Halloween ladino con Adeodato Piazza Nicolai

PER COLPA DELLA STREGA (inedito di Adeodato Piazza Nicolai)

Boil and bubble
boil and trouble …
Atto 1, Shakespeare, “Macbeth”

Per colpa della strega ho la gobba storta,
sono vestita di nero e volo di notte
con la scopa così vecchia: dall’alba
alla sera anche sotto il tuo letto
e nel calderone; vicino alla luna piena
e anche s’ è vuota sorvolo insieme
al mio gatto coi peli pieni di spine,
le unghie lunghe, la coda eretta
color del carbone. Nella notte
di halloween
volo sopra le tombe per far paura
ai vivi e ai morti per sempre –
uomini, bambini e giovani donne
così tutti si nascondono
sotto le coperte
e pregano la beata Vergine Maria
ché la strega cattiva non li porti via,
specialmente laggiù nell’inferno
dove fa freddo e troppo caldo
per tutto il tempo finché arriva
l’eternità.

© 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 11 ottobre, ore 010:11, traduzione
Italiana eseguita dall’autore

****

PAR COLPA DELA STRIA (versione originale ladina)

Boil and bubble
boil and trouble …
Atto 1, Shakespeare, “Macbeth”

Par colpa dela stria ei la goba storta,
son vestida de negro e jolo de nuote
sula scoa proprio vecia: da bonora
ala sera anche sote l tò lièto
e te la ciaudièra; visìn ala luna piena
e cuanche l’é vuoita vado nsieme
al me giato coi pele pien de spine,
le ongie longhe, la coda erta
color del ciarbon. Tela nuote
de halloween
jolo sora le tonbe e fetho paura
ai vive e senpre ai morte –
òmis e bocie, ale femene dovin
cussì dute se scònde sote le cuerte
par preà ala beata Vergin Maria
ché la cativa stria no i pòrte via,
spethialmente ladò te l’inferno
aonde fa fredo e massa ciaudo
par duto l tenpo finché rua
l’eternità.

© 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 11 ottobre, ore 02:10

SAMHAIN 2017

Stanotte al fianco del druido
Said-Lamer celebro Samhain
(altro che Halloween… …)

Qua non arriva il mostro
senza testa da Sleepy Hollow,
soltanto la strega sulla sua scopa

che fa impazzire i nostri bambini.
Allegri vanno da casa in casa per
il trick or treating …. Li aspetto

a braccia aperte con tanti dolcetti
e qualche scherzetto per farli
apprezzare quei doni inattesi.

L’amico Almerighi ha messo sul blog
una mia poesia ladina che preannuncia
l’arrivo dello Samhain scozzese, festa

palese più vecchia dell’Halloween
americano; insieme ai druidi celti
di notte scappo nel bosco sacro

sotto una pianta di alloro, al fianco
dell’anziana quercia. …
Spiriti antichi si faranno vivi per

bisbigliare e poi ballare le classiche note
tradizionali della propria tuàtha. Gira
e rigira insieme agli spiriti del bosco

d’Irlanda fino ai menir di Stonhenge
parlando coi vivi-morti, con i morti-
vivi finché sentirò le loro risposte

dal Giano bifronte. Boudicca la nostra
gatta siamese girava intorno alle siepi
di casa sempre in punta di piedi;

temeva forse qualche anima felina e
gemella anche se la seguiva suo fratello
un po’ più ciccciotto di lei, magrina …

A Hammond, Indiana, i nostri figli
ogni anno, fino alle loro 16 stagioni,
facevano il giro di tutto il quartiere

per racimolare dolci e monetine
(al massimo dieci cent alla volta).
Tornavano a casa a notte fonda
stanchi e con il mal di pancia…

Rientrato da 15 stagioni nel Cadore-
Catubrium, vado sù a Casera Razzo
per ascoltare i pochi Keltoi, vecchi

antenati: sento i loro bisbigli, i loro
racconti, le loro battaglie e poi
m’addormento sognando con loro …

