συμβάλλω (*)
(settembre 2018)
La pioggia ha benedetto il nodo cruciale della notte;
il vento ha beatificato questo inizio. Nella penombra
un cavallo azzurro scende in direzione del muro opposto.
La curva del suo dire ha la rotondità del risveglio invaso
dalla luce benefica del primo vagito e dell’ultimo ricordo.
I bottoni segnano la nera; bisogna prestare molta attenzione
per non schiantarsi nel fuoripista. I negozi sono ormai chiusi
e l’ultima croce brilla verde e intermittente all’angolo.
Si confondono la vegetazione alle spalle ed i rumori.
[…]
Nella savana metropolitana fiere vanno a fare la spesa
senza nemmeno scomodare artigli e denti; all’ombra
si addomesticano principi e battaglie. Tu, dove abiti?
[…]
Prima della cacciata avevamo piume a sufficienza per
ogni cielo; sapevamo bene la direzione e dove sorgeva.
I tuoi capelli ricci hanno qualcosa di familiare, ma non
ricordo bene il motivo che mi ha condotto fino a te.
Squilla improvviso il telefono tra le mani e scorre
una luce votiva a cui affidare silenzio e attesa. La penna
tace nella tasca, mentre si ricompone senza fretta
il prossimo inverno. Mi stringerai a te sulla soglia bianca,
tra due porte opposte e vetri appannati, appena prima
dell’apocalisse e dei suoi animali al galoppo. Aspetto.
[…]
L’affanno del corso principale intasa l’ingresso alle Poste.
Difetti di comunicazione emergono senza preavviso.
Pagare l’ultima bolletta rende asmatici. Eppure si insiste.
[…]
Questo oggetto spezzato ci avvicina; una metà per uno,
ci inizia. Settembre sembra davvero essere arrivato.
Un dislivello della strada ci riporta occhi negli occhi, ma
preferisco scendere per ascoltare il tuo petto ininterrotto.
Si sciolgono così le braccia e, conserti, rimandiamo tutto
ad un desiderio a data da destinarsi. Il buio vela il gesto e
appari per quello che realmente sei fin da novembre.
Una macchia verde invade la fuga e penso che non sia mai
accaduto un ricordo simile a questo, un ritrovo, una croce
di luce nella macchia scura di un universo in divenire. Accadi.
[…]
Franz Marc aspetta sul tavolo, qui accanto; io, seduta
al mio tavolo e alla mia scrittura, che tu scorra tutti i luoghi
di lavoro. Il rivenditore automatico ci offre una bevanda.
[…]
Sul mare corriamo contro le onde su uno scafo di fortuna,
che ha conservato il motore dopo la tempesta. Ci assomiglia
questa radura d’acqua lasciata al caso e senza ripensamenti
sbarchiamo sull’isola opposta alla piazza. Qui c’è ancora una
forma di peste che ci separa dal resto dell’umanità. Portiamo
addosso i segni di quell’incomprensione senza soffrirne; gli
esiti si attardano in cicatrici cartacee e in questo abbraccio.
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(*) METTERE INSIEME, FAR COINCIDERE
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Un brano questo a seguire, che accosta tempo e profondità, partendo da un episodio accaduto nella vita dell’autrice proprio nei giorni in cui è nata questa composizione, circa un mese fa. E’ proprio questo attrito tra le ovvie stanchezze di ogni giorno (in cui la vita sembra girare sempre allo stesso modo) e un evento importante legato a una persona venuta a mancare, che crea di nuovo il desiderio mai sopito per la comunicazione persa con chi si è conosciuto nei primi anni di vita, e col quale si sarebbe voluto interloquire molto di più. Il finale è struggente, il bisogno umano che lo crea altrettanto. Signori, questa è Poesia. Questo brano è già stato incluso nella rubrica domenicale “Gioielli Rubati”.
OLTRE IL BIANCO
Voglio avere ogni giorno l’età esatta
corrispondente a giorno mese anno
senza altro sforzo, senza aggiungere
null’altro e nemmeno senza togliere
persone fatti ricordi in quest’ordine.
Voglio abbracciare i tuoi occhi verdi,
le tue mani creatrici e anche la pietra
senza altro sforzo, senza aggiungere
null’altro, nemmeno una parola di meno
rispetto al tuo silenzio e alla mia logorrea.
Continuo a chiedere scusa per questo cuore,
affaccendato a vivere, stanco di ragionare.
Adesso che metterò da parte anche i segni
sei sicuro che riuscirai a comprendermi?
Appartengo ad una clessidra che fatica
granello dopo granello, perché non si perda
il rimpiantissimo momento fuggente. E, tu?
