ce la siamo fatta 66

Allegri! Si torna a scuola. Arrivano i banchi monoposto biplano come nel ’15/’18 e la ministra Azzolina può ritenersi soddisfatta. Si tratta di banchi talmente buoni e carrozzati, che un paio di questi saranno affidati a Vettel e Leclerc per vedere se finalmente riusciranno a ritrovare la zona podio in questa disgraziata stagione automobilistica di F1. Le scuole saranno attrezzate con locali a hoc coi box per il cambio gomme e rifornimento di carburante. Non usciamo però dal seminato, la scuola è importantissima, se fontana e i suoi accoliti l’avessero frequentata un po’ di più forse non saremmo messi così male, specie in Lombardia. Comunque le linee guida sono sempre più chiare, la prima recita : Ognuno per sé e Dio per tutti!, la seconda: Si salvi chi puòòòò! Però insegnanti e insegnante saranno bellissimi con le nuove mascherine trasparenti, così come gli allievi, che potranno calare la mascherina in classe come un poker d’assi. Su dai, ce la faremo???!

Ascolta & Leggi: 101 Strings Orchestra con alcune poesie di Biagina Danieli

Biagina Danieli da Anzio sa portare sul foglio l’autenticità di una poesia che soffre, vive, gioisce. Ci riesce benissimo senza bisogno di particolari effetti speciali, ma speciale è l’affetto che nutre per la poesia e il rispetto con cui la tratta. Buona lettura.

il suo blog
https://biadoit.wordpress.com/

Riflessioni a caldo

e che parliamo troppo
mentre la vita
è quel battito in più
dopo ogni battito
mentre la morte è l’ultimo
tutto il resto è paura
vestita a festa

*

Sull’orlo del pozzo

Seduta sull’orlo del pozzo
contava granelli di sabbia,
uno per uno.

Un secolo dopo era ancora li.
Allora decise di contare le stelle,
una per una.

Un secolo dopo era ancora li.
Allora decise di contare le gocce del mare,
una per una.

Un secolo dopo era ancora li.
Alla fine decise di smettere
e di stare a guardare.

La sete di conoscenza dell’esatta consistenza della materia
non era più affar suo.
Perdeva solo tempo.

Seduta sull’orlo del pozzo,
lasciò al caos
l’ordine dell’universo.

*

Fate all’amore

Fate all’amore.
Ogni giorno
Ogni volta che potete
Ogni volta che volete

Fate all’amore
con dolcezza
con tenerezza
con cura

Fate all’amore
col sentimento
con l’anima
con trasporto

Datevi i corpi
stringetevi
fondetevi
plasmatevi

Che il sudore sia uno
così la fatica
così il respiro affannoso
così l’orgasmo

E il dopo sia riposo
Sia leggerezza
Sia viaggio nell’infinito
Sia liberazione

Poi rincominciate
con dolci carezze
languidi sospiri
e ardenti baci

Fate all’amore.
Ogni giorno
Ogni volta che potete
Ogni volta che volete

*

La mia fede

a sognare parole
d’amore
talmente belle
da far male.
all’amore
nelle mani virili
che mi accarezzano.
illusa e sola
sempre.
perché l’amore
che non esiste
è la mia fede

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e sta bene

Almeno non vedo più
la tua faccia da culo.

Scartò il panino
per sgombrare la bocca
dal sapore d’insulto,
non prima di essersi lagnato
per il caldo, e bere
per mandar giù tutto.
Non è tempo di ripensamenti,
ancora non sente sale,
quand’è sangue in tumulto
e sta bene.

Ce la siamo fatta 65

Fin dai tempi più remoti la stupidera ha fatto parte dell’animo umano, ma ora con il vairus ha subito un incremento che è sotto gli occhi di tutti. Impossibile negare, oltre ai negazionisti, sempre pronti a sparare cazzate e quelli tedeschi a sfilre con bandiere del loro reich millenario, segnalo l’esistenza dei teologi di ritorno, quelli che hanno iniziato a credere in Dio solo dopo che Briatore si è beccato il vairus e per questo lo hanno messo ai domiciliari dalla Santanchè. In moschea abbiamo subito alcune perdite. Cobra, ovverosia Er Cobbra per gli amici, è ritornato in America riportandosi dietro la bella Melania, alias first lady, giusto in tempo per pronunciare un discorso (questa volta non ha copia incollato niente, pare, dal discorso di Michelle Obama) a favore del marito Donald “The Wild Cat” Drumpo in occasione della sua investitura (non da parte di una baleniera) a candidato per un nuovo mandato da presidente iùesèi. Vogliamo poi parlare di quel tè freddo che aumenta del 15% la possibilità di avvistare alieni? Eh, è davvero un grande mondo il nostro!

