Agli epitaffi addormentati
su pietre odiose
in qualche sepolcreto industriale
fuori mano
cadono suoni e letterature.
Amare, terza persona singolare,
pensando l’infinito.
Che è due fuochi.
Ognuno trae origine, alimento,
dal proprio incendiario.
Resti, più che altro,
fiori d’altre primavere
compressi in abitini senza radice.
Gli umori, instabili chimiche,
non trovano pace né darsena.
Servirà altro tempo al falsario
per ultimare il Salmo,
necessarie nuove lingue da inventare.
Ne avrà?