Tamerici dal Sahel

Tamerici dal Sahel sono atterrate
per falciare le ramblas.
le cicale dal mese di settembre
non canteranno più per il resto della storia:
noi salvati non siamo tutti morti.
chiunque sia, l’assassino
ha macchiato i muri di sangue perdente.

La notizia non sarà subito abbandonata.
nell’indagine sugli omicidi, la vita ai morti
sarà perquisita in continui siparietti,
accaduti, ripetuti. anche le cortigiane,
nella loro professionalità tutta da studiare,
racconteranno benissimo e per molti versi
i malori di libertà e democrazia

denunceranno invano il proficuo terrore,
ogni paura fa senz’altro crescita, ogni crescita
fa paura, manca soltanto vera crescita;
un vento fascista l’ha portata via

assieme a verità, pagine in cronaca
sui pavimenti dalle stie alle prigioni,
mentre coprono indigenti spogliati di piume,
cognome, nome, appartenenza

8 pensieri su “Tamerici dal Sahel

  1. Quando usi questo tono profetico, criptico, duro, sembri il cielo prima di una tempesta, caro Flavio..mi verrebbe da dire “a buon intenditor poche parole”, ma le cicale di settembre, quelle delle ultime decadi di estati troppo passate per ricordarne il calore puro, sospetterebbero sempre oltre il necessario, frinendo e, si spera vivamente, finendo presto di mascherarsi da formiche. Che brutti taluni insetti, diciamolo.

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