eh, sticazzi!

Si fa presto a definire Poeta ogni facitore di versi, senza nemmeno sapere cosa sia. D’altra parte ognuno ha la sua visione della poesia, molti nemmeno sanno definirla, solo qualche volta si lascia incontrare. Partiamo da un presupposto, il Poeta non ha bisogno di stare su un piedistallo, altrimenti sarebbe una statua con tutte le immobilità e le cacche di piccioni del caso eh, sticazzi! Un Poeta non può giudicare un altro Poeta, altrimenti sarebbe un critico, e certi critici tiranneggiano la Poesia, la riducono alla loro visione, facendola diventare un nulla. Un Poeta non può essere un uomo di potere, altrimenti è un politico, il sultano di un harem, un finanziere o un mafioso. Allora cosa cazzo è un Poeta, termine così abusato e conferito con grande spreco di titoli? Io penso che i Poeti siano pochi, ogni epoca ha avuto i suoi, ma erano pochi. Un Poeta è figlio del suo tempo, una persona, ma conosce bene il passato, e sa stare due passi avanti il presente. Perché sono i poeti la punta dello stormo, sono i primi a tagliare l’aria e ad avere la visione esatta del bello e di quanto seguirà il bello, oltretutto son persone per niente pacifiche e accomodanti. Finiamola di tenere i poeti su un trespolo, nelle scuole, o quale corteo allo scriteriato di turno. Un Poeta vero ha un ego gigantesco, ma è anche capace di essere cane da guardia all’umanità intera. Il primo nome di Poeta che mi viene in mente dopo quello del mio siamese? Ahmad Shah Massoud

19 pensieri su “eh, sticazzi!

  1. Quando spiego ai miei sfortunati alunni cos’è un artista (categoria che comprende anche noi), dico loro che “è un sismografo che registra ciò che avviene nella società; e lo ritrasmette con un linguaggio non convenzionale, sperando che chi è in ascolto, capisca”.
    E sono anche convinto che, tra scrittori, artisti visivi, ecc. non siamo poi così pochi; anche tolta la zavorra dei meno fortunati che – per restare nel nostro ambito – dicono “io non sono un poeta, ma ho scritto questa cosa qui per esprimere me stesso”.
    A parte questo, Flavio, hai toccato un punto per me fondamentale: quello del “a chi ci rivolgiamo”? In questo (lunghissimo…) “anno zero” della Cultura italiana, va benissimo leggere qui e là (scuole, bar, autogrill in autostrada…); ma credo sia venuto il momento di essere noi che andiamo a cercare il nostro pubblico. Quello che sa di avere bisogno di noi, ma che non sempre può arrivare nei luoghi “ufficiali” per sentirci.

  2. Come sempre in perfetta sintonia con ciò che scrivi, caro Flavio! Nella tua densa e acuta “semplicità” hai dato una “definizione” magistrale di poeta, termine, come ben sappiamo, assai ambiguo e gravido di tutte le storture e gli stereotipi possibili. E l’hai “definito” sia in negativo che in positivo. Grazie, ciò che scrivi è “pratico” e utilissimo, da usare in tutte le occasioni (a scuola, in primis) in cui qualcuno ti chiede se sei un poeta, perchè scrivi poesie se non guadagni nulla, a cosa seve la poesia ecc ecc. Guardandoti con malcelata ironia e sospetto.

  3. una al poeta

    il poeta è sdentato
    il poeta è povero
    s’affagotta di stracci
    non si lava,
    non vuole un lavoro.
    non vede la realtà
    è miracolato.
    non è un alieno
    non morde.
    il poeta è sacro
    e santo.
    quando pensi alla natura
    tutta, pensa anche a lui
    uomo sovranazionale
    sovrannaturale e circense
    che non sa, ma tenta, non mente.
    poeta non si diventa, si dimentica.

  4. Alberto Valerio Mario Mattei (da FB) Si dovrebbe insegnare, allora, cosa si deve fare per essere poeti, e si capirebbe che non si insegna la poesia. La poesia è come la chioma degli alberi: o ce l’hai in testa (ritmo, parole, suono, odore) oppure sei senza chioma e allora che si scrive diventa solo la lista della spesa….

    … i poeti inadatti aiuteranno la moglie a redarla, oppure saranno loro stesse a farla…

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