Intervista senza domande ad Antonio Bianchetti “Non so se ho scritto troppo sull’amore (un altro passaggio dai giardini di ponente)” – Quaderni dell’Acarya 2021.

L’amore necessita di un compagno di viaggio che sappia cogliere ogni sfumatura e possa condividerla. In realtà il vero viaggio è la condivisione e non se ne è scritto né se ne scriverà mai abbastanza. Amore vicino, lontano, raggiungibile, irraggiungibile, la cosa più dolorosa è non poter più comunicare. Antonio riesce a farlo con le sue poesie e tocca vertici lirici altissimi. Non mi dilungo oltre visto che l’intervista è molto corposa e stimolante, ma nel caso si voglia ordinare il volume basta scrivere ad         acarya@acarya.it        verrà spedito tramite corriere.

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  1. Quando si parla di risorgere (pg.14)

Se dobbiamo iniziare a raccontare e raccontarsi, spesso la vita offre delle coincidenze che non si riescono a decifrare, o meglio, si ha l’impressione che qualcosa accada perché debba accadere, come se delle forze invisibili facessero incontrare le anime per creare delle storie, delle sinergie particolari. È banale dire “cogli l’attimo”, perché è un termine abusato, ma è proprio così: basta un segno, un incontro il quale coincide con una data particolare, un evento troppo simbolico per essere casuale, e tutto ritorna attraverso la circolarità del tempo: vita, morte, rinascita.

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2. Quando cercavamo amore e luna (pg. 26)

 

Esiste un momento particolare quando si vive una storia d’amore: l’innamoramento. È come se tutto quello che pulsa intorno a due persone, avesse una dimensione diversa, quasi totalizzante. Si è calati all’interno di un mondo dall’apparenza indistruttibile, in cui, sia l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, coincidono facendoci credere quanto l’universo sia tutto racchiuso nella simbologia di un gesto, di un bacio, di un corpo da accarezzare, stringendo fra le mani la fortuna. La poesia ci lascia la grande opportunità di sintetizzare tutto questo attraverso le emozioni intense che provoca, rendendo quei momenti qualcosa da non dimenticare, fissandoli per sempre. Poi è anche vero che se leggiamo Dante nel celeberrimo quinto canto dell’Inferno, questa condizione può portare alla perdizione così com’è successo a Paolo e Francesca, anche perché in quei precisi momenti non ci importa di nulla, nemmeno della morte, tanto siamo sicuri della nostra condizione apparentemente celestiale e di completa dedizione alla persona amata.

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  1. Guardavo se il mondo era uguale a noi … (pg. 66)

Chiaramente le storie d’amore hanno la loro evoluzione: dopo l’innamoramento ci si trova di fronte alla “costruzione dell’amore” stesso, perché quel mondo che prima si era lasciato in disparte, continua a esistere e persistere intorno a due persone. È inevitabile la collisione fra le due realtà, così da condizionare i rapporti e la quotidianità di una coppia e la vita della stessa. Diventa consuetudine confrontarsi con tutto e tutti, fino ai paragoni con gli altri e con la visione di un mondo, il quale, non fa altro che confondere le idee. Però, è proprio dentro queste dinamiche che l’amore vive la sua intimità più vera, più sincera, autentica se vogliamo, alternando luce e oscurità, passandoci attraverso, fino a riconoscersi veramente. È questa la vera sfida. Oggi, pare che l’amore si sia svuotato di senso in questa società post-moderna legata a uno svilimento dei sentimenti, all’infedeltà, alla precarietà, attraverso relazioni destinate a consumarsi velocemente o al contrario nell’aver paura di rimanere impigliati dentro a relazioni stabili. Lo ha detto anche Zygmunt Bauman, il teorico della società liquida: “…il prezzo da pagare per una maggiore sicurezza è una minore libertà, e il prezzo di una maggiore libertà è una minore sicurezza”. Bisogna saper scegliere.

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  1. Non so se ho scritto troppo sull’amore (pg. 68)

Già, non è mai troppo quello che si scrive per amore, però, in questo caso me lo sono chiesto, perché ottanta liriche per di più nella media non brevi, sono molte, considerando il fatto che la poesia oggi non la legge nessuno (o quasi). Fondamentalmente, in questo caso si deve ricorrere all’ironia, giusto il tempo per indirizzare l’eventuale lettore a una riflessione importante, proprio sul tema dell’amore, il quale ci attraversa e ci condiziona inevitabilmente. Poi, come sempre succede, non importa nulla: le parole scivolano via o restano come quella carezza regalata alla vostra donna.

