Tre poesie di Flavio Almerighi

Oggi sono ospite del blog Lucaniart Magazine che ringrazio.

LucaniArt Magazine

#bergerson

Una moto del Quarantasette

Una moto del Quarantasette
perfetta, tirata a nuovo,
solca di prua l’Emilia e non la senti
mentre i vicini spostano la vita
e poco più sotto un cane abbaia
ancora e ancora, vuole rientrare
nel caldo della mano del padrone.
.
L’Emilia è un mare in onde,
l’asfalto fiancheggiato dal centro
si converte in acqua
non è ben chiaro come ma lo fa,
non c’è schiuma solo poche tracce
di frenate e prevenzione,
ma vorrei tanto un abbraccio.

*

Nulla di nuovo

Oggi nulla di nuovo:
qualche vittima anche questa notte
i soldati improvvisano il loro mestiere,
alcuni mettono particolare impegno
altri no. Sulla strada parallela al tramonto
i mandanti stanno al calduccio,
i giornalisti scrivono e parlano
con enfasi per chi li paga meglio,
l’Europa si divide e ricompone
come nel gioco d’impazienza di un bambino.
Nessuno ha voglia di osservare
cosa c’è nel…

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Help! Aiuto! Aita!!!!

Cari amici wordpressisti, mi rivolgo a voi in cerca di aiuto o di un buon consiglio. Da circa una settimana quando cerco di entrare nel mio blog, spessissimo vengo bloccato da questo tipo di errore, che mi impedisce di svolgere serenamente le attività inerenti il blog se non per vie molto traverse. Scrivere un articolo è diventato un calvario e, francamente, non so più che pesci prendere. Ho seguito mille consigli, ma nessun per ora si è rivelato efficace, se non momentaneamente. Per questo chiedo anche a voi: vi è capitato? Se sì come avete risolto? Grazie mille.

*

Penguin Café Orchestra con contributi di Daniela Patrian

Scrive Daniela Patrian. Sono nata 56 anni fa a Milano, ho vissuto per trenta anni in questa splendida Metropoli che definisco una ricca ed elegante signora, generosa, ottima insegnante di vita..Il mio percorso scolastico non è dei piu’ brillanti, termina col diploma del liceo linguistico svolto in modo disinteressato, in quanto non coinvolta nel sistema di apprendimento, in parole povere sono una mente pensante ed imparare la lezioncina a memoria non mi ha entusiasmata, tuttavia amo la cultura e ho approfondito da sola. Sono una educatrice Oss, adoro la mia professione che svolgo nel sociale. Ho la passione innata per lo scrivere, disegnare, dipingere, ultimamente mi sto avvicinando anche alla fotografia digitale. Non ho un percorso fatto di partecipazioni letterarie o pittoriche numerose. Ho partecipato ad alcuni premi letterari, un paio di poesie sono state inserite nelle varie antologie. Ho numerose richieste per ritratti di artisti, poi stampati su magliette vendita privata di miei dipinti..Scrivo per me stessa, mi riempio e poi mi svuoto, conto che questa passione, finito l’impegno professionale, diventi parte completa della mia vita.

Daniela Patrian dipinto acrilico su cartone telato “cio’ che accade l’abbiamo dentro noi”

Lettera di un pigiamino a righe alla sua mamma

.

Ciao mamma, questo gioco non mi piace, ma siamo in tanti a farlo… e tanti non vorrebbero farlo e piangiamo di nascosto, perché se ci vede quella persona cattiva urla, è una strega!!

A quest’ora avrei mangiato la merenda al caldo e avrei giocato con la mia bambola di pezza che mi ha regalato la nonna, indossando la tua lunga collana… Sai mamma, non ho più il vestitino bello e caldo che indossavo prima, quello rosa coi merletti che mi hai cucito tu, ora tutti abbiamo dei pigiami a righe grandi, tutti uguali. I miei capelli lunghi che mi spazzolavi sempre ora non li ho più, siamo tutti pelati, senza capelli, dicono per assomigliarci tutti quanti, così è il gioco…