Gioielli Rubati 107: Giovanni Perri Agua – Marina Raccanelli – Cinzia Suraci – LaPoetessaRossa – Luca Yok Parenti – Roberto Ingle – Vincenzo Di Toma – Carlo Becattini.

Grazie a Daniela Cerrato che per luglio e agosto ha collaborato scegliendo metà dei brani, la rubrica è pubblicata in contemporanea qui:
https://ilmondodibabajaga.wordpress.com/

***

Riconosco il paese dal colore dei muri
e dai mattini di dura mollica
dal volgere lento arabesco dei figli
che guardano i padri e dalle nuvole
che fanno strade nell’ombra,
da poche sedie in cui si accampa la morte
o forse dall’acqua che scola per sempre
nei vicoletti come nell’anima dei gatti
che si ripetono.
Riconosco e imparo a memoria
il canto dell’attesa
delle finestre dove il sole dardeggia
e dentro, nel fondo, il dente nero
l’oracolo ubriaco, fumo di bagolaro e origano,
la bambina di novant’anni
che cade dal tuppo cantando.

di Giovanni Perri Agua, qui:
https://www.facebook.com/aguaplano.gp?__tn__=%2CdC-R-R&eid=ARAGnpO7wcWtcYf3jZGtEcRlkkYxmWz4x1aqt-OZN0yHC1dFGIz2rJ6mmnvfh6cHxfoBG4tKhGow3TKO&hc_ref=ARSm3twXusKkjxlLOKa5_UYPXXksDky4WYobUJa7dhfmk4HTBiZmLZMqIZvcISBRx74&fref=nf

*

Non so come andrà a finire
in questo mondo di scompensi
le parole non sono più chiave
ostinata le cerco
troppe e insignificanti
o svanite in un pozzo
di nulla

meglio sarebbe nascere pittore
e mischiare i colori con gusto
illuminare gli occhi di chi guarda

meglio sarebbe diventare cuoca
nutrire con cibo nuovo chi ami

le parole servono soltanto a me
le perdo e sono
vestito sfilato gettato al suolo
corpo lontano e solo
vagante fra ombre
perse

se trovo un filo di parole torno
corpo vivo, bordato di perle

di Marina Raccanelli, qui:
https://www.facebook.com/marina.raccanelli.7?__tn__=%2CdC-R-R&eid=ARAqvTQJ5qnxtKgyEiRTuDcsT4t908kgbGExkITd2Goz5jT1-u5mgT3zAbJjUjSVGMw5rYnp4j93LMwf&hc_ref=ARTJodgENyc2Fk_YkcV5znhQVGLeXxPYh_9nyeZVViHHBKjifOuIf2qzm01hg9v7zKY&fref=nf

*

Le parole della sera
hanno il peso del respiro,
si aprono sul fascio d’ombra
del muro mentre il buio
ricama abilmente la sagoma
riflessa nella penombra,
nel lungo corto istante
che precede la fine
di un sogno vissuto a metà.

di Cinzia Suraci, qui:
https://www.facebook.com/cinzia.suraci?__tn__=%2CdC-R-R&eid=ARAO5cvxTfIJHQi49w9-5GSesd1X-z1uDH9YkmW2B3Vew5HpidiowvoBoLiidHPYTigaJ0tUPPYh9Qbb&hc_ref=ARTaSpd0Y3PzyV8t9xIf1AdcMP0dEDnE4xa70sHORBGyc-A47CgKAMWbejEs2Gs74ag&fref=nf

