
Be’, non proprio al buio, la conoscevo.
Ero io lo sconosciuto bisognoso, preoccupato
dell’apparenza e di quanto
avrebbe mai visto al di sotto. E, disperato
come sembra, sono stato io a farmi avanti –
non mi dispiaceva essere l’intermediario
per l’uomo che volevo essere. “Sì”, assentì,
e poi, “spero tu non sia geloso”.
Mentii, e fissò l’ora e il posto,
disse che c’erano altri, sempre e comunque.
La porta era aperta. E c’eravamo tutti –
uomini e donne, a mani vuote
e mal vestiti – ciascuno con la speranza
di piacere per la voce, il tono. Sulla sua poltrona
salutava o aggrottava la fronte.
Toccò delicatamente uno di noi, come a dire:
“Non disperare, presto ti verrà concesso”.
L’odiavo, ma presi coraggio.
Era delle donne la più ordinaria.
La volevo truccare, ma tutte le iniziative
parevano spettare a lei – mi ritrovai incapace
di muovermi. “Sembri solo”, disse,
“un po’ perso, il tipo di uomo
che scrive poesie mortifere su se stesso.
Pure sensibile”, aggiunse, e rise.
Così la Musa cominciò la serata,
quella civetta a vita, mi parlò per la prima volta.
“Se vuoi valere qualcosa
devi venire ogni giorno”, disse.
Ma poi: “Non sono quasi mai in casa”.
*
L’ha ripubblicato su alessandriaonline.come ha commentato:
Un bel testo del grande poeta americano
Un appuntamento con la musa non è mai lineare, molto spesso è un po’ sofferto. Ogni volta non è mai uguale all’altra e ci si avvicina con timore. Ma quando ti prende per mano il suo tocco è bellissimo e leggiadro. Anche questa poesia è leggiadra perché mette in luce i timori di ogni poeta che, quando s’avvia a comporre, ha l’animo colmo di sensazioni ed emozioni che lo tengono sospeso a qualcosa che lo sublima. Un bellissimo raccontarsi che incanta. Splendida!
sì sono d’accordo, grazie
…ispirazione poetica sempre diversa, e talvolta non facile da raggiungere, ma coinvolgente come un primo giorno di primavera…
Versi raffinati, di bella lettura
ciao Silvia, grazie