L’anima in grigio

L’anima in grigio regge
imperfezioni e inciampi,
nel suo naturale sbattere
vive la vita
ma non la sa descrivere,
tanto meno cantare
quando l’odore d’erba tagliata
riempie le narici
fino a farne bosco
di tronche emozioni,
ticchetta sui muri per sapere
se al di là qualcuno l’ascolta,
continua a sentirsi spersa
dentro letti sconosciuti
dov’è amore provvisorio
senza ieri né domani,
ancora consulta indovini
maghi senza bacchetta
per sapere se domani
ci sarà un po’ di sole.

*

Date

Soltanto nel Ventiquattro
abbiamo saputo com’è stato il Ventitré,
se è morto vivo o ha avuto figli
lasciandoli alla luce fredda del mattino.
Continua la processione
di sterili nuvoloni neri che vanno
senza sapere dove, creando contrasto
con la parte intonsa del cielo,
lassù i velivoli lasciano belle scie
pronte a dissolversi
con l’andarsene del tempo.

*

Moto

S’è avvertito il moto del suolo,
talmente tante volte
i mobili scricchiolare
per cadere sul pavimento
e questo al piano di sotto
da rimanerne scossi.
.
Alla peggio fingetevi morti
e non lamentatevi quando piove.
.
Ci si potrebbe anche salvare
solo se gli elementi fossero umani.
Sussultare a ogni minimo suono
nervi di farfalla e lo stesso udito.
.
Sulla testa qualche nuvolone
a completare il quadro.
*

Adattarsi al nuovo mondo

Ieri, uscendo a portare il sacco della differenziata, mi sono imbattuto in un bambino. Era vicino al mio portone e non so chi o cosa aspettasse. Avrà avuto tre o quattro anni, e non è normale vedere un bambino tutto solo vicino al portone. Ho pensato che aspettasse qualche suo amichetto che abita qua sopra, e gli ho chiesto se volesse entrare, mi ha detto sì, ho chiuso il portone alle mie spalle e me ne sono andato a portare il sacchetto con plastica e lattine al punto di consegna. Quando sono rientrato ho aperto il portone e mi sono sentito chiamare. Era quel bambino, era al secondo piano, si era tolto le scarpe e aspettava di entrare nell’appartamento dei vicini. L’ho raggiunto e ho iniziato a bussare, ma evidentemente non c’era nessuno. Ho pensato di aiutarlo a rimettersi le scarpe e l’ho accompagnato giù. Gli ho chiesto più volte dove abitasse, ma rispondeva in una lingua a me sconosciuta, arabo probabilmente. In italiano diceva soltanto sì e no. Quando ho riaperto il portone c’era un tizio, probabilmente della mia età che lo cercava. Anche lui parlava un italiano stento, da quel che ho capito era il nonno che ha preso il bimbo e se lo è trascinato via. No, questo mondo cosmopolita a senso unico, non fa per me.

La pelle dell’orso

La pelle dell’orso
contiene tutta la storia:
nutrimento quotidiano,
pensiero ed esperienza;
l’amore ricevuto al netto
di quello in pegno.
.
Balla con l’anello al naso,
spaventa i più piccoli,
le unghie accorciate
vorrebbero grattare ancora
le cortecce più ostinate
per ricavarne miele.
.
Dopo la sua morte
l’orso verrà aperto
per lasciare uscire
foschia e altre creature
a beneficio degli indovini.
Il vuoto è a perdere.

*

Anniversario della Liberazione

Dodici Aprile a Castello,
settantanove anni dopo
rimangono pochi testimoni,
banda e scolaresche
vanno a ritmo di marcetta
dopo aver ascoltato storie
da chi non le ha vissute.
.
Il mercato in piazza è pieno,
non ha sensi di colpa
se la merce acquistata
non si cambia.
Qualcuno getta la mattina
sui banchi dove tutto costa
un euro soltanto.
.
L’impiegata di banca,
denti affilati e tutti a posto,
fa capolino sorridente.
Sembrerebbe primavera,
se pur scalcagnata
ha sempre fascino
che passa e lascia tracce.
.
Chi poteva, ha venduto tutto.
Ha salutato, è andato al mare
a indorarsi gli ultimi anni.

*

Nell’oscurità

Foto di Jakub Novacek
Danzatrici interrogano l’orizzonte,
aspettano invano novità 
mentre cantano
per ingannare il primo di passaggio
coperto di piaghe e male parole
come il vuoto, come l’amore.
La mia vita parla per me!
Dice lo scrivano con dita macchiate
mentre ricopia lettere altrui,
nell’oscurità non distingue più
le onde e le vergini.

*

Raggiungeranno l’imbrunire

Foto di Alex Conchillos
È raffermo, va da sé
senza rivangare troppi transiti.
Gli invertebrati in fila in banca
ma all’ospedale si canta
ingannando il tempo lungo dell’attesa.
La casa vuota riflette il tempo,
due persiane dimenticate aperte
tradiscono l’intimità di vetri smerigliati,
e ancora qualcuno, qualcosa,
vanno avanti.
Raggiungeranno l’imbrunire.
Una bambina attraversa la piazza
a passo di danza,
sa che domani è martedì.

*

Un giocatore

Tutte finte per ubriacare l’avversario,
a un certo punto la vita s’avvita e cade
dolorando su polsi, spalle, ginocchi.
Guardatelo contorcersi, povera anima,
per infondere un minimo di pietà pelosa
mentre l’antagonista si fa beffe di lui.
Il pubblico scontento ulula senza clemenza
per chi stava in piedi ed è caduto
sull’erba in un campo pieno di sputi.

*