Vicino alla strega c’è sempre una signora che io capisco quando parla, si fa capire da tutti, ci ha detto che se faremo i bravi domani mattina andremo a fare una doccia calda in un bellissimo bagno grande, altro che quelli di casa nostra!! Sai, mamma, i bambini, quelli piccoli che non parlano, li hanno costretti a fare questo gioco, strappandoli dalle braccia delle loro mamme, piangevano così forte, sia le mamme che i bambini che ho dovuto tapparmi le orecchie…. io non voglio che tu piangi, come me, perché tu sei forte e lo sono anch’io, grazie a te, però mi mancate tanto, tu, la nonna e il papà che ha cominciato il gioco prima di tutti… Ora dormo un po’…

Ciao mamma, ho vinto il gioco, sono stata brava, anche gli altri bambini lo sono stati, andiamo a fare la doccia calda e profumata, finalmente!! Abbiamo tolto tutti il pigiamino…e in fila cantando stiamo andando… Ti voglio bene…non vedo l’ora di abbracciarti.

*

.
Le nostre anime
.
Quel dì
i nostri occhi han detto sì,
ma la mia libertà
è amarti senza averti
pur essendo, Tu,
nuvola bianca nella mia anima
e forza che si tramuta in luce
quando lo spirito è felicità per Noi.
.
*
.
La Ballerina
.
Danza
sulla sabbia inesplorata
come airone in amore
costruendo in un’armonia di colori
lo scenario della fiaba,
ora isola, ora deserto silente,
riprendiamo il discorso interrotto.
così, conduce la sua anima viva, verso voi,
inutili maschere di uomini morti
dove vivere è solo dibattersi in gabbia
come poesia priva di parole;
la ballerina.
.
*
.
Il pensiero nell’azzurro
.
Lascio l’ombra lì sulla terra
e finalmente il pensiero vagabondo vola.
Sfioro gemiti d’onde
ed eccomi nel mio cielo dipinto di arancione.
Leggera volteggio
divento foglia nel vento.
Rincorro ricordi lontani,
tremante di emozione mi adagio
come rugiada sui fiori,
sospesa vivo nell’aria,
ascolto, ascolto, ora i tetti e le cose;
or taci
come un pensiero non completato;
è laggiù il battito e la vita.
.
***********

Premio Nazionale di poesia Vincenzo Pistocchi

Macabor Editore (www.macaboreditore.it ) e l’Associazione Culturale Lavisana di Lavis (Trento),  con la collaborazione della rivista di poesia “Il sarto di Ulm”, nell’ambito del Festival Internazionale di poesia “POLLINO IN VERSI”, indicono la prima edizione del Premio Nazionale di Poesia intitolato  a Vincenzo Pistocchi.

Il concorso si compone  di  un’unica sezione riservata alla raccolta inedita di poesie.

Ogni autore potrà inviare una raccolta inedita di poesia in lingua italiana (minimo 30 poesie, massimo 70) tramite email a: premiovpistocchi@libero.it

entro e non oltre il 20 febbraio 2023.

La raccolta deve essere completa  dell’indirizzo,  del numero di telefono e dell’email dell’autore.

La partecipazione al concorso è gratuita.

Tra tutte le sillogi partecipanti la Giuria sceglierà  le tre opere migliori che saranno considerate vincitrici ex-aequo del Premio.

Il premio riservato ai tre vincitori del concorso consisterà nella pubblicazione di ognuna delle loro opere in una delle collane di poesia di Macabor Editore.  Gli autori riceveranno un contratto regolare di pubblicazione e 20 copie gratuite del  proprio libro.

Non ci sarà cerimonia di premiazione.  Le opere  vincitrici saranno presentate nell’ambito della prima edizione del Festival Internazionale POLLINO IN VERSI (che si svolgerà in Calabria nell’estate del 2023) alla presenza degli autori vincitori che saranno ospiti dell’Organizzazione.

L’esito del Concorso sarà a suo tempo pubblicato sul sito dell’Associazione Culturale Lavisana (www.associazioneculturalelavisana.it ) e sul sito di Macabor Editore (www.macaboreditore.it ).

I nomi dei componenti la giuria saranno resi noti al momento della comunicazione del risultato del Premio.

L’operato della giuria è insindacabile. La partecipazione al Premio impegna all’accettazione di tutte le clausole del presente regolamento.

