Quando un uomo scrive
non vive,
riepiloga l’inventario
del fieno chiuso in cascina
col senso di possesso
del leone affamato
si guarda la barba
trascurata da giorni,
stenta a riconoscersi
dentro un specchio sadico
per via dell’età,
inventa facce nuove, dure
sono mio padre
e il contrario di lui,
perché in ogni contraddire
sta il valore di un figlio
che disonora il padre
per poterlo salvare.
acuta e intima riflessione sul rapporto con se stessi e il proprio padre; per varie ragioni non sempre se ne seguono le orme, a ragione o torto. Ma forse è l’unico modo per avere una “propria” filosofia di vita
ti ringrazio, buon sabato
a te
Ciao Flavio
la scrittura fa parte di noi, tutto viene pescato da dentro che sia passato o appena sfiorato. Difficilmente siamo la copia di qualcuno, solo i contorni possono assomigliare.
Molto bella.
Un abbraccio
Chiara
grazie davvero,ciao Chiara
Scriviamo per salvare qualcuno con le parole, ma esaltati dimentichiamo noi stessi.
a volte capita si sia troppo pieni di noi stessi, grazie Donatella
i genitori credo siano sempre uno scoglio da superare..e non si supera mai del tutto…interessante l’idea del fieno chiuso in cascina… buona giornata Flavio
buona giornata a te Nadia
I nostri scritti ci rappresentano “in toto”: E’ facile che il nostro pensiero, evoluto, dissenta da quello del nostro genitore…
Buon sabato Flavio
Grazie Silvia, buon sabato a te
dissenti
Nice blog
thank you
Stupenda, mi piace tantissimo quest’uomo allo specchio.
grazie Paolo, buon sabato
Anche a te Flavio! E’ sempre bello tornare a leggerti, A presto.
P.
Ti rispondo qui per l’indovinello: non è esatto. Hai indovinato un attore, ma il film è molto più vecchio ed è un poliziesco molto violento. Se riguardi gli indizi dovresti indovinarlo senza difficoltà.
Osservazioni pazze, sbandate: pascoli non più verdi
ah il fascino della mia erba secca! dice il leone archivista (che non è erbivoro ma carnivoro): poter essere un ciuco, un cavallo. Ecco una bella metafora della scrittura: chi scrive non vive e “inventa facce nuove dure” dal volto equino: “là in fondo la cavalla era, selvaggia” ed ecco il corsivo paterno:”Lo so, lo so che tu l’amavi forte/con lui c’eri tu sola e la sua morte”.
Ogni tanto leggerti mi fa sbandare le coordinate razionali: scusa e buon fine settimana
buon fine settimana, grazie
Una riflessione molto profonda☀️
Grazie, ciao Titti!
Ognuno di noi scrive di se stesso, del passato, ma anche del futuro quando dissente le massime del padre. Siamo soggetti e non oggetti, pertanto non siamo omologati ma unici e questo mi piace. Ho apprezzato molto la poesia. Sereno sabato!
grazie, sereno sabato a te
non so bene perchè si scriva, so che a volte leggere è meglio, come in questo caso
bellissima, ciao
ti ringrazio, sei un amico
Tocchi corde che mi trovano particolarmente sensibile…bisogna saper perdonare, andare oltre, per continuare a vivere. Siamo noi migliori? Un abbraccio
no lo siamo certo migliori, un abbraccio a te
Mi sa tanto che hai ragione…