© 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 31 ottobre, ore 4:35

letture amArgine: Carlo Selan poesie inedite

Ho conosciuto Carlo Selan a Faenza lo scorso 30 settembre in occasione dell’Independent Poetry. Abbiamo letto insieme alcuni pezzi nell’atrio della stazione di Faenza, ed è stata un’esperienza appagante ascoltarlo. Ecco finalmente un giovane che sta iniziando a trovare la sua voce. Questi inizi dicono bene. Tra l’altro Carlo ha una notevole presenza scenica e il suo modo di proporre i brani non ha nulla da invidiare a un Emidio Clementi, giusto per scomodare un nome. La sua poesia sta prendendo forma, l’attuale è a parer mio già notevole. Spero vivamente che prosegua la strada che ha imboccato. Qui il talento c’è, e la poesia italiana ha bisogno di gente come lui.(Flavio Almerighi)

Parli brezza al mare, terra alla terra,
larghe, a navigare, ti diranno
la resa e l’inverno di quando
riposi, che è stata una vita ieri
e un ridere vero e un non togliere mai
le mani alle mani, le parole alle
parole, e solo negli occhi, a volte,
cadere

*

Rispondi una riva, un cenno
di neve, Itaca, infine, dal
lato dell’uva, dei grappoli d’osso,
carcasse di spuma. Nella marina,
con le bandiere nel vento, in tempo
di festa si scriveva i fondali,
le quinte dei pozzi, le dita sorprese.
E scaltre le mani dei commercianti,
un’ancia di labbra un sospiro,
una loro segreta sinfonia

*

Com’è stato sognarsi soli e avere
paura, com’è stato trovare ancora
paura nei prati bagnati dagli occhi
che sono le guance, svegliarsi ancora,
la bocca impastata e le parole annunciate, le parole precise,
che ogni pietra è d’angolo e ogni casa è il tempo
e le mani che il mese ha perso ieri

*

Quattro dita sfioravano, due
carezzavano, se grazie ad un
uomo non saprò essere padre,
se dietro era il mare che tu
camminavi, già stanca, già tardi,
se già mi credevi, in parti
di pietra, croci di legno, figliolo.
Se grazie a una donna sapevo
già fingere, se ho pianto l’inizio
e chi mi ha battezzato, che mancavo
soltanto in questa genesi derisa.
Se grazie a un uomo, a chi
l’ha visto annegare, cambiare l’acqua
in vino e ridere cianciando
delle donne e del suono, sporco, di un
flauto nell’ultimo Salmo, quello
del perdono, ho smesso di credere,
ho iniziato a scrivere

*

Pratico alcune parole, esilio
che richiama asilo, acqua dice
sete, aspetteremo

di non avere calma la poesia
è quel di più che non so dire,
non è soltanto questo, ma toccatemi
quell’altro
che io non trovo

*****


Carlo Selan nasce a Udine nel 1996 e già da giovanissimo inizia a scrivere racconti e poesie. Finiti gli studi superiori presso il Liceo Scientifico “G. Marinelli” di Udine, nel 2015 si iscrive alla facoltà di Lettere presso l’Università di Trieste. Nel 2016 pubblica la sua prima raccolta di poesie (Periferie, Campanotto Editore). Alcune suoi versi sono apparsi anche sulla rivista Digressioni e nel blog Laboratoripoesia.

Ventennale

Tarda estate, primo pomeriggio (1997)

Figuriamoci
se agosto fosse stato infinito
e il moto ondoso in perenne bonaccia
riempito soltanto dalle anime morte
da esso assediate giorno e notte…
Fumare e dormire
il programma piatto che segue momenti
di grande vicinanza e comunicazione,
quando decidevi l’importanza del mio piacere,
un’esigenza superiore
alla precauzione estrema di non lasciare tracce.
Oggi dormirei volentieri su quel letto di gusci rotti
senza averti toccata
e sopra un altro più plausibile
di piume e molle, dopo l’ennesimo atto
di un nostro colloquio d’amore.
Che silenzio!
Alla ricerca affannante della felicità
nell’impresa disperata
di creare una sublime opera d’arte.
Il letto è composto,
le trame ordinate, abbinate
e il primo pomeriggio
tutto da riempire.
******

(dal libro d’esordio Allegro Improvviso – 1999, incluso nell’antologia Cerentari – 2017)

flavio-almerighi-cerentari-1998-2017

uomo di passaggio

nato in inverno,
so scrivere al buio
non ho paura del freddo,
ho mangiato acqua di mare
senza fare una piega,

mi sono dissetato
di tutto quanto è male,
vivo dove sono caduto
cercando monete d’oro
senza troppa fortuna

letti e moltissime crepe
non sono mancati,
la spettacolare veranda
dove leggere e baciare
sul far del tramonto
quella sì, mai avuta

ho smesso quasi subito
le domande inutili,
ho trovato molti cuori
senza pensare al mio
quando echeggiava,
e qualche volta ha pianto

******

forse è Fabrizio

squilla il telefono
sul petto della notte,
forse è Fabrizio
solitamente imprevisto,
più spesso sospira
a picco sul mare

dov’è sola vertigine,
porti non ce ne sono

durante la veglia
il pesce è abbondante,
milioni di vite
a portata di mano.
La brezza leggera
è un’esca di suoni.