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  1. I corpi vogliono cambiare (pg. 77)

    Quale è il rapporto che abbiamo con la morte? Difficile rispondere, noi viviamo intensamente più che possiamo, ma siamo indifesi di fronte a eventi irreparabili e forse incomprensibili. Non riusciamo mai a darci una spiegazione. Ecco, continuiamo a formularci delle domande cercando di capire guardandoci allo specchio, chiedendoci continuamente il perché. Il vero problema è che, quando scompare una persona cara, anzi, la compagna o il compagno di una vita, tutto non ha senso. Bisogna paragonarsi alla caratteristica dei corpi e del loro stato: solido, liquido, gassoso, perché se noi abbiamo paura del cambiamento dobbiamo identificarci con la natura: tutto ritorna e si trasforma, inevitabilmente, all’interno di un sistema legato all’entropia dell’universo. Se oggi siamo stati “terra”, domani saremo “aria”, in questo continuo rincorrerci per ritrovarci, ogni volta. Poi è chiaro, un lutto ha bisogno di tempo per essere elaborato, ed è proprio di fronte a tali situazioni estreme che subentra l’opera d’arte come soluzione emotiva, come liberazione risolutiva. La creatività diventa catarsi di fronte alla consapevolezza del male, proprio per superarlo, bisogna solamente non lasciarsi andare al narcisismo del dolore, il quale rischia di portare il protagonista sopra una strada sbagliata, troppo autocelebrativa. Bisogna rimanere veri, sapere quando fermarsi, capire quando la risposta artistica ha compreso pienamente una forma di angoscia, fino a reinterpretarla, superandola.

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  1. In casa non c’è mai stato vento (pg. 86)

Giusto per ripetermi, quando scompare una persona a cui sei legato tantissimo, si ha la percezione che la sua energia sia rimasta per la casa. Succedono cose strane, o almeno, strane per il nostro modo di pensare: luci che si accendono e si spengono, oggetti spostati e una sensazione di qualcosa che ti accarezza, che ti attraversa. Probabilmente sono proiezioni del nostro cervello e della sua forza dirompente nel creare illusioni, soprattutto quando si è condizionati all’eccesso per determinati eventi, ma tutto questo ci porta alla considerazione che esiste un confine il quale non possiamo oltrepassare. La valutazione successiva è che se noi siamo energia, non possiamo morire: saremo sempre presenti in un luogo o in altri luoghi o in qualsiasi forma, seguendo l’esplosività dell’amore come forza dirompente dentro a tutto ciò che ci circonda: dall’atomo alle stelle. Con questa considerazione ci avviciniamo al concetto d’eternità, attraverso la trasmutazione delle anime inteso come processo laico e non religioso, perché il connubio spirito-materia non potrà mai dividersi, saranno sempre legati fra di loro come due persone che si amano. È come mettere insieme le reazioni biochimiche e quantistiche con un respiro che ci porta in un’altra dimensione. Tutte e due sono imprescindibili l’una dall’altra.

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  1. La vita è un’ipotesi bellissima (pg. 109)

“…tutto il resto è amore che ci sfugge / e sorge ancora / dentro”. Qual è ora la risposta all’eventuale domanda se la vita è soltanto un momento indefinibile intorno all’incommensurabilità degli eventi? Qualcuno ha teorizzato che stiamo vivendo in un’illusione, o in una realtà virtuale. Io credo che nello stesso momento in cui formuliamo un pensiero siamo delle entità senzienti, magari minuscole, ma è proprio dalle molecole che nascono eventi giganteschi. Se prima ho accennato all’immensamente piccolo e all’immensamente grande, bisognerebbe aggiungere l’immensamente organizzato, come risultato incredibile del guardarci intorno.

