
Che dirti, amore mio, che dirti?
Che l’uva è vendemmiata
ed ogni succo disfatto in dolcezza?
Che ragnatele di nebbia
hanno striato la terra? Nel bosco
tutte le bacche sono ormai cadute,
rimane il legno bruno e lucido
e l’anno corre alla sua foce
lungo le vene dell’ultima foglia.
Che dirti, amore mio, che dirti?
Le parole hanno un senso
soltanto se le nutre la memoria.
Ma tu non hai ricordo di stagioni,
tanto meno ricordo di ricordi:
sei nuova e fresca, intatta dal declino
che rattrista lo sguardo di tua madre
mentre fissi serena
questo tuo primo autunno.
*
L’ha ripubblicato su alessandriaonline.come ha commentato:
La grandezza di Margherita Guidacci
Here is true elegance of thought, from days of letters, love never turns yellow, only paper. greetings Flavio grazie from oz
greetings from Italy brother
Versi evocativi di un sentire interiore che, mette in luce con pacata tristezza la stagione nebbiosa che, scorre verso la foce dell’inverno. E qui, nell’altra strofa, descrive il paradigma della mancanza della madre, trapassata nell’altro mondo, di cui sente acuta nostalgia in questo primo autunno della sua assenza. Un verseggio pacato e colmo d’immagini coinvolgenti che, attrae il lettore, rendendolo partecipe al suo contesto. Emozionante e notevole. Grazie delle tue proposte Flavio!
grazie a te, trovo siano versi particolarmente belli ed emozionanti
….una speciale delicatezza poetica, unita a particolare eleganza del verso, è ciò che più si nota, in questa bella lirica, ove scenari autunnali, si mischiano ad un’accentuata nostalgia, della figura materna..
Lirica molto apprezzata
Grazie Silvia, buon pomeriggio
“Le parole hanno un senso
soltanto se le nutre la memoria”
Quanto è vero! Buongiorno Flavio e grazie per questi versi di un’autrice che apprezzo particolarmente.
Buongiorno a te Angela, grazie
Di Margherita Guidacci conosco una sola poesia, ed è bellissima. Si intitola L’albero occidentale.
Poiché ero l’albero più occidentale del giardino
Per ultimo mi scuotevo di dosso la fredda rugiada.
Nebbia e noia via dai miei rami lentamente strisciavano
E nessuno al mio risveglio applaudiva,
Ché i miei compagni erano da tempo gloriosi nella luce.
Ma la sera su me emigravano gli uccelli
Che l’ombra sgomentava da ogni altro verde asilo;
Lungo e dolce da me s’alzava il canto;
Avidi gli occhi degli uomini mi fissavano, mentre
Ero avvolto dal sole nell’amoroso addio
E brillavo come una torcia sul mondo spento.
ora ne conosci due