Adattarsi al nuovo mondo

Ieri, uscendo a portare il sacco della differenziata, mi sono imbattuto in un bambino. Era vicino al mio portone e non so chi o cosa aspettasse. Avrà avuto tre o quattro anni, e non è normale vedere un bambino tutto solo vicino al portone. Ho pensato che aspettasse qualche suo amichetto che abita qua sopra, e gli ho chiesto se volesse entrare, mi ha detto sì, ho chiuso il portone alle mie spalle e me ne sono andato a portare il sacchetto con plastica e lattine al punto di consegna. Quando sono rientrato ho aperto il portone e mi sono sentito chiamare. Era quel bambino, era al secondo piano, si era tolto le scarpe e aspettava di entrare nell’appartamento dei vicini. L’ho raggiunto e ho iniziato a bussare, ma evidentemente non c’era nessuno. Ho pensato di aiutarlo a rimettersi le scarpe e l’ho accompagnato giù. Gli ho chiesto più volte dove abitasse, ma rispondeva in una lingua a me sconosciuta, arabo probabilmente. In italiano diceva soltanto sì e no. Quando ho riaperto il portone c’era un tizio, probabilmente della mia età che lo cercava. Anche lui parlava un italiano stento, da quel che ho capito era il nonno che ha preso il bimbo e se lo è trascinato via. No, questo mondo cosmopolita a senso unico, non fa per me.

26 pensieri su “Adattarsi al nuovo mondo

    • mi danneggia il fatto che un bambino di 4 anni non conosca una sillaba di italiano e sia andato alla ventura non accompagnato. Ripeto, noi italiani non sappiamo più essere italiani e nemmeno sentiamo di esserlo, chi viene da fuori sa bene fare lo straniero, e se ne sbatte il cazzo. E questo a me non piace.

      • Magari è da pochissimo in Italia… i bambini imparano la lingua prestissimo. Inoltre non sai se il nonno l’abbia veramente mandato alla ventura non accompagnato o invece non l’abbia perso di vista per un attimo di distrazione… se fosse stato un bambino italiano con un nonno italiano che se l’è lasciato scappare saresti stato più indulgente? E anche ammesso che quel nonno sia stato negligente, il fatto che sia straniero fa pesare di più la sua mancanza, come se a un italiano non potesse capitare una cosa del genere?

      • Sono d’accordo con te sul fatto che un bambino piccolo debba essere tenuto sotto stretto controllo, ma quello che ti contesto affettuosamente è un pizzico di pregiudizio riguardo alla provenienza del bimbo: anche se fosse stato italiano avrebbe potuto trovarsi solo per distrazione o incuria della persona cui era affidato, mio fratello a quattro anni quando eravamo in vacanza in un paesino di montagan aprì il cancello ei si avviò sul marciapiede ed era già un pezzo avanti sulla strada quando mia madre se ne accorse; una mia collega vide dalla finestra suo figlio piccolissimo che pedalava allegro su un viale molto trafficato con la sua automobilina, mio figlio a sei anni cadde nel lago del parco mentre io correvo dietro alla sua sorellina e lo salvò un vecchietto che ebbe la prontezza di ripescarlo… se tutte queste cose fossero successe a immigrati avremmo attribuito la colpa al fatto che non sono italiani?

      • Ho mille pregiudizi su questa gente, fai bene a contestarmeli affettuosamente, basta averli come vicini di casa … cosa che non ti auguro. In ogni modo non ne faccio una questione di razza e religione: una volta c’era l’internazionale del comunismo, adesso c’è quella delle teste di cazzo.

  1. Abbiamo bisogno di nuovi schiavi “per pagare la pensione agli italiani” (cit.) (o a quei pochi che sopravviveranno, data la natalità negativa) e poi siamo così inclusivi!

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