*

4 ESTATI

una stanza abitata dal silenzio
un giorno di pioggia
ma potrebbe esserci il sole
la nebbia fumosa sui campi
forse sono solo i vetri appannati
un sasso per romperli tutti
le città vuote
una strada che conosco a memoria
mio padre alla guida
io che gli dico di fermarsi
perché devo vomitare

non esistono ancora
quelli che ieri notte
hanno fatto baldoria
bevendo gin tonic
e birra
le bottiglie vuote
in fila sul tavolo
tante etichette
per un’unica sbronza

ho mal di testa
voglio un caffè una doccia e ancora caffè
in questo ordine
mia madre mi tiene la testa
non mi piacciono le strade con le curve

non mi piacciono i rettilinei le pianure gli orizzonti definiti

la salita è parole spezzate
desideri abortiti
vuoti da riempire
con invenzioni estive
sono diventata grande
con una canzone che non mi va

sto improvvisando
va in scena il primo giorno dell’anno
è agosto
la quinta stagione ha inizio
non ho studiato la parte
non trovo le mutande rosse
andrò in scena nuda
anche questa volta

di LaPoetessaRossa, qui:

4 ESTATI

*

non bastano le parole
né più e né meno delle foglie
dopo la burrasca. astratte
e contorte come la vigna.
troppo linde, trasparenti
alla goccia di vino rosso
dopo la bevuta: non basta
il bicchiere a contenerti
non basta il vetro freddo
a distinguere due mondi.
la parola è un esile ponte
fra questi due diversi dentro.

Di Yoklux (Luca Parenti), qui:
https://yoklux.wordpress.com/

*

Sopra al mio letto c’è un Cristo appeso alla parete, ogni notte mi chiede consigli, credo voglia salvarsi.
I consigli dei poeti sono i più preziosi.
Tra un orgasmo e una preghiera dispenso consulenze sbagliate.
Il tempo va di fretta, la pazienza sa aspettare e si fa chiamare santa.
Siamo tutto santi.
Nessuno mi protegga dalla tempesta di poesie che a salvare qualcuno si muore spesso in due.

di Roberto Ingle, qui:
https://www.facebook.com/roberto.ingle

*

LA MIA MALSANA IDEA DI POESIA
_______________
…) è il dirugginìo di un segreto, il polso
in esilio di uno scrivano cieco,
il tetto di una casa ancora scheletro
di calli, rughe e insulti, il morganatico
del mare ai passi incerti d’alghe a sera
del vecchio-rete-pesce-boia in lacrime
riondose che s’argillano ai castelli
rimasti incustoditi, è il dissidente
andare incontro della pioggia al vetro
scarabocchiando l’insensato al naso
infisso del bambino, il fiato suo
e l’algida espansione del silenzio
se anche dare un la si fa amusìa (…

di Vincenzo Di Toma, qui:
https://www.facebook.com/vincenzoditomapoesia

*

Gioco pubblico

Non poco tempo fa
eravamo mandrie al pascolo
per le vie delle città,
poi ci siamo spezzati
come cristalli rilucenti,
ci siamo piegati
come duttile metallo.
Non poco tempo fa
eravamo alla ricerca
di una ragione, di un motivo,
ed ora che ignoriamo
la totalità delle esigenze personali,
giochiamo con le personalità,
con i personaggi pubblici e privati.
Tutto questo fastidio ci contamina,
ma circondati da scorie televisive
brilliamo di radioattività intensa,
intesa come attività interiore e personale,
interpersona – intesa – intercalare – calare.
Abbassate gli indumenti intimi
e mostrate le vostre intimità
nell’intimismo di un attimo privato
nell’eccitazione di una platea affacciata
tra le fessure del gioco pubblico.

di Carlo Becattini, qui
https://poesiestralciate.wordpress.com/2020/08/23/gioco-pubblico/

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Ascolta & Leggi: Maurice Ravel e Cesare Pavese

Terra rossa terra nera

Terra rossa terra nera,
tu vieni dal mare,
dal verde riarso,
dove sono parole
antiche e fatica sanguigna
e gerani tra i sassi,
non sai quanto porti
di mare parole e fatica,
tu ricca come un ricordo,
come la brulla campagna,
tu dura e dolcissima
parola, antica per sangue
raccolto negli occhi;
giovane, come un frutto
che è ricordo e stagione,
il tuo fiato riposa
sotto il cielo d’agosto,
le olive del tuo sguardo
addolciscono il mare,
e tu vivi rivivi
senza stupire, certa
come la terra, buia
come la terra, frantoio
di stagioni e di sogni
che alla luna si scopre
antichissimo, come
le mani di tua madre,
la conca del braciere.

