Poi non ci torno più, giuro.
In questi giorni si fa un gran parlare del referendum del 20 e 21 settembre, confermativo della Legge Costituzionale che prevede un taglio nel numero dei parlamentari. Se non mi interdicono prima, io voterò NO, e lo farò per questi motivi (senza pretesa di convincervi):
1) Tutte le modifiche alla Costituzione, e per fortuna non è passata la pesante manipolazione tentata da renzi e soci, sono state in senso peggiorativo, dall’eliminazione della norma transitoria sul ritorno in Italia dei savoia all’inserimento del pareggio di bilancio (voglio vedere come faremo quest’anno!)
2) Non mi fido di una legge anti casta voluta dalla casta.
3) Se si vuole risparmiare davvero e dare efficienza al parlamento, basta ridurre il soldo a 2500 euro al mese, che già son tanti, e legarlo ad almeno un 75% di presenze pena la decadenza.
4) Ogni diminuzione della rappresentanza democratica è una sconfitta per il popolo.
5) Andiamo a rivedere un po’ la nocività o l’utilità di tutta quella burocrazia parassitaria che si annida nei ministeri, nelle regioni e nelle province, costa un occhio (non a caso paghiamo addizionali regionali irpef per mantenerle, oltre all’odiosa imposta regionale sulla bolletta del gas), non ultimi i parlamenti regionali che sovente legiferano in aperta contraddizione con il parlamento centrale.
Ridurre il numero dei parlamentari, lasciando tutto il resto come prima è semplice, demagogica, presa per il culo. Ricordo sommessamente che la forza della democrazia sta nelle persone. Fintanto eleggeremo candidati imposti dai partiti di cui dovremo ratificare la nomina col voto, molti assolutamente indecenti, la nostra democrazia non funzionerà.