Notizie storiche

Vincenzo Pistocchi

Il caporale Vincenzo Pistocchi  nacque a Cerchiara di Calabria (Cosenza) il 20 gennaio 1916 e morì  di tubercolosi nel campo di concentramento di Gorlitz (Stalag VIII – A), a quei tempi in Germania (oggi Zgorzelec, in Polonia) il 25 gennaio 1945. A lui è legata la vicenda della gavetta dimenticata a Lavis, un paese del Trentino, che dopo settant’anni, grazie a una famiglia di Lavis che l’ha custodita, è stata consegnata ai familiari del soldato calabrese.

Per conoscere meglio la storia del Caporale Vincenzo Pistocchi e della gavetta dimenticata:

Rade – Paolo Angeli (2022) con poesie di Grazia Denaro

Scrive Grazia Denaro: ho sempre amato la poesia, infatti sono sempre stata una lettrice entusiasta. Circa dodici anni fa, ho sentito l’esigenza di scriverne anch’io, non so se ciò che scrivo sia interessante, ma mi aiuta a rasserenarmi dall’inquietudine che mi alberga interiormente. Alcune mie poesie sono presenti su antologie On-line e cartacee. Visitate il suo blog:

https://graziadenaro.wordpress.com/?s=denaro+

*

Un silenzio letale
.
Stasera la pagina del cielo
piange il suo lamento
quando di tanto in tanto
viene graffiata dal lampo.
.
Coperto è il suo velario
intento a nascondere
il brillio degli astri.
.
Osservo l’asfalto viscido
e brumoso
dove non si vede anima
passare
in questa serata spettrale.
.
Una solitudine arcana
m’incombe, rimembrandomi
un bosco di memorie malsane
e di soli neri
in cui la mia cartilagine
è arpa che si scioglie
disfacendo le sue corde
nel buio di ombre lontane
enuncianti l’inquietudine
di un silenzio letale.
.
*
.
Illuminato hanno la storia
.
S’ adagia
sulle ali della sera
odorosa di aerei pollini
un pensiero remoto
ad origliare come sonda sonora
una musica soave accompagnante
l’aggraziato vociare dei trilli di bimbi
che come nelle fiabe corrono felici
intenti ai loro giochi e ai loro grovigli.
.
Di nostalgia e d’amore
risuonano le costole
ad amplificare nella cassa toracica
quel recondito ricordo emozionale
deposto su radici lontane
ora coltivate a distanza
dal pensiero insito
e adagiato
su quelle amene costellazioni
che anche dell’avo
illuminato hanno la storia.
.
*
.
Lascia che accada
.
Lascia che accada
ciò che dovrà avvenire
mi dicevi sempre.
.
Era scritto dovunque:
nei nostri pensieri, nei nostri discorsi,
nelle nostre parole, nelle mie paure
che vertevano fin dai primi momenti
sul volere essere anime libere.
.
Era scritto sui fogli stropicciati
di concetti non concreti,
dentro le sere invisibili
animate improvvisamente
dagli squilli del telefono
a segnare il passo dell’emozione
e della gioia nel ritrovarci
anche solo attraverso un filo
cercando di cogliere
gli umori del momento.
Chiacchiere affettuose
a fibrillarmi il cuore.
.
Ora dimmi,
quando fu che decidesti?
Non potevi rinunciare:
le ali, la vita, viaggiare…
Quel giorno del tuo parlarmi
con voce impercettibile
lo porto ancora stampato negli occhi.
.
Sono stata io che ho contato le ore
che mi hanno stracciata dentro.
.
****

 

Intervista senza domande a Carla Viganò (Ritocchi Marginali)

ti senti meglio
con la neve congegni ancestrali
aiutano ed è come se sentissi una fine
ma forse è solo l’uniformarsi
quel vello di bianco
concede l’immortalità
in una dimora provvisoria
eppure oltre la lamatura
sdrucciola polvere
coperti gli oggetti esistono
schiumati dai toni chiari
sopravvivono
respirano senza soccorso

1 – Un estremismo puramente mirato (pg. 19)

Non si contano i dissidenti così come le pecore prima di dormire se non c’è rivoluzione non c’è cielo e senza cielo potremmo fare a meno del grigio dell’azzurro e delle sfumature ma è quello che vogliamo cioè non farci comprendere o meglio non svelarci rimanere fissi e costanti come i prezzi di quel supermercato nello spot, poi qualche coraggioso vorrà parlare e qualcuno lo seguirà, forse.