*

Hai un sangue, un respiro

Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano;
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano;
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte;
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.

Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell’aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.

*

The night you slept

Anche la notte ti somiglia,
la notte remota che piange
muta, dentro il cuore profondo,
e le stelle passano stanche.
Una guancia tocca una guancia;
è un brivido freddo, qualcuno
si dibatte e t’implora, solo,
sperduto in te, nella tua febbre.

La notte soffre e anela l’alba,
povero cuore che sussulti.
O viso chiuso, buia angoscia,
febbre che rattristi le stelle,
c’è chi come te attende l’alba
scrutando il tuo viso in silenzio.
Sei distesa sotto la notte
come un chiuso orizzonte morto.
Povero cuore che sussulti,
un giorno lontano eri l’alba.

*

The cats will know

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.

Farai gesti anche tu.
Risponderai parole;
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffieremo nell’alba,
viso di primavera.

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A Cesare Pavese nell’anniversario della scomparsa.

l’ultimo passo

amore al tempo dei bastoni
è dare una mano a non cadere,
rialzarsi quando inizia a muovere
la campana delle Dodici

il ribelle diavolo ch’è stato
fa parte ormai del non c’é più:
tutto suo nonno, dicevano

amore aiuta a rialzarsi
urtando lieve un banco vuoto,
vanno via insieme
a compiere l’ultimo passo

Ascolta & Leggi: VietNam (Step on inside) e quattro poesie contro odio e guerra

Veglia

Un’intera nottata
buttato vicino
ad un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la gestione
delle sue mani
penetra
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

Giuseppe Ungaretti (Cima Quattro il 23 dicembre 1915)

*

L’addormentato della valle
E’ una gola di verzura dove il fiume canta
impigliando follemente alle erbe stracci
d’argento: dove il sole, dalla fiera montagna
risplende: è una piccola valle che spumeggia di raggi.
Un giovane soldato, bocca aperta, testa nuda,
e la nuca bagnata nel fresco crescione azzurro,
dorme; è disteso nell’erba, sotto la nuvola,
pallido nel suo verde letto dove piove la luce.
I piedi tra i gladioli, dorme. Sorridente come
sorriderebbe un bimbo malato, fa un sonno.
O natura, cullato tiepidamente: ha freddo.
I profumi non fanno più fremere la sua narice;
dorme nel sole, la mano sul suo petto
tranquillo. Ha due rose ferite sul fianco destro.

Arthur Rimbaud (1854 – 1891)

*

Ombra
Rieccovi accanto a me
Compagni miei morti in guerra
Oliva del tempo
Ricordi che ormai fate un ricordo solo
Come cento pelli fanno una sola pelliccia
Come queste migliaia di ferite fanno un solo articolo di giornale
Impalpabile e buia apparenza avete preso
La forma instabile della mia ombra
Un indiano in agguato per l’eternità
E ombra mi strisciate accanto
Ma non mi sentite più
Non conoscerete più i poemi divini che canto
Mentre io vi sento vi vedo ancora
Destini
Ombra multipla il sole vi conservi
Voi che tanto mi amate da non lasciarmi mai
E che ballate al sole senza far polvere
Ombra inchiostro del sole
Scrittura della mia luce
Cassone di rimpianti
Un dio che si umilia.

Apollinaire (1880 – 1918)

*

Il sangue

Chi può versare
Sangue nero
Sangue giallo
Sangue bianco
Mezzo sangue?
Il sangue non è indio, polinesiano o inglese.
Nessuno ha mai visto
Sangue ebreo
Sangue cristiano
Sangue mussulmano
Sangue buddista
Il sangue non è ricco, povero o benestante.
Il sangue è rosso
Disumano è chi lo versa
Non chi lo porta.

Ndjock Ngana (Camerun, 1952)

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