Una moto del Quarantasette perfetta, tirata a nuovo, solca di prua l’Emilia e non la senti mentre i vicini spostano la vita e poco più sotto un cane abbaia ancora e ancora, vuole rientrare nel caldo della mano del padrone. . L’Emilia è un mare in onde, l’asfalto fiancheggiato dal centro si converte in acqua non è ben chiaro come ma lo fa, non c’è schiuma solo poche tracce di frenate e prevenzione, ma vorrei tanto un abbraccio.
*
Nulla di nuovo
Oggi nulla di nuovo: qualche vittima anche questa notte i soldati improvvisano il loro mestiere, alcuni mettono particolare impegno altri no. Sulla strada parallela al tramonto i mandanti stanno al calduccio, i giornalisti scrivono e parlano con enfasi per chi li paga meglio, l’Europa si divide e ricompone come nel gioco d’impazienza di un bambino. Nessuno ha voglia di osservare cosa c’è nel…
Cari amici wordpressisti, mi rivolgo a voi in cerca di aiuto o di un buon consiglio. Da circa una settimana quando cerco di entrare nel mio blog, spessissimo vengo bloccato da questo tipo di errore, che mi impedisce di svolgere serenamente le attività inerenti il blog se non per vie molto traverse. Scrivere un articolo è diventato un calvario e, francamente, non so più che pesci prendere. Ho seguito mille consigli, ma nessun per ora si è rivelato efficace, se non momentaneamente. Per questo chiedo anche a voi: vi è capitato? Se sì come avete risolto? Grazie mille.
Scrive Daniela Patrian. Sono nata 56 anni fa a Milano, ho vissuto per trenta anni in questa splendida Metropoli che definisco una ricca ed elegante signora, generosa, ottima insegnante di vita..Il mio percorso scolastico non è dei piu’ brillanti, termina col diploma del liceo linguistico svolto in modo disinteressato, in quanto non coinvolta nel sistema di apprendimento, in parole povere sono una mente pensante ed imparare la lezioncina a memoria non mi ha entusiasmata, tuttavia amo la cultura e ho approfondito da sola. Sono una educatrice Oss, adoro la mia professione che svolgo nel sociale. Ho la passione innata per lo scrivere, disegnare, dipingere, ultimamente mi sto avvicinando anche alla fotografia digitale. Non ho un percorso fatto di partecipazioni letterarie o pittoriche numerose. Ho partecipato ad alcuni premi letterari, un paio di poesie sono state inserite nelle varie antologie. Ho numerose richieste per ritratti di artisti, poi stampati su magliette vendita privata di miei dipinti..Scrivo per me stessa, mi riempio e poi mi svuoto, conto che questa passione, finito l’impegno professionale, diventi parte completa della mia vita.
Daniela Patrian dipinto acrilico su cartone telato “cio’ che accade l’abbiamo dentro noi”
Lettera di un pigiamino a righe alla sua mamma
.
Ciao mamma, questo gioco non mi piace, ma siamo in tanti a farlo… e tanti non vorrebbero farlo e piangiamo di nascosto, perché se ci vede quella persona cattiva urla, è una strega!!
A quest’ora avrei mangiato la merenda al caldo e avrei giocato con la mia bambola di pezza che mi ha regalato la nonna, indossando la tua lunga collana… Sai mamma, non ho più il vestitino bello e caldo che indossavo prima, quello rosa coi merletti che mi hai cucito tu, ora tutti abbiamo dei pigiami a righe grandi, tutti uguali. I miei capelli lunghi che mi spazzolavi sempre ora non li ho più, siamo tutti pelati, senza capelli, dicono per assomigliarci tutti quanti, così è il gioco…
Vicino alla strega c’è sempre una signora che io capisco quando parla, si fa capire da tutti, ci ha detto che se faremo i bravi domani mattina andremo a fare una doccia calda in un bellissimo bagno grande, altro che quelli di casa nostra!! Sai, mamma, i bambini, quelli piccoli che non parlano, li hanno costretti a fare questo gioco, strappandoli dalle braccia delle loro mamme, piangevano così forte, sia le mamme che i bambini che ho dovuto tapparmi le orecchie…. io non voglio che tu piangi, come me, perché tu sei forte e lo sono anch’io, grazie a te, però mi mancate tanto, tu, la nonna e il papà che ha cominciato il gioco prima di tutti… Ora dormo un po’…
Ciao mamma, ho vinto il gioco, sono stata brava, anche gli altri bambini lo sono stati, andiamo a fare la doccia calda e profumata, finalmente!! Abbiamo tolto tutti il pigiamino…e in fila cantando stiamo andando… Ti voglio bene…non vedo l’ora di abbracciarti.
