Voglio tornare all’infanzia. E dall’infanzia all’ombra. Te ne vai, usignolo? Vattene. Voglio tornare nell’ombra. E dall’ombra al fiore. Vai via, profumo? Vattene! Voglio tornare al fiore. E dal fiore al mio cuore Te ne vai, amore? Addio! [Al mio deserto cuore!]
Julio Cortázar, all’anagrafe Julio Florencio Cortázar Descotte (Ixelles, 26 agosto 1914 – Parigi, 12 febbraio 1984), è stato uno scrittore, poeta, critico letterario, saggista e drammaturgo argentino naturalizzato francese, maestro del racconto, particolarmente attivo nei generi del fantastico, della metafisica, del mistero.
E quando tutti se ne andavano e restavamo in due tra bicchieri vuoti e portacenere sporchi, com’era bello sapere che eri lì come una corrente che ristagna, sola con me sull’orlo della notte e che duravi, eri più che il tempo, eri quella che non se ne andava perché uno stesso cuscino e uno stesso tepore ci avrebbero chiamati di nuovo a svegliare il nuovo giorno, insieme, ridendo, spettinati.
Rupert Chawner Brooke (1887 – 1915) è stato un poeta britannico, noto per i suoi sonetti di guerra scritti durante la prima guerra mondiale, fra i quali il più famoso è probabilmente The Soldier.
Vagavo sul ponte, per un’ora, stanotte sotto un cielo nuvoloso e senza luna; e sbirciavo nelle finestre, guardavo i miei amici a tavola, o giocando a carte, o in piedi sull’uscio, o venendo fuori nell’oscurità. Ancora nessuno poteva vedermi. ………………….Avrei pensato a loro – svagati, a una settimana dalla battaglia – con pena, fieri nella loro forza e nel peso e fermezza e compatta bellezza dei corpi, con pena che questa lieta macchina di splendore sarebbe stata presto spezzata, dimenticata, smontata, fatta a pezzi… …………………..Ma come sempre potevo solo vederli passare, davanti alla luce della lampada, come ombre colorate, più sottili di una membrana di vetro, deboli bolle, più tenui della tenue luce delle onde che scoppiarono in fosforo nella notte, cose caduche e strani fantasmi – prossimi a morire per altri fantasmi – questo, o quello, o io.
Il trambusto in una casa Il mattino dopo una morte è la più solenne delle faccende compiute sulla terra Spazzolare il cuore e mettere da parte l’amore Non avremo più bisogno di usarlo Fino all’eternità.
Chiedo loro di prendere una poesia e di tenerla in alto controluce come una diapositiva a colori o di premere un orecchio sul suo alveare. Dico loro di gettare un topo in una poesia e osservarlo mentre cerca di uscire, o di entrare nella stanza della poesia e cercare a tentoni l’interruttore sul muro. Voglio che facciano sci d’acqua sulla superficie di una poesia e salutino con la mano il nome dell’autore sulla spiaggia. Ma la sola cosa che loro vogliono fare è legarla con una corda a una sedia e torturarla finché non confessi. La picchiano con un tubo di gomma per scoprire che cosa davvero vuol dire.
Antigone Kefala (1935 – 2022) fu una poetessa e scrittrice australiana di origini greco-rumene. È stata membro del Literature Board dell’Australia Council ed è riconosciuta come una voce importante nel catturare l’esperienza dei migranti nell’Australia contemporanea.
Sono colui che celebra giorno dopo giorno i riti della ricerca davanti al tuo occhio nudo. Non arrivo a te – benché riesca a gridare il tuo nome – nella sconfinata desolazione del cielo, giorno dopo giorno,anno dopo anno, eternità. Lo sai bene.
Grido soltanto per placare la paura. Riscaldo il corpo gelato con la mia eco. Fingo che tu non sia là. Dimentico a me stesso ammirando i miei giochi di prestigio. Resisti. Lo sforzo di tenerti a questa fune tesa che non offre sostegno contro l’oscurità.
Mohamed Arezki Hamour, nato nel 1961 ad Hakkafa, è un estremista della Democrazia. Da sempre aspira a “vedere proclamato in Algeria lo Stato di Diritto, vedere trionfare le libertà e la democrazia sul suolo nazionale, e rivedere FINALMENTE sui volti degli Algerini il sorriso”.
Stupefatto del mondo mi giunse un’età che tiravo dei pugni nell’aria e piangevo da solo. Ascoltare i discorsi di uomini e donne non sapendo rispondere, è poca allegria. Ma anche questa è passata: non sono più solo e, se non so rispondere, so farne a meno. Ho trovato compagni trovando me stesso.
Una donna che scrive è troppo sensibile e sensuale, quali estasi e portenti! Come se mestrui bimbi ed isole non fossero abbastanza, come se iettatori e pettegoli e ortaggi non fossero abbastanza. Crede di poter prevedere gli astri. Nell’essenza una scrittrice è una spia. Amore mio, così io son ragazza. Un uomo che scrive è troppo colto e cerebrale, quali fatture e feticci! Come se erezioni congressi e merci non fossero abbastanza; come se macchine galeoni e guerre non fossero già abbastanza. Come un mobile usato costruisce un albero. Nell’essenza uno scrittore è un ladro. Amore mio, tu maschio sei così. Mai amando noi stessi, odiando anche le nostre scarpe, i nostri cappelli, ci amiamo preziosa, prezioso. Le nostre mani sono azzurre e gentili, gli occhi pieni di tremende confessioni. Ma quando ci sposiamo ci abbandoniamo ai figli, disgustati. Il cibo è troppo e nessuno è restato a mangiare l’estrosa abbondanza.
Nicole Brossard (1943) è una poetessa e scrittrice franco-canadese di spicco. Il suo lavoro è noto per l’esplorazione di temi femministi e per la sfida del linguaggio e dei punti di vista maschili nella letteratura francese.
il futuro sarebbe poesia sarebbe occhi di silenzio e di aeroporti occhi curiosi di velocità e di immenso luglio ci renderebbe fertili con leggi dimenticate che sfiorano le nostre guance e insieme una folla di esistenze tante vite utili alla vita ben presto il mondo sarà riempito dalle nostre braccia mutando senza sosta noi avremo un falso aspetto e la preoccupazione di fermare nel cuore e nelle orecchie le sillabe colmate di vissuto non tocchiamo il silenzio è la nostra riserva di speranza funzione che rigenera il futuro una fervida attesa che pazienta sotto le nostre palpebre