Col tempo
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Col tempo
ho imparato che non tutto è bianco o nero
che ci sono grigi se apri la mente.
Col tempo
non ho smesso di sognare
ebbene, il giorno in cui non sognerò più,
il mio bambino interiore sarà scomparso.
Col tempo
ho imparato a godermi l’attimo
senza pensare a ciò che è successo
o al tempo in cui accadrà.
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di Neus Bonet I Sala, qui:
https://elplumierdenenuse.wordpress.com/2023/05/16/con-el-paso-del-tiempo/
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Una Lettera
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in maggio la selvaggina crepitava sul fuoco
poi gli inni alla gioia dei berliner
si sono confusi ai pianti sugli imperi dissolti
ti scrivevo, qui in questa palude di principi ranocchi
non si è salvato né l’odio per i libretti rossi
né il marasma degli innamorati:
l’estinzione della Storia infiamma le folle
come ai primi fiocchi di manna nel deserto del Sinai
le carni gonfie di birra immortalate dai cameramen
urlano heimat! heimat! al macello degli sguardi
(da: Lettere d’amore e altre rovine)
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di Massimo Rizzante, qui:
https://rebstein.wordpress.com/2023/05/13/una-lettera/
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Possano
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Possano spalancarsi i pensieri
sbracciarsi le parole
con ritagli di desideri
ricolmarsi gli occhi
Con trabocco di respiri
dilatare le narici del cuore
riempire polmoni di fratellanza
inspirare benevolenza
lasciare andare rancore
Possano le nuvole
disegnare abbracci nel cielo
le stelle parlarci di favole
la luna abbandonarci ai sogni.
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di Achille Schiavone, qui:
https://achilleschiavone.wordpress.com/2023/05/17/possano/
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Nell’immenso infinito
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Perfetta meccanica
racchiusa nel perimetro
d’un estro personale
mosso da eventi inaspettati
a cui assoggettare il pensiero.
Si scivolerà
senza rumore
sulla linea del tempo
ignorandone gli oscuri echi.
Resi lucenti da un’accentuata suggestione
annulleranno briciole d’ombra di luna
sospinte dal soffio d’una presenza interiore
vacante nell’immenso infinito
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@Silvia De Angelis, qui:
https://www.facebook.com/silvia.deangelis.54
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Potresti attutire il rumore che faccio
cadendo; con le mani invece
rabbocchi quello che non manca
e mi peschi a caso
dal sacco delle foglie. Ho voglia
di liquirizia: ma non ricordo più la strada
che porta alle tue tasche. Sotto la lampadina
a risparmio
si diventa letargici, ragionando d’uva buona
e del mare sotto i treni e delle lenti da lettura
che ti sperdi per casa. Fuori l’ autunno
ostenta certi fiori piccoli
che quando li calpesti fanno un silenzio
odoroso e impotente; ma tanto, mi dici,
verrà la pioggia a lavare via
la terra nera dal mandorlo
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di Donatella Pezzino, qui:
https://poesiaurbana.altervista.org/potresti/
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G. – viaggiatrice – 1905 circa
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Sul piano l’aria tremula
rivela un monticello informe
di nessun colore.
Mano sulla fronte a proteggersi,
strizza gli occhi e fissa –
sa, segugio, che è laggiù
un motivo per cui è al mondo.
Laggiù, era attesa.
Misura già muri, disegna
prima d’essere sul posto
si ergono nella sua testa affollati qasr.
Geometra della compenetrazione.
S’innalzano per una forma
di amore innato. Vede
e sente il brulicare, e le parole, forse
anzi è convinta
per trascorsa vita.
S’appoggia al mulo e girata
la testa verso il seguito della carovana
fa cenno d’andare avanti.
Si accamperanno poi.
Dedicato a Gertrude Bell
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di Monica Santi, qui:
https://monikasanti.wordpress.com/2023/05/23/g-viaggiatrice-1905-circa/
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ondate
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flavio – guardare vampate di acquamorta strappare
spazi giornate persone – e io
dalla terra del sole e del vento e del sale
tremare – mentre è infuriatacatastrofe
tra la tua – la nostra – gente – incubo
di fango grave come caos naturale
o inadempienza dei simili nostri non so – a me
però assicura l’assistenza – quella sì – che la tempra
di quei luoghi da alla vita dall’interno – la mente
che si fa eccellente nella disgrazia
dico – generazioni di sfide nella virtù che si attiva –
e non si piega nemmeno se il nido diventa l’averno
o sembra inverno l’incipit triste di questa stagione
che spezza – a chi sa ascoltare –
e se va e viene portato dai venti il canto
della rovina e il dolore
che affina nell’esaudirsi del pianto posticipato –
per questo arrivo a te – assente/presente –
che quando potrai – vieni a considerare il cielo
che comincia a schiudersi – il brillio siderale
nell’oscurità – quello che evoca serenità
lontano – ma vicino è esplosione – e il coraggio di restare
dopo l’orrore andato