Il prezzo dei loculi e tutto il bianco del cimitero
nuovo, non corrispondono al rispetto dovuto;
diventammo civili con il culto dei morti, ma oggi?
Ti direi «abbracciami», ma non ti corrisponde
e hai sempre troppe domande in agguato.
Un altro anno sta passando e «se proprio devo
innamorarmi di qualcuno» sicuramente sarà di te.
Scrivimi, quando arrivi a destinazione.
Scrivimi la destinazione.
Scrivimi.
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Cambia il colore alla foglia, dalle il rame
per fondere luoghi antichi dove ritrovarsi.
Strade e pietre raccolte all’ombra d’autunno;
la terra ci abita dal principio. Oggi mancano
sfumature d’acqua, volute di conchiglia e tu.
Dimmi, di che colore diventa quel che ci guarda,
quando ti sfioro? La mano non dimentica la carezza,
né l’assolo di silenzio, l’ago e la stella. Dopo, dici?
L’attesa cade dai rami incontro ai tuoi piedi,
stringati nel giorno delle carte, delle bollette
e del viaggio tanto atteso. Arriveremo a Capo Horn
con le rondini in tasca e i piedi nudi; allora dirai
del trascorso e dell’a venire, confluenze oceaniche
e risate, germogli nell’emisfero opposto.
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Angela Greco (AnGre) è nata il primo maggio 1976 a Massafra (TA), dove vive. Ha pubblicato: in prosa, Ritratto di ragazza allo specchio (racconti, 2008); in poesia: A sensi congiunti (2012); Arabeschi incisi dal sole (2013); Personale Eden (2015); Attraversandomi (2015); Anamòrfosi (2017); Correnti contrarie (2017); Ora nuda, antologia 2010-2017 (Quaderni di RebStein LXVII, 2017); Ancora Barabba (Youcanprint, 2018). È ideatrice e curatrice del collettivo di poesia, arte e dintorni Il sasso nello stagno di AnGre (http://ilsassonellostagno.wordpress.com/). Commenti e note critiche sono reperibili all’indirizzo
ecco, mi hai fatto commuovere ❤
mi scuserai, ma riesco solo a dire GRAZIE con tutto il bene che ti voglio.
p.s. non potevi saperlo, non ne parlo mai se non in versi, ma mio padre si chiamava Francesco e oggi sarebbe stato il suo onomastico…
l’importante, carissima, è rendere buoni servizi alla Poesia
L’ha ribloggato su Angela Greco (An Gre) poesiae ha commentato:
grazie di cuore a Flavio Almerighi.
Commovente, dolce, delicata, femminile, armoniosa…
Angela è un’autrice da seguire, assolutamente.
CONCORDO
ti ringrazio e non nascondo d’arrossire per la generosità. Un caro saluto!
Concordo anche io con Paolo e, oltre ogni giudizio, mi PIACE leggere la poesia di Angela.
Poesia che risuona danzante dentro così tanto che il piacere di leggerla supera, e di molto, il piacere del me neofita dall’azzardarsi a scriverne. Così come quella tua Flavio che, con sensibilità e amore per la vera poesia oggi La proponi. Grazie !
Le tue parole mi fanno davvero piacere, io sono al servizio della Poesia, che amo.
grazie di cuore! Per l’attenzione e per la stima
(splendido il Satiro danzante del tuo profilo!!!)
Quando leggo poesie come queste mi mordo le dita per non avere mai sufficiente tempo per spaziare in wordpress. Ci sono dei veri gioiellini. Non riesco, vista l’ora, a leggere tutte e tre le liriche. Ho letto la seconda e la terza. Molto diverse ma che mi sono piaciute entrambi (essendo una tipa romantica diciamo che preferisco la terza).Flavio, ti ringrazio di queste letture davvero di qualità.
Complimenti ad Angela!
Grazie a te per la lettura!!
Beh, non ringraziarmi. Le parole che ho scritto le meriti tutte, sei davvero brava!
C’è decisamente musica, non solo intesa come “musica”… ma come “anima” e “magia”, nel senso più ampio. C’è un talento superlativo. Grazie, Angela Greco.
Irene
ciao Irene, sono molto felice della tua lettura! Grazie, un carissimo saluto
A te! Ad Majora. Irene
Ad maiora, con tanto di correzione dell’errore di battitura.
A presto,
I.
bellissime! Grazie Angela e grazie Flavio per questa Poesia
Sarino, ti abbraccio. Grazie a te per la lettura!
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Fattelo pure tu, che è il caso.