2 – Un padre s’accorda con le nuvole (pg. 25)

Oggi ho deciso di fare visita al camposanto ma avrei dovuto prendere l’ombrello e non ce l’ho fatta. Come avrei preferito un giorno di sole e come le larve della mente hanno nidiato nella mia decisione. In fondo mai prendo accordi con il meteo e questo mi mette a disagio distinguo con fatica la primavera dall’estate e questa è linea di confine.

3 – Capisco il silenzio delle cose (pg. 36)

Nella mia città affollata è difficile rilassarsi ma io riesco a farlo anche in metrò così come tanti che leggono in equilibrio tra una frenata e l’altra. È bellissimo assentarsi tra tanti rumori e quando ti estranei vivi di cose tue. E puoi ronzarti nella testa inesorabilmente come un calabrone o sentire la tua caffettiera che ti chiama da casa ancora prima dell’aroma. Ecco questo è un tuo silenzio privato pieno di suono.

4 – C’è chi si sgomenta e chi cresce a caso (pg. 41)

Tanto valeva nella vita essere dei felici scapestrati crescere a piedi scalzi e correre nei campi. Certo andare in depressione per un panino farcito di maionese industriale non ti esime dal ricercare il meglio ma si sa la perfezione è ricerca affannosa che manda in ansia e poi nei prati chi correrebbe a perdifiato?

5 – Dove il tempo e lo spazio non parlano, cantano (pg. 45)

Ricordo di un amore adolescenziale, passammo un’estate a scambiarci canzoni e lettere. Erano tempi romantici scanditi da un tempo dilatato, lui suonava la chitarra e io incapace di cantare manifestavo la mia adulazione in altri modi che non vi racconterò, sarebbe superfluo. Sono stata una ragazza kamikaze. Perché mettermi in un pasticcio tale sapendo della mia scarsa inclinazione per la musica? In compenso trovavo le parole e quelle mi hanno salvata per un’intera stagione di vacanza davanti a un lago fermo come le sue mani.

6 – Ma non credere d’essere nata solo per brillare (pg. 53)

Ho sempre invidiato una mia amica di nome Stella e non ho mai perdonato ai miei genitori il nome che mi hanno imposto. Sì perché il nome è spesso una zavorra che ti porti dietro sai che non ti piace e ti pesa sulle spalle all’inverosimile, ma non lo puoi cambiarlo e quindi te la prendi con gli avi che ti hanno preceduto e dei quali porti quelle quattro consonanti e vocali come un emblema, manco se la tua casata fosse di nobili condottieri o eroi. Poi passi ai santi, ai calendari, alcuni anche alle star del cinema del teatro finanche cantanti liriche e li maledici con scarsa soddisfazione visto che loro mai sapranno. Alcune domeniche di noia ti trovi sul divano a rimuginare…. poi qualcuno ti chiama.

7 – Salvavi la calendula dall’amnesia (pg. 61)

Ci sono fiori di cui non conosci il nome. Sono i più simpatici quelli che nascono spontanei come un’amicizia fresca, disinteressata che si limita a un sorriso e poi passa oltre. Una certa dimenticanza è necessaria per starsene tranquilli per limitare i flussi devastanti di certe elucubrazioni e per passare inosservati in molte occasioni e quindi vivere felici. Certo che di tutte le cose, salveresti la bellezza salvo poi ricordare dove l’hai messa.

8 – Chi ha un dio lo metta all’alba (pg. 62)          

Ho sempre ammirato chi ha un dio nella manica, chi dialoga con il soprannaturale Chi saldato con il creato si sente parte e si sente bene. È come una nevicata bianca sul fango, cade fortissima ma si posa leggera.

9 – Dei sogni arresi e dei resti in cura (pg. 68)

Siamo fatti di sogno, questo all’inizio poi via via che si delinea la realtà non ci resta che la poesia in aiuto e per questo tutti noi siamo popolo di poeti. Sì anche i più insospettabili lo sono, non che la poesia sia la cura ma è tuttavia una traccia interiore alla ricerca della bellezza. Però quando un giorno vidi sullo schermo al plasma una semi veggente, molto illegale, una maga con problemi di famiglia consigliare di rimanere in famiglia a un povero disperato capii che la cura non sta nel metodo ma nelle benzodiazepine.