Era piena di speranze,
ora vorrei smettesse.

L’isola è instabile,
bella, spacciata
non si capisce
quale fondo l’inghiottirà
col mio interlocutore

letture amArgine: tre poesie di Maria Elena Blanco tradotte da Comasia Aquaro

Poesie tratte da “Possesso per perdita” di Maria Elena Blanco

TRANSITO

Corpo lieve

corpo senza l’imbarazzo del fiato

corpo musicale
accordato
in chiave d’ombra
piramide
senza fianchi
senza angoli
senza graffio
senza radici
fuga di atomi
prospettiva di elitra
frescura di alabastro
tersa
latitudine:
mi bruci
in tangenza diuturna
mi ardi
con l’ultima
umida
rotazione
di palpebre
il roco remare controcorrente
l’acido ostinato dei limbi:
corpo essenziale
mi apristi
al rumore impercettibile
alla
carezza astratta
all’inversa cavità della materia
delucidasti
il piacere
della curva squisita di uno specchio
e questo vibrare insistente
nel delta
tra cielo
e mare.
*
VISIONE II

gola della notte: penetro:

un vento gelato dispiega le tue scale

fino al mare cinto nel suo orologio di luna:

poro a goccia: chiarore abissale: mi innalzo alla tua figura

temendo una brusca emulsione di nevi o

uno scivolone verso l’amore negativo:

solo tu notte abortisci

il richiamo del giorno.
*
PARADOSSO DEL FUOCO

I

Voglio parlare di rovesci
e degli interstizi che conflagrano la squallida
razione dei giorni
della pira di rabbia e petali di rosa
dell’ardore
di feci d’amore

e di uno così piantato nella sua carta d’albero in mezzo all’inverno
con la sua linfa stellata

e di uno che si accomoda come può nel suo letto di schegge
e sogna di essere magma

e si risveglia lava

per le crepe ondosa si dirama
lascia un campo di scie

Erige altra dimora

(Traduzioni di Comasia Aquaro con la supervisione di Aurelia Iurilli)

MARIA ELENA BLANCO (L’Avana, Cuba, 1947). Ha studiato ad Havana, New York e Parigi. Ha pubblicato le poesie: Possesso di perdita (Santiago de Chile e Siviglia, 1990), Cuore sulla terra / terra negli occhi (Matanzas, Cuba, 1998), Alquímica memoria (Madrid, 2001), Mitologuías. Omaggio a Matta (Madrid, 2001, danubiomediterráneo / mittelmeerdonau (Vienna, 2005), amore irripetibile (Madrid, 2008), Havana / Habanidad. Antologia poetica bilingue (Miami, 2010), scritta in lingue (Santiago, Cile, 2015). Ha tradotto Charles Baudelaire e diversi poeti austriaci. È traduttrice freelance per varie agenzie delle Nazioni Unite. Vive in Austria e trascorre lunghe stagioni in Cile.


Comasia Aquaro vive in Puglia ed ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia:
La mia lunga sciarpa azzurra, (Martina Franca, Nuova editrice Apulia,1993); L’istante del nontempo (Martina Franca, 1996); Vesto il vento, prefazione di Franco Loi (Falloppio (CO), Lietocollelibri, 2003); I fiori nei cantieri, presentazione di Angela Biancofiore (Pasian di Prato (UD), Campanotto Editore, 2007).
Ha scritto una tesi sull’arte alla luce del pensiero filosofico di Henri Maldiney.
Le sue poesie, tradotte in più lingue, sono state pubblicate su varie riviste e antologie internazionali fra cui: La piccola Antologia dei poeti Mediterranei; Europski Glasnik; Kërkoj Engjëllin Mbrojtës; Levant; Prevue; Étoiles d’encre; Souffles; Antologi, encyklopoesien; Côté Femmes d’un poème l’autre; etc. Nel 2011 alcune sue poesie sono apparse in Italia sull’Antologia della poesia italiana contemporanea, “Frammenti imprevisti” a cura di Antonio Spagnuolo, ed. Kairòs. La luce che non muore (2017).

