Gioielli Rubati 50: Luca Ariano – Irene Rapelli – Maria Allo – Luciana Riommi – Amleta Bloom – Francesco Marotta – Corrado Bagnoli – Daniela Cerrato.

Questa notte si balla a ritmo di tango
per dimenticare il nebbiume
di quella città senza neppure un santo,
solo un beato per caso capitato.
«Siamo già maturi!
L’anno prossimo dobbiamo rinnovare
la patente: cosa abbiamo fatto
in questi dieci anni?»
Lo biascica stanco come un vecchio
di trent’anni alla curva del ponte.
In piazza si mormora che la Paola
se la faccia col figlio del notaio,
orgasmo d’un portafoglio gonfio fra le tasche.
Al bar all’angolo l’Andrea ti racconta
di quando si allenava con Baggio e Del Piero
poi … oggi scarica mobili tra scale e ponteggi.
In quella cittadella dello shopping
non ti rimane che bere per non vedere sguardi
assatanati di vetrine, di plastica, tinture
e pelli tirate senza il placido invecchiare
d’un volto grinzoso.

di Luca Ariano, qui:
http://www.lamacchinasognante.com/5-poesie-da-contratto-a-termine-di-luca-ariano-con-nota-introduttiva-di-luca-mozzachiodi/

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A volo d’uccello

All’ombra corre l’erba sotto al vento
e con fradice ciglia soporose
il merlo canta grave del momento
in cui cocci di stelle tra le rose

al cielo danno indietro le sue cose
rigettando le spine senz’accento
che l’anno dona loro melodiose
ma l’estiva prateria non d’argento

si rannuvola stretta ai propri campi
e girando lo sguardo alla mia terra
mi dirigo a viuzze tenebrose

e mi pare di scorgere più lampi
nel fango dove l’essere dà guerra
che in collassi di vacue nebulose.

di Irene Rapelli, qui:
https://ilcielostellatodentrodime.blog/a-volo-duccello/

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C’è chi

Risuonano cocci di mattini infranti
dopo impreviste veglie.
C’è chi impara a morire
per un colore e un significato.
Abbiamo conti ancora aperti e spietate
parole da combattimento .

C’è chi impara a morire
per consacrare sogni alla quercia secolare.
Ma c’ è un paese disteso
in fondo al mare dove il sangue
in mille flutti difende il pane
a denti stretti e dall’alto
un pugno arcigno di silenzio
si schianta ai piedi dell’indifferenza.
Accovacciato il mare si regge
come foglia che il vento
deliberatamente scansa in silenzio.

C’è chi oppone la ragione
nel covo della volpe infreddolita
e traina giorni come i nostri.
A concludere la resa,
passi cadenzano ipocrisie
su viali di rasura e nel turbine
lento di ossa bisbiglia ogni vena
prima del commiato.
Il tempo può pretendere
nutrimento nel suo crescere?

© di Maria Allo, qui:

C’è chi

*

nel limbo

nel limbo, come nell’incubo d’infanzia,
non luogo dei non nati e dei non morti
senza volto, senza identità.
non fa bene quest’aria rarefatta
che odora di mistero,
qui non c’è materia per riempire il calco
di una cosa vera.

di Luciana Riommi, qui:
https://lallaerre.wordpress.com/2019/07/01/nel-limbo/

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LA LUCE BUIA DEL Tè

Girando cucchiaini acquatici si disegnano discorsi da pomeriggio ombroso.
Menta piperita:
con le sue foglie guasta il riflesso del sole nella tazza.
Occhi bassi e batticuore estivo.
Diversivo, liquido.
Un giorno di riflessi sentimentali e parole verdi.
Seduti.
Occhi bassi.
La vita riserva tantissimi piaceri:
piedi incrociati sotto al tavolo.
Dichiarazioni alla teina ambrata.
Via libera al taglio brillante del cucchiaino sospeso.
Un fiato di vento e tutte le foglie cadono sul tavolo e ricoprono le mani ardenti.
Sulle labbra rimane una parola sussurrata.
Perle di gocce ricoprono le tazze svuotate dall’amore assetato.

di Amleta Bloom, qui:
https://itesoridiamleta.wordpress.com/2019/07/20/la-luce-buia-del-te/

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fossero simili a foglie
che si combinano in fuochi
di caduta le vigili inudibili parole
cresciute tra labbra e desiderio
oppure grida che colmano
tutta la distanza di un ricordo
e poi acqua che fascia il viso
dei morti quando fa buio
anche la pelle e l’occhio
soffoca di essere visione
solo una maglia slabbrata
uno squarcio nella rete del tempo
incurabile misura del guardare

di Francesco Marotta, qui:

Imbrunire

*

Ci si apre soltanto una scia
dentro la deriva del bianco,
dentro il disfarsi fluttuante,
il rumore secco della frattura,
degli scontri, dei baci, dell’urto.
Si richiude dietro di noi,
tutt’intorno, si stende ancora
davanti questo foglio spezzato,
parole, voci che si disperdono,
tremano, pungono e chissà
se invece potrebbero dircelo
il cielo, intero. O se invece
non è proprio così, solo così,
che adesso lo possono fare;
che adesso, anche noi, ci parliamo.
Con niente che si scrive davvero
negli occhi, che lasci nella carne
una strada, una mappa, una roba
che resta per dire casa, oltre l’acqua.

Golfo di McMurdo
di Corrado Bagnoli, qui:

Il cielo di qua, di Corrado Bagnoli

*

Quando mancherò al risveglio

Quando mancherò al risveglio
il mio sogno proseguirà
per chissà dove, non riuscirò
più a fissarlo nei ricordi a parole,
sarà estensione o tassello d’unione
ai passati, ma tenace, scampato
a una sveglia, a un buongiorno,
a una voglia di caffè zuccherato.
Sarà sogno smisurato, ininterrotto
tra luce ed ombra, tra sinusoidi liquide,
spirali di fumo e vortici d’aria,
e la voce del silenzio di una bellezza
rivoluzionaria. Continueranno
imperterriti crimini, ingiustizie e guerre,
cicli di vita all’apparenza normali,
gioviali ogni tanto, per bilanciare,
per smorzare i toni cupi esistenziali.
Il mondo continuerà la sua corsa
fertile, tra saggezza e ignoranza,
con nuove paure e nuovi orizzonti,
sarà quel che avverrà a futura umanità
in marcia a favore o in retromarcia,
sotto ogni scorza sarà sempre il cuore
che pulserà tra delusioni e gioie, ma i miei occhi
spenti seguiranno il loro sogno perenne,
e scansata l’immortalità per umana fortuna
da altre sofferenze fuggirò libera e indenne.

di Daniela Cerrato, qui:

quando mancherò al risveglio

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