Gioielli Rubati 66: Alfonsina Caterino – Maria Allo – Vernalda Di Tanna – Matteo “Rosko” Rusconi – Luigi Besana – Doris Emilia Bragagnini – Gary J. – Maria Giovanna Assumma.

… VITA NON VITA

oltre il sonno profondo
illustri superfici
fresche icone di sudore
mai dimentiche di riparare nei
respiri
corrucci senza tempo

Ultimo stadio della purificazione
dopo il piacere della morte
sarà vendetta ritrovare la vita
ignara e grossa
sulla riva preistorica carezza
notturna risalita contromano
a rischiarare il barlume
incagliato
nell’era banale

Barlume sarà crocevia
memorabile
un uomo straniero
sui vetri che indugia
le proprie unghie
riflesse…

di Alfonsina Caterino, qui:
https://www.facebook.com/titti.barbato.3?__tn__=%2CdC-R-R&eid=ARBV18lwS4dQHizc9hOqMPmY2KusIElNLUnRMVi2-cpR4f-hpKKfVwNy4VE7DMSddNj5i6G7MMRjazir&hc_ref=ARSKBAgSu0S8l_vRqeBPa6er_QOKFgKuKRNXHL2xDlL6wrQbn18s0qc2sl7JSDLEAj0&fref=nf

*

DOPO OGNI COSA VIVENTE

I nostri corpi sono spade lancinanti nel silenzio.
Abbiamo attraversato tempeste
con le braccia nel vento e le tempie
gonfie di pioggia nel deserto
ma non è tempo per i rimpianti.
Meglio vivere e reinventarci
prima che la memoria cancelli
anche la forma dei visi come il fuoco
che avvolge le nostre vite con queste mani
oltre la cenere e la vita di quaggiù.
Nel moto vuoto tra i nomi confusi
del nostro perdurare saremo
nei linguaggi del mondo come nel colmo
di una luce che l’inverno
rende lontana e le nostre esistenze
dentro i segni di un intero.
Amore, la nostra luce in cenere
continuerà a sfiorarsi dopo di noi
come dopo ogni cosa vivente.

© Maria Allo, qui:

dopo ogni cosa vivente

*

Nutrimento disumano

La distanza allatta ogni domanda,
spettina la pelle. E la tua lingua,
stiracchiata, sussurra una voce
disumana. Resta a galla una rete
spoglia d’acqua. Se ami il giorno,
rischi di fraintendere le stelle: il callo
della malinconia è la doppia
vita che sa fingere la nostalgia.

Inedito di Vernalda Di Tanna, qui:

Vernalda Di Tanna

*

Mekkanika (ovvero La Ballata Delle Macchine Veloci)

Macchine
macchine veloci, voraci.
Macchine per costruire
bulloni di altre macchine
braccia meccaniche, schemi di cervelli
rotule e tibie in lega pesante.
Macchine
macchine rapaci, fallaci.
Macchine per costruire
pensieri cromati
e schemi logici su scala industriale,
brevetti e progetti fonte di guadagni.
Mi sono rotto un polso
e non ho quello di scorta
mi sono rotto la vita
e ho soltanto la firma
di un dottore – quaranta giorni di riposo
per chiamarmi fortunato
se più avanti ritrovo
il mio posto al banco di lavoro.

di Matteo Roskaccio Rusconi, qui:
https://roskaccio.com/2019/11/15/la-ballata-delle-macchine-veloci/

*

Fermata

Non so dirti l’età di questo treno
la sua velocità inafferrabile
nel giorni che diventano anni.

Per ogni linea d’arrivo
c’è una linea di partenza.

Ti guardo, appoggiato al finestrino
con lo sguardo che sogna nel buio.

Non ti dirò l’ora della mia fermata
dove scenderò come uno qualunque
camminando svelto sul lastricato.

Mi volterò a cercarti
attraverso i vetri del treno che fugge.

Starai di nessun colore vestita
oltre la parte visibile, oltre me
nel profondo, come una carezza lontana.

di Luigi Besana, qui:
https://antoniobianchetti.wordpress.com/2019/11/15/luigi-besana-lerba-sogna-il-cielo/

*

La Stazione

mi decretai la morte il giorno di grano perpetuo
splendeva una stele sotterranea e
fu talpa farsi sorda di clausura
tremando poi – tellurica – nel raggio d’oltremondo
così tenero e malsano da penetrarvi il cuore
senza respirare trattenendo il cosmo esplodendo di piacere

di Doris Emilia Bragagnini, qui:
https://inapparentecremisi.wordpress.com/2019/11/15/la-stazione/

*

maestri occulti

come nascere angelo che cadendo dà gli occhi
amore e dolore per garantire la messa a terra
aver viaggiato attraverso le nuvole

ora il cielo fugge

di queste cose che afferriamo
che lasciamo andare
percorsi che seguiamo

di Gary J., qui:

hidden masters

*

Vorrei
raccontare Venezia come un affresco
senza graffi o crepe
o come una via d’acqua
a colori su cui scivola un sogno.
Vorrei
raccogliere tutti gli angoli della laguna
in un puzzle in cui volteggiano
le tessere nel bel mare della forma.
C’è sempre il rischio
che qualcosa o qualcuno
scombini i piani e faccia scivolare
il tutto nell’angolo buio
ma l’utopia è alta
così come forte è la speranza.

di Maria Giovanna Assumma, qui:
https://www.facebook.com/mariagiovanna.assumma?__tn__=%2Cd-%5D-h-R&eid=ARDDNMGUaMIUspNGL1b-W1HsYNtgaQiSeKDn2cW8vO-GNFljvte9AAo3CVHx1XcODmRqOWhL7x5MThA7

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