II
Raccogli panni e polvere a tentoni
(volteggia cencio bianco in dissolvenza).
Increspate le reti a ranghi storti,
pesca a strascico appare soluzione.
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V
Al portatore d’acqua non si chiede
di narrare di sé e della sua fonte.
Sorda sete che s’avventa sul secchio
scansa polvere suole e passi stanchi.
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XXIII
Mi insegui, disdegnato testimone,
anche quando sul bordo prendo fiato
e la sfiducia mi ha sbucciato il palmo.
E’ ignota ai molti la forza del mite.
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LXXV
Come tenente Drogo dei refusi
presidio una fortezza smantellata.
Le orbite un retino da farfalle
bucherellato, non acchiappa niente.
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LXXXVI
Mi rivesto da donna questa sera
(non vergognarti di essere solo umana).
L’ampia gonna in tessuto marezzato
coprirà sbucciature di ginocchia.
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CXII
Non un’isola, nemmeno una boa,
solo un turacciolo usato e disperso,
gettato a caso ad assorbire sabbia
che si rotola goffo in cerca d’acqua.
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CXLVIII
Ci avvisarono in classe, era il liceo.
Scorta spezzata in Via Fani, il sequestro.
Tutto è finito, s i affacciò il pensiero.
Fu allora che la notte invase il giorno.
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CLXVI
Tu resta, ciabattina, al tuo deschetto
(a pallettoni spara il blasonato);
io resto, canto e rido e poi risuolo.
Maestri, non tromboni, riconosco.
(da Nei giorni per versi di Anna Maria Curci – Arcipelago Itaca Editore)
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Quando torni negli anni ’70, mi diverto molto con le migliori canzoni del tuo vasto repertorio. Una voce che risuona e il testo diventa un verso di una grande canzone.
e le quartine di Anna Maria Curci, così piene di Bellezza
Senza dubbio. Un divertimento totale per la mia mattina.
saluti dall’Italia, grazie
❤👍