Babi Yar di Nina Kossman (trad. Paolo Statuti)

 E’ nata a Mosca. Durante la guerra molti membri della famiglia del padre morirono nell’Olocausto a Riga (Lettonia), mentre molti familiari della madre morirono nell’Olocausto in Ucraina, dove allora vivevano. Nel 1972 con la famiglia emigrò dall’Unione Sovietica. Dopo un anno trascorso tra Israele e Roma, si stabilì prima a Cleveland e poi a New York, dove tuttora vive.
     Ha pubblicato tre raccolte di poesie in russo e in inglese, due raccolte di racconti e un romanzo in inglese. 
Babi Yar
.
La madre diceva tua sorella mi fa impazzire,
ma dov’è, oggi andiamo tutti a morire.
I fritzi* bussano alla porta, dobbiamo uscire.
Presto, svelto, perché quei libri, che te ne fai,
là dove andremo a stare non li userai mai.
Sei sempre l’ultimo, figlio mio, continuava a dire.
Ecco, sono pronti, ma ora lui vuole dormire!
Dormirai là dove ci porta la nostra stella.
Lascia i libri e cerca piuttosto tua sorella.
Sei uno sciocco, davvero, ma quale stazione?
Ora c’è anche la sorella e vanno in processione.
Chi guidava la colonna loro al macello
aveva nipoti e pronipoti e prendeva la pensione,
i nipoti hanno un animo gentile, non serve
traumatizzarli parlando loro di un certo bosco,
dicendo che nel mondo non c’è un solo posto,
che è una radura, e nessuno è risuscitato;
ma che il nonno alla loro madre ha mirato,
che il giovane era mezzo addormentato,
e cadendo sulla madre gli è sfuggito il sacchetto,
tra i libri sparsi sul corpo c’era anche un gessetto…
Taci, al nipote non serve il tuo boschetto.
.
*Soprannome peggiorativo per i tedeschi (N.d.T.)
*  *  *

Per approfondire visitate il blog di Paolo Statuti da cui ho tratto questa poesia.

Nina Kossman

14 pensieri su “Babi Yar di Nina Kossman (trad. Paolo Statuti)

  1. Grazie per aver condiviso questa vera gemma, caro Flavio. Seguo anch’io il blog di Statuti, con il quale in alcune circostanze mi è capitato di confrontarmi a distanza e lo trovo (lo dico peraltro da conoscitore del cosmo slavo ed ex sovietico) di eccezionale fattura, proprio per la serietà intellettuale e filologica del suo lavoro; così come un altro riferimento straordinario per l’approfondimento della produzione poetica di area slava è Antonio Sagredo.
    Un abbraccio.

    Vincenzo

  2. Anche tra gli ebrei Russi L’Olocausto ha fatto tabula rasa di persone inermi. Versi strazianti da cui si evince attraverso i versi della poetessa tutto il dolore per i rastrellamenti feroci fatti dai tedeschi e, l’avvio alle radure della morte, dove famiglie intere venivano mitragliate e seppellite in fosse comuni. Una poesia dolente che rattrista immedesimando il lettore fin nel profondo. Notevole e dolorosa!

  3. ….incredibili orme di morte, e di dolore ineguagliabile, in questi versi, da cui si evince quanta violenza ,e crudeltà, sia stata fatta avverso interi gruppi familiari durante l’Olocausto…
    Brano notevole

  4. Paolo Statuti (da Fb)
    Grazie Flavio, ho risposto ai vostri bei commenti odierni, ma ciò che ho scritto non è stato inoltrato. 🙂 Ecco la mia risposta: Grazie a tutti. Il mio blog esiste proprio per far conoscere e apprezzare.

    • Coro
      Non monumenti a Babij Yar:
      solo un burrone è la sua rozza tomba.
      Sgomento! Oggi ho tant’anni quanti
      ne ha il popolo ebreo.

      Solo
      Adesso sembra a me d’esser ebreo.
      Eccomi qua: quest’è l’antico Egitto,
      ed ecco che messo in croce muoio,
      ed ho sulla mia man le stimmate!…

      Ed anche sembra a me d’esser Dreyfus.
      Filistei! Miei traditori e giudici!
      Sono infangato, accerchiato, braccato,
      deriso, bollato!

      Damine in falpalà ecco gracchiando corron qua
      e pure accecandomi con gli ombrellin.

      E pure son
      ragazzo a Bialystok.

      Coro
      Ah! Cola il sangue imbrattando me
      e strepitan nell’osteria gli ubriaconi
      e puzzano.di vodka e di cipolla.

      Solo
      A calci respinto cado ai loro piedi,
      invano li prego quei del pògrom.

      Coro
      Strillando: “Via, Giudei! Via dalla Russia”
      un bottegaio picchia mia madre.

      Solo
      O caro popol mio, o Russia,
      tu da sempre sei internazionalista.
      Ma quante volte chi ha le mani sporche
      il tuo puro nome ha brandito?
      Io la so la bontà della mia terra
      e come, senza mai rabbrividire
      gli antisemiti proclamassero:
      “Noi siamo la Nazione Russa!”

      Coro
      “Noi siamo la Nazione Russa”!

      Solo
      E sembra a me
      d’essere Anna Franck,
      diafana
      come in aprile un ramoscel.
      Ed amo
      ed altro dir non so
      che voglio che ci guardiamo in viso.
      Possiam poco vedere, odorare,
      le foglie e il cielo sono a noi negati.
      Ma molto possiam far:
      teneramente nell’ombra
      unirci cuore a cuor.

      Coro
      Chi c’è? Chi vien?

      Solo
      Nessuno: della primavera
      è solo il suon. È già la voce sua!
      Amore, vien da me, presto, baciami!

      Coro
      Che crolla giù?

      Solo
      No, quest’è il disgel…

      Coro
      A Babij Yar fruscio d’erbe amare
      e gli alberi guardano tetri come giudici.
      Questo silenzio qua è tutto un grido.
      Io sento già sbiancarsi i miei capelli.

      Solo
      Io stesso sono come un grido muto
      su quest’immenso mucchio di sepolti.
      Io stesso sono ogni vecchio fucilato.
      Io stesso ogni bimbo che venne massacrato qui.
      Io questo mai potrò dimenticare.

      Coro
      Ma l’Internazionale risuonerà
      il dì che infine sarà sotterrato
      l’ultimo antisemita che morrà.

      Solo
      Nelle mie vene non c’è sangue ebreo,
      ma sono odiato con accanimento
      da tutti gli antisemiti come fossi ebreo:
      ed è perciò che sono un vero russo!

      Coro
      Ed è perciò che sono un vero russo!

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