10 – Com’è giovane Phil con la luna (pg. 77)

Nella mia città non ci sono più i bar con il bigliardo e questo è molto triste perché io li ricordo così come certi personaggi da vetrina che si atteggiavano a Delon quando passava una ragazza. Io ero ancora piccola ma la sapevo lunga, per quel mio innato senso introspettivo mi bastava un colpo d’occhio. Anche di sera allora c’era tanta gente e tante famiglie uscivano con un cono di gelato, molti stavano appesi al telefono posto sul muro lontano dall’uscita, svoltando in direzione Porta Volta c’erano invece quelli dagli amori tormentati… i più fanatici sempre al bigliardo.

*

Carla Viganò è nata a Milano, dove vive e dove ha conseguito la maturità artistica.
Da sempre interessata alle arti figurative in tutte le sue forme, si è avvicinata alla poesia rivolgendo un particolare interesse alla lirica giapponese di cui ha mantenuto costante la ricerca della sintesi.

Domenico di Carolina Almerighi

Carolina Almerighi, detta Kerol, è nata a Faenza nel 1996, ogni tanto scrive.
Splenda sempre
è così forte
non può spegnersi
splenda sempre
come quella nota mai raggiunta
come quella donna mai incontrata
splenda sempre
lo puoi sentire
dentro quel profumo di maggio
dentro quel tramonto al gusto porpora
splenda sempre
attraverso ogni fiume
torna acqua
acqua, per dissetare ferite mai guarite.
Torna luce
luce, splenda sempre.
Dentro lei, splenda sempre.
Tornerà cresciuta
bella, come non l’hai mai vista.
Vuole tagliarsi i capelli, ma non ha mai tempo.
Oggi non le va di uscire, ma la puoi trovare dentro scarpe scomode tutti i giorni
tornerà rosa come quell’estate al mare
tornerà ad amare se stessa ogni giorno
sarà fuoco e tornerà aria
respira, ora puoi riposarti
in un luogo della natura
ovunque possa vederti splendere.
.
Splenderà sempre.
*

Gentle Giant con poesie di Sylvie Fabre (da L’infinito approssimarsi, Macabor Editore)

Nous ne sommes personne, un nom
pourtant nous est donné.

Contre lui, ange profond, inavoué
nous nous serrons.
Il y a une origine, infime
 nom et corps se rejoignent
déroulent leurs arcanes
extase, plainte ardente
que révèle le poème.

Ton nom touche ta blessure.

 

Non siamo nessuno, eppure
un nome ci è dato.

Contro di lui, angelo profondo,
inconfessato, ci stringiamo.
C’è un’origine, infima
dove nome e corpo si riuniscono
spiegano i loro arcani
estasi, lamento ardente
che rivela la poesia.

Il tuo nome tocca la tua ferita.  

***

L’approche
le retrait, tu t’abandonnes

tu sens le glissement
la chute, l’encre du ciel
le brasier des étoiles, les nuages.
Sont-ils semblables très loin
là-bas ?
                                          

Tu t’abandonnes à l’espace
rare, l’approche.     

 

L’approssimarsi
stare indietro, abbandonarsi

tu senti lo scivolamento,
la caduta, l’inchiostro del cielo
la brace delle stelle, le nuvole.
Saranno simili da così lontano
laggiù
?

Ti abbandoni allo spazio
raro, l’approssimarsi.

***

Mystère du – oui.

Anneau, syllabe
sans habit ni regard
aile du Verbe
souffle bu – de bouche
à bouche recueilli
union, haleines
fanal du sens.

Sur mer, à terre
rebord des lèvres
en ciel de traîne

le son bleu
parole du oui

​                         irradie.

Mistero del  si.
Anello, sillaba
senza vestito né sguardo
ala del Verbo
soffio bevuto  di bocca
a bocca raccolto
unione, fiati
fanale del senso.

Per mare, a terra
sul bordo delle labbra
nel cielo di strascico

il suono blu

parola del 

                    irradia.

