I Capi hanno facce distese,
sorrisi sbiancati e bicipiti lavoratori,
i più anziani portano con sommo decoro
dignitose gobbe d’esperienza.
Le donne indossano firme, non fosse
per i canini pronunciati e dissonanti
con certa vocazione da sposa cattolica.
Saggi come il vuoto,
i Capi non conoscono fame e freddo
perché lavorano trenta ore al giorno,
per loro è passatempo
percorrere la Nazione in lungo e in largo,
capire meglio i bisogni della gente
e parlare al popolo, loro fragile creditore,
allegando ogni volta l’Annuncio tanto caro
di una nuova, straordinaria, riforma.
Mussolini, cento chili d’ossa
altrettanta pappa e ciccia, fa capolino
a benedire la nostra bella libertà.
I Capi sanno bene
che la guerra è pace, la povertà ricchezza,
non hanno parte né colore,
come diamanti restano per sempre.
È pronto vero, i capi sanno bene che la guerra è pace, la povertà ricchezza …Con te ho scoperto perché i diamanti mi fanno schifo, perché restano per sempre come i bastardi che si tramandano di generazione in generazione.
grazie per la tua lettura
Grazie a te per ciò che scrivi, per il tuo sentire
grazie a te, d’altra parte scrivere senza lettori sarebbe solo un fatto personale/terapeutico
Mi fai venire in mente qualcosa di … dillo tu di che… per me da brividi, la dittatura degli onesti
a me è venuta in mente qualche eco pasoliniana di troppo
oddio, forse si, ma non pensavo fosse di troppo: mi sembrava di coglierla anche nel messaggio del tuo testo
ovviamente
Citando Faber, se i capi sono diamanti da cui non nasce niente, io preferisco essere letame, che almeno posso far fioriere qualcosa
i capi sembrano immortali per quanto sono finti
Anche nella poesia è un po’ così…
certo, si capisce ma non si impara
che sintesi, tanto di cappello. Perfetta. Grazie
grazie a te