Sono legato da un sincero vincolo di stima a Claudio Borghi, insigne studioso di fisica e poeta, la cui figura avvicino allo splendido ricordo di Ubaldo de Robertis. Ecco alcuni estratti dal suo libro “americano” uscito poco tempo fa The Still Flight per Chelsea Editions, reperibile qui:
http://www.chelseaeditionsbooks.org/Borghi.htm
La musica è stata scelta dietro indicazione dell’autore. Buon ascolto e buona lettura.
Selezione da The still flight (Il volo fermo)
Chelsea Editions, New York 2018
Traduzione di Vittoria Armanini
Nota dell’autore (traduzione delle Author’s Note)
Molti testi che ho scritto sondano il corpo di una visione. Fisica o metafisica non so dire, né credo abbia senso saperlo o capirlo.
Ho sempre sentito la poesia (in versi o in prosa, lirica o filosofica, impressionistica o narrativa non importa, se la sostanza è poetica) come un movimento musicale o un quadro senza tempo, in cui l’io, o l’anima – non so che nome dare all’essere nel mondo –, cerca la strada di una possibile ripartenza, come il tempo potesse azzerarsi, la storia ricominciare dal principio.
Esistono un divenire cosmico e un divenire individuale, una Storia e tante storie che si scrivono insieme. Nel flusso del tempo, che per ogni storia significa trasformazione verso una fine, la poesia intona il verbo del rinascere, come se il pensiero, e con esso la musica che si disegna nell’inanellarsi dei versi, potesse inventare una strada diversa da quella già scritta, pur nella cangiante meraviglia di cui la mente sonda forme e strutture, nel mondo.
La poesia cerca il centro da cui sgorga la sua e ogni emanazione, a cui l’essere desidera abbandonarsi senza più pulsare – né pensare. In questo abbandono, in questo farsi spontaneo come un dono proveniente da un altrove che non ci è dato conoscere, credo consista l’autenticità della parola poetica che, ricongiungendosi con un cuore elementare, conquista il corpo della visione e ne respira, intero e definitivo, il senso.
*
Il volo fermo
La verità attraversa la mente come una colomba imbianca la notte.
Il tempo flusso calmo dell’anima – sostanza del corpo eterno che ogni vita contiene.
La mente, ferito andare, tesa nell’ideare fino all’intenebrarsi dei sensi, nella terra senza nome.
Nel vento dell’oblio un volo fermo, senza stagione, luce consapevole di rasserenare il paesaggio, coincidenza, nell’io, di atomo e mondo.
The still flight
Truth crosses the mind like a dove whitens the night.
Time calm flow of the soul – substance of the eternal body containing every life.
Mind, wounded walking, engrossed in thinking until the senses become dark, in the land without name.
In the wind of oblivion a still flight, without season, light aware of reassuring the landscape, coincidence, in the self, between atom and world.
*
Senza lingua di parole una speranza
di forma nei sensi si risveglia,
prende vita e respira lungamente
e al ritmo delle stagioni lentamente
si addormenta. Un volo si accende,
alta la luce sbianca la distanza.
E la corda del tempo vibrando
si tende, nell’apertura cosciente
della mente che nomina ed esplora
il luogo e lo trattiene, nel plurimo
viaggio di innumeri creature
che lo spazio hanno infestato di fusioni
e dissoluzioni e distruzioni, e l’attimo
vissuto frana e si disgrega nel mentre
che in musica distesa si rapprende.
Without a language of words a hope
of shape in the senses awakens,
it comes to life and at length it breathes
and by the rhythm of the seasons slowly
it falls asleep. A flight lights up,
high a light whitens the distance.
And the string of time vibrates
and tightens, in the conscious opening
of the mind that nominates and explores
the place and retains it, in the plural
journey of innumerable creatures
that have infested the space with mergers
and dissolutions and destructions, and the lived
instant landslides and disintegrates while
clotting in quiet music.
*
Anima, che strofa ti credi
di chiusa canzone, lascia sottile
il suono della memoria spargersi
mentre il corpo si consuma, la traccia
involontaria che nel respiro e nel ritmo
sopravvive, non è materia, lo sai,
che possa consistere, eppure speri
che al lume dell’idea tutto il buio
si possa diradare. Nulla si intravede
che sappia tracciare una via
al culmine o all’approdo, tutto
senza mappa si svolge, né al fondo
un luogo è dato su cui planare.
Sarà un moltiplicarsi come
di polvere di fuoco, del tempo
l’ultima favilla persa. Nel punto
in cui un altrove accendersi vuole
ultimo si appanna, si incupisce il mondo.
Soul, you believe to be a verse
of a closed song, you let the sound
of memory thinly spread
while the body fades, the involuntary
trace that survives in the breath and in the rhythm,
it’s not a substance, you know,
that can consist, and yet you hope
that at the light of the idea all the darkness
will dissolve. Nothing is in sight
that knows how to draw a path
to the peak or to the landing, everything
unfolds without a map, and the bottom
isn’t given a place to glide on.
It will be a growing
of a dust of fire, of time
lost the last spark. In the point
where an elsewhere wishes to flare up
last is tarnished, is darkened, the world.
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Claudio Borghi è nato a Mantova nel 1960. Laureato in fisica all’Università di Bologna, insegna matematica e fisica in un liceo mantovano. Ha pubblicato diversi articoli scientifici su riviste specializzate nazionali e internazionali, in particolare sul concetto di tempo e la misura delle durate secondo la teoria della relatività di Einstein. Presso l’editore Mimesis sono usciti, nel 2018, i due saggi Dagli orologi al tempo e Il tempo generato dagli orologi. Ha pubblicato le raccolte di versi e prose Dentro la sfera (Effigie, 2014), La trama vivente (Effigie, 2016) e L’anima sinfonica (Negretto, 2017). Di recente pubblicazione (dicembre 2018) l’antologia bilingue di versi e prose The still flight, tratta dai tre volumi editi, con alcuni inediti, presso l’editore newyorkese Chelsea Editions.