
Più invecchio e più io cresco in ignoranza,
meno possiedo e regno più ho vissuto.
Quello che ho è uno spazio volta a volta
innevato o lucente, mai abitato. E il donatore
dov’è, la guida od il guardiano? Io rimango
nella mia stanza, e taccio (entra il silenzio
come un servo che venga a riordinare),
e attendo che a una a una le menzogne
scompaiano: cosa resta? Cosa rimane a questo moribondo
che gli impedisce ancora di morire? Quale forza
lo fa ancora parlare tra i suoi muri?
Potrei saperlo, io, l’ignaro e l’inquieto? Ma la sento
parlare veramente, e ciò che dice
penetra con il giorno, anche se è vago:
«Come il fuoco, l’amore splende solo
sulla mancanza, e sopra la beltà dei boschi in cenere…
L’ha ripubblicato su alessandriaonline.come ha commentato:
Notissimo poeta svizzero
Arrivato al margine della vita il poeta si rammarica dell’affievolirsi della memoria che va e viene in alternanza. Sente la solitudine attendendo che arrivi l’inevitabile evento, mentre l’irrequietezza corre tra un ricordo e l’altro. Ormai dell’amore gli rimane solo la mancanza e la solitudine mentre la bellezza del suo mondo è andata in cenere. Riflessioni dolorose, ma consapevoli del bilancio amaro del fine vita. Poesia notevole e sincera di ciò che passa nei suoi pensieri e nella sua anima.
sinceramente profonda, ciao Grazia
….un velo di tristezza, nell’ultima parte della vita, assottigliata nei vari eventi, e carente d’amore, in “un profondo qui” di solitudine…
Versi di grande realtà, apprezzati
sì molto significativi, l’avanzare dell’età rende l’amore più lontano