Chet Baker & Paul Bley (Diane) con poesie inedite di Luigina Bigon

VAIA
.                    
 
Boschi decapitati
pianto di caprioli di lepri,
fuga disperata di torrenti
a strappare strade case ponti. 
.
Rocce spettrali nubi rabbiose,
mano rapace a smembrare
la carezza della vita.
.
Un requiem muto si propaga
tra le genti,
un orare nella pena
soffoca lacrime,
genera la volontà di risorgere.

*

Frammenti
.
I
Ancora siamo sogni
solco che sogna mari, golette da salpare,
monti vallate fiumi, cieli
cui salire oltre le nubi sonore
dove Vivaldi ci adombri di stagioni.
 
II
 
L’incontro con le Anguane
ha reso allegro il fringuello,
frizzante il vino di Carmen
fatto ridere il bancomat vuoto.
I desideri corrono come treni.
 
III
 
Non c’erano proprio gli uomini
quando il sole cominciò a sbucare,
poi andarono per foreste
nudi come il mare.
.
I   – spinta alla vita
II  – velato erotismo
III – flash primordiale

*

Quinto giorno
.
Una cartolina sbiadita,  muffa sulle parole
scaglie di pietra, zoccoli di cavallo.
.
Grandine.  Il telefono tace  – rumore
di carri sullo sterrato.
.
Davanti al capitello il vecchio prega.
.
Candele spente. Suona la campana.
L’asfalto grida, l’uomo tace.
.
Più si allontana più si avvicina.
La viola del pensiero è un abisso.

*

La mosca di Strand
.
La mosca di Strand ti vola addosso
come la sua alla fine del tramonto.
.
Anche l’ombra scompare,
se ti tocchi la fronte senti che è fredda.
.
Galleggi nell’acqua parola alla deriva
anche se oggi ti sei vestita di rosso.
.
Il pensiero vola come un uccello vagabondo
in un cielo slegato mentre le anatre
.
starnazzano nelle pozze di periferia.
.
Fa freddo, la brace incenerisce come la nucleare
su Hiroshima. Uno spettro sulla parete,
.
la mosca vi si posa sopra. 

*

La solitudine delle panchine
 
La solitudine delle panchine,
dei giochi dei bambini,
dei sentieri
e degli alberi spogli.
Un aereo sorvola le nubi,
forse un uomo a tenere la dritta
verso altre solitudini.
 .
Nemmeno un passero
a radere le foglie senza vita.
Forse il silenzio
a dirmi di chissà quale altrove.
 .
Con la maschera sul viso
e gli occhi bendati
vago in questo tempo
senza volto senza meta.

*

Acqua di torrente
e pane
. 
Un fiore s’è preso la parola.
È il giglio di Sant’Antonio
fiorito sopra le macerie.
Senza amore non ci sono
parole nuove, se non di chi
regge l’aurora di un nuovo
cantico che risuoni nella valle
storta e riempia di luce
l’albero di nostra madre
rifiorita in vita. E poi
 .
acqua di torrente
e pane.

*

Giorni limbali
.
Rombano aeroplani
tra nembi scuri.
Nessuna visione nutre.
Soltanto il frastuono
accompagna questo viaggio.
.
Il futuro a sghimbescio
non ha gambe né ruote,
solo uragani compulsivi 
tra vaccini e no vax
che irridono tra maskeruole
e gel scaccia virus.
.
Un ceppo d’anni ci trascina
a piombo lungo questa strada
faticosa a salire. Il tempo
consuma mente deboli,
lacera confini e metri
lambisce ogni spazio
inghiotte ogni forma di vita.
.
Pasque senza risorto e gemiti
nei tre giorni limbali.
.
Perché non Ritorni?

*******************

Luigina Bigon è nata a Padova, dove risiede. La sua professione si è svolta nell’ambito dell’Alta Moda. Sue creazioni sono esposte nella Saletta Egizia del Museo della calzatura femminile ROSSIMODA di Stra (VE) vedi Europena a Collections e Luigina Bigon – Google Arts & Culture. Dal 1980 fa parte del Gruppo letterario Formica Nera partecipando alle molteplici antologie e quaderni di poesia del Gruppo. Nel 1989 è stata cofondatrice del Gruppo poeti Ucai di Padova e curatrice delle Antologie poetiche del Gruppo. Ha ideato e curato la collana di aa.vv. “… in versi” realizzando le antologie Camminando… in versi; Gelato… in versi e Occhiali… in versi. Ha pubblicato le sillogi: Barattare Sogni; Lucenèra; i poemetti Cercando ‘O’ e Diacronicità, con traduzione in inglese di Adeodato Piazza Nicolai. Promotrice e curatrice di Vajont – Padova e i suoi artisti, tradotta da A. P. Nicolai. Sue liriche sono state tradotte e pubblicate nelle riviste newyorkesi “Chelsea”, “Gradiva”, Foro “Italicum” e altre italiane tra cui “Scorpione Letterario” voluta da Alfredo De Palchi e curato da Antonia Arslan.

 
 

20 pensieri su “Chet Baker & Paul Bley (Diane) con poesie inedite di Luigina Bigon

  1. …..una speciale vocazione poetica, che rende avvincenti strofe intense e di particolare originalità.
    Ottimo il sax che fa da sfondo alle liriche

  2. Notevoli poesie i cui versi mettono in evidenza tutte le discrasie che aleggiano oggi sulle nostre vite. E’ tutto cambiato in peggio nel clima: la terra si ribella facendo piangere noi umani che, dobbiamo rimboccarci le maniche per cercare di rimediare ai disastri avvenuti. Per fortuna l’uomo apprezza anche le cose belle che la natura ci dona. Ma ci sono momenti in cui si sente solo abbandonato e sconfitto dall’andare degli eventi che gli remano contro, si sente di vivere come in un limbo che gli nega la gioia che la vita dovrebbe regalargli, forse perché è divenuto asettico e non più ancorato alla religione che era di conforto per coloro che hanno vissuto prima di noi. Bellissime poesie che si soffermano a lungo a mettere in luce i mali e le pecche della nostra società. Complimenti a questa poetessa che rigenera il lettore con i suoi versi. Grazie Flavio!

  3. Luigina Bigon è la sua poesia. Scrive come parla, usa frasi brevi che dicono tutto e in poesia diventano versi potenti. Luigina scrive come vive. Nei suoi testi c’è tutta la sua sensibilità, c’è l’amore per la terra, c’è la tensione alla spiritualità. Mente poliedrica, vulcanica e a tratti visionaria. Grazie Flavio per la proposta e a te Luigina cara un abbraccio.

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