Macabor Editore (www.macaboreditore.it ) e l’Associazione Culturale Lavisana di Lavis (Trento), con la collaborazione della rivista di poesia “Il sarto di Ulm”, nell’ambito del Festival Internazionale di poesia “POLLINO IN VERSI”, indicono la prima edizione del Premio Nazionale di Poesia intitolato a Vincenzo Pistocchi.
Il concorso si compone di un’unica sezione riservata alla raccolta inedita di poesie.
Ogni autore potrà inviare una raccolta inedita di poesia in lingua italiana (minimo 30 poesie, massimo 70) tramite email a: premiovpistocchi@libero.it
entro e non oltre il 20 febbraio 2023.
La raccolta deve essere completa dell’indirizzo, del numero di telefono e dell’email dell’autore.
La partecipazione al concorso è gratuita.
Tra tutte le sillogi partecipanti la Giuria sceglierà le tre opere migliori che saranno considerate vincitrici ex-aequo del Premio.
Il premio riservato ai tre vincitori del concorso consisterà nella pubblicazione di ognuna delle loro opere in una delle collane di poesia di Macabor Editore. Gli autori riceveranno un contratto regolare di pubblicazione e 20 copie gratuite del proprio libro.
Non ci sarà cerimonia di premiazione. Le opere vincitrici saranno presentate nell’ambito della prima edizione del Festival Internazionale POLLINO IN VERSI (che si svolgerà in Calabria nell’estate del 2023) alla presenza degli autori vincitori che saranno ospiti dell’Organizzazione.
I nomi dei componenti la giuria saranno resi noti al momento della comunicazione del risultato del Premio.
L’operato della giuria è insindacabile. La partecipazione al Premio impegna all’accettazione di tutte le clausole del presente regolamento.
Notizie storiche
Vincenzo Pistocchi
Il caporale Vincenzo Pistocchi nacque a Cerchiara di Calabria (Cosenza) il 20 gennaio 1916 e morì di tubercolosi nel campo di concentramento di Gorlitz (Stalag VIII – A), a quei tempi in Germania (oggi Zgorzelec, in Polonia) il 25 gennaio 1945. A lui è legata la vicenda della gavetta dimenticata a Lavis, un paese del Trentino, che dopo settant’anni, grazie a una famiglia di Lavis che l’ha custodita, è stata consegnata ai familiari del soldato calabrese.
Per conoscere meglio la storia del Caporale Vincenzo Pistocchi e della gavetta dimenticata:
Scrive Grazia Denaro: ho sempre amato la poesia, infatti sono sempre stata una lettrice entusiasta. Circa dodici anni fa, ho sentito l’esigenza di scriverne anch’io, non so se ciò che scrivo sia interessante, ma mi aiuta a rasserenarmi dall’inquietudine che mi alberga interiormente. Alcune mie poesie sono presenti su antologie On-line e cartacee. Visitate il suo blog:
ti senti meglio con la neve congegni ancestrali aiutano ed è come se sentissi una fine ma forse è solo l’uniformarsi quel vello di bianco concede l’immortalità in una dimora provvisoria eppure oltre la lamatura sdrucciola polvere coperti gli oggetti esistono schiumati dai toni chiari sopravvivono respirano senza soccorso
1 – Un estremismo puramente mirato (pg. 19)
Non si contano i dissidenti così come le pecore prima di dormire se non c’è rivoluzione non c’è cielo e senza cielo potremmo fare a meno del grigio dell’azzurro e delle sfumature ma è quello che vogliamo cioè non farci comprendere o meglio non svelarci rimanere fissi e costanti come i prezzi di quel supermercato nello spot, poi qualche coraggioso vorrà parlare e qualcuno lo seguirà, forse.
2 – Un padre s’accorda con le nuvole (pg. 25)
Oggi ho deciso di fare visita al camposanto ma avrei dovuto prendere l’ombrello e non ce l’ho fatta. Come avrei preferito un giorno di sole e come le larve della mente hanno nidiato nella mia decisione. In fondo mai prendo accordi con il meteo e questo mi mette a disagio distinguo con fatica la primavera dall’estate e questa è linea di confine.