Lo so, non ho risposto alla domanda: siamo entità reali o illusorie? Io penso che amare sia la risposta da dare. Troppo scontato? Può darsi! Ma il connubio di quiete e violenza che ha caratterizzato l’evoluzione della nostra Storia, è sempre rimasto in equilibrio proprio dentro questa forza che attrae gli opposti, legata alla continuità della specie o alla necessità della sopravvivenza, ma in realtà è qualcosa di più alto, di più elevato, che supera le leggi dell’attrazione per completare la perfezione di un contesto, il quale, va oltre qualsiasi riferimento filosofico o sociologico, o trascendente. È amore, punto. Dovrebbe bastare solo questo.

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  1. Il senso che nasconde il futuro (pg. 120)

Se a cosa aggiungiamo cosa, altri hanno detto che la nostra strada è già tracciata. Non sono d’accordo: sono le nostre azioni che generano il nostro cammino. Il futuro lo creiamo noi con le nostre dolcezze e le nostre violenze. È descritto molto bene nel film “Cloud Atlas” in cui sono proprio le nostre scelte e le nostre azioni a generare una reazione a catena. Poi è chiaro, se ci fermiamo a guardare le stelle, rimaniamo sempre affascinati da qualcosa di più grande, quasi a sentenziare la frase fatta che tutto sia scritto in quel brillare nell’immensità della notte. Ma ritorniamo sempre al punto di questa intervista: l’amore e la sua bellezza, come a dire: saremo sempre noi a continuare quello scrivere.

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9. Delle parole ridiscese finalmente libere (pg. 126)

Di conseguenza, la passione dello scrivere nasce dalla nostra libertà interiore e dalla possibilità di esprimersi con le nostre frasi. Tra l’altro, se nella Bibbia leggiamo che “in principio era il verbo”, scopriamo che il mistero della nostra intelligenza è tutto racchiuso nel dono della parola: da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo, sono i quesiti che confondono l’umanità, perché noi veniamo dalla parola, ed è proprio dentro questo miracolo che prende forma un concetto di civiltà. La poesia diventa il canto di questo dono, l’elevazione a espressività artistica come mezzo necessario per continuare a regalare agli uomini la bellezza, perché, al di là dell’ideale che ognuno di noi ha di lei, dobbiamo far sì che la bellezza continui a esistere.

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  1. E se amarci è poesia (pg. 141)

Giunti a questo punto, è naturale far coincidere la bellezza con l’amore. Questo libro nasce proprio intorno alla circolarità dell’esistenza sintetizzato dall’immagine della copertina dov’è raffigurata la rosa dei venti e i suoi punti cardinali. Il sud, come abbiamo visto è contraddistinto dall’elemento fuoco, e rappresenta il periodo dell’innamoramento. L’est è l’elemento terra: il momento in cui s’inizia a convivere, diventando una coppia vera e propria. Nel nord ci confrontiamo con la morte e l’elemento aria, ma proprio per questo motivo è stato diviso in due momenti particolari: assenze e presenze, infatti, nella seconda fase ci si indentifica con l’elemento etere, per fare la conoscenza dell’anima. Diventa naturale raggiungere l’ovest con l’elemento acqua, inteso come rinascita e visualizzato come un mare da attraversare per raggiungere una nuova sponda, ritornando di nuovo a sud. Alla fine, una storia personale diventa una narrazione universale in cui ognuno si può riconoscere. Non è solo la mia storia, ma la storia di tutti a cui tutti apparteniamo, infinitamente volte. È come se etica ed estetica si fossero fuse insieme per racchiudere un solo concetto: la ricerca della nostra metà perduta, identificata nell’altra persona, come se la persona amata fosse il completamento di un’unica entità che ci appartiene e che trasfiguriamo attraverso il desiderio, il piacere, l’eros, la forza evocativa di un’unione la quale supera ogni avversità, ogni limitazione. Maschile e femminile sono le due facce della stessa medaglia come completamento del mistero dell’esistenza per andare oltre, superando le derive della precarietà, cercando di raggiungere l’immortalità. Attenzione però, tutto questo non è affatto un discorso religioso come ho accennato prima, tutt’altro, è un’esigenza della vita per scoprire che uomini e dei sono la stessa cosa, uniti dalla vitalità dell’amore e coesi per non disperderlo inutilmente. Ogni cosa che ci appartiene nasce da questo bene immenso, da questa consapevolezza esistenziale. Poi, se vogliamo allargare il discorso, sappiamo tutti che l’amore potenzialmente è l’innesco di fenomeni radicali come la gelosia, l’invidia, l’ossessione, la perversione, fino ad arrivare all’omicidio e la guerra come ci insegna il mito di Troia, ma questo fa parte del contrasto che ci appartiene fra il bene e il male, e come ho già accennato siamo sempre noi a decidere da che parte stare.  Se vogliamo analizzare anche il sottotitolo della raccolta, “un altro passaggio dai giardini di ponente”, questo non è altro che una citazione da un bellissimo libro di Angelo Maugeri del 1983: “Passaggio dai giardini di ponente” (Società di Poesia Lunarionuovo – Milano), il quale non è altro che il nome di una via di Como, verso appunto ponente, ma che nella visionarietà del poeta, diventa una fantastica metafora verso la comprensione della vita.
Bene, se il titolo del libro è “non so se ho scritto troppo sull’amore”, giunti a questo punto, mi viene il dubbio che forse ho anche “parlato troppo sull’amore” in questa intervista. Forse, la poesia è solo emozione, e dentro a queste emozioni si racchiude qualcosa che va al di là di ogni nostra visione, capacità e conoscenza, così come l’arte, probabilmente il mezzo necessario per rendere visibile tutto questo discorso.
Buona giornata a tutti, e se vorrete, buona lettura.

