Vorrei fare un comizio
anzi no, voglio fare un comizio.
Perorare una discussione molto accesa su tutti gli angeli caduti,
andati a morire in basso di morte bianca.
La morte bianca che cazzo è? Poesia inventata dai giornalisti?
Fare credere ai bambini che i morti sono ancora vivi,
e per questo incattiviti come diavoli perché dabbasso non c’è primavera?
No, non è onesto.
Lunghissima è la sera camminata tutta sugli spalti derelitti della fantasia vuota.
La città murata è uno scherzo di natura, orfana com’è di assalitori, significato strategico, difensori.
Sotto c’è una bocciofila per coppie mature.
I bambini vanno a letto presto per far finta di dormire, e quando fanno brutti sogni si girano verso il muro. Papà è fuori per lavoro e non tornerà più.
Un muro è sicurezza. Un muro è per sempre.
Una parete non ha impedito ai Cucchi, a tutti quei suicidi patologici come lui, di gettarsi per le scale. Vogliono rovinare addosso a tutti quei bei muri coperti di rampicanti, mentre dormono ancora sopra la coperta verde del gran fossato asciutto. Vogliono infestarci le coscienze,
ma io griderò a gran voce, voglio lasciarmi andare, indurmi in tentazione, fondare un partito.
Perché prima di me partito più bello non c’é mai stato.
Un dolce partito preso, un’acciuga di partito che vada bene per ogni mal di gola, e assicuri a quei poveri demoni di fonderia un futuro meno gramo.
Attento, se non sei buono, obbediente, viene il diavolo.Viene el can e ti porta via.
In piazza ci siamo tutti, siamo tanti, e la Sardegna sta entrando buon’ultima.
Un comizio che speranze offre? E’ libertà per un momento (cazzo quanti siamooo!), quando tutti la pensiamo uguale, e sappiamo che qualsiasi speranza è in esubero.
La compagna all’esodato non è mai sembrata tanto bella, nemmeno sulle mura di un convento a tenersi per mano verso il tramonto, protetti dagli zigomi alti e potenti di lei. Sarà per lo scherzo di un’estate semi infinita, belleciao, che nemmeno il vento riesce a portarsi via. Diamoci la speranza, compriamo fragole, facciamoci una cioccolata calda al primo bar che viene, tutto senza falsità, almeno durante il comizio. Niente fiori però, Bordighera è già sott’acqua.
Compagni, fratelli, lavoratori, partigiani, lei sì che era un angelo!
Da domani si torna a far le ore in fonderia come se niente sia stato, e lei a compilare bolle dallo sgabuzzino senza porte e tutto finestre.
Oggi c’è un’aria strana, libera, più libera che al mare.
Voglio fare un comizio, voglio essere ascoltato.
Quel boia di toscano di merda non può far finta che qui non sia successo niente.Invece…
I dissidenti coraggiosamente non usciranno dal partito, lo cambieranno da dentro, meglio un tetto sulla testa anche se l’affitto è caro assai. Ai precari inventerò qualcosa per la prossima giornata.
Diremo a tutti, ai quattro, agli otto, ai sedici venti
che per oggi tutto è stato estremamente bello. Anzi, mai stato così bello, e basta
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DUE AGOSTO 1980
La mattina del due agosto 1980 dovevo prendere il treno per andare a Trento, che per puro caso non presi.
Sono partito la mattina del giorno dopo, ma quello che ho visto in stazione a Bologna e l’odore che vi aleggiava non lo dimenticherò mai.
Fascisti di merda!
Ricordo di Enzo Bearzot
Il 21 dicembre 2010 Bearzot se ne andò in punta di piedi risvegliando qualche ricordo.
Il primo, quanto fu bello avere 23 anni nell’estate Ottantadue.
Il secondo, Bearzot cocciuto e fortunato, almeno quella volta là.
Bearzot e il suo naso pugilistico-filosofico che da sempre associo all’immagine perduta di Socrate.
Non di Socrates, quello si autoaffondò col Brasile al Sarria, stadio demolito per rimuovere anche il ricordo. Bearzot silenzioso dopo il disastro dell’Ottantasei e mai più visto o sentito, giusto così.
Se hai ragione parla se non ne hai resta zitto, ma almeno i lecca culo ti scansano.
Hanno detto che l’Italia vinse il Mundial perché gli azzurri erano strafatti di carnetina.
Hanno detto, sempre i soliti bene informati, che l’Italia si comprò Camerun e Perù per passare il primo turno.
L’allora presidente federale Federico Sordillo, uomo di specchiata competenza, proveniente dai quadri dirigenziali del Milan, dopo l’ennesimo pareggio, indignato dichiarò che lui, i calciatori azzurri, li avrebbe presi a calci.
La Gazzetta titolò, la nazionale si chiuse nel silenzio stampa, e il Vecio, confortato dall’illuminato parere del Dott. Sordillo tirò dritto per la sua strada, e meno male.
Trasformò una banda di iuventini un po’ logori, uno stopper retrocesso in B col Milan, due mediani nerazzurri da una vita, un quarantenne in forma, un romanista messo in porta dai brasiliani durante una partita di calcio da spiaggia, e qualche giovanotto di belle speranze in un’orchestra senza futuro ma che per sei ore circa suonò musica sotto forma di calcio sublime, e ci portò in cima al mondo. Noi con loro.
Il resto fu molto oleografico, le telecronache di Martellini col suo triplo Campioni del Mondo!
La luna sul Bernabeu rivista così bella soltanto poche altre volte.
Alcuni tifosi italiani allo stadio Sarria perduti nella torcida brasiliana a sventolare il Tricolore; Maradona tartassato da Gentile che si fa espellere come un pollo per un fallo di reazione; i falli di Stielike su Oriali, i falli di Oriali su Stielike, i falli di Stielike sul resto dell’umanità, l’arbitro Coelho che solleva il pallone, il travaso di bile di Joao Havelange presidente Fifa; Pertini, Zoff, Bearzot e Causio a farsi uno scopone sull’aereo del ritorno con la Coppa d’oro in mezzo al tavolo. L’omicidio del Generale Dalla Chiesa, giusto per tenerci coi piedi per terra.
Io quel pomeriggio di Italia Brasile (pronostico 120 a 0 per il Brasile) mi ero imbucato nella hall di un albergo di lusso all’Argentario e baciai, dopo il 3-2, una sconosciuta mai più rivista.
Il Vecio mancava già da molto, da quando se ne è andato manca un poco più.
fantastico
Internet ha fatto male alla poesia, provate a stroncare su un sito qualunque il testo di un qualche sedicente poeta con nick name, se non vi cacciano ricevete come minimo minacce di morte: il mezzo viene utilizzato male, avrebbe potuto sottrarre la poesia dal ghetto culturale dov’è stata confinata da decenni. Ovviamente come in tutte le parrocchiette e sottoparrocchiette anche tra poeti c’è chi ha nome e chi non ne ha. Se scrivo che l’ultimo libro di Cucchi, pluri premiato e pluri osannato è di una noia mortale, sarò scomunicato. Se scrivo che Rondoni più che un poeta, anche lui con non troppo talento, è un uomo di potere, sarò scomunicato e da Bologna al mare sarò reietto. Ovunque ci si ritrova tra autori, sempre più frustrati, letti solo da addetti ai lavori, come se i panettieri debbano fare pane solo per i panettieri. Fantastico