3 – Capisco il silenzio delle cose (pg. 36)
Nella mia città affollata è difficile rilassarsi ma io riesco a farlo anche in metrò così come tanti che leggono in equilibrio tra una frenata e l’altra. È bellissimo assentarsi tra tanti rumori e quando ti estranei vivi di cose tue. E puoi ronzarti nella testa inesorabilmente come un calabrone o sentire la tua caffettiera che ti chiama da casa ancora prima dell’aroma. Ecco questo è un tuo silenzio privato pieno di suono.
4 – C’è chi si sgomenta e chi cresce a caso (pg. 41)
Tanto valeva nella vita essere dei felici scapestrati crescere a piedi scalzi e correre nei campi. Certo andare in depressione per un panino farcito di maionese industriale non ti esime dal ricercare il meglio ma si sa la perfezione è ricerca affannosa che manda in ansia e poi nei prati chi correrebbe a perdifiato?
5 – Dove il tempo e lo spazio non parlano, cantano (pg. 45)
Ricordo di un amore adolescenziale, passammo un’estate a scambiarci canzoni e lettere. Erano tempi romantici scanditi da un tempo dilatato, lui suonava la chitarra e io incapace di cantare manifestavo la mia adulazione in altri modi che non vi racconterò, sarebbe superfluo. Sono stata una ragazza kamikaze. Perché mettermi in un pasticcio tale sapendo della mia scarsa inclinazione per la musica? In compenso trovavo le parole e quelle mi hanno salvata per un’intera stagione di vacanza davanti a un lago fermo come le sue mani.
6 – Ma non credere d’essere nata solo per brillare (pg. 53)
Ho sempre invidiato una mia amica di nome Stella e non ho mai perdonato ai miei genitori il nome che mi hanno imposto. Sì perché il nome è spesso una zavorra che ti porti dietro sai che non ti piace e ti pesa sulle spalle all’inverosimile, ma non lo puoi cambiarlo e quindi te la prendi con gli avi che ti hanno preceduto e dei quali porti quelle quattro consonanti e vocali come un emblema, manco se la tua casata fosse di nobili condottieri o eroi. Poi passi ai santi, ai calendari, alcuni anche alle star del cinema del teatro finanche cantanti liriche e li maledici con scarsa soddisfazione visto che loro mai sapranno. Alcune domeniche di noia ti trovi sul divano a rimuginare…. poi qualcuno ti chiama.
7 – Salvavi la calendula dall’amnesia (pg. 61)
Ci sono fiori di cui non conosci il nome. Sono i più simpatici quelli che nascono spontanei come un’amicizia fresca, disinteressata che si limita a un sorriso e poi passa oltre. Una certa dimenticanza è necessaria per starsene tranquilli per limitare i flussi devastanti di certe elucubrazioni e per passare inosservati in molte occasioni e quindi vivere felici. Certo che di tutte le cose, salveresti la bellezza salvo poi ricordare dove l’hai messa.
8 – Chi ha un dio lo metta all’alba (pg. 62)
Ho sempre ammirato chi ha un dio nella manica, chi dialoga con il soprannaturale Chi saldato con il creato si sente parte e si sente bene. È come una nevicata bianca sul fango, cade fortissima ma si posa leggera.
9 – Dei sogni arresi e dei resti in cura (pg. 68)
Siamo fatti di sogno, questo all’inizio poi via via che si delinea la realtà non ci resta che la poesia in aiuto e per questo tutti noi siamo popolo di poeti. Sì anche i più insospettabili lo sono, non che la poesia sia la cura ma è tuttavia una traccia interiore alla ricerca della bellezza. Però quando un giorno vidi sullo schermo al plasma una semi veggente, molto illegale, una maga con problemi di famiglia consigliare di rimanere in famiglia a un povero disperato capii che la cura non sta nel metodo ma nelle benzodiazepine.
10 – Com’è giovane Phil con la luna (pg. 77)
Nella mia città non ci sono più i bar con il bigliardo e questo è molto triste perché io li ricordo così come certi personaggi da vetrina che si atteggiavano a Delon quando passava una ragazza. Io ero ancora piccola ma la sapevo lunga, per quel mio innato senso introspettivo mi bastava un colpo d’occhio. Anche di sera allora c’era tanta gente e tante famiglie uscivano con un cono di gelato, molti stavano appesi al telefono posto sul muro lontano dall’uscita, svoltando in direzione Porta Volta c’erano invece quelli dagli amori tormentati… i più fanatici sempre al bigliardo.
*
Carla Viganò è nata a Milano, dove vive e dove ha conseguito la maturità artistica. Da sempre interessata alle arti figurative in tutte le sue forme, si è avvicinata alla poesia rivolgendo un particolare interesse alla lirica giapponese di cui ha mantenuto costante la ricerca della sintesi.
