per le tue spalle concave

Come stanno oggi
le tue spalle concave,
coraggiose al punto
da affrontare l’autunno,
ogni abuso e frequenza
della mia poca memoria?

Fiera, leggera: com’è?

Finisce a piovere
dentro il tuo caffè,
per noia o finiremo per credere
che questa tragedia
a cielo aperto
sia soltanto l’ultima versione
di tanti, infiniti, Truman Show?

Le tue spalle reggono.
I dolori e l’età
non le cancellano.
Hanno potuto aspettare,
rinnegare, decidere
la libertà di nuovi baci.

Signora di ogni giorno

Profumi di signora,
di una notte in sonno ben speso.
Profumi del pane di ogni giorno
e so, son certo,
delle tue parole mai dette
per riempire minuti
altrimenti inutili.

Sto ogni giorno sulla stessa spiaggia,
getto il secchiello in mare:
tanto è impossibile da prosciugare.
Cerco nidi abbandonati dai molluschi,
un giorno è ben speso
costruendo il tuo volto
non l’immagine.

E so dove sei,
la Terra è soggetto
perché la percorri.
Per certi versi, non di maniera,
ti guardo ogni giorno, lupa,
riesci a non appassire, sai bene che
somigliare è sparire.

Lungomare

Com’è lungo il lungomare!
Nonostante il paradiso
sia caduto qua
in tua forma,
la spiaggia sassosa
ferisce solo a guardarla
piedi dolci e inteneriti
da altre sabbie.
E’ che sei
in quelle ville dall’erba alta,
sulle palme di incerto taglio,
nelle focacce intrise d’olio
dal sapore nuovo;
nel senso più misterioso
della mia vita,
mentre il cuore batte veloce,
cosciente, felice.
Amore è anche questo:
non avere novanta minuti
nelle gambe, ma imparare,
seguirti ovunque sia alto mare
rivedere le spiagge,
nonostante sia finito
il tempo di bagni e costumi.
Affacciarsi, le sigarette accese,
i miei sguardi fuori luogo
ovunque vengano riposti.

L’attenta attesa

non è l’amore a tradirci,
siamo noi a tradire l’amore
(Tahar Ben Jelloun)

la luna segue discreta
il corteo della sposa promessa,
scende un po’ di luce
dall’abito in lamè
a sfiorare altre vesti,
occhi non visti

lo scroscio di pioggia
si avventa sui tetti,
la camera vuota
è dentro una città satellite
colma di stanze piene,
dove immaginare i suoi occhi

l’attenta attesa
vive del tornare partire
sull’acqua veloce,
supplica talvolta
sentendosi perduta, il cielo
infinito, le mappe confuse

la vera felicità
non ha lingua, non parla,
rimane sotto il cuore,
non uscirà più

Oggi è pace

Va da sé, guerra è niente:
più difficile fare pace.

Bambina da crescere, educare,
il padre deve smettere di bere.

Dall’indecenza del cemento
è colata acqua di cattivo tempo.

Spenti gli incendi, riaccesi i presepi,
rivedo mia madre a suo tempo
dentro un letto di fango.

I governi si arrangino, passino,
non lascino impronte.

Incontrarci, nostro destino.

Ricordi il caldo di quel giorno,
ricordo il tuo vestito a fiori
assetato di rugiada.

Oggi è pace, canzoni,
balli da annacarsi.

senza condizioni

la corrente è elettrica
i vinili assottigliati.
frammentato in più parti
sulla camminata a cercarmi
tra nuvole basse, senza fortuna
né rinuncia al profumo,
alla fotografia dove ti trovi
abbracciata ogni momento.
voluta
amata
senza condizioni,
oltre la profondità del mare
dove ogni oggetto si apparta.
tienimi con te,
allontana la battaglia
pronta a spegnermi,
da questa notte la guerra è finita.
avrò i tuoi occhi
per vedere ogni cosa.
rimani sui tuoi passi, amore.
siano alba, tramonto, stessa luce,
opposte direzioni;
dammi la mano, tu sai di miele,
non esisterà più ieri:
sarà sempre oggi e poi domani

Di quelle persiane indecifrabili

Quando verrà il loro tempo fioriranno i tigli
Sopra la tomba scavata di fresco. (Mascha Kaléko)

Amore, fa ancora caldo vero?
Da far sembrare barometri i poeti.
Quando a sera, dalla costa,
si affaccia una brezza di mattonelle
a maltrattar le spalle.
il tuo corpo già accarezza l’inverno.
Coperta fino al mento
somigli a una bambina,
così come sei stata.
Tutte le cose che sei fanno l’anima:
Toledo da sempre, tagliente e fresca
ben oltre l’indecenza del tempo.
Non ho più l’essenziale carlinga,
ogni bacio, sospiro, silenzio, vola via.
Mentre la mia debolezza grida,
Amore non permettermi di perderti,
poi si abbandona sui bordi straniti
di quelle persiane indecifrabili
e oltre, tanta friabile viabilità.

ecco il Noi

Piccoli allievi di una grande maestra
ci interroghiamo nella ricerca continua
di un oltre la comune veduta, domande
spesso scomode da cui fuggire d’istinto.

Eppure tutto riconduce a te, al respiro,
una grande opera si riconosce o si odia.

Un attimo prima non c’eri, ti ho voluta
subito, assolutamente, talea di ginestra;
da allora, mio nudo, mia frequenza,
trattieni ogni realtà, oltre la superficie.

sicura è la vista del mare

ci rifaremo di parole
non soltanto e sia mai,
di bambini sorrisi
e tutto quanto il resto,
dove non ci sono parole
del non detto, non fatto,
quando il sogno è fumo
da far male agli occhi
e le posate pronte in tavola
non sono assonate
al coltello della frutta,
e il coltello è nel letto,
che i medesimi istanti
sono da vivere insieme,
sicura è la vista del mare
dal palazzone, in alto,
quanto sia uguale smettere
di non capire