Un poeta dimenticato come i frutti della sua Casola Valsenio. I suoi testi manoscritti sono stati scoperti per caso pochi anni fa. L’ebook è scaricabile gratuitamente qui sotto: Libri amArgine 1 Giovanni Sagrini
la famiglia, informata dell’iniziativa, ringrazia tutti coloro che leggeranno.
dove ogni affluente
bagna un fiume diverso,
gli stessi:
di quanta pace e quali guerre
siano stati spettatori
non basterebbero libri
a raccontare: pensami, pensami
dice l’acqua dal suo letto
prima di cambiare sapore
essere mare
Lost man
Giovanni Sagrini nacque a Casola Valsenio (RA) il 21 gennaio 1939. Studente liceale, fu costretto su una sedia a rotelle dall’età di diciott’anni a seguito di un investimento stradale avvenuto sulla provinciale casolana/riolese. Poeta mai pubblicato, i suoi quaderni sono stati ritrovati dopo la morte, avvenuta per complicazioni cardiache nel 1966.
La mano ubriaca spunta dalla neve
per finire nel grigio pronto a scioglierla.
Perpetuo sognare da stregone:
scienze occulte, frutti dimenticati
e la neve muore, gemendo fino all’osso
di tanta gente cancellata.
Novità di giornata
la buona sorte non sorprende,
lancia apostrofi a fianco della ragazza
con cui si gradirebbe parlare del tempo,
(la vorrei dei sogni amante e valletta)
ma non c’è tempo
questo nulla è fin troppo gremito.
Specialmente a metà settimana
fantasticavo di aquiloni gettati vivi
al cielo di Via Montefortino
e trovai interessante chiedere agli aerei
come possono portare spiriti così in alto
più dei loro passeggeri.
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Giovanni Sagrini nacque a Casola Valsenio (RA) il 21 gennaio 1939. Studente liceale, fu costretto su una sedia a rotelle dall’età di diciott’anni a seguito di un investimento stradale avvenuto sulla provinciale casolana/riolese. Poeta mai pubblicato, i suoi quaderni sono stati ritrovati dopo la morte, avvenuta per complicazioni cardiache nel 1966.
L’impeto della pazienza
rivede una per una le tue carezze,
i veli lasciati scendere
tra brevi rossori di rosa,
attende un giorno appeso in cielo
dov’è l’occhio primitivo del sole?
Mentre vive non sa smentire
illusione e ricordo
* Among brief redness of rose
The fury of patience
again sees one by one your caresses,
the veils left falling
among the brief redness of rose,
awaiting one day hung in the sky
where’s the primitive eye of the sun?
While it lives it cannot cancel
illusion and remembrance.
Copyright 2017 for the translation by A. P. Nicolai of the original poem by Giovanni Sagrini. All Rights Reserved.
Giovanni Sagrini nacque a Casola Valsenio (RA) il 21 gennaio 1939. Studente liceale, fu costretto su una sedia a rotelle dall’età di diciott’anni a seguito di un investimento stradale avvenuto sulla provinciale casolana/riolese. Poeta mai pubblicato, i suoi quaderni sono stati ritrovati dopo la morte, avvenuta per complicazioni cardiache nel 1966.
Qui tre poesie di altrettanti autori, su un dio insolito, la morte, lo stesso che l’uomo crede di incarnare a suo modo e somiglianza. (Flavio Almerighi)
REMO PAGNANELLI
Non è presuntuoso pensare
di aver attirato l’attenzione
di un dio? Forse nessuno si
interessa alla nostra storia
e lo stato sconnesso in cui versa
e sembra che voglia concludersi, compete solo noi.
Ma finire nella dimenticanza,
nell’appiattimento più totale
non ci piace e così inventiamo
l’odio di un nume che illumini
almeno l’ignominia
con cui l’abbiamo seguita.
Questa punizione è sicuramente abbastanza.
Da Le poesie, il lavoro editoriale, Ancona 2000 , p. 77
GIOVANNI SAGRINI
Sarà buio per tutti
presto o tardi, salvo rimandi
e successive proroghe.
Guardatevi da fratelli
da sorelle.
Guardatevi dalle famiglie,
mirano a spartire
dividersi il nulla.
A un certo punto assenti
si diventa nessuno
per taluni memoria,
nemmeno sufficiente
per riempire un minuto
di silenzio
(inedita)
FERRUCCIO BENZONI
La casa sul mare
– è da tanto che non lo vedi?
– Tre anni dopo che…
– Dopo la mia morte?
– Tre anni
Il tempo s’era fatto immobile.
Quieta risciacquava un’infelicità
stordita, senza struggimento.
– E tu?
– Oh, io, ma sparuta nebbia tu…
– La neve mi fodera che riposa
algida sul mio ghiaccio come
una sposa, una colomba senza desideri.
Ricordami, tu che mi ascolti
di là da un vetro, di un altro
inverno in attesa per sognarli
monologanti comunque
vivi i tuoi numi.
– Non esiliarmi dalla tua foschia.
Prendila questa mia supplica
estrema. Prendila, ripetila
(non esiliarmi…)
lentamente con me, ripetila.
Come una giovanetta fulgente
piegando a una culla le ginocchia.
Quante (arrossendo) nuvole nei
venti d’inverno avrai
amato torbide scavallando.
Con labbra
velate di notte accennai
increscioso un addio che era
sognava un brillìo sui capelli
radi (ricordo) falcidiati.
da Sguardo dalla finestra d’inverno, Ferruccio Benzoni, All’Insegna del Pesce d’Oro
Sono così stanco, così stolto
andato a male
mesto linguaggio metafisico
Cicale, uniche compagne
si stringono, spose fedeli
al loro canto tagliente
Già occhi, asole
inutilmente in cerca
d’abbracci oltre ringhiera
sei tu, luna 1963
teste consapevole
sulla linea deviante
del mio vigore
il tuo pensiero è mio
sei tu, luna
che un po’ rischiara
Giovanni Sagrini nacque a Casola Valsenio (RA) il 21 gennaio 1939. Studente liceale, fu costretto su una sedia a rotelle dall’età di diciott’anni a seguito di un investimento stradale avvenuto sulla provinciale casolana/riolese. Poeta mai pubblicato, i suoi quaderni sono stati ritrovati dopo la morte, avvenuta per complicazioni cardiache nel 1966.