***

DA: L’INFINITO APPROSSIMARSI, di Sylvie Fabre G. – Traduzione di Gabriella Serrone, Prefazione di Fabio Scotto (Macabor, 2019)

Il libro è reperibile qui:

https://www.macaboreditore.it/home/libri/hikashop-menu-for-categories-listing/product/78-l%E2%80%99infinito-approssimarsi.html

*

Sylvie Fabre G. è nata a Grenoble nel 1951. Dopo essere stata docente di lettere per molti anni, ora si dedica alla scrittura. Le sue poesie sono state tradotte in molte lingue e dal 1976 compare in riviste e antologie in Europa e Canada. Ha pubblicato una trentina di raccolte di poesie con diverse case editrici e una quarantina di libri d’artista realizzati con pittori, incisori, calligrafi e fotografi. Per il suo libro Frère Humain (edito da l’Amourier), ha vinto il Premio Louise Labé nel 2013.
Fra le sue opere di poesia: Première Eternité, Paroles d’aube(1995); L’Autre Lumière,Unes, (1995); Dans La Lenteur, Unes, (1998); Le livre du visage, Voix d’encre, (2001); L’approche infinie, Le Dé Bleu, 2002; Le yeux levés, L’Escampette (2005); Quelque chose, quelqu’un, L’Amourier, (2006); Le Génie des rencontres, L’Amourier 2003: Corp subtil, L’Esampette, (2009); Frère humain, L’Amourieur (2012); Tombées des lèvres, L’Escampette (2015);  L’intouchable, Le Pré Carré, 2016; La Maison sans vitres, Parole d’aube, (2018); Pays perdu d’avance, L’Herbe qui tremble (2019).
Alcuni suoi componimenti sono stati pubblicati in Nuovi poeti francesi, 2011, l’antologia edita da Einaudi e curata da Fabio Scotto. 

 

Nino Rota con tre poesie di Silvia De Angelis

Arcano silenzio
.
Sull’incipit della sera
nel mormorato di vortici lontani
s’assiepano vibranti schiume d’oceano
mosse da lumi di cose già narrate.
Pesanti tocchi di neve
impalmano tacite astrazioni
scivolate su anse di buio….
Gelide ne quietano l’ardire
nell’assenza di pochezza
approdata su un pallore d’abbandono.
Un arcano silenzio nel viola del pensiero
è interrotto da un suono di campana
scivolato su perfetti sgarbi
naufragati su lingua prosciugata…

*

Controllo delle emozioni
.
Incisioni sulla pelle
nella linea che s’incurva
lasciando un fremito dolente
su ventre ceduto alla fiamma.
Mozioni tenute a bada
nella matrice che scandisce passi
sul tempo affusolato d’un narciso.
Abbaglia voci antagoniste
nell’inganno senza licenza
scivolato su trucchi non riusciti…

*

La destinazione
.
Nelle pulsazioni d’aria metallica
spulcio il tuo dire silenzioso
inteso come una sberla alla vita che accade.
Affilo gli occhi in caduta libera
sul tuo ego riciclato
da una quasi ibernazione voluta.
Gazzelle si muovono velocemente
fuori del muto dogma
senza raggiungere la traversa
che ti attraversa …
proseguono imperterrite la corsa
mutando destinazione …

*

@Silvia De Angelis 2022

*

Silvia De Angelis è nata a Roma, sempre invogliata dal contatto con la gente per il suo carattere estroverso e comunicativo. Dopo un inizio poetico rivolto a elaborati dai toni “scarniti”, cresce notevolmente, modificando lo stile e delineandone il fascino, con scritti più congrui e completati da una struttura più armoniosa.Gioisce al contatto con la natura, in tutte le sue manifestazioni, dedicandole svariati elaborati poetici, in particolare, un volume, completamente riservato agli animali “CONOSCIAMOLI MEGLIO”. Ne pubblica poi un secondo, “CORALLI DI PAROLE INTAGLIATE COL FIATO”, in cui si sofferma volutamente su tratti d’inconscio. Ancora un terzo libro, stavolta in vernacolo, dedicato alla tradizione della sua città nativa, Roma, dal titolo “’N’ANTICCHIA DE’ ROMA MIA”. Segue un libro di poesie del profondo “INGANNI TRAVESTITI D’INCANTO” e infine un’ultima pubblicazione, di emozioni poetiche, dal titolo “SCREZI NEL VENTO”