Intervista senza domande ad Alessandro Assiri

Alessandro Assiri: Lettere a D., Lietocolle Editore

Alessandro Assiri mi piace, anche come persona. Ha talento ed è un ottimo affabulatore, partecipare a una sua lettura è un’esperienza a dir poco brillante. Lettere a D. è un libro che colpisce, fatto di non poesie, forse prose poetiche, o comunque si voglia definirle, sempre che sia importante “definire” in poesia.
Questo bel libro, tutto sommato, è un cassetto pieno di foto, ricordi, qualche ritaglio di giornale. Non è un libro da descrivere o recensire, basta leggerlo. E c’è anche tanta Bologna in questo cassetto. Sì, Bologna, un tempo città ricca di fermento creativo e furore giovanile ora, anziana e in disarmo, assistita dalle sue numerose badanti, apre i cassetti vive di ricordi per sentirsi più giovane. Sapendo che tronerà mai più a esserlo.
Un documento, un libro che fotografa una discesa in atto, un libro a suo modo potente, poesie che sanno di non poter cambiar nulla, ma da leggere. (Flavio Almerighi)

Intervista senza domande ad Alessandro Assiri – Lettere a D.

(Non intervista)

“Alla parola inventi sempre differenze che ritieni decisive”
Sai qual è il punto caro Flavio, è che alla Gaber facciamo finta di nulla essere sani, sono queste le differenze decisive.

“Perché di ogni uomo sogno il successivo”
Dimmi cosa c’è tra questo nulla e me, quella menata Rimbaudiana dell’ io è un altro. L’io siamo noi che ci piaccia o meno

“Ascoltavo il farsi fottere delle nostre rivoluzioni”
Le rivoluzioni, comprese quelle mancate sono tutte bellissime e false, in fondo mi piacciono poco, come i movimenti dal basso, dal basso viene solo la colite

“In quello stare che per me è solo casa da abitare”
Appartengo ai nomadi affettivi, a quelli che desiderano così tanto i ritorni da aver dimenticato dove. La casa è dove appoggio quattro cose

“Nascosto neanche bene dentro qualche verso “
Se il poeta è un fingitore, e ci credo il giusto, finge quasi sempre male, esiste una sola distinzione la buona poesia e quella scadente, la buona è trasparente.

“Ascoltavo i ricordi in agguato”
In fondo caro Flavio sono i morti quelli che riaffiorano, tutto al più gli stronzi che galleggiano. C’è un detto che dice che toccato il fondo si può solo risalire, io credo da nichilista impenitente che si possa anche cominciare a scavare.

“Chi scende è sempre un altro da chi risale in superficie”
Non so quanti lettori abbia questa anomala intervista, ma ti faccio una confessione, sono quasi teologo e la divisione tra il tempo sacro e quello profano è una cosa che mi ha sempre affascinato molto

” gli ingressi che si somigliano tutti”
Si gli ingressi si somigliano tutti, forse non siamo “gettati” nel mondo, ma nessuno ha mai chiesto di venirci, le uscite quelle mi interessano sia che si tratti di uscite di scena o di porte socchiuse per pararsi un po’il culo lasciando uno spiraglio.

“Fidarsi degli uomini è farsi uccidere un po’”
Siamo degli inguaribili creduloni, inventiamo favole, immaginiamo mondi che non sappiamo mettere in pratica, dovremmo tenerci in mente la Galbani la fiducia è una cosa seria che si da alle cose serie…

“Sembravamo tratti da una storia vera”
Ti dicevo che mi piace solo la scrittura che in qualche modo somiglia a chi la scrive. Vorremo tutti essere Buk beoni, dissoluti e sregolati e arrivare in là con gli anni

“È troppo tardi per ricominciare da zero”
Non credo in un carattere salvifico delle cose, tantomeno nella redenzione della scrittura, chi scrive contamina, inquina, indietro non torna.