Nous ne sommes personne, un nom pourtant nous est donné.
Contre lui, ange profond, inavoué nous nous serrons. Il y a une origine, infime où nom et corps se rejoignent déroulent leurs arcanes extase, plainte ardente que révèle le poème.
Ton nom touche ta blessure.
Non siamo nessuno, eppure un nome ci è dato.
Contro di lui, angelo profondo, inconfessato, ci stringiamo. C’è un’origine, infima dove nome e corpo si riuniscono spiegano i loro arcani estasi, lamento ardente che rivela la poesia.
Il tuo nome tocca la tua ferita.
***
L’approche le retrait, tu t’abandonnes
tu sens le glissement la chute, l’encre du ciel le brasier des étoiles, les nuages. Sont-ils semblables très loin là-bas ?
Tu t’abandonnes à l’espace rare, l’approche.
L’approssimarsi stare indietro, abbandonarsi
tu senti lo scivolamento, la caduta, l’inchiostro del cielo la bracedelle stelle, le nuvole. Saranno simili da così lontano laggiù?
Ti abbandoni allo spazio raro, l’approssimarsi.
***
Mystère du – oui.
Anneau, syllabe sans habit ni regard aile du Verbe souffle bu – de bouche à bouche recueilli union, haleines fanal du sens.
Sur mer, à terre rebord des lèvres en ciel de traîne
le son bleu parole du oui irradie.
Mistero del –si. Anello, sillaba senza vestito né sguardo ala del Verbo soffio bevuto – di bocca a bocca raccolto unione, fiati fanale del senso.
Per mare, a terra sul bordo delle labbra nel cielo di strascico
il suono blu
paroladelsì
irradia.
***
DA: L’INFINITO APPROSSIMARSI, di Sylvie Fabre G. – Traduzione di Gabriella Serrone, Prefazione di Fabio Scotto (Macabor, 2019)
Sylvie Fabre G. è nata a Grenoble nel 1951. Dopo essere stata docente di lettere per molti anni, ora si dedica alla scrittura. Le sue poesie sono state tradotte in molte lingue e dal 1976 compare in riviste e antologie in Europa e Canada. Ha pubblicato una trentina di raccolte di poesie con diverse case editrici e una quarantina di libri d’artista realizzati con pittori, incisori, calligrafi e fotografi. Per il suo libro Frère Humain (edito da l’Amourier), ha vinto il Premio Louise Labé nel 2013. Fra le sue opere di poesia: Première Eternité, Paroles d’aube, (1995); L’Autre Lumière,Unes, (1995); Dans La Lenteur, Unes, (1998); Le livre du visage, Voix d’encre, (2001); L’approche infinie, Le Dé Bleu, 2002; Le yeux levés, L’Escampette (2005); Quelque chose, quelqu’un, L’Amourier, (2006); Le Génie des rencontres, L’Amourier 2003: Corp subtil, L’Esampette, (2009); Frère humain, L’Amourieur (2012); Tombées des lèvres, L’Escampette(2015); L’intouchable, Le Pré Carré, 2016; La Maison sans vitres, Parole d’aube, (2018); Pays perdu d’avance, L’Herbe qui tremble (2019). Alcuni suoi componimenti sono stati pubblicati in Nuovi poeti francesi, 2011, l’antologia edita da Einaudi e curata da Fabio Scotto.
Silvia De Angelis è nata a Roma, sempre invogliata dal contatto con la gente per il suo carattere estroverso e comunicativo. Dopo un inizio poetico rivolto a elaborati dai toni “scarniti”, cresce notevolmente, modificando lo stile e delineandone il fascino, con scritti più congrui e completati da una struttura più armoniosa.Gioisce al contatto con la natura, in tutte le sue manifestazioni, dedicandole svariati elaborati poetici, in particolare, un volume, completamente riservato agli animali “CONOSCIAMOLI MEGLIO”. Ne pubblica poi un secondo, “CORALLI DI PAROLE INTAGLIATE COL FIATO”, in cui si sofferma volutamente su tratti d’inconscio. Ancora un terzo libro, stavolta in vernacolo, dedicato alla tradizione della sua città nativa, Roma, dal titolo “’N’ANTICCHIA DE’ ROMA MIA”. Segue un libro di poesie del profondo “INGANNI TRAVESTITI D’INCANTO” e infine un’ultima pubblicazione, di emozioni poetiche, dal titolo “SCREZI NEL VENTO”