Oggi è domenica,
una volta capitava di vestirmi meglio
mangiare la minestra;
oggi è pane e brace.
I soldi bastano appena per un treno:
la mia bimba non c’è più
domani compie gli anni,
prenderò il treno
terrò tutto per lei.
Vieni cane, fai gli occhi dolci
non ci sono soldi
per biglietti e museruola.
Voi curiosi indifferenti,
poeti del cazzo, cosa guardate?
Il copione è scritto.
Il capotreno chiamerà la polizia,
mi faranno risalire
per non tardare troppo, sono italiano.
Voi invece, senza speranza,
finirete tutti dimenticati a ingiallire
su bancarelle di quartiere
e nemmeno bene in vista.
Ad ogni buon conto mi specchio
negli occhi tristi del cane
prima che me lo portino via,
mi alleno a sorridere.
Arriverò con le tasche vuote,
niente resto,
quel regalo dovrò rubarlo:
se mi prendono
non ti potrò baciare figlia.
Una forcina caduta sul pavimento
è indifferente a chiunque la pesti,
ignara di essere dimenticata;
uno scossone. Arrivati.
Tra le più belle lette negli ultimi tempi dentro e fuori web. Complimenti.
Sul margini della identificazione in un equilibrio di immagini ed emozioni che coinvolge . Mi piace proprio molto.
da FB
Doris Emilia Bragagnini 26 giugno 7:41:47
bellissima
Piena di riflessioni
purtroppo non soltanto, ho assistito davvero alla scena su un treno due giorni fa
ci sono poesie che non riesco a leggere e andare oltre, questa mi trattiene ancora, finisce e ricomincia…grazie…
Bellissima!
Mi piace Molto!
Un abbraccio
Chiara
Mi commuove.
grazie, è che a quella scena ho assistito anche se l’ho rielaborata un po’
Rielaborata? non sei un poeta puro? Io sono passata dalla poesia ( sedici anni) alla prosa. Ho mandato il mio primo racconto alla Rizzoli con il vecchio direttore Scerbanenco e a ventuno anni ho pubblicato il mio primo racconto : ” Le porte del Paradiso” che Bob me lo avrà copiata per la sua canzone? Scherzo, all’edicola comprai lo stesso settimanale e scorrendolo vidi il mio nome e cognome ed il racconto. Volai e mai volai così alto.
nel senso che ho descritto ciò che ho visto e ho cercato di elaborarlo in chiave poetica, quel che hai letto è realmente accaduto; ma parli del grande Giorgio Scerbanenco, quello di Milano Calibro 9?
Certo che sì ! era Scerbanenco: dovevo inviare cinque pagine dattiloscritte in doppia copia ( con la carta copiativa) e non dovevano esserci più di due errori dattilografici. Mi pagavano trentacinque mila lire a racconto. Per dieci anni, poi incontrai Moravia a Sabaudia e seppi che la sua retribuzione era stellare in confronto alla mia.Tu dirai : ma Moravia è Moravia…comunque chiesi un piccolo aumento, potevano arrivare a cinquanta mila lire dopo dieci anni! Mi mandarono lo stesso assegno ed io chiusi con loro. Non credo c’entrasse Scerbanenco, troppo signore perle quisquiglie,.E’ andata così forse perchè mi dovevo occupare di qualcosa di maestoso : Lionardo da Vinci scultore.
Un piccolo esempio del 74 puoi trovarlo sempre su stupendizia: ” ottanta chili di infelicità”.
ok me lo cerco
L’ha ribloggato su Alessandria today.