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Tutta notte mi sono divertito a raccogliere
le more una ad una e tutte
mature. Alla luce
della luna. Percorrendo
la strada
che affondava nella montagna.
Ho sentito per primo puro l’usignolo.
Ho sentito poi grufolare
il cinghiale. Tutta la notte un vento accompagnava
dolce
la
raccolta. Poi ormai molto stanco quando
albeggiava
ho mangiato vicino al torrente.
More.
Poi ho cercato il mormorio della cascata.
E mi sono buttato nella pozza quando il sole
nasceva. Solo e nudo. Non seppi
se stavo cadendo
era
vivificante l’acqua
erano
il verde e l’ombra
l’umido e il limo
il dorso
dei pesci profondi. Dovevo
tornare
– ormai quasi il sole
splendeva sulle cose –.
Ma soltanto pensavo al poco
che pesa
un corpo nell’assenza di gravità.
E credo
che non volli
risvegliarmi da quella notte
– ti dico
se chiedi
lontano e straniero
in piedi di fronte alla mia tomba –.
*
…versi rivolti all’essenza della vita, e al suo valore, cercando di lasciare da parte, le cose materiali, ed elevandosi verso l’etereo.
Poesia molto bella.
Buon proseguimento di giornata Flavio
Grazie mille Silvia, buon pomeriggio
anche a te
dov’è che ci si tuffa?
controlla prima che nun ce stanno squali Lucì
quelli stanno ovunque. Pure su la tera ferma…
vero
Bella poesia
sì