostro timo avrà colto
Al ladro più nulla importerà di voi
E dove il vostro timo sarà stato gettato
Germoglierà il rimpianto

Il figlio del giardiniere era vicino a me
Mi diede tre fiori
Uno rosa, uno blu e uno violetto
E un roseto di boccioli rossi, rossi

Ma io rifiutai il cespuglio di rose rosse
E gli diedi un ramo di salice
Così che tutti potessero vedere
L’insulto arrecatomi dall’amore

TESTO ORIGINALE

Come all you fair and tender girls
That flourish in your prime
Beware, beware
Keep your garden fair
Let no man steal your thyme
Let no man steal your thyme.

For when your thyme it is past and gone
He’ll care no more for you
And every place where your thyme was waste
Will all spread o’er with rue
Will all spread o’er with rue.

The gardener’s son was standing by
Three flowers he gave to me
The pink, the blue, and he lilac true
And the red red rosy tree
And the red red rosy tree.

But I refused the red rose bush
And gained the willow tree
That all the world may plainly see
How my love slighted me
How my love slighted me.

la pietra in mano

ascolta il tuo dio,
fanne terra di biciclette
per divorare la strada
quando i pantaloni sono corti
e il freddo pungente
arrossa le gambe

cerca non trovare,
ogni strada contiene il bello
del martelletto che batte
la pietra in mano
senza ferire né pretendere
tesori tra le sue pagine

abbandona i pensieri malconci,
le armi al nemico,
per seguire tracce di vita
stordita nelle acque
di un atollo corallino
ora montagna

Noccioline e Banane: la poesia secondo Renato Pozzetto

Renato Pozzetto, nei panni del Professor Ceciotti, uomo insignificante, professore di lettere perennemente oppresso da un preside corrotto, da una morosa da evitare e da una classe di criminali travestiti da bambini, per sbaglio si cura il raffreddore con un fumento a base di cocaina, nascosta dal fratello scapestrato nel contenitore dell’eucalipto, con effetti devastanti (per gli oppressori). Spassosissimo.