In nessun luogo andai
Per niente ti pensai
E nulla ti mandai
Per mio ricordo
Sul bordo m’affacciai
D’abissi belli assai
Su un dolce tedio a sdraio
Amore, ti ignorai
E invece costeggiai
I lungomai
M’estasiai
Ti spensierai
M’estasiai
E si spostò
La tua testa estranea
Che rotolò
Cadere la guardai
Riflessa tra ghiacciai
Sessanta volte che
Cacciava fuori
La lingua e t’abbracciai
Di sangue m’inguaiai
Tu quindi come stai?
Se è lecito, che fai
In quell’attualità
Che pare vera?
Come stai,
Ti smemorai
Ti stemperai
E come sta
La straniera?
Lei come sta?
Son le cose
Che pensano ed hanno di te
Sentimento
Esse t’amano e non io
Come assente rimpiangono te
Son le cose, prolungano te
La vista l’angolai
Di modo che tu mai
Entrassi col viavai
Di quando sei
Dolcezza e liturgia
Orgetta e leccornia
La prima volta che
Ti vidi non guardai
Da allora non t’amai
Tu come stai?
(come stai?)
Rimpiangono te
Son le cose, prolungano te
Certe cose
L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media. Pier Carlo Lavae ha commentato:
a volte la differenza tra poeta e paroliere è molto labile
C’è tanto rimpianto in questi versi per non aver saputo cogliere il frutto, per il troppo pensarci al momento opportuno. Splendida la canzone!
un gioiello
….che rimpianto quelle dolcezze d’amore non colte….
Particolarmente originali i versi
confermano che a volte la differenza tr paroliere e poeta è molto labile
si, davvero!