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LE NOSTRE IMPRONTE

                        “…Ti ho toccata una volta di troppo
                             Ora non so più chi sono
                             Le mie impronte digitali sono scomparse
                             mentre pulivo via la marmellata…”
                                                                           (Leonard Cohen)

Le mie mani salgono
ad una ad una sulle tue
Le cercano per sentirsi rubate
dagli angoli remoti
che vogliono abitare
fino a disperdere il bottino
insieme
alle impronte impossibili
da cancellare

La stanza si riempie
della nostra identità
e ogni volta si misura
lo spazio rimanente
per essere toccati
dalla voluttà
di un’orma

Non esistono luoghi aperti
dove il calco delle dita
ci imprigiona
senza lasciare traccia
Si rimane
dentro queste mura
in cerca di una breccia
per lasciare ai vivi
un nome che ci rappresenti
un segno
che non ci annienti

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Antonio Bianchetti è nato a Forlì in un piovoso marzo del secolo scorso, anche se tra Cantù e Como vive da oltre quarant’ anni in questa provincia. Si è diplomato all’ Istituto d’Arte Applicata di Cantù e ha lavorato nel campo del fumetto, della grafica e della pubblicità. È socio del “Gruppo Àcàrya” da molti anni e ne è stato anche presidente. Oltre alla poesia è appassionato di arti visive e di musica e alla commistione di queste ultime con le parole. Non a caso insieme a un gruppo di amici ha fondato una band-letteraria denominata M.G.M. (malta geneticamente modificata) poi confluita in un collettivo artistico chiamato “Esilio di sicurezza” con cui ha realizzato una lunga serie di performance multimediali in Italia e nel Canton Ticino. Predilige la poesia americana, o meglio, una forma di narrazione lirica e la sua trasposizione da parte di alcuni cantautori quali: Bob Dylan, Leonard Choen, Jim Carroll, Nick Cave, Tom Waits e altri.

Per ulteriori informazioni: https://intonazioniconseguenti.com/author/antoniobianchetti/ 

8 pensieri su “Intervista senza domande ad Antonio Bianchetti “Non so se ho scritto troppo sull’amore (un altro passaggio dai giardini di ponente)” – Quaderni dell’Acarya 2021.

  1. Paola Castagna (da Fb)
    Antonio, che bello leggere questa intervista, ma ancora più bello leggere e assaporare le tue meravigliose poesie.
    Un’opera da tenere sempre a portata di mano, trovi spunti per molte occasioni di vita dove rigenerarti.

  2. L’ha ripubblicato su Intonations Cocktail Club 432e ha commentato:
    Un problema alla linea di casa mi ha impedito di postare articoli in quest’ultimo periodo. Ne approfitto nel ripubblicare l’intervista “senza domande” che mi ha fatto Flavio Almerighi, e che ringrazio di cuore per la disponibilità e l’interesse verso la mia ultima raccolta. Avere la possibilità di esprimersi attraverso i propri scritti, oltre all’originalità della proposta, è un veicolo importante per la divulgazione della poesia. Grazie ancora Flavio e buona lettura…

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