Tra autori non ci si deve mai leggere in amicizia e/o per uno scambio di favori. Perché la Poesia, come sempre c’è o non c’è. Sandro Pecchiari è un ottimo autore, per questo ho insistito con lui perché mi facesse avere qualche suo inedito da proporre ai lettori del blog. L’attesa è stata in breve premiata. La poesia di Sandro Pecchiari è tutta di petto, come sempre: e sotto il petto c’è il cuore. Poesie forti e asciutte, in cui il dolore è in continua elaborazione e gioca a rimpiattino con la vita di ogni giorno. Eppure non è un farsene travolgere, è un continuo resistere, e guardarsi sulle vetrine cui camminare rasente per non cadere. In questo caso, però, la forte, caratteristica, salvifica ironia, è più forte di qualsiasi accidente, malattia, momento no. Il tutto in sintesi negli ultimi versi di uno di questi inediti:
sto con te oggi
come se non ci fosse tempo
ma ieri domani
sul mio petto c’eri
ci starai?
nelle scialuppe
ci chiederanno ancora?
Un continuo proporre, rispondere provvisoriamente, riproporre, i temi esistenziali che fanno l’uomo: rialzarsi, salire, trovare posto, fino alla caduta successiva, in una rara e caratterizzante potenza lirica. Qui, è la grandezza della poesia di Sandro, che ci dice insomma: siamo provvisori di giorno in giorno come l’alzarsi e lo sfumare del canto.
e se avanzo senza disertare
il garbuglio è trincea
imbastita con aghi grossi
guardare a strozzo lacerato
come attracco in corsa
così le mattine il caffè
(le torme delle cure
le bollette, sbarbarsi)
l’odore intrecciato nella biancheria
stanno nella sapienza
del gioco dell’oca
io non imbroglio se passo il vento
busso sul terreno
colgo un cibo che non vedo
*
alba a Winnipeg
questa è terra che tieni
sottoneve –
senza si imbarazza
e arrossisce di fiori sterminati
la piena sgocciola
in esplosione di lastroni
quello che non so io con te
e rientrando dove mi depongo
la parete termica
avvolge i movimenti
in svestizione
le scarpe si fanno ferme
sulla soglia
tu vieni nel mio giorno pieno
nel primo inclinarsi
della luce attorno ai grattacieli
la mattina è stata una fionda
nell’ora del pasto di una sedia
e di un solo calice
*
parole traccianti
come fiati freddi
per non dirti dopo
il rosso del contatto
nessuna storia
per calmare le tue mani
sta nell’assemblaggio
errato degli abbracci
il corpo una foglia
rivela anni
macellati
il cuore se batte impaurito
percuote solamente
*
trattenere un lago
in briglie armate
prevede un disastro
l’azzerarsi nel fango dell’azzurro
e tu vuote le occhiaie
in un racconto
che si slaccia
saranno poi silenzi
di rovi a casaccio
l’apparente morte
che riaffiora cocciuta
una vita che non è mai
definitiva
*
siamo oltre ai mesi della febbre
tracotanza del buio
si riducono ad un suono ampio
di giacche aperte.
che si chiuda il tempo è un bene
la pace è buia
silenziosa e guarda
in sé sperando
in nessuna direzione
vieni ora nella sosta
c’è il passato davanti
come una fila di husky
l’abbiamo visto e
sappiamo come pista
il resto è un ammasso
di persone che sanno tutto
da dietro quello che non serve
senti come si inchina
la traiettoria
in questo tiro
alla fine dell’aria
^
le soste sono sempre
colpi di gole in schiarimento
mani a tamburello
quasi si dovesse dire fare
al di là degli altri
seguendo le risposte
a domande mancanti
rispondendo a noi stessi
una battaglia navale
in cui si può affondare
in una sola mossa
sto con te oggi
come se non ci fosse tempo
ma ieri domani
sul mio petto c’eri
ci starai?
nelle scialuppe
ci chiederanno ancora?
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Sandro Pecchiari ha pubblicato diverse raccolte di poesia, tutte per la Samuele editore: Verdi Anni, Le Svelte Radici, L’imperfezione del Diluvio – An Unrehearsed Flood (bilingue) e Scripta non manent. Suoi lavori sono stati tradotti in albanese, inglese, sloveno, francese e spagnolo e sono visibili in numerose antologie. Insieme a Alessandro Canzian e Federico Rossignoli cura il ciclo di poesia Una Scontrosa Grazia (Trieste, Libreria Ts360). Collabora con le riviste Traduzionetradizione e L’Almanacco del Ramo d’Oro.