“Aspettavo tu volassi in mio soccorso”
Che qualcuno ci venga a salvare infatti è la sindrome di Robinson, lo speri, ma poi ti adatti

Un caro saluto
Ale D.e tutti gli altri

Originariamente apparso su Neobar:
https://neobar.net/…/intervista-senza-domande-a-alessandro-assiri-di-flavio-almerighi/

A D. CHE NON BUTTA VIA NIENTE

facevi una vetrina coi tuoi sogni
soggiornavi nelle tue regioni senza orizzonte
chiamavi ogni cosa come da dietro una parete.
Mi facevano sorridere le tue inutili manovre per rimediare ai disastri
sembravi un bambino che per pulire allargava la macchia
un dito che stuzzicando allarga il buco.
Restavamo sempre lì come fossimo la prima parte di qualcosa da
[completare
restavamo insieme ad aspettare gli anni
così come si aspettano le idee per sempre inconcludenti
per timore di concluderci. Avevamo ancora un nome per ogni
[rivoluzione
stavamo a margine di tutto con quel modo inconsueto che hanno solo
i vecchi di rimanere in disparte
le battaglie perdute in un mazzo di carte.

ascolti amArgine: The Night dei Morphine

The Night è la title track del quinto e ultimo album pubblicato dai Morphine, distribuito dalla DreamWorks Records il 1º febbraio 2000.
Completato poco prima del luglio 1999, mese in cui il bassista e cantante Mark Sandman ha un infarto e muore sul palco durante il festival Nel Nome del Rock a Palestrina.

La Notte

Tu sei la notte, Lilah. Una bambina persa nel bosco.
Sei un racconto popolare, l’inspiegabile

Una favola. Quella che tiene le tende chiuse.
Spero mi aspetterai perché non posso fare da solo.
Non posso farcela da solo.

E’ troppo buio per avere punti di riferimento.
Io non voglio il tuo portafortuna.

Spero che mi aspetti in tutto il tappeto stellare.
Tu sei la notte, Lilah.
Tu sei tutto quello che non posso vedere.
Lilah, tu sei la possibilità.

Tu sei la storia della buonanotte.
Quella che tiene le tende chiuse.
Spero mi aspetterai perché non posso fare da solo.
Non posso farcela da solo.

Sconosciuto è il mondo spento di un tempo.
Sei suoni che non ho mai sentito prima.
Dalla carta geografica, nei posti selvaggi.
Un altro mondo fuori dalla mia porta.
Io sono qui io sono solo.
Guidami lungo la strada nera come la pece.
Lilah sei la mia unica casa e non posso farcela da solo.

Sei regina di una favola.
Quella che tiene le tende chiuse.
Spero mi aspetterai perché non posso fare da solo.
Non posso farcela da solo.

The Night (testo originate in inglese)

you’re the night, Lilah
a little girl lost in the woods
you’re a folktale
the unexplainable
you’re a bedtime story
the one that keeps the curtains closed
I hope you’re waiting for me
cause I can’t make it on my own
I can’t make it on my own

it’s too dark to see the landmarks
and I don’t want your good luck charms
I hope you’re waiting for me
across your carpet of stars
you’re the night, Lilah
you’re everything that we can’t see
Lilah
you’re the possibility

you’re the bedtime story
the one that keeps the curtains closed
and I hope you’re waiting for me
cause I can’t make it on my own
I can’t make it on my own

unknown the unlit world of old
you’re the sounds I’ve never heard before
off the map where the wild things grow
another world outside my door
here I stand I’m all alone
driving down the pitch black road
Lilah you’re my only home
and I can’t make it on my own

you’re a bedtime story
the one that keeps the curtains closed
I hope you’re waiting for me
cause I can’t make it on my own
I can’t make it on my own

Splendor

città di luci ti si scarica la dinamo,
ragazze senza rispetto, maschi fragili
tutti chiamati a scegliere tra
la uno – la due – la tre,
imprenditrice di te stessa, imbecille,
soddisfatta o rimborsata.
la notte non fa sconti

prego, indossa questa faccia da festa
le parole, accessori tra un prezzo e l’altro
tutto deve puzzare di velocità
si vive una volta sola, godere
mentre l’assassino sta in ombra,
le sue decisioni non si sa da chi
né dove siano prese

the west is the best

fatte per una soglia sotterrata
un basso profilo d’attenzione
per crederti unico tra miliardi come te.
mentre le macchine sfiorano chiunque
dalle bretelle all’autostrada
sei forse dio con il vento tra i capelli?
Sei fuori senza uscire

ora i miti sono scarpe rotte
per ciabattini senza scrupoli,
le bambine capannelli di bambole,
per i relitti ci sono discariche,
per le discariche l’eterno,
per l’eterno i temporali,
ma qui non piove

****